giovedì 28 giugno 2007

Il blog che vanta innumerevoli tentativi di imitazione


Warning: il contenuto di questo post è altamente autoreferenziale, pertanto la lettura è consigliata a persone egoriferite o a chiunque altro non abbia di meglio da fare.

Che "ce lo dice hillman" sia diventato terreno di caccia per i plagiatori non mi dispiace punto. È in qualche modo sintomo del divenire trend setter (che non è un cane da caccia) e mi aspetto da un giorno all'altro di sentire Fiorello che ci imita, anche se in radio imitare un blog non è proprio semplice, ma lui è talmente bravo che potrebbe persino presentare San Remo (molto piacere). Quello che mi insolentisce è che la gente ottenga platee mediatiche internazionali grazie alle nostre idee, mentre noi stiamo ancora cercando di entrare nelle grazie del barbiere di Maria de Filippi. Ora vi descriverò qualche evidenza che ha fatto di un pugno di coincidenze, un'orgia di prove.
A pochi giorni dalla pubblicazione del pezzo di il Spaggio che accostava i SUV al dito più mediocre della mano, si è scatenata la corsa all'aumento spropositato delle tasse per possessori di enormi mezzi di trasporto compensatori di anaffettività. Fortunatamente, di lì a poco lo Postatore Sano scrisse il memorabile Fuck SUV FAQ in cui spiegava le ragioni dei poco amati macchinoni e degli autisti anche. In una settimana venne cancellata qualsiasi ipotesi di sovraimposta e fu persino proposto un premio in gettoni d'oro ai SUVdotati e un bollo ai pedoni.
Passò poi talmente poco tempo dal mio articolo sul fiume di informazioni riservate (nel senso di riservate a chi spia) allo scandalo delle intercettazioni Telecom, che in un momento intimo qualcuno ha sentito Tronchetti Provera dire ad Afef: “ma che cacchio è un cruman?”. Per non parlare della disamina sull'utilità della patente a punti, efficace come uno spazzolino da denti in marmo di Carrara, ripresa e documentata a un anno di distanza da l'espresso. O l'articolo sulle caratteristiche del numero 0: idea utilizzata da Stefano Bartezzaghi (gran figlio di enigmista) due settimane dopo sempre su l'espresso (in questo caso però il buon Stefano provò di non aver mai letto una riga scritta da me, infatti la mail che gli ho mandato l'ha fatta leggere a un amico). E quando tutti aspettavano tronfi il crollo del governo Prodi, solo CLDH osò dire “i governi non cadono mai” e poco contò, nell'economia della politica italiana, il fatto che il prode Romano si grattò fragorosamente gli ammennicoli. Al prode prude. Per finire in avvenenza, anche il lampione dei lucchetti dell'ammmore si accasciò come santa rita s'accascia, precipitando nel Tevere dopo l'uscita del post “un buon motivo per buttarsi a fiume”. Ma ora si è davvero varcato il segno. In tutto il mondo è rimbalzato il riverbero di una campagna sociale australiana basata sull'ipotesi (nemmeno tanto velata) che chi guida in modo sconsiderato e piratesco ce l'abbia di dimensioni ridotte. Nello spot si vedono delle donne che fanno il gesto di attrezzatura breve all'indirizzo di uomini veloci (pure). Questo è l'articolo apparso ieri sul corriere e questo è il post apparso in queste pagine quasi un anno fa: il mercato dei valori, in cui il concetto portante era “Tipo 2 punti in più sulla patente a chi, passando di fianco a un idiota motorizzato, gli rida fragorosamente in faccia facendo con pollice e indice il segno internazionale di una cosa corta”. Vi invito inoltre a leggere le ragioni che hanno portato alla messa in onda di questa campagna (che il corriere ha misteriosamente definito “choc”, io penso solo per attirare l'attenzione, una volta qui era tutta campagna choc): “Secondo John Whelan, portavoce dell'agenzia che ha prodotto il filmato, questa iniziativa sarà molto più efficace delle campagne choc del passato trasmesse dalle tv australiane che mostravano macchine distrutte e persone ferite [...] Profondo invece, secondo Whelan, sarà l'impatto che avrà la nuova pubblicità sull'orgoglio virile dei giovani australiani: «[...] Secondo i nostri studi, associando la guida spericolata alle piccole dimensioni sessuali, il messaggio antivelocità produrrà effetti positivi»” e rileggere poi le motivazioni presentate qui un anno fa: “Per esempio le stragi sulle strade. Le immagini delle lamiere contorte di automobili colpiscono solo chi già si fa scrupoli di suo. Penso che il tizio che passa imperterrito in mezzo all’autostrada sotto al cartello (dove solitamente c’è indicato il numero di persone che muore leggendo i cartelli) che descrive l’obbligo di usare la corsia più a destra, vada colpito nell’orgoglio, nei suoi valori costituenti. Bisogna tempestare i suoi programmi preferiti (buona domenica, la fattoria ecc.) con pubblicità dove si vede un automobilista tenere l’atteggiamento tipico dell’italiano celhopiùgrosso col gomito aerodinamico, con una voce in sottofondo (stile documentario di piero angela) che spiega che tale soggetto è molto probabilmente impotente ed è considerato socialmente utile ridergli in faccia ed evitare di accoppiarsi con lui
Ecco perché li chiamano ricercatori: perché fanno ricerche su internet. Comunque la causa è giusta e va dato atto che almeno qualcosa hanno provato a fare, visto che qui in Italia nessuno trova “choccante” che l'unico rimedio abbozzato dalle istituzioni alle stragi stradali è l'aumento delle multe.
Non fatevi ingannare (nello specifico da me): ho usato una vecchia tecnica da squalo azionario per farvi credere che questo blog sia equipollente a una quartina del nostro adamo e ora ve la spiego. Si telefona a 500 persone dicendo “guardi che le Canistracci oil saliranno” e ad altre 500 sostenendo la tendenza opposta. Poi si guarda che combinano le Canistracci (di cui ovviamente non sapevamo un accidenti) e si richiamo i 500 a cui si era detta la cosa giusta. A 250 di questi si dice un'altra farloccata a caso e il contrario di essa agli altri 250 e così via. Dopo un certo numero di reiterazioni vi ritroverete con, diciamo 62 persone e mezza convinte che voi siate un genio della finanza o uno con un culo sbalorditivo (cioè un genio della finanza). Quelle persone vi seguiranno ovunque, cosa che, peraltro, è piuttosto seccante.
Quindi, ricolmo di umiltà come sono, ma soprattutto per togliervi la soddisfazione di contraddirmi, ammetterò che non sempre CLDH fu profeta in home page. Per esempio una volta ho scritto che in Italia c'è un governo di sinistra, un'altra volta che i gay erano troppo avanti per voler fare una cosa antica come sposarsi. Ma forse, la cantonata più grande l'ho presa quando predissi la fine del mondo che, secondo i miei calcoli, avrebbe dovuto avvenire pressappoco ade

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martedì 26 giugno 2007

In media stat virtus (la consacrazione)


Puntata 3 di 3, “Il Compimento del Disegno”



Fase numero L


Siete davanti a quella telecamera, finalmente. E state mediasurfando da semiprofessionisti, ora ne siete consapevoli. Fate come quelli che avete intorno: parlate di quello che vi pare, rispondete fuori argomento alle domande che non vi vengono poste, urlate senza motivo. Chiarite subito che il vostro bisnonno era un marchese e che vostro nonno, populista anarchico e mangiapreti, s’è venduto il titolo nobiliare per comprare delle armi che poi regalò ai Capitani d’Aprile durante la Rivoluzione dei Garofani. Nessuno capirà di cosa state parlando, e questo vi darà un’aura di impunibilità. A quel punto girate le spalle alla telecamera e asserite che così lievita lo share, dopodichè alzatevi e minacciate di andare via, ma poi rimanete pretendendo di essere voi a lanciare la pausa per la pubblicità. Il giorno seguente, l’Auditel vi consacrerà fenomeno del giorno precedente e quella sarà la vostra Cresima (magari beccate pure in regalo un altro Rolex, o un Breil, hai visto mai). Di lì a poco sarete invitati di nuovo in TV, stavolta a pagamento. Recuperate la giovane giornalista cui (in parte) dovete tutto questo e fatene la vostra agente: starà a voi prolungare il più possibile lo stato di grazia. E ogni volta che potrete, infilatevi per camerini, palpeggiate le truccatrici, fatevi inseguire da qualche ospite imbufalita perché le avete rubato il fard, suscitate scandalo e maggior raccapriccio possibile. E non fatevi fregare sposando la vostra agente, a meno che le nozze non siano una sordida messinscena per vendere il servizio fotografico a un settimanale scandalistico. Insomma, non abbiate pietà.


Fase numero M


Ormai siete a cavallo dell’onda. Vi alzate dal letto a mezzodì, ma solo se vi pare. Cazzeggiate per le vie del centro a bordo di un’inutile Aston Martin Vanquish, allevate una scuderia di giovani puledre desiderose di essere fotografate “con l’ex della Hilton” esibendole, quando l’una, quando l’altra, nei locali trendy della Capitale. Naturalmente avrete spiegato loro che, qualsiasi contratto buscheranno grazie a voi, sarà vostro diritto incassare delle royalties. Lo schema è quello del multilevel marketing, quindi niente di nuovo, tutto collaudato.
Frattanto prendete parte a qualsiasi trasmissione televisiva che vi capiti a tiro, fatevi fermare per strada da chiunque, sparate sentenze su tutto, possibilmente tirate in mezzo il papa, il berlusca, prodi, il day pride, il family gay, poi scusatevi pubblicamente perché avete sbagliato qualcosa, chiamate un’ambulanza invece del taxi, scappate a sirene spiegate e successivamente fate sapere che rassegnerete le dimissioni da uno dei vostri numerosi incarichi, quello più istituzionale degli altri. Ogni tanto fatevi intervistare da una rivista femminile, è fondamentale, sostenendo di avere il pene corto e di essere vergine. Vagheggiate di una storia con la signora Brambilla, e nel momento che ella smentirà, si sarà già saputo in giro del vostro rifiuto di cenare con la signora Santanché, che non voleva essere da meno. Di certo prima o poi reciterete in un film dei Vanzina: oltre all’aspetto economico, badate di far inserire nel cast qualche attricetta che vi può far comodo, e partecipate attivamente alla scelta della location documentandovi su un catalogo preso all’agenzia di viaggi. Nel farlo, assaporerete l’estetica pura del mediasurfing e ciò farà di voi un atleta professionista.
D’estate, trovate maniera di farvi invitare in barca da qualche nobildonna, fate rotta su Ponza o su Porto Cervo e agitatevi in coperta come se steste cercando di sfuggire ai continui assalti della vostra ospite. Ogni volta che capita, avvertite i paparazzi col cellulare (avete fatto caso che un sacco di vip vengono paparazzati mentre parlano al cellulare? E secondo voi a chi stanno telefonando?): grazie ai vostri capelli resi ancor più biondi dalla salsedine, individueranno subito lo yacht giusto da fotografare. A settembre ignorate le blandizie di chi vi dovesse offrire candidature politiche. Certo, da parlamentare avreste raggiunto uno dei punti più lontani ove un mediasurfer può arrivare, e fareste certo il comodo vostro senza dover dare spiegazioni a nessuno, ma probabilmente vi si infrascherebbe il tentativo di ascesa al trono di cui alla seguente Fase numero N. E in fondo rimarreste sempre uno sfigato Cittadino Italiano. Non è giusto: potete fare di meglio.


Fase numero N


Il vostro conto bancario è lievitato fino a raggiungere il livello di guardia, quindi finanziate l’immobiliare per acquistare cubatura a Montecarlo. Ivi vi riserverete un attico ove eleggere la vostra residenza. Tutto il resto affittatelo, ma tenetevi sempre un paio di monolocali da prestare a qualche bisognoso: capi di partito, narcotrafficanti, uomini di chiesa, finanzieri (sia quelli della GdF sia quegli altri), presentatori televisivi, team manager della Formula 1. Chiunque potrebbe averne bisogno ve ne sarà riconoscente. Ormai cittadini monegaschi, ordite manfrine in maniera di entrare nell’entourage dei Grimaldi e non risparmiate colpi. A seconda delle vostre possibilità, di come vi si mette a girare la giostra, e di quello che potrete permettervi di scegliere fra principesse madri, principesse zie e principesse figlie, puntate a una Caroline Louise-Marguerite del 1957, oppure a una Stèphanie Marie-Elisabeth del 1965, o se proprio la volete fare grossa a una Charlotte del 1986. Cercate di piacere anche ai parenti, ne vale la pena: lo sforzo potrebbe valervi il rientro in possesso di quella costola che – alle origini dell’umanità – Adamo si cavò.
Ricordatevi che molto difficilmente arriverete al trono, perché lì piantano rogne con la discendenza diretta e, in evidente mancanza di tale legittimazione, dovreste essere adottati. Insomma, è un casino (non un casinò, che comunque a Montecarlo non manca) nel quale non è il caso di cacciarvi: l’onda mediatica vi potrebbe sbalzare via anche se non è mercoledì e non siete nati fra il 23 luglio e il 22 agosto.
Sappiatevi dunque accontentare. Pascetevi della consapevolezza di non dover più partecipare alle riunioni di condominio per decidere il colore delle nuove cassette per la posta, oppure per deliberare lo spurgo del pozzo nero. Dimenticherete l’esistenza della tessera del supermercato e la fila all’ufficio postale. Non sarete neanche tenuti a votare in Italia, pensate un po’, e di certo non pianterete storie come Vittorio Emanuele di Savoia quando era via.
Neanche il prossimo G8 alla Maddalena vi tangerà, e nessuno vi domanderà cosa c'entra la Corvaglia con l’allievo preferito di C-mabue.
Problemi, questi, di coloro che un tempo erano i vostri simili e con i quali oggi condividete – beninteso nei limiti del necessario - soltanto le caratteristiche biologiche. Il congiuntivo esortativo è d’obbligo: che si fottano.

lunedì 25 giugno 2007

In media stat virtus (parte seconda)




Puntata 2 di 3, “La Visione Distinta”




Fase numero G


Indossate un paio di occhiali scuri e telefonate a Novella Duemila, a Eva Tremila, a Lele Mora 4000, a coso, lì, quel fotografo degli scandali, come si chiama… Ah, sì, Corona, Corona 5000. Telefonate a tutti dicendo che stasera l’amante italiano di Paris Hilton, evasa dal carcere e accolta a Roma come rifugiata politica, farà alla sua amata rampolla catenalberghiera una scenata di gelosia al ristorante. Il vostro interlocutore, che di sicuro sa cosa fa la Hilton quella sera, chiederà: “Dove? Ai Due Ladroni?”. Riattaccate. Presentatevi in Porsche al ristorante Due Ladroni attorno alle 23, biondi, ben vestiti e col Rolex al polso, però con la barba incolta. Prendete Paris per mano senza dire nulla e trascinatela fuori, tanto quella penserà di essere su Scherzi a parte. Se riuscite a infilarla nella Porsche tanto meglio, se no fa lo stesso, in quanto i paparazzi (che sapevano già tutto) avranno già scattato le foto di voi due per mano. A quel punto partite sgommando, e nel giro di trenta metri accriccatevi contro un albero, un muro, una vettura parcheggiata, insomma dove volete. Cinture di sicurezza e airbag vi salveranno. Dichiarate alla folla accorsa che lo sterzo non rispondeva e che i freni non hanno funzionato, lasciate lì l’auto dopo aver appiccato il fuoco all’interno dell’abitacolo, infine dichiarate alle Forze dell’Ordine e ai giornalisti accorsi sul luogo di voler agire legalmente contro il concessionario che vi ha venduto quella Porsche appena una settimana prima: con ciò avete consolidato le basi del mediasurfing.
Il giorno seguente, dato che siete vivi per miracolo, chiederete i danni al venditore tramite un avvocato, ma senza insistere. Il tapino, appena esce Novella 2000 e apprende dell’accaduto, non dico che vi darà dei soldi, ma non ve ne chiederà neppure. Intanto con il rimborso dell’assicurazione (stipulata con formula Kasko, devo dirvi sempre tutto?), acquisterete una Carrera 2.7 fine anni ’70, di seconda mano, color verde scuro, vettura snob, veloce e a buon mercato.


Fase numero H


Ormai mediaticamente nati, avete bisogno di un battesimo. Chiamate la Hilton per scusarvi dell’accaduto, passatela a prendere con la Carrera e dirigetevi verso l’Hassler Villa Medici, che le descriverete come “modesto hotel in centro”. Parlatele della bizzarra evoluzione che ha fatto Giorgio, ex marito di Natalia e ora portiere d’albergo. Lei, incredula, vi seguirà varcando l’ingresso dell’Hassler per vedere com’è Giorgio alla reception. Mentre entrate, aggiustatevi vistosamente la borsa con l’aria di colui che s’appresta all’agone amoroso: i paparazzi, che avevate preventivamente avvisato, scatteranno a man bassa. Intanto la Hilton si starà accorgendo dello sgobbo, perché alla reception non c’è l’ex di Natalia, ma uno che sembra Patrick del Grande Fratello.
Se esce arrabbiata mandandovi a farvi fottere (in inglese), poco male. Peggio se trova simpatico il vostro siparietto, chiede una stanza a Patrick e vi fa capire che a questo punto vi tocca.


Fase numero I


Siete in copertina su Stop, il web rimbalza le vostre foto con la Hilton mentre vi trastullate la borsa, la gente vi riconoscono per strada e voi, finalmente, vi rendete conto di quanto quella gente sono ignoranti. Ciò vuol dire essere mediaticamente battezzati, ossia mediasurfer cadetti. Ora è la volta della Prima Comunione. Poco prima delle 12,30, imboccate nella redazione Unomattina, date una pacca sulla groppa a Giurato e puntate la giornalista più carina. Dandole del tu, invitatela a pranzo. Rifiuto escluso: le avete appena promesso un racconto piccante sulla vostra relazione con la Hilton. Per lei potrebbe voler dire far uscire Giurato dalla sua vita, insomma, trovare un senso nel caos. A tavola smentite tutto: la Hilton è stronza, ha il culo piatto, vi ha ingannato approfittando delle vostre origini contadine, stavate tanto bene nella vostra cittadina di provincia dove ti prendi una laurea e pazienza se poi non succede nient’altro. E invece ora eccovi qua a fare la figura del satiro, vi ha telefonato pure una ex velina chiedendovi se sapete giuocare al pallone, non ne potete più di queste gallinelle senza cultura. La giovane giornalista prenderà a cuore il vostro caso, ne parlerà con Costanzo o con Santoro, insomma, con chiunque la riceva perché sa cosa significa essersi liberati di Giurato. A quel punto non abbiate dubbi, e se è il caso concedetevi a lei fisicamente. Solo in un secondo momento le chiederete una cortesia: quella di presentarvi qualcuno di Mediaset. Insomma, a Buona Domenica prenderebbero di sicuro in considerazione una ex giornalista Rai con la vostra storia da raccontare, a Striscia la Notizia di certo la farebbero parlare almeno col Gabibbo, e quelli di Lucignolo sarebbero disposti a filmarla mentre si riveste dopo essere stata a letto con voi, l’ex della Hilton che ora è passato dalla vamp catenalberghiera alla cultura dell’informazione. Chiaro che il vostro obiettivo non dichiarato è un altro: arrivare a Maria de Filippi e poi farvi infilare in un programma qualsiasi dove possiate trovare dieci minuti di telecamera tutti per voi.

(arrivederci a domani per la prossima puntata)

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venerdì 22 giugno 2007

IN MEDIA STAT VIRTUS: come divenire mediasurfer in N fasi per poi vivere sul groppone della società

Puntata 1 di 3, “La Meditazione del Giudizioso”


Celebrati i funerali della Libertà, la società delle comunicazioni globali si gode la sua bella Età dell’Oro. Le poche vie di fuga sono praticabili solo al prezzo della povertà materiale, condizione di certo meno accettabile della povertà di spirito, che almeno è trasparente agli occhi di chi ne soffre.
Appurata l’inesistenza dei Valori così come essi erano sentiti nel passato, ed esclusa, per adesso, l’eliminazione totale dei mezzi di informazione, l’unica via di salvazione è diventare un mediasurfer.
Il mediasurf è una specialità per pochi, non belli ma piacenti, possibilmente dotati di QI sufficiente a non restringere il campo d’azione alle produzioni Aran Endemol. Lo scopo di questo sport consiste nel cavalcare l’onda dei canali d’informazione di massa, e più sono di massa, meglio è, perché producono onde più alte.
Il mediasurf è in grado di produrre buone soddisfazioni materiali e la soluzione dei problemi terreni, ma la sua pratica non può viaggiare disgiunta dal vigore sessuale, da conservare anche negli anni a venire.
Vale la pena di precisare che, come accade in altri sport, anche nel mediasurf la femmina può essere, almeno inizialmente, favorita. Con ciò preghiamo le lettrici di cambiare momentaneamente blog e non leggere quanto segue, perché i gestori di CLDH sono maschilisti e non desiderano avere a che fare con fenomeni di concorrenza sleale.

Fase numero A

Studiate attentamente i vostri obiettivi: smettere (o evitare, per i fortunati che non avessero ancora incominciato) di lavorare, onde conquistare un tenore di vita irraggiungibile per chi lavora; rifuggire l’abbrutimento derivante dalla mercificazione dell’attività produttiva, aborrendo il principio che subordina la corresponsione di danaro a prestazioni misurabili secondo criteri cronologici o energetici, o in base a risultati materiali ovvero intellettuali; dormite il giusto, perché il mediasurf richiede lineamenti distesi.

Fase numero B

Tingetevi i capelli di biondo per migliorare la vostra visibilità ed eleggete ad ambiente operativo, o habitat, preferibilmente la città di Roma, climaticamente favorevole paradiso dell’approssimazione, territorio ricco d’humus per l’impostura, area metropolitana vasta abbastanza per raggiungere la Mimesi Perfetta quale che sia l’umana congerie vi troviate a frequentare, fertile Capitale europea riconoscente nei confronti di colui che sa essere Creativo nell’accezione più ampia dell’aggettivo.

Fase numero C

Alienate i tutti i vostri immobili, oppure intestateli a una società di comodo. Un’immobiliare va benissimo: vi può fornire anche un’abitazione, se e dove ne avrete bisogno, oppure acquistarla per voi con pagamenti a babbomorto. Come persona fisica non potreste mai avere la libertà di una persona giuridica, notoriamente immortale perché non muore. Casomai si estingue.

Fase numero D

Non appena sistemati i dettagli economici dovrete risultare, dunque, nullatenenti, il che equivale a dire legibus soluti, o Principi simili a dei, o mediasurfer potenziali. Comunque, per cominciare a ragionare vi servono una trentina di milaeuri e quindi un minimo di rischio, quale quello derivante dall’apertura di un conto corrente postale, va accettato. Se sinora non avete messo da parte neanche un centesimo, cumulate piccoli prestiti di parenti e amici, poiché a breve avrete modo di sdebitarvi. Essenziale, nella fase di raccolta fondi, evitare gli istituti bancari, le società finanziarie, gli usurai in genere: quando vi guardate allo specchio, biondi, pensate sempre che il soldo ha una funzione dinamica, la quale si annulla nel momento in cui esso viene accumulato o immobilizzato, e che si trasforma in energia deleteria qualora apponiate la vostra firma da qualche parte.

Fase numero E

Ora che avete due monete in saccoccia (se non conoscete questo termine, chiedete un paio di sinonimi a MSWord: vi suggerirà “tasca”, “scarsella”), è il momento di darvi una bella ripulita. Smettete di fumare. Spurgatevi. Dimagrite, se è il caso, e studiate attentamente l’abbigliamento di un venditore di folletto: farete scelte opposte. Se avete l’Oyster Perpetual della cresima è il momento di tirarlo fuori, però mai insieme alla cravatta. Mi raccomando i capelli biondi: al massimo un centimetro di ricrescita, poi subito dal carrozziere. E non fatevi rifilare le sopracciglia, se no si scopre subito che leggete CLDH e vi mettono in prigione prima del tempo.

Fase numero F

Acquistate una stampante (il PC l’avete, se state leggendo qui, no?) di buona qualità e ingegnatevi con un programmino di grafica sino a realizzare un bel libretto d’assegni su cui porrete un logo tipo Banco Ambrosiano, oppure Cassa di Risparmio di Panama, o Cassa Agricola delle Cayman, insomma, una cosa che suoni bene, di cui tutti hanno l’impressione d’aver sentito parlare anche se pochi ricordano perché. D’altra parte voi siete biondi, mica calvi, quindi con quegli assegni in mano date una certa fiducia. Anche perché nel look del mediasurfer, ricordatelo, contano più che altro i dettagli.
Recatevi presso il più vicino concessionario Porsche accompagnati da un’amica consenziente, sportivamente libertina, non vistosa ma invitante, alla quale avrete promesso fama e notorietà. Essenziale ch’ella sia bionda-ossigenata-alta-magra, poco truccata, gonna appena sopra il ginocchio, abile nel giuoco di gambe, e che indossi autoreggenti nere velate ritenendo i collant ignobili strumenti di tortura. Fatela accomodare su una Boxster nera, di seconda mano, pochi chilometri, con airbag in evidenza, mentre trattate col venditore. Chiedete alla vostra bionda eterea accompagnatrice se ha con sé una delle vostre carte di credito, poi ripensateci e fate balenare gli assegni Ambrosianopanemensi. Alla fine dello show versate un minimo anticipo spennando il libretto (vero) della vostra banca (vera). Questo vi eviterà di essere infastiditi dalla polizia giudiziaria prima di aver ottenuto, come tutti, l’immunità parlamentare.
Uscite al volante della Boxster guidando piano piano, mentre la vostra amica si ritocca il rossetto arancio tenue specchiandosi nel retrovisore esterno. Trattasi di gesto di una certa valenza, finanche umana, poiché quel concessionario non vi vedrà più. Sentirà soltanto parlare di voi.

(arrivederci a lunedi per la prossima puntata)

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lunedì 18 giugno 2007

Dei delitti e delle pentole


Durante la mia infanzia, della quale ricordo distintamente solo le tette di Venusia, non ho combinato ragguardevoli guai, se si eccettua quella volta in cui detti fuoco al salotto di casa per verificare il tasso di infiammabilità dei fiori secchi. Quindi mia madre non fu costretta ad elaborare tecniche educative molto più elaborate di una padellata sulla testa. Mio padre poi, se proprio lo si tirava in mezzo, si sbilanciava al massimo con due calci nel sedere (i cosiddetti calci di punizione), ma lui non amava immischiarsi in queste faccende montessoriane, così spesso demandava i calci a mia madre (calci di punizione di seconda). Erano comunque eventi rari: spesso si addiveniva con buon senso a soluzioni diplomatiche o al limite (ma solo in caso di forte esasperazione politica) a una intermediazione commerciale. Esempio di soluzione diplomatica: “piantala se no ti do dei calci”. Esempio di intermediazione commerciale: “se ti do duecento lire la pianti”?
La punizione è un processo che tende a far cessare un comportamento considerato negativo, ingenerando sofferenza, paura o sensi di colpa. Può avvenire attraverso la somministrazione di uno stimolo aversivo (padellata), attraverso la sottrazione di rinforzatori (“non ti faccio più andare in bagno col postal market”) ma anche tramite uno stimolo appetitivo o piacevole (“oggi niente padellate”). Questo concetto piuttosto controverso, descrive una realtà in cui uno stimolo piacevole è molto più efficiente di uno spiacevole nel far cessare un comportamento negativo. Taluni ritengono che questa differenza corrisponda alla differenza tra viziare ed educare, talaltri ritengono che il sistema punitivo provochi aggressività, depressione, fobie, depauperamento dei rapporti interpersonali, attitudine alla bugia, secchezza delle fauci e cecità. Le punizioni per essere efficaci devono essere intense, date immediatamente (quindi mamma, la padella col tacco che mi hai tirato ieri per il salotto incendiato 30 anni fa, non ha valenza educativa, ma solo contusiva) e soprattutto devono essere date sempre.
Tutto questo da un punto di vista umano, ma se trasliamo il concetto alla società possiamo aggiungere la condizione necessaria secondo cui le punizioni devono essere date a tutti. La società italiana ha solide basi nel sistema punitivo e ha completamente perso di vista il concetto di educazione. Non per fare sempre quello che pensa da dietro, ma è difficile ignorare il fatto che punire è più semplice e molto più remunerativo di educare. Ma punire è un'arte complessa, come insegnava il marchese De Sade:
masochista: “picchiami!”
sadico: “no!”
Siamo il paese europeo che evade più tasse, cerchiamo di capire perché. I cittadini e le piccole aziende sono abbandonati a se stessi in balia di un sistema burocratico che somiglia molto alla trama di Matrix. Quando però si commette una irregolarità, si cala dal tetto di casa un commando di finanzieri addestrati come pasdaran che ti inibiscono la partecipazione alla vita sociale in eterno, non senza prima aver assestato un paio di padellate. Solo allora ci si accorge dell'esistenza di una struttura di controllo finanziario. Quando si ha bisogno, anche solo di capire, tutto ciò che si ottiene è un selezionatore vocale registrato:

Premere 1 per pagare le tasse
Premere 2 per pagare interessi di mora
Premere 3 per versare un contributo
Premere 4 per donare il 5 per mille alla tribbutaria
Premere logaritmo del numero di Nepero per ottenere un rimborso

In paesi all'apparenza più severi come Austria e Svizzera, il fisco si relaziona personalmente con il contribuente, accordandosi sul trattamento più adeguato e fornendo tutte le risorse e le nozioni per partecipare correttamente alla vita dello Stato. Solo successivamente e in presenza di mancanze palesi, intervengono le sanzioni.
Altro esempio. Siamo il paese europeo con il più alto tasso di incidenti stradali, nonostante si sia ormai raggiunto un sistema sanzionatorio che non si ricordava dai tempi delle prigioni turche nel dopoguerra. Tra qualche tempo infrangere un divieto di sosta comporterà lo scorporo di un quarto di tutte le proprietà immobiliari, frattanto nessuno si preoccupa di insegnare come si sta in strada, di non dare la patente a chi ha difficoltà a pilotare un carrello della spesa tra i corridoi della coop e creare un sistema viario che non somigli a un livello di doom. Abbiamo molti più incidenti di paesi in cui i limiti di velocità sono più elastici dei nostri e dove, soprattutto, gli autovelox non sono usati come dei bancomat dalle amministrazioni comunali.
In una società in cui la sanzione è l'unico rapporto tra Stato e cittadino, in cui vengono perdonati assassini, ma se non metti la marca da bollo su un documento sei un bandito e quindi bandito dalle attività pubbliche, non si può sperare di risalire i gradini della civiltà attraverso la paura e le minacce (padella padellae) o se proprio si vuole percorrere questa strada, non si ci si può accontentare di intascare più multe possibili, bisogna colpire subito, sempre, duro e tutti.
Altrimenti l'unica educazione che si ottiene è l'addestramento ad evitare le punizioni a sopportarle e a condividerle. Uno di quelli che dicono le cose, disse un giorno che a mettere insieme i cattivi si dà loro forza e consapevolezza ed è meglio non far sapere quanti pochi siano i buoni. La punizione colpisce l'uomo, ma non lo rende migliore. Educare frutta in qualità ed evoluzione civile, niente che si possa usare per comprare una Porsche Cayenne purtroppo.
Se siamo un popolo di furbi, squali e vittime è anche perché l'unico strumento di consapevolezza sociale che conosciamo è tirare qualche padellata a casaccio nel mucchio.

C (piangendo): “papà, Tafano mi ha picchiato”
P: “la prossima volta mena per primo, vai da mamma”
C: “mamma, Tafano mi ha picchiato e papà mi ha detto di venire da te se no mi dà il resto”
M: “BONG!”
C: (rimbombando): “ho la maglietta sporca di sangue”
M: “vedi cosa succede ad andare in giro a fare il cretino?”
C: “veramente è per la padellate che mi hai dato prima”
M: “BONG!”
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giovedì 14 giugno 2007

Aumenta le dimensioni delle tue pene


Il termine “spam” è entrato a far parte del vocabolario gggiovane che ormai contiene quasi un centinaio di lemmi (metteteci anche lemma) e quasi nessuno italiano. È usato per indicare un bombardamento (spesso di tipo commerciale) non desiderato. Per esempio gli iraqeni sono spammati dagli americani e io sono spammato da gente che mi subissa di informazioni personali presupponendo, losadio in base a quali parametri, un mio interesse a riguardo. Il vero regno dello spam è però l'informatica, in cui indica l'invio massiccio di posta elettronica non desiderata. Facile quindi intuire perché sia stata scelta proprio una parola che letteralmente significa “prosciutto speziato” (è la crasi di spiced ham – crasi non mettetelo nel vocabolario che lo stropiccia). Come dite? Non è facile? Che dite? Perché parlo come la voce fuori luogo di Lucignolo? Perché è il mio programma porno preferito.
Spam è il nome di una carne in scatola che negli anni 60 – 70 era molto in voga, come i pantaloni a zampa di elegante e le scarpe coi difetti di pronuncia (la zeppola). La pubblicità di questo prodotto aveva invaso l'America (ma voleva solo esportare cibo democratico), tormentandola con una canzoncina che, se non ricordo male le parole, faceva pressappoco così: “spam, spam, spam, spam, spam....”. Dall'esasperazione mediatica che ne conseguì, nacque una mitica parodia dei Monty Python che consegnarono spam alla storia e all'informatica. In pratica è un sinonimo di vodafone.
Sarà capitato anche a voi di ricevere valanghe di mail che propongono pillole per aumentare le dimensioni del pene, tanto per fare un esempio. Capitava spesso anche a un mio amico, poi ha scoperto che gliele mandava la sua ragazza.
Vorrei però spezzare un'arancia in favore del frutto dell'ingegno commerciale. In tempi di guerra si finisce per desiderare cose che nella quiete non vorremmo nemmeno sentir nominare. Così come durante il secondo conflitto mondiale la spam era l'unico cibo facilmente reperibile, capitano quei giorni tristi e ferali, ma festivi, in cui faresti entrare in casa un testimone di Geova. In quei giorni, ricevere una mail di Ramon Kovac che prende a cuore la felicità della mia donna che, a suo parere, raggiunge la pienezza spirituale dell'esistenza solo se io sono magro, imbottito di psicofarmaci, e con un membro asinino costantemente in preda a reflussi ematici... be' in quei giorni dico, può non essere un evento così spiacevole. Così, conscio della mia flaccità e della mia ipodotazione, mi sono messo di buzzo buono a rispondere al caro Ramon.

“Premuroso Ramon, credo sia giunto il momento che qualcuno renda i tuoi giusti meriti e ti ringrazi per le tue spesso mal interpretate attenzioni. Da principio le tue missive mi generavano uno stato di depressione e ansia. Soprattutto quelle con oggetto “pensa che bello se fossi in forma”. Depressione amplificata dalla precedente tua che recitava “posseggo tue foto nudo”. Fortunatamente però, le benzodiazepine che mi hai venduto per un pugno di dollari, mi hanno fatto vedere le cose sotto una prospettiva più olistica (cioè capisco con precisione ogni dettaglio, ma non ho la minima idea di quello che, nell'insieme, mi stia succedendo). Anche il mio terapista che continuava a ripetermi che mi avrebbe fatto accettare il corpo, lo vedo sotto una luce diversa, ora che ho capito che si riferiva al suo di corpo. E tutto grazie a te. Vorrei però chiederti di distogliere per un po' l'attenzione dalla mia donna e dalla sua soddisfazione. Non che non abbia gradito la mail “sorprendi tua moglie con 5 ore di sesso continuato” che conteneva l'arguto consiglio “invita a casa una dozzina di amici”, tutt'altro. Mi ha fatto piacere, forse più a lei, ma anche a me (e ai miei amici). Però vorrei ti concentrassi di più sulle mie esigenze personali che, come avrai intuito, non vertono sul coprire più femmine possibile e assumere molecole alteratrici dell'umore, ma bensì su qualcosa di più spirituale, su un'evoluzione interiore e intellettiva. No Ramon, non sono gay. Semplicemente sono maschio, ma non esercito. Però se hai qualche stock di deliziose tendine mandameli pure.
Un ultimo consiglio. Me la cavo abbastanza con l'inglese, quindi per cortesia evita di far tradurre le tue mail da google perché ciò che viene fuori è più vicino a quadro di Picasso che al concetto che in origine volevi esprimere. Soprattutto ricorda che google traduce “cock” con “rubinetto” e che c'è qui in Italia molta gente che si sta ancora chiedendo perché dovrebbe voler vedere giovani donne con la doccia in bocca.
È tutto, impagabile Ramon, spero di avere presto tue notizie e ci tengo a dirti che è valsa la pena pagare i filtri antispam e poi forzarli per poterti leggere.
Quando vuoi, sai come trovarmi”

Non so se Ramon ha ricevuto la mia mail, ma sospetto di sì. Sospetto fomentato da una denuncia per “comunicazione non richiesta” che mi è arrivata da un ISP alle isole Caiman. Comunque sono soddisfatto, ora il mio spam è cucito su misura per le mie esigenze: “Aumenta le dimensioni della tua coscienza” e poi “pillole per mantenere turgida più a lungo l'aura”. Per non parlare delle “alghe giapponesi per assottigliare i sensi di colpa” e “guarda bellissime teen ager mentre si fanno un esame di coscienza”.
Vedete a volte le cose spiacevoli non vanno semplicemente evitate (o come diceva Lorena Bobbyt: le cose spiacevoli vanno evirate), ma bisogna affrontarle, capirle, plasmarle e chissà, alla fine potrebbero diventare utili e persino piacevoli. Da quando, per osmosi e prossimità, la mia donna ha ricevuto una mail di spam che recitava “sorprendi il tuo uomo: dì qualcosa di sensato”, cestino la mail di lavoro e consulto con attenzione tutto lo spam e rispondo sempre. Non mi importa se ora vendono un firewall per spammer che contiene un software anticruman. Anche loro impareranno ad apprezzarmi, come ho fatto io con loro.

Questo post non ha fini commerciali ed è distribuito attraverso database assolutamente legali fornitimi da Tronchetti Provera. Se non si vuole più leggere cose simili cliccare qui: http://www.lassameperde.it/ e lasciare nome, cognome e codice pin del bancomat.

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martedì 12 giugno 2007

Vi darei ragione, se ne avessi


Io conduco una vita tribolata. Una vita passata a decidere se tagliare il filo rosso o quello blu, almeno fino all'avvento del wireless. In queste condizioni occorre affidarsi all'esperienza che suggerisce che il filo da tagliare è sempre l'altro, a meno che non lo si capisca in tempo: in quel caso è l'altro. Serve anche, non mi intimidisce ammetterlo, molta fortuna, ma la fortuna è una dea bendata e senza vedere si rischia di intercettare una testata e anch'essa sarebbe ben data. Non che trovi tutto questo affascinante, diomenescampi. Ci sono cose che vorrei cambiare e altre che vorrei non esistessero: come i fili blu e rossi o un cane di alabastro nel salotto. Cambiare le cose però non è mai facile e spesso non è nemmeno detto che sia un'idea felice. Poche nuove buone nuove, diceva mio nonno. Poche storie vieni a letto echeggiava la saggia nonna. Non peggiorare la situazione è quindi un risultato dignitoso, piuttosto che rovinarsi la vita per cercare di migliorarla. Soprattutto se giochi fuori casa. Era la filosofia vergata tra le pagine de I Malavoglia: guai a cercare di cambiare il proprio destino. Non so come è andata a finire alla famiglia Toscano perché il libro non l'ho mai terminato (di leggere, non di scrivere). La curiosità c'era, ma la voglia no. Comunque credo che nelle ultime pagine l'Aci Trezza perda lo spareggio per andare in A contro la Fiorentina di Padron Toni.
Io, invero, qualcosa ho sempre cercato di fare. Anche qui, in queste pagine, sottolineando cose che mi parevano assurde. Nel senso che mi pareva assurdo doverle sottolineare, ma evidentemente mi sbagliavo. Qualche giorno fa ho speso due parole su assassini in libertà. Persone che hanno preso così tanti ergastoli che quando moriranno non le faranno reincarnare: dovranno saltare un turno. E, non in preda a sbigottimento isterico, ma ad un pacato disappunto, ho ammirato la vita ricolma di soddisfazioni di chi è stato riconosciuto colpevole di 100 (cento) omicidi. Per fare ciò mi sono allungato fino negli States, per prendere spunto dalla vicenda della bella Paris catenalberghiera. Così, come pretesto, per non farla troppo pesante e non avere problemi con la gravità delle cose. Grazie a meccanismi insondabili e all'elasticità delle pareti di internet, il mio pezzo è rimbalzato vuoi di qua, vuoi di là, raccogliendo più commenti che consensi. Nei forum dove si è discettato di cotanto argomento, ho trovato solo piazzate sulla bella ereditiera che, essendo femmina, risulta dai sondaggi rientrare nella categoria “puttanaccia drogata”. Categoria che, col mutare del genere, diverrebbe “ribelle maledetto”. Gli interventi, quasi tutti orientati a lasciarla marcire in galera (tranne alcuni più incentrati sulla mera anatomia), si fregiavano anche di una certa competenza e spocchia sociologica. Tipo “è ricca non fa una melanzana tutto il giorno e la da via come se non fosse sua, quindi è giusto che soffra (ragazza che s'offre)”. Chissà se il commentatore nell'eventualità di ritrovarsi dotato di sfacciata ricchezza, e di beltà esteriore, andrebbe a stringere bulloni alla Breda e donerebbe tutto alla comunità recupero dipendenti (non tossici, proprio i dipendenti). Nessuno, ma proprio nessuno (a parte una vocina qui nel blog, quindi non proprio nessuno) si è minimamente scomposto sulla faccenda terroristi. Nemmeno un “ohilà, 13 ergastoli e sta in giro tranquillo? Perdindirindina, che fatto sfizioso”. Nulla.
Allora ho pensato (solo allora lo giuro, poi ho smesso): è giusto così. Sono io che sbaglio. Se le nostre pulsioni di giustizia riguardano solo Paris Hilton, è giusto che valga tutto. Anche i cani di alabastro in salotto. Allora tocca andare da Fioravanti, stringergli la mano e dirgli “non ci sono cazzi, ha ragione lei e io, tanto per non cambiare, ho preso un granchio, chele devo dire!”.
Ora sto provando a usare questa nuova visione delle cose e non mi trovo malissimo se devo dirla tutta. Dà un senso di gioviale leggerezza e ho molti più amici di prima (lo dicono anche loro due). Vi faccio qualche esempio: con l'avvedutezza che mi contraddistingue sono andato a fare il pieno di gasolio 27 minuti prima dell'inizio dello sciopero dei benzinai, seguendo l'accorato consiglio dell'Anas, Aiscat e Società Autostrade. Trovo con moderato disinteresse che il costo del carburante è aumentato rispetto al giorno precedente così interloquisco con l'operatore di pompa:

Cruman (con tono annoiato): “Amico benzinaro, com'è che è aumentato il gasolio (già in generale da quando tutti comprano le macchine diesel), ma in particolare oggi, vigilia di 48 ore di sciopero e quindi patrono dei benzinai?”
Addetto: “Amico in coda per un inutile pieno perché tanto il mondo strabuzza di crumiri, è semplicemente aumentato il costo del petrolio”
C (sbadigliando): “Bizzarro, l'economista inviato a Wall Street ha appena detto il contrario per radio”
A: “Ma non mi dire. Piuttosto hai visto che Parig Ilton è uscita di prigione? Figa da Alcatraz! Ahr Ahr Ahr”
C (con vigore): “Perdiana! Davvero mi dici? Corro a casa a sentire che ne pensa Alfonso Signorini. Grazie, ciao amico benzinaro”.

Pieno di gaie speranze e di gasolio sovrapprezzo, mi dirigo verso un negozio di elettronica, deciso a sfruttare almeno una di queste mirabolanti offerte comunicative, che a sentire De Sica, Totti, Megane Gale e altri personaggi competenti del settore, sono rimasto l'unico puparuolo che paga per fare delle telefonate e addirittura per avere un telefono generazionale. Mi preme dunque interagire con un commerciante di canali trasmissivi in etere:

C (vago): “Mi è parso di intuire distrattamente dalle vostre discrete e ben distribuite reclame che poco o nulla mi è dovuto se scelgo voi invece di quelli. Però se non ho interpretato male la matrice tetradimensionale che c'è a pagina 489 del contratto che suggerite caldamente di visionare, esiste la concretissima possibilità (diciamo attorno al 100% o poco più) che le telefonate mi costino come un figlio scemo”
A: “Ma è sicuro di aver letto bene?”
C: “Direi di sì. Vieppiù volevo cogliere l'occasione per farvi i complimenti per la scelta del font symbol corpo 6 in grigio chiaro chiaro su bianco e per la scelta di scrivere in fenicio che, come tutti sanno, ha un alfabeto composto solo di consonanti”
A: “Stiloso vero? E lo sa lei, che è così attento ai dettagli, che la modella dell'ultimo spot è stata pagata il doppio di Gattuso senza nemmeno sapere come si calcoli il doppio di qualcosa? Sembra anche che abbia ottenuto la parte perché il regista c'ha provato (per questo si chiamano provini)”
C (estrapolando le labbra): “Che cosa diavolo stai dicendo Addetto Telefonico? E Totti che dice?”
A: “È normale”
C: “Presto mi venda un videofonino, devo sentire come chioserà Franco Ordine

Il benzinaro e l'addetto telefonico hanno ragione. Da quando il mio programma di approfondimento culturale preferito è Lucignolo, distribuisco giudizi a pioggia su qualsiasi cosa con un effetto catartico sulla mia coscienza, qualsiasi cosa significhi... coscienza.

Angelina Jolie sta raccogliendo fondi per le vittime del Dharfur”
“Eh questi uragani, tutta colpa del buco dell'azoto. Ma sta ancora con Brad Pitt?”

Fate come me: date ragione a loro... è gente permalosa.
Doposcritto: la mia modesta convinzione di scrivere le cose più interessanti di tutti gli emisferi (quanti essi siano), mi ha raramente portato a segnalare produzioni grafologiche altrui. Questa volta, visto che si parla di ciò che ci succede intorno durante lo stacchetto delle veline, mi sbilancio a consigliarvi di leggere TUTTO questo articolo.

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venerdì 8 giugno 2007

Privacy del garante


Mentre smanopolavo frequenze in attesa che un semaforo divenisse di un colore acconcio al moto, mi è toccato in sorte di intercettare un'intervista al garante della privacy. Per ovvi motivi non farò il suo nome e, peraltro, egli ha concesso l'intervista riservandosi di parlare con una patata in bocca, la testa in un pentolone da polenta e abbozzando un accento svedese talmente ben modulato che era corredato da apposite chiavi a brugola. Codesto tizio, a capo di una struttura che si fa gli affari nostri per proteggere la nostra privacy, era molto insolentito nei confronti di Google. Secondo lui il colosso americano del “non lo so, cercalo su internet”, rappresenta una inquietante minaccia al diritto alla privacy. Il garante trova intollerabile che il nostro peregrinare per le ragnatele telematiche venga monitorato e registrato in qualche settore disperso in un disco rigido e quindi poco propenso a simpatizzare. Per sovramercato, l'uomo nel pentolone si erge a baluardo del “fatevi i cazzi vostri” nei confronti del fatto che questo signor Google si permette di suggerire percorsi preconfezionati sulla base delle caratteristiche del cercatore. Che cosa orribile. Google cerca di capire che cosa ci interessa e ce lo suggerisce. Aiuto!
In un climax incontrollabile, il garante avverte con toni da invasione aliena, che qualcuno, al di là dell'oceano, accumula informazioni riguardo i nostri gusti politici, consumistici e addirittura, parole testuali, sindacali. Io ho provato ad immaginare un tristo americano afflitto dai trigliceridi e dal burro d'arachide, che un giorno comincia ad esultare per l'ufficio perché ha scoperto a quale sindacato è iscritto cruman. Giubilo dell'azienda tutta e quadretto appeso nella bacheca dei dipendenti del mese.
Ho trovato in qualche modo stoppacciosa tutta questa acredine verso Google. Mi piacerebbe sapere dal garante che fine hanno fatto le centinaia di migliaia di intercettazioni abusive a danni dei cittadini, effettuate da una struttura privata al soldo di, diciamo così, poteri occulti. Quelle intercettazioni per cui è stato fatto un decreto che recita più o meno così:
“In riferimento ai tabulati ottenuti in maniera fraudolenta da omissis, per conto di omissis, durante un lungo periodo di tempo, lo Stato decreta quanto segue: ce le teniamo noi”.
La questione è stata l'epicentro di un terremoto socio politico ed è fin troppo banale un legame (finanche linguistico) tra questi tipi di terremoti e il Sismi.
Nel paese delle notizie che fuggono meglio del metano, dei telefoni privati che sono più pubblici di una cabina, delle continue telefonate di venditori di qualsiasi cosa (da abbonamenti a telefoni sicuri alle bottiglie di olio extravergine ascendente extrabilancia), il garante della privacy fa passare Google per il vero nemico della nostra vita privata. Dimentico (lui non io), prima del fatto che siamo il paese occidentale che usa meno internet e poi del concetto di consapevolezza, cioè del fatto che uno che apre la paginetta di Google per cercare “donne che si depilano il petto”, si rende ahimè conto di star ponendo una domanda a un sistema che acquisirà informazioni, essendo con esso connesso. Mentre io che prendo il mio telefono a gettoni d'oro e chiamo il pizzaiolo per farmi portare una pizza doppia mozzarella imbufalita, vivo nella speranza che questa faccenda sia una cosa tra me e il pizzaiolo egizio. E invece no. Passiamo la vita a firmare pagine e pagine di autorizzazione al trattamento dei dati personali anche per avere due gocce di grappa giulia nel caffè e poi c'è qualcuno che si fa grasse risate a sentire le mie litigate al telefono con il pizzaiolo che non mi ha imbufalito la mozzarella.
Questa bizzarra faccenda della privacy che ha messo in testa a molta gente di avere sensibilissime informazioni personali da tutelare, ci ha alfine portato in una situazione a dire il vero piuttosto prevedibile. Il settore sociale felicemente definito da Engels “degli sfigati”, si è ritrovato i propri fattacci sparsi per tutte le scale e giù in strada, mentre chi ha davvero qualcosa da nascondere è pure capace che ti denunci perché hai ascoltato mentre prendeva accordi con un killer siriano. A questo aggiungiamo pure segreti di stato, insabbiamenti e fumo oculare e cerchiamo di capire se il risultato è il nemico Google.
È possibile, diciamo anche molto probabile, che il colosso americano utilizzi a fini di marketing le informazioni che mettiamo a disposizione navigando, ma le continue violazioni che avvengono in casa nostra ad opera di strutture privatizzate e vendute al miglior offerente o al potente di turno hanno scopi ben più pericolosi.
Esco di casa la mattina, imbocco l'autostrada e il telepass lo spiffera a qualcuno, viaggiando, delle telecamere registrano dove vado, a che velocità, con che macchina e se ho lavato il ricordo organico di quel piccione che avendomi visto in coda fermo da ore, mi ha scambiato per un monumento. Giunto a lavoro timbro esprimendo il mio rapporto con la puntualità, mangio, pago con la carta di credito, prelevo con il bancomat, telefono alle mie amanti in ordine di rubrica smuovendo sopiti pruriti di qualche intercettore e infine vado a letto... preso all'Ikea... quella di Carugate. Tutte queste informazioni vengono accumulate, dossierate ed archiviate dal mio portinaio. I portinai sono la spina dorsale del Sismi. Anche i citofoni, ma più i portinai. In tutto questo il nostro garante è seriamente preoccupato dal fatto che da qualche parte in America, c'è scritto che qualcuno ha cercato “film con nani, molti nani”.
Io non sono un tifoso della privacy come ho già raccontato qui, ma quando ho saputo che questo tipo competitivo (garante, colui che gara) ha dato parere favorevole all'utilizzo di piccoli elicotteri spia su Milano (da 50 mila euri l'uno), che possono riprendere qualsiasi cosa, ho deciso di perplimermi. Sì perché è vero che, esempio, googlemap viene usato per cercare le strade, in particolare quelle dove donnine discinte prendono il sole o esibizionisti si aprono l'impermeabile in direzione del satellite, ma almeno lo possono usare tutti. Questi occhi volanti saranno pilotati (e le immagini che mandano osservate) da un vigile urbano: non esattamente una tappa dell'evoluzione umana. Così ho scritto una mail all'uomo del pentolone che mi ha gentilmente telefonato:
Garante (con marcato accento svedese): “Prontiiiiiii”
Cruman: “Garante è lei?”
G: “Ehmm sì, senta lei non si deve insolentire, noi lavoriamo per migliorare la circolazione stradale e contrastare l'ecocrimine”
C: “Guardi capisco che togliere un vigile dalla strada e chiuderlo in un ufficio con un giochino, migliori sensibilmente la circolazione, ma chi controlla il controllore? Non che mi interessi molto, voglio dire, se ne traete un qualche diletto potete anche farmene svolazzare uno nel cesso di casa mia di questi elicotteri, specie d'estate, così magari le pale mi refrigerano l'ambiente, ma a questo punto che senso ha prendersela con Google, che tante risposte ci ha dato per le parole crociate?”
G: “Mi meraviglio di lei che è un informatico, dovrebbe sapere che rischi si corrono con le nuove autostrade telematiche”
C: “Come fa a sapere che sono un informatico?”
G: “Ehmm, ho detto informatico? No volevo dire, lei che è informato, persona avveduta”
C: “Senta, non è che, senza offesa eh, mi sta prendendo per il culo?”
G: “No al contrario”
C: “Il contrario del culo?”
G: “No dico il controllo delle strade è un servizio utilissimo”
C: “Io non uso mai la macchina”
G: “Cosa? Ma se fa 35 mila km l'ann....ma porc!!”
C: “Signor garante, apra una bella pagina di Google e cerchi 'd'annà affan..'”


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mercoledì 6 giugno 2007

23 giorni all'Hilton


Nell'America che conta, quella dove gira la roba buona per intenderci, vive una ragazza di ottima famiglia catenalberghiera di nome Paris Hilton. Si chiama davvero così, come se da noi una tizia si chiamasse Pinarella Miramare. Forse perché se hai un portafogli a quattro ante puoi anche pernottare presso di lei. Questa giovin figliuola dai costumi semplici e striminziti è stata fermata da un agente della stradale 980dollarialmese mentre era alla guida della sua modesta vettura priva di patente (la figliuola non la vettura). Non che se la fosse dimenticata, gliel'avevano stracciata sul musetto (sempre il suo non della macchina) qualche giorno prima a causa del suo tasso alcolemico pari all'inflazione annua del Burundi. Nonostante il potere della famiglia della ragazza, la Hilton si becca per direttissima 23 giorni di carcere. E, udite udite, le fanno fare 23 giorni di cella. Qui se qualcuno che prende meno di 4 anni fa un giorno di cella o, per colmo di assurdità, perde il posto di lavoro, assistiamo a sbigottimenti generici e avvocatizi. Non c'è da stupirsi se i peggiori delinquenti internazionali decidano di abbandonare paesi in cui ti recidono le cartilagini inferiori se butti in terra una cartaccia, per venire a soggiornare nella nostra bella Italia del “visita i musei, conosci gente, derubala, uccidila”. Pensate forse che tutti quegli assi del volante targati “tanto io l'alcool lo reggo” che hanno asfaltato un numero impressionante di persone, stiano in carcere? Pensate forse che non possano tornare in possesso della patente di guida? Questo è il paese delle possibilità. Combina il casino che più ti aggrada, avrai sempre un'altra possibilità e se il casino che hai combinato ha sufficiente riverbero mediatico, di possibilità ne avrai molte di più di tutti noi poveri incensurati.
Ma proviamo a fare paragoni più interessanti.
Per la strage di Bologna (85 morti) sono stati condannati Mambro e Fioravanti (come esecutori), ma anche Licio Gelli (Gran Maestro della Loggia P2), il Generale Musumeci e il Colonnello Belmonte (alti funzionari dei Servizi) per depistaggio. I poteri massonici ci sono ancora, i Servizi deviati anche, mancano solo gli estremisti di destra per ricreare un panorama mica da ridere. Eh no, ci sono anche quelli. Grazie a strane leggi e a documenti che scompaiono e riappaiono modificati, terroristi con 17 ergastoli più 330 anni (perché non si sa mai) di condanna per l'uccisione di 97 persone (novantasette!), sono liberi e stanno anche per meritare quella formula di Stato che li considera debitori che hanno saldato. Mentre tu povero vigliacco che manco hai il coraggio di uccidere qualcuno al massimo puoi essere un saldatore che ha debiti. Da più parti (anche politiche) si dice e si è detto che Mambro e Fioravanti non hanno messo mano nella strage di Bologna (strage che comunque non ha ancora un mandante e un movente), ma se avete voglia e stomaco guardatevi qui la lista di mostruosità gratuite commesse (e ammesse) da questi personaggi che ora vivono tranquilli e protetti, ma anche considerati, rispettati, intervistati, editati e compagnia bella. Cioè non vivono relegati in qualche angolo sperduto della terra, tipo chessò Vetralla, a difendersi dagli sputazzi. No no, stanno meglio di tutti noi messi insieme. Fioravanti non è nemmeno cinquantenne e, scontiamogli pure la strage di Bologna, è libero dopo aver ucciso 12 persone (alcune per futili motivi) e concedendogli anche una qualche forma di pentimento, non mi sembra un ottimo esempio per tutte quelle realtà eversive tuttora attive e probabilmente connesse con poteri occulti.
Chissà che cosa penserebbe la bionda Paris sdraiata sulla branda di una cella preoccupata dagli sguardi androgini delle sue concellanee, sapendo che qui in Italia uno che ha ammazzato più persone di quante lei sia riuscita a scoparsi in una settimana, vive indisturbato e, in qualche modo, ossequiato. Probabile che le verrebbe una mezza idea di trasferirsi qui. Nel caso io ho un divano letto molto più letto che divano. Ovviamente, insieme a lui, vivono ancora più indisturbati terroristi mai trovati (anche se sarebbe più corretto dire mai cercati) e, da non sottovalutare, i mandanti della strage di Bologna.
E pensare che abbiamo pure un governo di sinistra, ma come sempre nessuno muove un dito per mettere mano ai documenti coperti da un assurdo segreto di stato. Frattanto qualcuno le mani ce le mette di nascosto per farli sparire. Così il giorno che un politico avvertito farà il nobile gesto di scoperchiare questa fogna di merda fumante, ci troverà solo due cacchette di capra and goodnight to the players.
Ci si interroga, ultimamente, sull'apparente distacco tra popolo e politici, ma credo che la domanda da fare sia più propriamente questa: a che fuffolo servono i politici?
Non è una domanda retorica o provocatoria. Io davvero non lo capisco. Ho in qualche modo gioito all'avvicendarsi dei governi. Ero incuriosito dal possibile cambiamento. Ma qui niente muta, come dice sempre il mio istruttore di sub. Il potere amministrativo è detenuto da una casta di burocrati dipendenti statali a tempo indeterminato che non perdono il posto nemmeno a seguito di condanne definitive. Quindi tu puoi votare chi ti pare, tanto comandano sempre loro. Tipico esempio, l'amministrazione comunale: voi credete che sia il sindaco a tirare le fila al municipio e invece ciccia. Esiste la famigerata figura del direttore del comune che ha, insieme all'usciere, il vero potere assoluto. E quelli non li manda via nessuno, né noi né i politici.
Spaventose lobby economiche, militari e dei Servizi fanno il resto. In mezzo ci sono questi goffi personaggi che fingono di guidare il paese, ma sono sempre di più fuori da ogni contesto istituzionale che non sia di rappresentanza. Qualsiasi scandalo venga fuori in Italia, dalle intercettazioni alle montagne di denaro pubblico su cui banchettano personaggi sinistri, loro non ne sapevano nulla. E questo dovrebbe spiegare perché un governo di sinistra lascia in giro terroristi di destra (non che sarebbe giustificato a lasciare in giro quelli di sinistra), perché avalla basi militari americane e compagnia cantando.
Per fortuna esiste ancora un ultimo baluardo di dignità rappresentato da uno gruppo di coraggiosi giudici, che combattono nell'ombra contro nemici spietati, contro lo stesso Stato che li abbandona o peggio, li ostacola nelle indagini troppo pericolose e contro alcuni loro colleghi che si fanno una fama e una carriera inseguendo calciatori, farmacisti, veline e paparazzi. E noi dietro come cagnolini scodinzolanti. Se vogliamo uscire da questa spy story di serie B dobbiamo aiutare queste persone. Parlare ogni giorno di loro, come fossero cantanti o attrici. Dire tutto quello che fanno, che cosa mangiano, che cosa bevono, con che cosa condiscono le unghie. Creare attorno a loro un sistema di sostenitori... di tifosi. È l'unico modo per evitare che vengano abbandonati o costretti a rinunciare perché quello che fanno dà fastidio a qualcuno. Deve finire la macabra usanza di conoscere la vita dei giudici solo attraverso i dettagli della loro uccisione o incontrando lapidi alla memoria. Se vi ricordate è quello che è successo con Di Pietro e colleghi, che hanno lavorato in un clima da stadio per il semplice motivo che qualcuno ha detto all'italiano medio che c'erano in giro dei tizi più furbi che facevano dei bei soldi senza faticare troppo. Come al solito il nostro impegno civile percorre al massimo la strada che porta alle nostre tasche.
Cara Paris, sei stata sfortunata, se beccavi questi 23 giorni di prigione un po' prima magari ci scappava un ruolo da protagonista in Number 23, ma sono sicuro che troverai un altro modo per farli fruttare. Comunque sappi che qui da noi le porte (delle carceri) sono sempre aperte.

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martedì 5 giugno 2007

Che (brutto) spettacolo!


Che spettacolo! Questo slogan, che campeggia su magliette e cappellini dei fan di Valentino Rossi, di sicuro è ben impresso nella mente di chi, come me, ha trascorso il week-end appena passato al Mugello. Non tanto perché nel tempio toscano della velocità approdino solo fan del campione di Tavullia – affermazione comunque abbastanza vera – quanto perché lo splendente carrozzone del motomondiale è un vero catalizzatore di tutto ciò che, in ogni sua forma, contribuisce a creare spettacolarità.
Fughiamo prima di tutto il dubbio che può essere venuto a qualcuno: in questo post non si parla di gare. La motoGP l’ha vinta Rossi e le serie minori qualcun altro, fine della cronaca. Si parla invece di tutto ciò che è stato a contorno, ovvero di quanto rientra nella voce “indotto” parlando con il linguaggio dei professoroni di economia. E in effetti indotto a scappare lo son stato sin da quando ho visto i prezzi dei biglietti in prevendita, conscio che non sarebbe stato che l’inizio; non mi sono nemmeno lasciato scoraggiare dalle risposte alle mie telefonate alle strutture ricettive – “per il motomondiale? AHAHAHA!” – e dallo spettro del traffico che avrei incontrato al ritorno. In fondo sono tutti aspetti che si conoscono preventivamente e che in qualche modo si articolano nella testa prima del “ma si, chi se ne frega” che sancisce la decisione di andare.
La prima esperienza che vorrei condividere è la seguente: il primo week end di Giugno, checchè se ne dica, è in inverno. Fregatevene dei calendari: da quando ho coscienza di me non ricordo un solo evento (scampagnata, giro in moto o torneo al mare) in questo nefando fine settimana che non sia stato caratterizzato da piogge torrenziali.
In seconda battuta vi invito a riflettere – ma questo lo ha già fatto lo Cruman qui – sul fatto che ormai i tifosi del calcio e quelli del motomondiale differiscono davvero di poco. L’analogia è presto fatta: la serie A merita spalti pieni e occhi spalancati, le serie minori sono un male necessario – una sorta di riempitivo – per potersi gustare l’evento principale. Per conto mio snobbare le due gare che precedono la MotoGP (specialmente avendo già pagato un biglietto del taglio minimo di 90 sacchi) è furbo come tapparsi le orecchie mentre suona il gruppo di supporto a un concerto.
Punto tre: al Mugello non di dorme. Questo slogan lo sanno anche i muri: il campeggio all’interno dell’autodromo è del resto fortemente sconsigliato (al punto da non essere nemmeno pubblicizzato sul sito dell’autodromo come opzione di ospitalità) a chi non sia pronto a diventare parte attiva di un carosello di ubriacature e folleggiamenti notturni a tema motoristico. E fin qui niente di male, del resto nessuno si sogna di entrare in discoteca e pretendere di sentire la musica a basso volume. Quello che però non è scontato è il fatto che nella notte del sabato all’interno dell’autodromo si rischia la vita: non mancano infatti gli acrobati che impennano con le moto da cross tra le tende dei campeggiatori o i “simpatici burloni” che incendiano gli scooter vecchi “per fare caciara”. E la cosa più inquietante è notare che questa dilagante abitudine non è la solita “pratica tutta italiana”: è infatti stupefacente vedere che anche gli stranieri – che solitamente prendiamo come riferimento di civiltà – si omologano molto rapidamente (e con splendido spirito d’iniziativa) a questa linea di condotta. Gente che a casa propria non si permetterebbe di lanciare un mozzicone per terra qui non si fa alcun problema a frantumare bottiglie di birra nei prati che ospiteranno il giorno dopo migliaia di persone sedute a terra, o a spargere rifiuti di ogni genere con una minuziosità che solitamente si ammira solo nei contesti delle opere d’ingegno.
Last but not least, la ciliegina sulla torta che tutti si aspettano. Il colpo di genio finale. A 5 giri dalla fine della gara di MotoGP, a posizioni ben delineate, uno dei due speaker dice la prima cosa intelligente di tutto il week-end, invitando il pubblico lungo il tracciato a non creare situazioni di pericolo invadendo la pista. A 4 giri dal termine la pit lane è piena di carabinieri pronti ad arginare la folla che ormai sembra ben più che motivata a non ascoltare i consigli provenienti dall’altoparlante. I team si affrettano a chiudere le saracinesche dei box e a rimettere “i muletti” allestiti in caso di pioggia sulla corsia box al sicuro. A 2 giri dal termine il lungo nastro d’asfalto che costeggia il circuito al di là dei muretti, corsia solitamente riservata ad ambulanze, carri attrezzi, fotografi in scooter e commissari di percorso, è pieno brulicante di gente. L’ultimo giro è caratterizzato dal superlativo exploit di pochi selezionatissimi geni che pensano bene di attraversare il rettilineo (guardando prima con circospezione che nessuno sopraggiunga, come un pedone che attraversa fuori dalle strisce) per guadagnare posizioni preziose sotto il podio. La bandiera a scacchi è infine il “tana libera tutti”: Rossi passa indenne e come lui le 3-4 moto che lo seguono a poca distanza; i piloti che invece occupano le posizioni di rincalzo devono rallentare prima ancora di tagliare il traguardo dato che il tratto prima della San Donato è già gremito di tifosi. L’ultimo pilota all’arrivo, Kenny Roberts Jr, distaccato di mezzo giro dalla testa della gara, taglia incredulo il traguardo allo stesso passo con cui si fa l’otto per l’esame di guida: a passo d’uomo, facendo inversione per poter ripercorrere il rettilineo al contrario e trovare rifugio nei box di un’altra scuderia ancora non invasa. Prima ancora che i primi tre piloti rientrino al parco chiuso (ovviamente giro d’onore abolito per evitare saccheggi e placcaggi vari da parte dei tifosi) sul rettilineo c’è già di tutto: biciclette, ragazzini che impennano con lo scooter (ovviamente senza casco), supersportive che si esibiscono in coreografici burnout, petardi in stile capodanno buttati tra le gambe dei festeggianti.
Come nel migliore dei finali cinematografici, carrellata in campo largo mentre guadagno l’uscita: da un lato Valentino che ringrazia il disciplinatissimo pubblico degli invasori di pista regalando loro il suo casco (Vale, fai un piacere, la prossima volta mettilo su ebay); poco più in là un paio di ragazzini di giallo vestiti si prostrano sulla posizione occupata in griglia dal loro beniamino per una foto ricordo, rischiando un clamoroso sotomajor da parte di una supersportiva che si fa spazio tra la folla a gas spianato; sullo sfondo, la Casanova-Savelli popolata da un numero imprecisato di piloti in erba che la percorrono cercando di emulare i propri idoli in pantaloni corti e ciabatte
Alla fine di tutto ‘sto popò di carrozzone, capace di riempire per bene un weekend in uno dei posti più belli del mondo, rimane insomma l’amarezza di uno spettacolo indegno a corredo di un evento meraviglioso. E come se non bastasse mi tocca pure ricredermi: quando negli anni scorsi sentivo qualche appassionato di moto e di gran premi rinunciare al Mugello professando una sorta di obiezione di coscienza, pensavo a un’esagerazione o a un raccontare una mezza verità prendendosela in verità con i prezzi, la stagione e il chattering. Capisco solo ora che, tutto sommato, di un brutto spettacolo del genere si possa anche fare a meno: dalla poltrona di casa non si percepiranno certo gli odori, i rumori e le vibrazioni che infiammano gli animi degli appassionati veri, ma perlomeno si può continuare a seguire le corse senza smettere di voler loro bene.

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