venerdì 23 novembre 2007

Second Life, second me


Lo ammetto: a me piace scrivere le cose in faccia. Se so qualcosa la dico, senza peli sulla lingua. Non sono il tipo che si defila. Magari sono più il tipo che si depila, soprattutto la lingua.
Oggi però sono risoluto a parlare di qualcosa di cui ignoro i dettagli e financo le linee generali. Insomma pontificherò privo di una qualsivoglia base cognitiva. Il glottologo polacco Zagajosky definisce questa forma di comunicazione “che parli a fa'”. Ad ogni modo confido nel fatto che ognuno di voi, almeno una volta nella vita, sarà entrato in un bar o avrà seguito una tribuna politica e quindi non si troverà smarrito nell'ascoltare un tizio che si parla intorno con quel tono adenoidale tipico degli impastatori di vaniloqui.

L'argomento in questione è “Second Life”, un mondo virtuale di cui so talmente poco che la mia massima espressione descrittiva giungerebbe a stento a “è un coso dove la gente cosano”.
Nonostante la mia ignoranza nel settore presenti profonde lacune, voglio lanciare una sfida agli amanti della vita alternativa (nel senso di alternativa a quella vera) e provare ad affastellare ipotesi su questo circolo virtuale pur non sapendo nemmeno da dove si entra.
Second life, come suggerisce la targhetta sulla porta, è un mondo virtuale in cui chiunque può entrare, scegliersi una nuova identità e fare tutto ciò che vuole. Possiamo quindi arguire che lo stimolo a crearsi una nuova vita derivi dal non ritenere sufficiente la prima o odiarla al punto da desiderarne una nuova nuova. Sorvoliamo sulle implicazioni filosofiche di un simile approccio, anche perché lo stesso Kierkegaard, che definì “la malattia mortale” il desiderare essere qualcun altro, in tarda età confessò che avrebbe tanto voluto essere Fabrizio Corona. E morse.
La prima cosa che mi si inerpica sulla corteccia cerebrale è il fatto che il tuo personaggio virtuale, accrocchiato con tutte le risorse possibili e imbellettato con i pixel più sexy della rete, tenderà inesorabilmente a somigliarti in modo imbarazzante e farà anche quel fastidioso rumore con la bocca mentre mangia. Se questa mia affermazione vi sbalordisce, osservate con maggiore attenzione il vostro cane.
Se applichiamo questa semplice ipotesi all'intero second world, possiamo agilmente allungarci verso considerazioni sociali ben poco distanti dal mondo in cui realmente ci troviamo. I personaggi virtuali tenderanno a crearsi una posizione e nell'operarsi in tal guisa, saranno inclini ad usare le più battute scorciatoie: il mercimonio dei corpi bidimensionali, che avrebbe fatto la gioia di Habbot e tutta flatlandia, e la sopraffazione tramite violenza.
Mi figuro persino che il vil denaro muoverà masse verso attività redditizie e che la speculazione edilizia sarà l'unico piano regolatore esistente. Presumibilmente gli ambienti considerati più cool saranno popolati da gruppi chiusi: un sistema di caste che ricorda molto la struttura sociale indiana e l'assegnazione dei tavoli al Billionaire. I privilegiati, che si sono guadagnati il tavolo vicino alle cubiste (che nel mondo bidimensionale si chiamano quadriste), si sono meritati il posto al sole con talmente tante ore di navigazione che potrebbero conseguire il grado di vice commodoro d'ufficio. In tutto questo tempo si sono dimostrati cinici, decisi, potenti e hanno saputo inserire nel proprio gergo acronimi talmente sinuosi da poter tranquillamente non significare nulla.
Questi oligarchi della second bella life, guarderanno con sdegno i nuovi arrivati. Li disprezzano al punto di pensare che tutto il mondo virtuale avrebbe dovuto chiudere dopo il loro ingresso. A patto che il neofita in questione non sia appetibile sessualmente. In questo particolarissimo caso, lo sgamato virtuale indaga sulla corrispondenza fisica tra il personaggio immaginario e la sua creatrice (mi permetto il lusso di immaginare l'esistenza di un esiguo numero di avatar femminili sovrappeso e con i denti a pianoforte), ma soprattutto sulla disponibilità ad essere coperta nella realtà almeno quanto l'immagine virtuale lascia velatamente intuire con discreti richiami all'erotismo (stivali inguinali, frusta e tette 1024x768). Questa contaminazione tra virtuale e reale è in qualche modo vista come un'erosione dei pilastri stessi che sostengono l'idea del mondo alternativo. Ma le maglie della rete sono larghe e il popolo dei figli di Onan (la cui miopia è accentuata dalle radiazioni del monitor) accetta di buon grado la possibilità di attraversare un varco tra i due mondi nella speranza di attraversarne poi uno più concreto.
Fin qui sono andato sul sicuro, ma ora esagero. Un mondo creato dai computer non può che essere espressione delle menti positiviste, votate alla scienza, al progresso e anche un po' ai varchi. Eppure qualche cosa mi dice che nemmeno second life potrà fare a meno di religioni vecchie e nuove, di adepti, dogmi e riti. Probabilmente numerose sette (numerose, non sette) professeranno i culti più bizzarri ed eserciteranno i privilegi sociali derivanti dalla ricerca dell'ignoto, finanche in un mondo finito. Chissà se sono consapevoli delle ingombranti ripercussioni teologiche di questa situazione. L'esistenza di queste professioni in second life, dimostra che non c'è bisogno di avere un'anima per confidare nella religione e, in questo caso, nemmeno un corpo.

Se tutto quello che ho provato ad immaginare è inattendibile, prometto che mi creerò un avatar e lo metterò da qualche parte esposto al pubblico ludibrio virtuale. Ma se in qualche modo la mia dissertazione è verosimile si dovrà ammettere che poter essere ciò che si vuole e fare ciò che si sente in un mondo in cui anche tutti gli altri hanno la stessa opportunità, non è molto diverso da un mondo in cui tutti possono essere solo quello che sono e fare ciò che i limiti umani e sociali impongono.
Pensandoci un po' (ma non molto), si può evincere che essere anarchici ha una sua potenzialità umana solo se il mondo in cui ci si muove rimane regolamentato. Ma la deduzione più immediata è che ci deve essere un modo meno noioso per rimorchiare.

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13 commenti:

Anonimo ha detto...

Premesso che non mi sono mai interessata a second life e che quindi non so bene in cosa consiste, da quanto mi pare di capire sembrerebbe più la first life degli ego frustrati. Per me comunque è roba da masochisti, io faccio già una fatica incredibile a gestire decentemente questa di vita!
Bel pezzo!

Anonimo ha detto...

Ciao, volevo segnalarti la nascita di un aggregatore di blog a sostegno del Partito della Libertà, se vuoi puoi registrarti e segnalare i tuoi post qui:
http://www.perilpartitodellaliberta.com/
Ciao

Anonimo ha detto...

Io sono a posto, quando voglio mi sento "Pippo" a tutti gli effetti.
Sono un pò tonto ma mi va sempre bene.
Alle cose intelligenti ci pensa di solito mio figlio.
A quelle più cpmplicate, compreso Gamba di legno, Topolino.
Se ho bisogno di soldi faccio un salto a Paperopoli.
In tutto il mondo in un modo o nell'altro scrivono di mè ogni giorno.
E ogni giorno da qualche parte sono in televisione anche se a volte mi fanno parlare in ostrogoto antico.
Da una settantina d'anni non sono invecchiato di un giorno.
A volte mi affibbiano una moglie mica male.
Cosa posso pretendere di più dalla mia "Second Life"?
A proposito ho sentito dire che nella "Second Life", alcuni nostri governatori sono membri della famigerata "banda bassotti".
E si sussurra perfino che si comportino come tali anche nella "First Life".
Anche loro da una settantina d'anni sono sempre quelli e non invecchiano mai.

Anonimo ha detto...

Non è facile ammettere ciò che di brutto c'è nell'uomo....

Franca ha detto...

Boccio Second Life senza appello.
Chi non è soddisfatto della propria vita, invece di crearsene una alternativa finta, cerchi di cambiare quella reale.
Già non capisco chi lo fa per gioco, ma il rischio per qualcuno alla fine è confondere i livelli e scambiare il falso per vero

IKSEL ha detto...

Ciò che è successo al diciassettenne hacker olandese arrestato nella vita reale per aver rubato dei mobili virtuali,dovrebbe far riflettere molto sulle molteplici idiozie che concepisce l'umanità moderna....


camelot,per fare propaganda puoi organizzare un gazebo e volendo raccogliere qualche firma....per non annoiarti...

Anonimo ha detto...

Credo che devi dei soldi a Elio per il titolo :-)

Bellissimo pezzo, per il resto!

Bender

cruman ha detto...

ah sì quale??
non dirlo in giro! lavoro pure nella stessa radio!!! shhhh

Anonimo ha detto...

mi piacerebbe sapere chi è l'utente tipo di second life,io penso che non è un poveraccio con una vita da cani,ma chissà perchè, scommetto che è uno con una bella vita agiata.
Forse mi sbaglio ,se lo sai dimmelo tu ciao bello,ma flatlandia come ti è venuto,penso di averlo solo io al mondo

cruman ha detto...

non lo so lost, non me lo figuro.
per quanto riguarda flatlandia, dove credi che l'abbia letto? ;)

Neottolemo ha detto...

Potrò sembrare brutale in quest'affermazione: purtroppo non si può sopraffare tramite la violenza. Pensa che non si può nemmeno rubare, sequestrare, truffare, bandarmarsi e tutte quelle cose criminose.
Di contro ci si può prostituire, si può adescare, si può escortare e tutte queste cose sessualmente attive (nel senso di attivo nel bilancio).
Insomma, per come la vedo io questa seconda vita dovrebbe essere un gioco dove potersi sbizzarrire. Invece no, ci sono regole che non mi permettono di ladrare a destra e a manca. Al contrario mi permettono di fare il furbo speculando e mandando a carte quarantotto l'intera economia di un mondo virtuale. Insomma, è il mondo dei furbi; un mondo paro paro a quello reale. Quindi per un banale studente di lettere è abbastanza noioso se non mi è possibile fare cose che nella vita (reale lo ometto perchè second life non è vita) non farei mai.
Concludendo, è un gioco o è matrix? E se è matrix, è veramente orrendo quanto il film?

P.S.: first me, second me degli Eelst

P.P.S.: mi sa che si scrive Abbott (come le medicine)

Ora porto via la mia saccenza.

cruman ha detto...

allora quella notizia del ragazzo arrestato perchè aveva rubato dei mobili nel mondo virtuale? non era second life?

va be' dai mica potevo azzeccare tutto, era basato esclusivamente su ipotesi.

lo so che si scrive abbott, volevo solo vedere se c'erano dei saccenti in giro. ci sono. ;)

Neottolemo ha detto...

A dir la verità io ci sono entrato dopo spinte di un amica e poi per vedere come cosa quella gente. Io a stento riesco a far camminare quell'ometto buffo che pare rassomigliarmi quindi faccio poco testo. A quanto ne so io non si può ladrare, però chi ci capisce di informatica evidentemente può. Comunque non è una funzione del gioco. Non è così facile come rubare le caramelle in un bar (reale) per intenderci.
Comunque resto del parere che quella diavoleria non è stata creata per essere usata come gioco.
Non fosse altro che i soldi guadagnati nel gioco si possono convertire in dollari.
Nei giochi, da che computer è computer, si spara agli alieni.