giovedì 25 ottobre 2007

I neugroni


Nel dinamico duo Doyleiano, Watson era quello stupido. Infatti Holmes continuava a ripetergli che avrebbe fatto bene a finire almeno la scuola elementare. Questo Watson di cui vi parlo invece è uno con tutti i neuroni con la laurea. Prova ne è che si è beccato un Nobel per la medicina, anche se ultimamente pare che l'Accademia Reale di Stoccolma assegni gli ambiti premi tramite un drammatico sorteggione in sala mensa. Il dottor Watson il Nobel deve averlo preso in testa, perché snocciola perle di saggezza come se piovesse. Dopo l'idea di permettere l'aborto nel caso in cui un ipotetico test possa rilevare la potenziale omosessualità del feto e l'iperbole di eugenetica che l'ha portato a sperare in una tecnologia che possa rendere tutte le donne belle, ha infine dichiarato che i neri sono meno intelligenti dei bianchi.
Io so solo che questo è tipo bizzarro assai. Anche perché a me che tutte le donne siano belle non interessa. Tanto non ho il giardino. Delle sue ricerche non so nulla. Magari ha realmente dimostrato che certe razze hanno meno connessioni sinaptiche di altre, come i pigmei sono più bassi e i watussi più alti, ma quello che mi incuriosisce, come mia usanza, sono le reazioni della gente.
In un mondo in cui conta la fisicità, la prepotenza e la forza bruta è curioso come la gente si insolentisca a sentirsi dire di essere meno intelligente di qualcuno. Chiariamo non sto facendo un discorso di razze ma di pura filosofia di comunicazione: se qualcuno scoprisse veramente una minore attività neuronale in una qualche razza, potrebbe dirlo? No, d'accordo non è carino. Si può invece dire che, per esempio proprio i neri, siano più forti, più veloci, più resistenti e perdipiù con doti sessuali asinine. Senza contare la musica nel sangue e l'abbronzatura.
Le doti fisiche sono indubbie. I neri, a parità di massa, hanno più fibre muscolari e meno grasso. In pratica sono più densi. Per questo i campioni di nuoto neri sono rarissimi: perché hanno un peso specifico più alto. È indubbia anche la preponderanza pubica. Anche se qualcuno “si difende” dicendo che ce l'abbiamo tutti uguale solo che gli orientali e i caucasici ne hanno una parte maggiore all'interno. Non che mi faccia felice sapere di avere una grossa parte di pene all'interno. A me no almeno.
Ovviamente non sono qui a sostenere che una razza sia meno intelligente di un'altra anche perché l'intelligenza è parametrizzata dall'uomo stesso, quindi niente di “pragmaticamente determinante”. La cosa curiosa è l'impossibilità di dire certe cose e la facilità con cui se ne dicono altre. Per esempio non si può dire che una popolazione è civilmente arretrata anche se l'espressione culturale più in voga è lo sputo. Un'altra cosa curiosa è che tutti ci tengono molto alla loro intelligenza (anche se è incidentale che qualcuno lo sia meno di altri), ma non c'è la stessa cura nel dimostrare di averla. Molta gente, come il nostro buon Postatore, ne è portatrice sana: ce l'ha ma non gli fa niente. E soprattutto non c'è lo stesso accanimento del sostenere il fatto di essere brave persone, di buon senso per esempio. Si usano tranquillamente i luoghi comuni di italiani mafiosi, francesi nazionalisti, tedeschi crucchi, ebrei avari e interisti sfigati. Ma se parli di intelligenza succede una cambogia di indignazioni. A me per esempio Calderoli sembra meno intelligente di Andreotti, lo posso dire? E forse questo esempio dimostra che l'intelligenza o la mancanza di essa nulla hanno a che vedere con l'essere una brava persona.
Io conosco un sacco di gente che non saprebbe risolvere un'equazione di primo grado a cui affiderei tranquillamente la chiave di accensione del mio polmone d'acciaio.
Ricordo quando l'Islam delle infibulazioni, delle mani mozzate, delle lapidazioni era osteggiato da tutti i movimenti intellettuali e soprattutto femministi. Poi un giorno Berlusconi disse che questa cultura era meno evoluta della nostra e si gridò allo scandalo. È vero non c'è un gap evolutivo spaventoso. Negli anni settanta le BR facevano i filmati con i prigionieri uguali identici a quelli che fanno ora i terroristi islamici e, allo stesso modo, condannavano a morte. Però se tutti questi movimenti umanitari si battevano per i diritti civili qualcosa di poco civile doveva pur accadere. La cosa assurda è che la gente si indigna di più per delle parole di indisposizione che per dei clitoridi mutilati. Che spesso qualche intellettuale trova sexy definire cultura.
Io nell'acqua galleggio grazie alle cellule adipose, ce l'ho piccolo, sono stonato, ballo come un orso ubriaco, corro come una lumaca zoppa e sono emaciato al punto giusto per guardare i fiori dalla parte del gambo... posso almeno dire di avere 164 di QI? Se no come mi riproduco?

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giovedì 18 ottobre 2007

Ho cinque cerchi alla testa


08/08/08 è la data di inizio delle olimpiadi cinesi. Cioè non una copia che costa meno, proprio quelle genuine. Fatte a mano. Che costano tantissimo. È stato scelto l'otto agosto duemilaotto perché non ha nemmeno una erre.
Io sono uno sportivo e so che cosa significa sudare come un tricheco inseguito per anni e anni per sentire di non essere la penisola di un divano e per avere una qualche coppetta che, in vecchiaia, potrò mostrare a mio nipote, ma soprattutto sbattergliela in testa quando torna alle 4 dalla discoteca “pillole di balordoni”. Per questo motivo non me la sento di boicottare questa manifestazione. Per gli atleti. Non tanto per i grandi campioni, ma per quei manovali dello sport che remano, pattinano, baseballano, maratonano e compagnia bella riuscendo a malapena ad arrivare a fine mese e che si dopano con pane e mozzarella, che costano più dell'eritropoietina di bufala. Sportivi che vedono nelle olimpiadi l'unica risposta all'erotema socratico “chi me l'ha fatto fa'?”.
Gente che, tutti i giorni, dopo 6 ore di lavoro e 4 di allenamento, pensa che sarebbe stato più facile fare uno sport più remunerativo, tipo l'amico di un motociclista o il farmacista della juve.
Quindi viva le olimpiadi. Ho avuto anche modo di rallegrarmi di alcuni provvedimenti presi dal governo cinese in risposta ai dubbi e alle polemiche sollevati da quella piccola parte del pianeta che loro chiamano “lesto del mondo”. Giacché mi trovo a parlarne vi enumero le interessanti iniziative elaborate a seguito del puntiglioso accanimento di Amnesty International (sono tutte rigorosamente vere):

Enumero 1: istituito il “giorno della fila”, per insegnare alla sgarbata popolazione a rispettare l'ordine e il prossimo.
Enumero 2: lanciata una durissima campagna antisputi: gli irriverenti abitanti avvezzi a liberarsi dell'eccesso di produzione ghiandolare attraverso eiezione propulsiva, sono stati persuasi con ogni mezzo a desistere da tale tradizione. L'ufficio per il Civismo di Pechino ha registrato un calo della frequenza degli sputi dall'8,4% del 2005 al 4,9% di quest'anno (giurin giuretta è vero!). In caso di perniciosa insistenza degli sputatori è in cantiere l'ipotesi estrema di far divenire questa usanza, disciplina olimpica (questo non è vero, spero).
Enumero 3: multe salate previste per i tassisti che saranno colti con la loro vettura maleodorante o, colmo di violazione degli umani diritti, con i capelli non lavati.
Enumero 4: gli abitanti di Pechino sono stati gentilmente invitati ad imparare qualche frase in inglese (idioma usato da una minoranza della popolazione mondiale) oltre alle ben note “vuoi un paio di nike?” e “se parli con il Dalai Lama ti friggo e ti servo a tranci”.
Enumero 5: degli elegantissimi muri sono stati eretti per coprire la vista dei quartieri dei malnati. Incidentalmente qualcuno dei diversamente abbienti è rimasto cementato nell'operazione estetica che, per inciso, è costata una cifra che sarebbe stata sufficiente a rendere digenti gli indigenti.
Enumero 6: i supermercati sono stati forniti con 50.000 cocomeri cubici (non è un'unità di misura è un frutto) e sponsorizzati. L'operazione di ingegneria genetica agevola un ottimale stoccaggio della merce e predispone il consumatore a giocare a dadi prima di mangiare.

Vi sentirete in sintonia con me nell'affermare che qualcosa si è fatto. Certo rimangono ancora fuori da questa pletora di iniziative, tappa dell'evoluzione del vivere civile, alcuni marginali dettagli talmente trascurabili da non destare la minima preoccupazione.
Il meteo per esempio è un problema incipiente per le manifestazioni sportive, ma gli scienziati cinesi hanno già sperimentato un cannone al cianuro impoverito che spazza via le nuvole lasciando solo un coreografico (cioè disegnato da un coreano) fungo atomico. Non che questo risolva il problema perché, nuvole o no, la cappa di smog che copre Pechino lascia intravedere il cielo circa cinquanta giorni l'anno. Tanto che le gare di giavellotto si svolgeranno al chiuso perché l'attrezzo rischia di infilzarsi nell'aria. Invece le lunghe gare di resistenza, come la maratona, la marcia o il ciclismo, verranno probabilmente trasferite in una località limitrofa più arieggiata: Vetralla.
Sempre riguardo l'inquinamento sussistono ancora due questioni di ordine normativo: la prima riguarda le gare di fondo di nuoto (nel senso di lunghe non a fondo) il cui regolamento non fa menzione alcuna sulla possibilità di correre sul pelo dell'acqua (visto che l'unico che ci riusciva l'hanno messo in croce per altri motivi) e questo vuoto legislativo andrà colmato visto che, grazie a una patina di petrolio e catrame, vedremo molti nuotatori con le scarpette chiodate.
L'altra questione riguarda le analisi antidoping che, grazie all'acqua di rubinetto e ad una leggerissima adulterazione dei cibi, risulteranno tutte talmente sballate da confondersi con le analisi delle acque di scolo di una centrale termonucleare.
Anche l'inezia dei diritti umani è vicina ad una soluzione dignitosa. I siti olimpici sono stati costruiti sopra ai quartieri e sulle scuole dei cinesi che si ostinano ad essere poveri e quindi a non abitare in centro (a volte senza nemmeno svegliarli) risolvendo due problemi in un colpo solo. I bambini (che santa cacca hanno sempre la faccia tosta di sopravvivere a tutto) sfrattati dalle loro scuole e dai loro quartieri, sono stati sistemati in centri di accoglienza dove vengono tenuti allegri da catene di montaggio di gadget olimpici.
Il problema libertà di stampa è stato accoppiato alla sicurezza e, come due piccioni, sono stati risolti con una fava di idea. Impegnare 20.000 poliziotti a tenere i dissidenti in carcere o comunque lontani dai giornalisti occidentali a costo di dare loro una vacanza premio. A Vetralla.
Sarà comunque un'olimpiade diversa. Il contesto storico renderà alcune manifestazioni particolarmente originali. A causa del traffico, che a Pechino ha la fluidità di uno sfasciacarrozze in cui sia esplosa una bomba a frammentazione, alcune piste di atletica sono state costruite direttamente sulle tangenziali e non sarà inconsueto trovare a metà rettilineo un semaforo a richiesta. La fossa olimpica (tiro a piattello) verrà ribattezzata in fossa comune olimpica e al posto degli inquinanti piattelli con polvere rivelatrice, verranno lanciati dissidenti politici, giornalisti e blogger. L'iniziativa è volta a dimostrare l'impegno del governo cinese nella riduzione delle pene di morte, confidando nel fatto che qualcuno sbaglierà bene mira ogni tanto.
Anche il regolamento olimpico sarà adattato alle circostanze geopolitiche. Ora, per esempio, il Cio prevede l'eliminazione dei corridori dopo due false partenze. A Pechino hanno voluto dimostrare di essere divenuti magnanimi e, al posto dell'eliminazione, la scorrettezza verrà punita con l'arresto. Questa iniziativa ha destato qualche perplessità persino tra i rappresentanti dei civili e democratici governi amici del colosso cinese, come il Myanmar e il Sudan (campioni interprovinciali di sterminio di fazioni concorrenti). I dubbi vertono sulla pistola dello starter che, essendo fedele ed economica copia di una vera pistola da starter, tende fare cilecca. È quindi probabile che il colpo di pistola verrà sostituito da un più affidabile “VIAAAAAAAAAAA” che però in cinese si dice “chanuolìnaniaomaotsetung”. Il vero problema è che per pronunciare la frase che significa “falsa partenza” ci vuole un tempo sufficiente a completare i 3000 siepi. E nemmeno in un buon tempo.
Ho il vago sospetto che saranno proprio olimpiadi cinesi.

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giovedì 11 ottobre 2007

Piccoli danni crescono


Il sopraggiungere della vecchiaia si fa precedere da alcuni sintomi rivelatori. È una legge di natura a cui non si può sfuggire e non mi si venga a dire che ad Andreotti non succede. Andreotti non esiste: è una maschera, come il gabibbo. Dentro c'è Elvis Presley. Comunque i sintomi principali sono il calo della vista, dell'udito, della memoria e un altro che ora non ricordo. L'avevo scritto qui ma non riesco a leggere.... eh? Comeeee?? Ah sì: il parlar male dei giovani. 'Sti debosciati.
D'accordo è possibile che io mi sia allontanato da qualche tempo dalla mia pubertà, ma il fatto che quando andavo a scuola io non si insegnasse ancora storia, non mi sembra un buon motivo per considerarmi un vecchio deneuronizzato. Ammetto che tessere lodi a mosaico per gli odierni virgulti non è la mia attività preferita, ma anche Lenin riteneva un errore dar loro troppi riconoscimenti e infatti loro non lo riconoscono nemmeno in fotografia.
Poi mi capita di leggere che in Nuova Zelanda è scoppiata la mania di andare a scuola in pantofole. Troppo giusto penso io. Bella raga!! Un gesto di protesta simbolico che non riga il parquet. Mi sbagliavo. La moda è scoppiata il giorno in cui un certo Snoop Dogg si è presentato a un'intervista in moffolette. E da quel momento, via le costosissime calzature marca americana, fattura cinese e fattura a tre cifre, per le quali si è pensato di accelerare la procedura babbomorto, e tutti in giro come in un enorme gerontocomio. Snoop Dogg è un rapper americano di quelli che innalzano il loro grido di protesta, il loro impatto destabilizzante dal cuore del loro disagio esistenziale. Quel disagio che non si può non condividere guardandoli percorrere su una Bentley color vomito, il vialetto della loro villa a Miami mentre quattro groopies contorsioniste mettono in ridicolo il sacro testo del kamasutra. Snoop deriva dal soprannome che la di lui mammina gli aveva affibbiato a causa della somiglianza con Snoopy, ma ancora oggi il solo “era una notte buia e tempestosa” creato dal bracchetto di Shultz, vale più di tutte le canzoni unz unz incise dal rapper. Il suo più grande contributo sociale è stata l'invenzione di uno slang in cui a tutte le parole viene aggiunto il suffisso “-izzle” (tipo for sure diventa for shizzle e demente diventa dementizzle). Non scherza niente quest'uomo.
Insomma questi giovincelli che in nome della loro ribelle originalità rinnegano i padri, si mettono a pecoroni per essere tutti come un tizio che un giorno era talmente fatto da confondere le scarpe di Prada con le pantofole di Louis Vuitton. E si sono anche battuti. Alla fine l'hanno spuntata: i presidi hanno dovuto accettarli in classe così o le aule sarebbero rimaste vuote. Quando si dice una causa per cui vale la pena di combattere. Altro che sessantotto.
Aveva ragione Flaiano: i giovani hanno il coraggio delle opinioni altrui.
Guardare con sfiducia le nuove generazioni non è segno dei tempi. Già Orazio prevedeva un futuro cambogiano se provava a guardarlo proiettato sui giovani. Sarà per questo che con Clarabella non ha avuto figli. Mica perché lui è un cavallo e lei una mucca.
Però poi i piccoli crescono, solo che io non vedo la differenza. Mi ritrovo sempre in mezzo a trentennibarraquarantenni che parlano usando come punteggiatura l'intera toponomastica erotica, oltre a diverse rivisitazioni agiografiche. A furia di cazzofiga si rischia di avere un orgasmo a metà discorso.
Non di rado (e non mi rado) mi capita di assistere a colloqui di lavoro durante i quali neolaureati in camiciona rosa (iddio benedica la donna che ha detto che bisogna essere veri uomini per indossare qualcosa di rosa senza sembrare dei titanici idioti), si propongono farcendo i loro discorsi con “bon, ok, dai allora buona così”. Tanto che ho temuto spesso di essere invitato per un'ape in samba!
Lo so che passerò per anziano, ma sono stato giovane anche io. Per un breve istante. Il problema è che ho avuto la sfortuna di accorgermene subito. Ero giovane da poco e buttando l'occhio giovane in uno specchio troppo riflessivo ho esclamato “uh! Un giovane”. E quando te ne accorgi è finita: sei già vecchio.
Comprendo anche i conflitti generazionali, dovuti per la gran parte al fatto che ad ogni sfornata di nuove leve, i figli hanno quasi sempre a buon mercato ciò che i genitori hanno conquistato lasciando brandelli di pelle attaccati al filo spinato della vita. E questo non viene un filo stimato.
Ma forse accade anche il contrario. Che i genitori hanno avuto tutto e i figli vorrebbero un po' di indigenza, tanto per crescere con un po' di palle, visto che il finto povero è passato di moda da vent'anni. Magari a casa Dogg funziona così con il figlio di Snoop:

F: “Papà posso uscire con le scarpe oggi che le pantofole sul ghiaino non sono comodissime?”
S: “Papà? Ehi fifty hai sentito? Il nano che mi gira per casa è mio figlio”
F: “Senti papà, posso...”
S: “Sì certo fratello!”
F: “Sono figlio unico papà, ma ancora non ti ho chiesto che cosa”
S: “Bella fratello, sei nel giusto! Le cose bisogna conquistarsele, devi essere uomo”
F: “Come quando ti ho chiesto se potevo comprarmi il motorino con i soldi guadagnati accompagnando i ciechi e tu mi ha regalato un ducati 999 con la mappatura da pista?”
S: “Sì, bella fratello, ma come parli? Io voi giovani non vi capto”
F: “Papà ho 13 anni dovresti cercare di capirmi”
S: “E io ti capisco bro! E cerco di aiutarti nelle tue piccole battaglie quotidiane”
F: “È per questo che mi hai regalato un Uzi 9 millimetri con proiettili parabellum, un sacchetto di cocaina purissima e una carta di credito platino per fare le strisce?”
S: “Dammi il cinque fratello!! Hai visto per caso figliemo?”

Da ragazzino le uniche pantofole che vedevo erano quelle con cui mia madre mi menava. Questo succedeva quando nei paraggi non c'era una padella. Ma io non ce l'ho con lei, anzi, la ringrazio per questo e soprattutto di non aver mai calzato zoccoli.

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giovedì 4 ottobre 2007

L'uovo del Tenente Colombo



La vita è un gran brutta bestia. Un noto andrologo soleva dire che nessun organo sessuale maschile è duro come la vita. E quel “soleva” zoppo di una elle in qualche modo descrive l'impotenza che si avverte quando di notte ci si sveglia in preda al panico e a un inutile fenomeno idraulico. Questo almeno succede agli uomini. Alle donne può invero accadere di svegliarsi in preda a un idraulico fenomeno.
E la vita è dura per tutti. Per un operaio che stringe i bulloni alla Breda e porta avanti le sue rivendicazioni contro i potenti sindacalisti. Lo so, una volta si lottava contro i padroni, ma ora sono dei poveracci anche quelli e non è che si può stare sempre a sindacare. Per una casalinga che manda a scuola i figli equipaggiati come i navy seals e se li vede tornare pesti e con il prezioso balaustrone piantato in una mano. Per una coppia di giovani sposi che cerca di accendere un mutuo, se non fosse che solo le pratiche costano come un figlio scemo e sono quindi costretti a rinunciare ad averne uno (di mutuo non di figlio scemo), per affittare un appartamento in un'enclave marocchina di periferia.
Ma non pensiate sia facile per chi ha messo il porco all'ombra (antico adagio sumero). Per chi mette a letto le sue tedesche (automobili) e compra ai figli il diario che suona e firma le note da solo.
Le loro villette sono prese d'assalto da orde di criminali, provenienti da tutto il mondo, isole comprese, perché in Italia, a sentire gli stessi criminali, si rischia poco: esci di casa (regalata dal comune), chiedi a un vigile dove trovare dell'eroina, ti droghi, entri nella casa che hai tenuto d'occhio per giorni, massacri i villici, se è mattina presto approfitti anche del fenomeno idraulico per violentare, rubi, scappi, ti fai arrestare, poca galera, foglio di via con cui ti soffi il naso appena uscito grazie ad avvocati che sanno come sfruttare lo stato comatoso in cui versa la giustizia italiana e ricominci dal punto uno. È vero che a volte la tolleranza si presta agli approfittatori, ma non confondiamo la tolleranza con il chissenefrega.
A seguire i mezzi di informazione sembra addirittura che tutto succeda nelle villette. E solo nelle villette del nord. Di periferia. Perché l'omicidio di Milano, il giallo di Roma non suonano bene, non sono mnemonicamente evocativi. Novi Ligure, Cogne, Parma (Casalbaroncolo), Garlasco, lo schema è sempre lo stesso: una o due famiglie benestanti, una villetta in periferia, un omicidio all'apparenza assurdo e una persona che sin dall'inizio viene messa sotto torchio, con un tappeto musicale appositamente preparato da Studio Aperto. Se ci pensate bene... è la trama di tutte le puntate del tenente Colombo.
Funziona. Funziona con la precisione di un cioccolato svizzero. È l'uovo di colombo. Di cioccolato (e visto che Colombo è sbarcato su un'isola è in pratica l'uovo di pasqua). Basta mettere gli ingredienti giusti e si può vivere di rendita per molti anni, nella speranza che l'assassino non venga fuori e nella certezza che la macchina della giustizia manterrà i tempi televisivi.
Lo so che essere ammazzati a Scampia non vale. Che a nessuno interessa chi ha ucciso Fortugno: fai il politico a Reggio Calabria, qualche schioppettata è normale. So che se un tredicenne viene assassinato a Enna non arrivano certo i RIS di Parma, ma due carabinieri stanchi di sopravvivere alla mafia e a uno stipendio che fa ridere i mafiosi. Uno dei due magari scivola sulle macchie di sangue e l'altro se trova una sigaretta accesa sul luogo del delitto se la fuma pure.
Insomma come funzionano le cose lo abbiamo capito tutti. Sappiamo che un giallo merita attenzione se avviene in una casa abbastanza grande da poterci fare un plastico a Porta a Porta (la prossima settimana ci sarà ospite la porta asportata dai Ris nella villetta di Garlasco), sappiamo che il lavoro dell'avvocato Taormina e dei RIS in parte dipende da quanto un caso occupa i giornali. Sapendo tutto questo non voglio certo fare il moralizzatore da speaker corner, ma non vorrei nemmeno essere trattato come lo scemo rimasto senza villaggio. Questi per la stampa sono dei gialli. Avvincenti (anche se un po' schematici), intricati, interessanti quanto volete, ma solo dei gialli e vince chi li romanza meglio, chi ha più elementi, chi rimesta di più nel torbido.
Allora non mi stropicciate l'anima con i “la povera Chiara” e il “papà Paolo” o il “piccolo Samy” parlandomi delle loro speranze, i loro sogni infranti. Primo perché non ne sapete niente, secondo perché non ve ne frega niente e terzo perché non sono amici vostri e dovreste parlarne come dei giornalisti non come dei vicini di casa.
Altrimenti qualcuno mi deve spiegare perché non è povero Francesco Ferreri o Stefano Gonnella o Matteo Nadalini e un interminabile elenco di morti indegni di una musichetta strappalacrime a Studio Aperto, con il relativo elenco di assassini indegni di essere cercati con l'aiuto e i consigli di una nazione intera.
Sono dei gialli, solo dei gialli. Non è un fatto di interesse sociale. Che cosa cambia al popolo di spettatori sapere un giorno che la signora Franzoni ha ucciso il proprio figlio? O che un ragazzo di Garlasco ha ucciso la propria fidanzata? Niente. Se non poter dire al bar “io l'avevo detto subito”.
Eppure di Cogne si parla da 5 anni. Roba da far invidia all'attentato dell'11 settembre.
Giorni addietro (oh che bello giorni addietro) sono rientrato nel target di Studio Aperto. Non pensate male, loro non sono più scemi di me. La tecnica è quella di essere talmente oltre ogni limite di decenza che anche le persone decenti sono costrette a guardarlo per vedere fino a che punto di indecenza possono arrivare (è un sistema inventato dagli americani, mica pizza e fichi).
Insomma ho incidentalmente assistito in diretta alla scarcerazione del ragazzo indiziato a Garlasco. La giornalista ne ha fatto la telecronaca in un modo talmente partecipativo che mi aspettavo da un momento all'altro di sentire “traversone dalla destra, TOTTI...non va!”.
Dopo ha descritto il fitto mistero attorno alla destinazione del ragazzo. Mistero che ha tentato di diradare ipotizzando che si fosse rintanato in casa del suo avvocato, dove forse, parole testuali “sta addirittura brindando”.
Non so voi, ma io sono arrivato a un livello di nausea tale che non solo sospetto di essere incinto, ma ormai non riesco più a provare dispiacere per la morte assurda di una persona, perché sono troppo occupato a provare disgusto per questa ignobile baracconata e per tutti i suoi partecipanti, spettatori compresi.
Cruman aveva dei sogni... musica melensa... sfumare... tette di velina coperta da calciatore. Meteo.

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