martedì 26 settembre 2006

Sì, viaggiare


La bigliettara ferroviaria dall’aspetto gentile e dai modi no, non aveva bisogno di andare in discoteca. La sua rabbia repressa la stava sfogando su di me. Avrei dovuto chiederle almeno un 30% dell’ingresso all’Hollywood. Io cercavo di ammorbidire i toni del rapporto lavoratrice – disperato senza biglietto del treno, ma con risultati indigenti. La mia battuta sull’etimologia di “accelerato”, sebbene intarsiata con un apprezzamento sulla di lei collana che tanto si intonava con il rosso che iniettava i suoi occhi, aveva provocato una reazione non all’altezza delle mie aspettative. La sua voglia di scherzare mi viene chiarita attirando la mia attenzione verso un pacco di tampax mezzo vuoto, appoggiato sulle banconote da 100. Donna repressa o gesto di rivolta. Rivolta repressa nel sangue.
Ottenuto il mio biglietto per l’inferno, giro, anzi girone, nella monumentale stazione di Milano, che si fregia di essere centrale. Scorto il binario che mi compete, lo trovo pieno di addetti al treno, ma senza il relativo treno. E’ la prima volta che vedo gli operatori igienici delle ferrovie. Mi rammarico un po’ perchè avrei voluto incontrarli in situazioni differenti e non seduti sui binari mentre protestano per le sporche condizioni di lavoro. Ma mi compiaccio e vanto con gli amici di averli visti.
Il mio treno, lento ma inesorabile come i più temibili tori della plaza, esita ma alla fine desiste. Non è carino investire degli addetti alle pulizie…penso a tutto il sangue..mi viene in mente un attimo la bigliettara…raccapriccio (per il sangue non per la bigliettara)…e poi chi pulirebbe? In fondo hanno ragione, i treni sono davvero sporchi. Andrebbero puliti. Loro però non sono abbastanza per bloccare tutti i binari, così salgo su un treno che in qualche modo, con strane coincidenze, potrebbe portarmi proprio lì, dove desidero recarmi.
Parte. E’ lento, sporco, puzza, i servizi non servono, l’aria condizionata non arieggia, ma parte. Tant’è. E’ anche strapieno, talmente pieno che in mezzo a quella calca potrebbe passarci solo un controllore. La gente protesta vivacemente. Qualcuno piscia sul pavimento del bagno e fa di peggio a treno fermo (violazione seconda solo a sostare tra una carrozza e l’altra), poi fuma un pacchetto di sigarette (proprio un pacchetto, non 20 sigarette), lo spegne contro la porta dei servizi, torna nel suo scompartimento, si toglie i sandali, le calze traspiranti, appoggia i piedi sui sedili, estrae dalla 24 ore (circa) pane, burro, porchetta e fiasco di vino, mangia come un maiale per nulla timido e con i resti ci gioca a palla. La sua digestione consiste nel ruttare alcuni dogmi, mettendoli in cattiva luce e in una sentita lamentela per la precaria cura delle condizioni sanitarie oltre che per la presenza di oche granaiole che si stanno nutrendo di scarafaggi che si stanno cibando dei resti della sua merendina. Un semovente ciclo della vita….mi riviene in mente la bigliettara.
Alla prima stazione di cambio (devo fare in tutto 50 km, un cavallo sarebbe stato più efficace…a dondolo), la versione femminile di Sandro Ciotti mi fa notare che la coincidenza (si chiama così perché è un caso se la prendi) che aspetto non arriverà al binario 7 ma al binario zgxxfff. Le persone nei luoghi pubblici tendono ad evitarsi, a isolarsi. Ma in questi momenti tutti cercano conforto e risposte negli occhi del vicino, manco fossero amici da anni. La radiocronista concede una sintesi e dichiara binario 1. Partono i 110 ostacoli. All’arrivo (per la cronaca ha vinto una etiope degli altipiani) la voce, divenuta di colpo molto più vispa, ci rimbalza al binario 7. Un pensionato, che era appena stato inserito in un polmone d’acciaio dopo l’ultimo trasferimento di marciapiede, esala l’ultimo respiro metallico, lasciando un vaffanculo nell’etere destinato a chi saprà apprezzarlo. Non ci sono altri treni in arrivo, quindi o il trenista è ubriaco o qualcuno dall’alto fa scommesse clandestine su chi esce per primo dal sottopassaggio. Gli eventi futuri mi chiariranno invece che trattasi di riscaldamento per una campestre che verrà.
Dopo un certo numero di finte e sguaiate risate provenienti dalla sala controllo, arriva il treno dei desideri, in ritardo (a differenza della bigliettara). Elucubro incuriosito che una volta i treni sbuffavano, ora questa prerogativa è dei passeggeri. Saliamo a pecoroni sul carro bestiale. Beffardamente illusi dalla convinzione che nulla possa più accadere. Potrebbe essere peggio….potrebbe piovere.
A pochi chilometri dall’agognata meta, la locomotiva, molto loco e poco motivata, si pregia del lusso di rompersi. I passeggeri, già turbati dall’apprendere che quel treno fosse munito di locomotiva, si lasciano andare allo sconforto, ad atti vandalici e a orribili scene di nudo in pubblico. Un operatore delle ferrovie, correndo in fiamme per i corridoi (altra etimologia felice), ci invita gentilmente ad abbandonare i vagoni. Siamo scesi. Ora posso dire di sapere qualcosa di un campo di grano. E vi assicuro che poco ha a che fare con la poesia di un amore profano. La stazione non è lontana, ci si incammina pensando che in fondo sono cose che capitano. Il percorso tracciato con il nastro bianco e rosso e i rifornimenti volanti con spugne e acqua, mi insospettiscono un po’, ma non voglio fare anche io quello che si lamenta sempre.
All’arrivo chiedo il rimborso del supplemento bradipo, ma mi è stato risposto che sarei dovuto arrivare tra i primi venti. Tra i primi venti? E se poi mi spettino?
Gli impiegati delle ferrovie saranno stressati da lavoro indegno, passeggeri selvaggi e scioperi singhiozzanti, ma non hanno un minimo di senso dell’umorismo.

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4 commenti:

Anonimo ha detto...

Quando c'era lui i treni arrivavano in orario. Doverosa citazione che fa il paio con quando si stava peggio si stava meglio, le stagioni non son più quelle di una volta, la frutta non ha più lo stesso sapore.

Perchè lamentarsi? La stagione volge al desio, scarafaggi, zecche e varia bestialità entomologica ha terminato, controvogila immagino, il suo ciclo vitale, evitando di condividere con te il sedile, il sangue e tutto quanto può essere bestialmente e umanamente condivisibile.

L'ottimismo è il profumo della vita, come disse il poeta che vuol venderti il cellulare per chiamare il numero verde che non ti dà ne informazioni ne conforto, però esiste.
L'informazione nell'era informatica lascia spazio all'immaginazione, e si può sempre cercare il binario noveemmezzo del buon Henry P.

Si può poi sempre optare se una sana camminata agreste "Solo e pensoso i più deserti campi percorro.." giova alla salute e alla cultura :)))e si fa pure prima.

Anonimo ha detto...

Generazioni di pendolari ringraziano. Finalmente qualcuno si è fatto paladino della nostra rivalsa: hai la nostra imperitura gratitudine. Nostra Signora dei Pendolari te ne renderà merito! ;-)

Anonimo ha detto...

...come sempre geniale nelle tue elucubrazioni. La citazione alla canzone di Battisti in questo contesto la trovo strepitosa :o)

Anonimo ha detto...

da utilizzatrice settimanale delle ferrovie dello stato confermo lo stato di degrado delle suddette...e silenziosamente pongo in calce al tuo bellissimo post la mia inutile firma...:-)