giovedì 26 aprile 2007

Mi sono Espresso senza mezzi Termini


L'altra mattina sono andato al bar. La notizia non è delle più sbalorditive, ma mi piaceva pensare che se la mattina in questione non è questa ma, come detto, l'altra, significa che in qualche modo le mattine totali disponibili sono due. Be' questo mio andar per bar è accaduto proprio quella mattina lì. Alla gentile cassiera (più cassiera che altro) ho espresso il desiderio di consumare un espresso e lei mi ha espresso il desiderio di 90 centesimi di euro. Accontentate le reciproche volizioni mi sono diretto all'edicola all'angolo. In realtà non si trova su un angolo, ma l'edicola è all'angolo per definizione. Anche lì, un po' per noia, un po' per carenza lessicale, ho chiesto l'Espresso e l'ho riposto nell'apposito incavo ascellare. Con un'espressione soddisfatta mi sono messo a percorrere il marciapiede del binario 3 della stazione Termini, valutando con attenzione la dislocazione migliore per non trovare posto prima di tutti gli altri. Sempre che il treno arrivi. Del resto il treno o arriva o non arriva, non ci sono altre possibilità. È un sistema binario. Di lì a poco, l'espresso per Lodi si bea della mia presenza in un cantuccio poco accogliente (nemmeno un po' di vin santo). L'espresso per Lodi si chiama così perché se riesce a percorrere i 450 km previsti in meno di due giorni, puoi esprimere lodi al signore (il signore che guida il treno).
Un inaspettato eccesso di spazio attorno a me mi ha consentito non solo di respirare per una buona mezz'ora, ma anche di sfogliare il mio settimanale. Mentre un ciclista in salita ci sorpassava, mi sono letto un articolo di Joe R. Lansdale. Per uno così deve essere difficile scrivere un pezzo all'altezza del proprio nome. Perché, siamo onesti, quella “R.” è veramente sexy. Magari sta per Rosamunda, ma io il pezzo me lo sono letto quindi uno a zero per Rosamunda. L'articolo affronta la drammatica vicenda della strage al Virginia Tech azzardando l'ipotesi che magari non è proprio tutta colpa del fatto che negli Stati Uniti è molto facile trovare una pistola e ancora più facile esserlo. Sono d'accordo con Joe. E pure con R. Capirei se l'enorme diffusione delle armi avesse semplificato le pratiche della constatazione amichevole dopo gli incidenti, ma folli gesti come quello del ragazzo che per trovare la sua fidanzata, ammazza trenta persone, hanno poco a che fare con l'industria delle armi. Al limite con quella dei cercapersone.
A Londra un polacco è entrato in un ristorante, ha afferrato un coltello da cucina e si è evirato davanti ai clienti che peraltro stavano mangiando dei wurstel. Secondo la logica corrente potrei affermare che i coltelli da cucina sono una minaccia alla virilità maschile, quasi come delle deliziose tendine. Per la cronaca il giovane esibizionista estremo sta bene e potrà sopperire al deficit sessuale con una Porsche Cayenne.
Il vecchio Joe prosegue alla grande. Se la prende con un eccesso di aspettative e l'incapacità a gestire le relative insoddisfazioni. Punta il dito (regolarmente registrato) contro la mentalità dell'avere diritto a tutto e la conseguente tendenza ad incolpare qualcuno in caso di negazione. Un po' come le persone che ritengono l'avere un compagno e una famiglia, un diritto acquisito per nascita e non un desiderio personale. Diritto che rende quindi lecito il continuo lamentarsi o per un periodo di solitudine (senza nemmeno provare a viverlo) o perché il compagno che si è scelto (o su cui si è ripiegato) non è esattamente la perfezione o, più propriamente, è un culo che spunta dal frigorifero. Oppure come chi ora pretende che la società paghi per i propri disagi interiori. Perché le disastrate casse della sanità dovrebbero passare l'abbellimento del pomo d'adamo e degli zigomi per chi cambia sesso. Mentre la gente muore in attesa di una scintigrafia. Così non c'è più bisogno nemmeno di fare lo sforzo di accettarsi, di trovare un equilibrio, come sono costretti a fare i grassi i bassi i brutti, chi è nato con menomazioni o chi semplicemente è un disadattato. In un mondo di giustificazioni, in cui si pretende da altri la soluzione ai propri problemi, quale spinta ci rimane per lavorare su noi stessi e su le persone che abbiamo intorno? Ha più senso accettare e insegnare a farlo o modificare la realtà con un trucco per non aver bisogno di accettazione? E chi decide quale disagio deve pesare sulla società e quale no? Perché io ne avrei tre o quattro belli tosti se ci fosse un modulo da riempire.
Ma proprio all'acme dell'intreccio, il buon Joe inciampa in una buca concettuale: “in una certa qual misura è colpa della società”. L'autore è in parte giustificato dalle sue buone intenzioni e dal mio infame estrapolare una frase dal contesto. Però questo concetto è l'espressione stessa di uno dei più grandi vuoti filosofici della società moderna, a metà tra l'ipocrisia e l'ingenuità. È abbastanza semplice immaginare che altre persone abbiano vissuto le esperienze di vita dell'assassino del Virginia Tech, ma abbiano sintetizzato la situazione in maniera diversa, magari limitandosi a sputare in qualche occhio o addirittura risolvendola. Indi per cui le persone non sono tutte uguali e di conseguenza non possono essere trattate tutte allo stesso modo e pretendere reazioni simili. Ma nessuna civiltà moderna accetterà mai il concetto di trattamenti differenti che includerebbero necessariamente piani diversi, valutazioni e discriminazioni. Ecco il nodo: le infrastrutture dell'evoluzione civile sono basate su un presupposto poco solido e cioè il fatto che tutti gli uomini siano uguali. Ed ecco che il leviatano “società” arriva a prendersi colpe come fosse un'entità attiva, che possa cioè esprimere volontà e azione. Per essere un'entità che non esiste fa già molto di più di una velina.
Così mi capita di sentire commenti tipo “è uno schifo” a riguardo della stupidità e della brutalità umana. Ma l'uso dell'impersonale di solito nasconde una timidezza espressiva. Allora è la gente a fare schifo? Forse. Quello che mi ha venduto i tergicristalli che non tergono, sicuramente. Io però mi permetto di andare un po' più un là. Già che sto treno non ha intenzione di farlo.
Il concetto di schifo, non associato ai sensi, è un parametro di valutazione, quindi è necessariamente correlato a una “misura” di riferimento, che potrebbe essere l'onestà, il rispetto o semplicemente la normalità. Secondo me i valori di riferimento sono troppo alti. Ci stimiamo troppo insomma. L'immagine di civiltà che vogliamo far trasparire ha ben poco a che fare con l'animo umano, con il livello medio di evoluzione. Questa immagine è giustamente plasmata sul migliore dei mondi, delle società, degli uomini possibile. Perché serve un obiettivo, un modello a cui ispirarsi. Ma spesso ci si dimentica (a volte si vuole dimenticare) che è solo un'immagine e la realtà è molto diversa. Il problema è che dimenticandoselo, ci si dimentica di lavorare sull'unica risorsa disponibile: sull'uomo, sul singolo uomo. E la maggior parte del tempo lo si passa a cercare giustificazioni e capri espiatori.
In questa carrozza (che ha ben ragione di avere un nome così antico) ad alta densità di popolazione, mi chiedo quante persone, a me adese, potrebbero entrare in una scuola armati, persone a cui magari manca solo il coraggio o quell'evento che manda in corto la volontà e l'istinto.
“Mi scusi potrebbe togliere il suo gomito dal mio costato?”
“E perché non si sposta lei?”
“Perché non mi posso muovere visto che mi è anche salito sui piedi”
“È colpa della società”
“Civile?”
“No, Trenitalia”
“E che cosa potremmo fare per migliorare la situazione?”
“Mi potrebbe prestare il giornale, così la smetto di appoggiarmi per leggerlo da dietro”
“Che lei sappia, ci sono armerie a Lodi?”

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giovedì 19 aprile 2007

Telecompro


Vanqualchecosa: Pronto? Buongiorno sono il signor ABN Amro dall'Olanda, parlo con il Governatore della Banca d'Italia?
Fazio: Mi spiace, non parlo olandese
VQ: Ma io sto parlando italiano
Fazio: Ah sì? Sembrava tantissimo olandese
VQ: Senta io vorrei aumentare le mie quote azionarie di Antonveneta e diventare socio di maggioranza. Ho qui pronti due camion pieni di euri, che corrispondono a circa 4,406 camion di vecchi Fiorini Olandesi
Fazio: Mi scusi la sento malissimo. Potrebbe uscire da quel mulino a vento? Certo che anche voi, sempre dentro a quei bar dove si fumano le sigarette di droga e papaveri per poi andare a scegliere una prostituta in vetrina e dipingere quadri tagliandosi le orecchie....e scenda da quegli zoccoli che è ridicolo...click.
......
Olè: Buenas dias, sono il signor Banco Bilbao Vizcaya Argentaria. Me gustaria mucho escalare la Banca Nazionale del Lavoro
Fazio: Un attimo le passo il Club Alpino Italiano
.....
Marito della Falchi: Totò so' Ricucci. Annina mia dice che senza armeno 'na banca Briatore ce rimbarza ar parcheggio der Billionaire. Che c'hai qualcosa a buon prezzo, magari a rate, tasso zero, come Mediaworld.
Fazio: Ue' Ste', ho sentito dire che la IOR cerca azionisti, interessa?
MdF: ao' ma che stai a pijà per culo? Ma hai visto le tette de mi moje? Te pare che entro nella Banca Vaticana?
Fazio: mmm c'hai raggione. Antonveneta?
MdF: Me piace! Ne pijo due!
Fazio: È un po' cara però, te quanto c'hai?
MdF: E che c'ho Faziè, so' n'odontotecnico io. Se quello spilorcio de avvocato se decide a fasse fa' la dentiera potrei mette' sei settemila euri sull'unghia. Basteno?
Fazio: Ma sì, li facciamo bastare, da qualche parte troviamo quelli che mancano. Piuttosto di darla agli stranieri. Ah senti per quell'apparecchio per mia nipote?
MdF: E che so' l'Alitalia? E poi non è troppo piccola per avere un aereo? Compraje er Cayenne intanto poi vedi. Sti megalomani...click.

A qualcuno questo nazionalismo economico è pure piaciuto e tuttora riscuote un dignitoso successo. Il nostro Presidente del Consiglio, in visita in Giappone, trangugiando ciccioli crudi, ha auspicato che la Telecom rimanga in mani italiane. E meno male che proprio Prodi si vanta di essere fautore dell'Europa unita, del Mercato Comune e dell'euro. Qui sembra più che altro il mercato comunale.
A me può anche stare bene come concetto, ma non ho ben chiaro il motivo di questa posizione. Si parla di vendere (scorporare, riaccorpare e via discorrendo) il 18% della compagnia che ora è per l'80% di uno che fa pneumatici e magliette dell'Inter e il resto di uno che fa pecore colorate, maglioncini e autostrade del Brennero. E questi pazzi a chi vogliono vendere? A un colosso americano che si occupa, badate bene, di telecomunicazioni! Paradossale.
Ma analizziamo meglio la situazione. Come è andata la Telecom in mano agli italiani? Mica male.
Nuove tecnologie: ciò che per gli utenti italiani è nuovo, nel paese dell'AT&T capita che studenti universitari non abbiano fatto in tempo a vederlo. Dieci anni fa, in America chi aveva una connessione analogica 56K era guardato come uno coi pantaloni a zampa: molto anacronistico o romanticamente naif. Oggi in Italia c'è ancora gente che non ha alternative alla connessione analogica, così indossa pantaloni a zampa per simulare un animo naif.
Infrastrutture: i famosi armadi della Telecom sono un disastro. In alcuni ci puoi trovare dei vestiti appesi, per il cambio di stagione. Diverse città sono state sventrate come sardine per installare dei costosissimi cavi a fibra ottica risultati poi inutili per ragioni tecniche non tenute in considerazione.
Politiche aziendali: in mezzo a scorpori, riaccorpamenti, licenziamenti, stipendi faraonici ai dirigenti e buone uscite da superenalotto, l'integrità della struttura ha permesso un utilizzo criminale delle tecnologie (che per le intercettazioni sono evolutissime). Frattanto, tra arrotondamenti, spese di spedizione e TUT, gli utenti (vittime di monopolio) hanno pagato per decenni oboli che non spettavano loro o servizi che in realtà erano a costo zero. In cambio hanno avuto una rete di assistenza che è notoriamente la gioia di privati e aziende. Tanto che conosco persone che pur di non chiamare il servizio assistenza utenti, preferiscono addestrare un piccione viaggiatore.
Dunque mi chiedo che cosa spinga la classe politica a mantenere la gestione italiana. Non credo si tratti di una scelta qualitativa, ma piuttosto di controllo (attraverso una evolutissima rete di clientelismi, che funzionano anche wireless) della più importante – unica – azienda detentrice dell'esclusiva su un settore strategico come le telecomunicazioni e soprattutto al governo interessa non essere etichettato come il mercatino delle pulci delle aziende italiane.

Romano: Ciao Siviuccio, come va a Mosca? Ti diverti? Ho saputo che hai assistito a incontri di lotta nei palazzetti, ma anche per strada. Sei sempre il migliore, socmel.
Silvio: Che ti serve?
Romano: Ma perché devi fare così? È solo una telefonata di cortesia. Dai ora vado che partecipo agli interprovinciali di sumo. Ah quasi dimenticavo. Seeeeeenti, non è che t'avanzano due spicci per comprare la Telecom?
Silvio: Certo come no! Così tu salvi la faccia col popolo antiamericano e io mi gioco la possibilità di tornare al governo. Già vi sento alle prossime elezioni “eh ma quello c'ha due televisioni, c'ha retequattro, i giornali e pure il controllo sulle telecomunicazioni, eh no no no”. Scordatelo.
Romano: Un pezzo dell'Alitalia?
Silvio: Ho già due elicotteri e un jet, grazie.
Romano: Ah sì? E io faccio uscire le foto di te che ti spupazzi cinque giovincelle. Socmel.
Silvio: E falle uscire, così tutti vedranno che cosa sa fare un vero uomo. Anzi se vuoi venire anche tu la prossima volta, sei il benvenuto.
Romano: Ca't vegna 'n cancher, ora ti faccio vedere io...... la prossima volta quando?

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martedì 17 aprile 2007

Repubblica Popolare di San Marino


Qui nel quartiere sanmarinese di Pechino si vive dignitosamente. Siamo perfettamente integrati e in un clima di tolleranza e interscambio culturale, proliferiamo egagri grazie alle attività tipiche della nostra amata terra d'origine: la pastorizia, materie prime, fiumi, monti titanici. Il tutto sfruttando marciapiedi a tre corsie che voi in Italia ve li sognate.
A dispetto di ciò che si dice in quella metà di mondo che non è Cina, qui siamo informati e liberi. I telegiornali popolari, supportati da una complessa rete di piccioni viaggiatori caricati a soia, colmano le lacune nozionistiche di internet, strumento sopravvalutato in cui, in realtà, non c'è niente di niente e funziona malissimo. Sappiamo che su questo nostro grande paese si raccontano leggende basate su pregiudizi figli dell'invidia e parenti stretti della paura, ma dopo 40 anni che vivo e lavoro qui, nel mio ristorante “da Titano specialità sanmarinesi” (pollo alle mandorle, involtini primavera e trofie al pesto), posso tranquillamente smentire queste assurde dicerie e dimostrare che la Cina è in realtà il Bengodi per voi italiani che ancora vivete sotto la dittatura di Mussolini (poi dite a noi che abbiamo governanti anziani).
Qui tutto è razionale e razionato, organizzato con coerenza e onestà intellettuale. Nessuna ipocrisia, manipolazione della realtà o condizionamento culturale. È vero, c'è la pena di morte per una settantina di reati che vanno dall'omicidio alla creazione di un blog, ma guardatevi dentro amici italiani: non siete voi quelli che mandano a morire ammazzato uno solo perché si sofferma troppo a valutare la tonalità di verde di un semaforo? Pensiero e azione, lo insegnava Mazzini, famosa mezzala sinistra del Torino. Si dice che da noi internet sia limitato, imbrigliato da filtri governativi e ridotto a un ipertesto di istruzioni per diventare un buon cinese. Forse è vero, ma non siete voi che state sempre a lamentarvi che internet genera mostri come la pedofilia, l'adescamento di professoresse, lo schiaffeggiamento di disabili, l'onanismo nell'orario di lavoro, le pornochat, uomini che si spacciano per donne, donne che si spacciano per uomini, uomini e donne che spacciano, le truffe telematiche, i prodotti per allungare il pene, quelli che, una volta allungato, lo tengono su e lo stesso discorso vale per le tette, ma mai per il cervello e compagnia bella? Ecco, voi state ancora lì a lamentarvi e a darci degli antidemocratici, frattanto noi il problema l'abbiamo risolto.
Qui ci sono i campi di lavoro forzato. Vero. Ci finiscono dissidenti politici e disturbatori vari, gente che altrimenti non sarebbe utile alla società. Ma non è forse un intercalare tipico di voi italiani la frase “a lavorare!!” (a volte enfatizzata con “in miniera!”) rivolgendosi a politici, calciatori o al tizio che compare dietro agli inviati nei telegiornali? Qui è stato messo in pratica e se non producono abbastanza tè verde li gonfiano di botte, tanto poi il tè verde sgonfia. Qualcuno ha anche il coraggio di indignarsi perché le istituzioni reprimono ufficialmente i gruppi religiosi o spirituali e le minoranze etniche o intellettuali. Signori, suvvia. Vi ho visto io accogliere testimoni di Geova la domenica mattina con secchiate di olio bollente delle patatine. Ho assistito a pestaggi organizzati in piazza Duomo a Milano ai danni degli intervistatori di Scientology. Vi ho sorpresi trattare sul prezzo di dvd pirata con il senegalese di turno e poi mandarlo a quel paese (il suo) perché non ha voluto darvi l'ultimo di Cristicchi a 1 euro e mezzo (del resto come si può spendere di più?). E ora venite ad accusare la grande Cina di scarsa democrazia perché ha reso istituzionale ciò che voi fate da anni. È vero, a qualcuno da fastidio il falun gong, ma a voi non danno fastidio quelli che fanno tai chi nel parco all'alba? O quelli che fanno jogging vestiti come un catarifrangente che poi tutti denunciano avvistamenti alieni e bisogna sorbirsi due ore di Voyager? E i ciclisti in gruppo la domenica? Quelli con lo snowboard? I camperisti in autostrada? E allora, suvvia.
E quella faccenda dei diritti delle donne. Tutto questo polverone solo perché si dice loro se e quando fare figli e soprattutto quanti. Solo perché le si relega a un ruolo servile di secondo piano. Ma proprio voi? La donna deve stare in cucina, fare la calzetta, sfornare figli, l'omo ha da puzzà. Non sono massime italiane? Proprio voi che pur di non mettere una donna al governo ci mettete un trans, venite a farci il predicozzo sui diritti civili. Un po' di dignità per cortesia.
La manipolazione delle notizie. Vogliamo parlare di quello? Qualcuno si insolentisce perché la storia ufficiale cinese riporta i fatti di piazza Tiananmen in maniera leggermente diversa da come la immaginate voi. Secondo gli archivi, quel giorno un tizio con una sportina di plastica si imbatté in una colonna di carri armati di ritorno da una parata pacifista e, insieme al primo mezzo corazzato, finirono per fare come quelli che si incrociano sul marciapiede (stretto) di via Paolo Sarpi e cominciano quel freudiano balletto del “passo di qua passo di là” prodromo di un desiderio sessuale insoddisfatto o della voglia di esibirsi in un tango figurato. Alla fine convennero sul passare uno sopra all'altro, in quale ordine non è dato sapere. D'accordo forse la notizia non è completa, ma detto da una civiltà che sta ancora litigando sul decidere se l'Olocausto sia avvenuto o meno e che soprattutto ha il tg4, non mi sembra molto educativo.
E il lavoro? Non fate che impazzire tra agitazioni sindacali, leggi 626, precariato, part time, cococo, cicicipipipi. Qui c'è un solo sindacato (governativo) che ti lascia lavorare in pace anche 20 ore al giorno, ti lascia dormire in fabbrica e fare le vacanze in mensa e se stai male, invece di inserirti in un sistema sanitario farlocco che ti prescrive analisi invasive per l'anno successivo, mentre scopre nuove malattie su di te, ti fa una bella flebo preparata dal maestro di karate kid (togli la cera, metti la cera, che non c'era) senza nemmeno smettere di produrre e sei a posto.
E per favore non ci venite a fare lezioni di politica. Non abbiate anche questa faccia tosta. Solo perché qualche ideologo fondatore di un partito democratico è stato gentilmente invitato a tornare in catena (di montaggio, sia chiaro). Perché voi non mandereste in catena qualcuno dei fondatori del PD? E andiamo. E poi siete indietro strategicamente. Vi ritrovate una sommossa di cinesi in casa e che cosa fate? Mandate la polizia in divisa coi manganelli? Dilettanti. Poi non vi lamentate se la fine e pungente satira cinese vi dipinge come fascisti. Qui sono molto più avanti. Le amministrazioni locali sedano (nel senso del verbo non dell'ortaggio) le rivolte dei wei quan, assoldando squadracce di giovani teppistelli non riconducibili ad alcuna istituzione, che girano per le strade e i campi gridando “dissidentiiiiiiiiiii, giochiamo a fare la guerra?!?”.
Insomma in questa, che è una delle tante Sanmarino Town del mondo, si vive benissimo e ci sentiamo di difendere il paese che ci ospita con tanto affetto e se non sventoliamo la nostra bandiera per strada non è perché ne farebbero un supporto per i nostri retti, ma solo perché non abbiamo la minima idea di come sia fatta.

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mercoledì 11 aprile 2007

L'ultimo stadio


Ohibò, ma lei ha vaste macchie rosse sulla camicia e sui pantaloni… Se la sente di rispondere a qualche domanda?
Certo, non vede che sto in piedi? Ho ricevuto due coltellate e un proiettile di striscio, ma le ferite non sono profonde. Siamo nel 2010, esistono gli antibiotici, sa?
Allora grazie di aver accettato l’intervista, davvero. È stato così difficile avvicinarla: l’uomo che si fa chiamare “subcomandante Anubi”, noto anche come “Er Napalm”, capo dei Seeds of Riot ed eroe leggendario delle tifoserie…
Suvvia, non esageriamo. Trovarmi non è difficile, a meno di non voler essere certi di trovarmi vivo! Scherzo, naturalmente. Qui scherziamo un po’ tutti quanti. Col fuoco, intendo.
Può dirlo forte. Oggi le vittime sono state quasi il 45% di quelli che hanno varcato i cancelli! E poi i feriti, più o meno gravi… Sa che gli incolumi sono meno del 10% dei paganti?
Sì, lo so. Dove crede che sia stato finora? Immagino che nessuno s’aspettasse qualcosa di diverso, no? Se la decisione fosse stata presa qualche anno fa, ora non saremmo a questo punto. Voglio dire: magari negli stadi si giocherebbero già le partite in santa pace, col pubblico che se ne sta al suo posto, senza bisogno di transenne, di muri divisori e di polizia, insomma, una cosa normale.
Quindi secondo lei non bisognava aspettare il 2010 per legalizzare la violenza negli stadi…
Esatto. Era un provvedimento da attuare già negli anni ’90 del secolo scorso, se non addirittura prima. Sugli spalti ho esordito poco più che adolescente ma ho imparato presto a combattere, a respingere le cariche delle tifoserie avversarie, a lanciare pietre contro i celerini, a passare i cancelli armato come si deve. Ho vent’anni di militanza sulle spalle. Quando nel 2007 si parlò di vietare gli striscioni con la scusa dei contenuti offensivi e del rischio di incendi, mi è venuto da piangere. Per un momento ho pensato che fosse finita, che non sarei più venuto allo stadio. E in effetti per un po’ è stato così: con la mia brigata ci siamo specializzati nel provocare incidenti nelle aree esterne, nei parcheggi, ovunque. Soprattutto in occasione delle partite a porte chiuse. Una volta siamo riusciti a procurarci un mortaio e a sparare un colpo dentro lo Stadio Olimpico di Roma: eravamo appostati sui Monti della Farnesina, fuori dalla cintura dei presidi di sicurezza.
L’attentato del 2008! Ah, c’era di mezzo lei? Avete aperto una buca profonda tre metri nell’area di rigore. Per miracolo non ci furono vittime. Ma dove compraste il mortaio?
Ci fu un baratto con un tizio dei servizi segreti. Gli rivelammo i nomi di chi maneggiava i fondi neri destinati a finanziare le tifoserie organizzate per far saltare alcune partite chiave, e così rovinare i rapporti con gli sponsor e mettere in crisi la nostra società. Noi scoperchiammo l’inferno e il barbafinta fece materializzare l’artiglieria. Nel pacchetto c’era anche un autoblindo con cannone e lanciamissili.
Avete un autoblindo? Ma è illegale! E dove lo tenete, parcheggiato in giardino?
Sia gentile, eviti battute da mentecatto. Sino a ieri era illegale anche quello che abbiamo fatto oggi. Il veicolo si trova in un garage pubblico di proprietà di una delle finanziarie da cui riceviamo sovvenzioni occulte in cambio di piccoli favori. È celato da una parete di cartongesso.
Ma un'arma del genere, un mezzo da guerra, non è in contrasto con il primo emendamento della “Guerriglia topograficamente circoscritta” per cui vi siete battuti? Quando avete ottenuto la legalizzazione della violenza negli stadi, il patto con il Governo prevedeva che si potessero introdurre soltanto armi da taglio, bastoni, esplosivi in modica quantità…
Lei sta dimenticando le armi da fuoco a breve gittata e i liquidi infiammabili, che sono i più utili. Quanto all’autoblindo, non abbiamo intenzione di usarlo allo stadio ma è bene che si sappia in giro che esiste. Lo scriva, mi raccomando.
Non crede che la violenza legalizzata possa mietere vittime innocenti?
Qualsiasi vittima è innocente, soprattutto nel momento in cui viene strumentalizzata dai mass media per avvalorare qualche tesi delle vostre. Noi abbiamo fatto i conti con la realtà: l’autorità costituita non riusciva più ad arginare i disordini e questo rappresentava un costo per la comunità. Abbiamo proposto l’annullamento algebrico: niente polizia dentro gli stadi, tifoserie provviste d’armamenti regolamentati, severi controlli all’ingresso perché possano accedere esclusivamente spettatori maggiorenni in grado di intendere e di volere.
Quest’ultimo concetto non ci sembra del tutto appropriato…
Forse non lo è, ma si tratta di intendere e di volere solo il proprio futuro immediato, cioè la giornata di scontri. Il resto non conta, e forse non conterà mai più. E poi è questione di tempo: tre o quattro giornate così e le domeniche allo stadio torneranno a essere sereni momenti d’aggregazione per tutta la famiglia, come quand’ero bambino.
Ci riassuma rapidamente la giornata di oggi, che molti considerano l’alba di una nuova era per il calcio.
Niente di speciale: i controlli ai cancelli sono stati più rapidi che in passato. Poche perquisizioni, uno sguardo ai documenti, una firma sulla liberatoria precompilata via web e via. I posti all’interno non erano assegnati, e ci siamo sistemati secondo accordi pregressi tra i club. I primi colpi di arma da fuoco sono stati esplosi prima che entrassero in campo gli atleti, e questo mi è dispiaciuto perché la partita è stata abortita a tavolino. Ma almeno le squadre sono ancora intatte, non è perito nessun calciatore e questo è un gran vantaggio economico e d’immagine. L’invasione di campo è stata immediata, noi abbiamo usato inizialmente pistole e fucili da caccia, poi le granate e i lanciafiamme. L’attacco si è risolto in quaranta minuti scarsi, i superstiti sono fuggiti verso le uscite unidirezionali di salvazione che portavano direttamente agli ospedali da campo allestiti dai volontari. Abbiamo subito pochissime perdite, agli ospiti è andata peggio: non avevano strategie, mentre noi contiamo il 10% dei membri che sono ex militari e la regia era affidata a loro.
Movimenti umanitari, associazioni cattoliche e noti pensatori ambientalisti sono insorti contro il destino dei corpi delle vittime: l’intesa commerciale che i club hanno siglato con istituti di ricerca scientifica e università di tutto il mondo è stata definita criminale. Se la sente di sostenere il contrario?
Chi prende parte alle giornate calcistiche in regime di violenza legalizzata sottoscrive una liberatoria. È informato di quale potrebbe essere il suo destino. Anche lei, buon uomo, che vivacchia in una grande città e respira PM10 per undici mesi l’anno ha preso atto di quali doni potrebbe riservarle la sorte. Non vedo cosa abbia a che fare il crimine, con questo.
Io credo che la civiltà sia una patina molto sottile, come la doratura di un orologio da poco, che poi con l’acqua o semplicemente col tempo o alla prima grattata contro un muro va via e lascia vedere cosa c’è sotto: il grigio e il freddo dell’acciaio”. Sa dirmi chi ha espresso questo concetto?
Non è difficile: uno scrittore, Tullio Avoledo, nel romanzo “Mare di Bering”.
Touché. Non avrei immaginato che un ultrà potesse avere passione per la lettura, che la cultura potesse imbibire anche un individuo come lei…
Mi faccia capire, ma lei è venuto a intervistarmi o a farmi la morale con i suoi pregiudizi? Cosa crede, di essere al Grande Fratello 10? Ma si vergogni! E ora per cortesia si tolga dai coglioni, ché devo farmi medicare.

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venerdì 6 aprile 2007

Natale con i tuoi, Pasqua come buoi


Premessa: è cosa buona e giusta leggere questo post prima di recarvi sugli altipiani di Arcinazzo a fare il pic nic di pasquetta con palloni calciati, bambini manati, agnelli sacrificati alla diavolina e presto tira su tutto che piove. Ne trarrete sicuramente giovamento e un'espressione consapevole vi farà compagnia sulla sediola pieghevole che già non vi sopportava più la Pasqua scorsa, figuriamoci ora che vi si è rotto l'ABKing Pro.
La Pasqua la festeggiamo tutti, ma pochi sanno davvero che cosa sia. Non crucciatevi, non è affatto semplice. Certo bisognerebbe almeno sapere che è la più importante festività cristiana e che celebra la resurrezione di Gesù, messo in croce in giovane età, un po' come tutti i palestinesi. Eh sì, non è il Natale la più importante ricorrenza cattolica. Del resto a nascere sono buoni tutti. Per tornare in vita ci vuole qualche skill in più. La Pasqua ebraica invece celebra l'esodo dall'Egitto del popolo eletto per mano di Mosè. A giudicare dalle strade italiane, pare che la tradizione ebraica sia la più gettonata, in questi giorni. Ora viene il difficile (vi risparmio il calcolo del giorno perché ne ho già parlato qui).
Il periodo di Pasqua comincia quaranta giorni prima con il Mercoledì delle Ceneri. Un giorno in mezzo alla settimana in cui ci si mette in testa che cosa siamo e che cosa diventeremo. In questo periodo (Quaresima) andrebbero praticati il digiuno ecclesiastico (che è un po' complicato, ma ricorda molto la dieta a zona), atti di penitenza, intensa attività di preghiera e carità. L'ultima settimana di questo periodo mica da ridere è la Settimana Santa (si chiama così perché se ci arrivate è un buon passo verso la beatificazione). Comincia con la Domenica delle Palme, in ricordo dell'ingresso di Gesù in Gerusalemme, accolto con tripudio e sventolamento di foglie di palme. Ovviamente a Gerusalemme giusto le palme c'erano. Fosse entrato a Bogotà avrebbero sventolato foglie di coca, come Chavez all'ONU. Il Giovedì Santo si celebra la Messa del Crisma in cui si consacrano gli olii Santi che serviranno per molti scopi: cresime, battesimi, ordinamenti, l'unzione e, chissà, condire gli strozzapreti. Poi c'è una serie di riti liturgici particolari: la lavanda dei piedi, la legatura delle campane, il giro delle sette chiese, l'adorazione della Croce e la Via Crucis. State cominciando a sentirvi un po' in colpa voi in colonna come una mandria in autostrada che scandite con bestemmie ogni minuto di coda? Bene, siamo solo all'inizio.
Il Sabato Santo è l'unico giorno dell'anno senza liturgie. Niente messa, niente comunione (a meno che non si rischi di non arrivare a mangiare la colomba) e dalle chiese ogni Cristo scenderà dalla Croce (e anche gli uccelli faranno ritorno) sparendo dai tabernacoli. Persino il segno della croce è punito con scomunica o, a scelta, dieci selciate. Del resto in un momento così sarebbe come parlare di corda a casa dell'impiccato. Si narra che alcuni osservanti cercarono di ricevere la comunione un Sabato Santo e vedendosela negare coniarono l'interiezione di disappunto “ostia!”.
Per completezza di informazione Pasqua significa “passaggio”. Per i cristiani a una nuova vita eterna (o comunque molto più lunga di questa e senza ticket per il pronto soccorso), per gli ebrei alla terra promessa (un passaggio a quanto pare più arduo della resurrezione) e per i contemporanei al casello di Pinarella di Cervia.
La pasquetta non esiste. Sarebbe il Lunedì dell'Angelo, con riferimento all'angelo che avvisò le attonite donne di fronte al Sepolcro aperto, che Gesù era tornato in vita, prima che sporgessero denuncia per trafugamento di cadavere. Ma non è una festività religiosa. La introdusse lo stato nel dopoguerra a causa degli sbalorditivi rutti all'agnello retrogusto cioccolato, che rimbombavano nei luoghi di lavoro il giorno dopo Pasqua. Esattamente la stessa cosa che si è fatta per Santo Stefano in relazione al Natale. In pratica è stato aggiunto un giorno per la scampagnata fuori porta... chepperò piove. Qualcuno pensa che aggiungere un giorno piovoso con l'unico scopo di passare un maledetto lunedì in colonna, sia la nemesi per i mancati 40 giorni di digiuno e penitenza. Mi pare una pena equa.
Sembra che la tradizione della gita fuori porta derivi dai due discepoli a cui Gesù risorto apparve mentre passeggiavano tranquilli verso Emmaus, fuori dalle porte di Gerusalemme. A seguito di questa improvvisa apparizione del Messia creduto morto, nacque anche l'esclamazione “Cristo!”. Ma anche molte altre usanze dei nostri giorni che ripetiamo ogni anno (più che altro che mangiamo ogni anno) hanno origini confuse. L'agnello rappresenta l'Agnello di Dio per i cristiani e l'agnello sacrificale per gli ebrei, ma credo che all'agnello non faccia molta differenza, visto che sono secoli che si chiede perché per la colomba fanno una torta a forma di colomba, mentre lui deve essere dissanguato, arrostito e trangugiato con pane azzimo.
Le uova decorate sono invece una tradizione recente, ma sempre poco chiara. A parte simbolismi vari, pare però che un discepolo, alla notizia della resurrezione di Gesù rispose “ti crederò se le uova in quella cesta diverranno rosse”. Le uova divennero in effetti rosse e probabilmente il discepolo si pentì di non aver detto qualcosa del tipo “ti crederò se mi trovo in tasca un buono ordinario del tesoro al portatore”.
Resta il fatto che tutti continuano casualmente a perpetrare le tradizione più goderecce, dimenticando quelle impegnative. Le uova, l'agnello, la colomba, la gita fuori porta, il lunedì di festa, la sorpresa nell'uovo che è o un portachiavi imbarazzante o una cosa da montare con le istruzioni in cirillico, che dopo due ore di lavoro si rivela essere un portachiavi imbarazzante, il buona pasqua grazie anche a te e via discorrendo. Niente digiuno, penitenze, liturgie, vie crucis e compagnia bella.
La Pasqua non è sexy come il Natale, nell'immaginario collettivo. Sarà la neve, gli zampognari, sarà che è un po' più chiaro che cosa si festeggia, forse grazie al presepe. Forse se nelle case si allestissero modelli di Calvario e Sacri Sepolcri, le persone avrebbero un sentimento più spirituale e meno vacanziero.
Forse sono stato un po' dissacrante, qualcuno dirà blasfemo (mamma mia non si può scherzare però), ma tra il sacro e il profano ho cercato di capire qualcosa e credo sia già molto di più di ciò che fanno molti utilizzatori delle festività cristiane, le cui uniche preghiere sono atte a propiziarsi il sole e l'intercessione viaria di isoradio.

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martedì 3 aprile 2007

I non pesci d'aprile


Pare che il pesce d'aprile sia stato inventato dai francesi. Quando ancora non vigeva il calendario gregoracciano il primo aprile corrispondeva a una sorta di capodanno e tra i transalpini era usanza scambiarsi in dono delle scatole vuote accompagnate dall'esortazione “aprile!”. Questa usanza diede vita alla famosa interiezione “che scherzo del cazzo” e, in seguito a feroci colluttazioni, anche al modo di dire “che rottura di scatole”. Sembra invece che il pesce abbia a che fare con un uomo che fu sentito ridere sguaiatamente mentre la moglie guardava attonita una scatoletta vuota che sperava contenere quell'anello che tanto agognava. Alcuni giorni dopo il cadavere dell'uomo fu ripescato da un peschereccio a largo di Marsiglia.
Noi di pesci d'aprile ce ne intendiamo. Esattamente un anno fa Postatore Sano scatenò il panico annunciando la prematura chiusura di celodicehillman. Le chiese, i supermercati, le riserve d'oro e i night club furono presi d'assalto da gente sconvolta che si stracciava le vesti (specialmente quelli nei night club). Poi al culmine del panico, nell'istante denso che precede la catastrofe, un eroe piccolo piccolo si oppose come un sol uomo all'isterismo ecumenico e gridò al mondo “i che minchia è celodicehillman?”. La catastrofe si allontanò e tutti tornarono a casa a guardare il Grande Fratello, dando prova che la catastrofe più che allontanarsi si era affastellata nei pressi.
Qualcuno arrivò ad accostare la bufala alla famosa invasione aliena annunciata per radio da Orson Welles. Il vecchio Orson (Mork chiama Orson, rispondi Orson), però, usò un cerebrotico stratagemma per sconfiggere gli smaliziati rilevatori di pesci d'aprile: fece lo scherzo il 30 ottobre. L'effetto fu devastante. La storia vera, per dirla tutta, non è quella che si racconta in giro e che è spesso preceduta dalla locuzione “la storia vera”. In realtà Welles non voleva fare uno scherzo e un agente della CIA che ora canta Love me tender (amami canotto) in localacci di quart'ordine con un ciuffo imbarazzante, giura di avere le prove dell'esistenza di un nastro custodito nell'area 51, in cui si sente distintamente una voce non terrestre lasciare questo inquietante messaggio: “Quel maledetto ciccione ci ha scoperti, filiamocela. Torneremo tra 70 anni travestiti da famiglia Matarrese”.
Insomma burle, bufale e bubusettete sono il nostro pane quotidiano. Per questo motivo abbiamo letto con un'espressione di smaccata superiorità le notizie incontrollate di ieri.
Per esempio l'annuncio dell'acquario di Genova secondo cui un polipo di 218 metri sarà presto ospite della fauna sommersa ligure. Un animale che è in grado di mettersi le dita nel naso rimanendo molto distante da se stesso. In breve è stata dichiarata l'origine cialtrona dell'incredibile notizia e la direzione del famoso centro acquatico ha offerto antipasto di pesce gratis a tutti i milleduecento giornalisti accorsi.
Fin troppo plateale poi, il calo improvviso del numero di dollari necessari per mettersi in casa un barile di petrolio greggio e del numero di euro per mettersi in tasca un dollaro. Seguendo una logica stringente, si è deciso di non adeguare il prezzo della benzina in relazione ai più bassi costi di produzione: tutti avrebbero pensato ad uno scherzo.
Assolutamente inverosimili invece, i rumors secondo cui Cruman sarebbe stato intervistato da Radio Popolare. Il nostro autore pare sia stato notato girare per Milano con kefia e maglietta del Che, mentre chiedeva ai passanti “scusa amico, radio popolare?”. Sentendosi rispondere sempre “la prima a sinistra, compagno!”, il Cruman sembra sia finito in una spirale stradale (che impedisce di concepire nuove arterie viarie) senza uscita e che, dopo aver dichiarato “sta canna m'ha preso che è una favola”, sia tornato a parlare con i passanti. Stavolta dei pantaloni.
Visto che non ci facciamo mancare niente, anche Postatore Sano si è reso protagonista di una bomba d'aprile. È ormai ufficiale la sua partecipazione a “uomini e donne” di Maria De Filippi (moglie del famoso marito di Maria De Filippi) in qualità di tronista. Sfruttando il riverbero mediatico delle di lui sopracciglia, egli ha infatti suscitato l'interesse della redazione che, una volta incassato il suo benestare, ha provinato uno sciame di femmine in ovulazione per selezionare un gruppetto di fortunate che avranno l'onore di strapparsi i capelli (vicendevolmente) per assurgere all'ambito ruolo di finta fidanzata di Postatore Sano. Purtroppo il misterioso membro di CLDH (che espressione del cazzo), ha dichiarato che l'unica femmina meritevole di essere da lui coperta era già maritata. Con tale Maurizio Costanzo Show (diretto discendente di George Bernard Shaw).
Ultima farloccata intercettata dai nostri servizi di redazione è la storia di una cittadina gallese che ha richiesto e ottenuto la registrazione del dominio .eu con il nome del paese, cioè:
Llanfairpwllgwyngyllgogerychwyrndrobwllllantysiliogogogochuchaf
Con una buona approssimazione il toponimo si può tradurre in: “Chiesa di Santa Maria nella valletta del nocciolo bianco, vicino alle rapide e alla chiesa di San Tysilio della caverna rossa, di sopra”. Pare che la parte inferiore del paese si chiami per convenzione “Idem, come sopra”. Da quelle parti mandarsi a quel paese è un affare serio e le carte d'identità sono dei pieghevoli 4 ante, tipo cartina stradale (non quella usata da Cruman).
Ma la vera signora delle burle è che nessuno di questi fatti finora raccontati è uno scherzo. Qui sta la genialità: far accadere il primo aprile cose talmente assurde da non poter non ricondurle al giorno degli scherzi e poi fare il vago fischiettando distratto.
Per dirla tutta, una sola di queste notizie è falsa, ma in questo momento non posso dirvi quale. Devo rifilare le sopracciglia a Postatore Sano.

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