sabato 10 giugno 2006

Silenzi o stampa


Ho trovato su un libro di fantascienza numerosi riferimenti al mio edicolante (participio presente del verbo “edicolare”, non so se mi spiego). Non a tutti gli edicolanti, solo a quello dietro casa mia. Se lo riconoscete nella descrizione significa che abitiamo vicini (io l’ho riconosciuto) oppure che la fantascienza è in grado di autoclonarsi.
Come premessa bisogna considerare che il mio edicolante è uno che paga la merce solo dopo averla venduta. Questo però è un fatto comune a molte attività commerciali postmoderne. Per esempio, in un libro di fantaeconomia, ho letto che in una repubblica sudamericana di cui non ricordo il nome i grandissimi supermercatissimi realizzano il loro utile non tanto grazie al ricarico sui prezzi delle merci, bensì mediante operazioni finanziarie giocate sulla differenza cronologica che intercorre fra l’incasso di liquidità e il pagamento dei fornitori (del tipo alcuni mesi). Questo geniale modo di operare permette di vendere a prezzi talmente scontatissimi da far passare per amici di Alì Babà tutti i dettaglianti che operano nella medesima area geografica. I quali alla fine chiudono bottega e in ogni bar ci sarà sempre un esperto di economia che dice “ben gli sta”, salvo poi scoprire – col tempo – che ci sono cartelli che non hanno a che vedere col divieto di sosta, e che il Paese Civile in cui vive è diventato un potentato delle banane fondato sul malinteso che generare ricchezza sia la stessa cosa che produrla. Questo diceva il libro di fantaeconomia.
Ma torniamo al mio edicolante, che è ancora più fortunato: se non vende la merce, la può restituire senza rimetterci nulla. Non deve avere un magazzino, non deve rischiare il deperimento della merce (cioè, i giornali deperiscono, ma in un senso diverso da quello in cui va a male, per dire, il prosciutto cotto). Se si trattasse di uova e latte, dovrebbe cercare di smerciare alla svelta eventuali avanzi, magari abbassando i prezzi o mettendosi d’accordo con qualche mariuolo che trasforma tutto in merendine per i bambini dell’asilo, ma certo non potrebbe sperare che qualcuno passi a ritirare le uova vecchie perché così va il mondo.
Invece dal mio edicolante va un omino col furgoncino, che ritira i giornali scaduti e fa pure tante scuse, ché la volta dopo magari glie ne porterà qualcuno di meno così non ci sarà da spaccarsi la schiena in due a tirar su ‘sti pacchi di carta. Questo diceva il libro di fantascienza.
Perciò, a grandi linee, il mio edicolante dovrebbe essere in pace col Mondo e con la Specie Umana, e invece così non è: egli ha un bel po’ di difetti comportamentali che si riflettono col suo modo di relazionarsi col cliente. Non solo con me, altrimenti potrei arguire di essergli antipatico e ricondurre i suoi bislacchi atteggiamenti alla sete di rivalsa nei miei confronti. Invece l’individuo fa così con tutti. Così come? Per esempio, entri nella sua edicola (è un’edicola di quelle dove si entra, cioè, non è che lui sta dentro e tu fuori, si sta tutti dentro, clienti ed edicolante) e dici “buongiorno”. Il buongiorno casca per terra, perché lui non risponde. Il mio barista, almeno, al posto del buongiorno spara un “diìcàa”, che possiamo interpretare come un embrione di “How can I help you, sir?”.
Invece questo qua neanche vomita il “diìcàa”. Guarda, silente, da un'altra parte. Io se fossi un edicolante starei sempre a leggere gratis qualsiasi cosa, finanche le riviste sozze, ma questo non è distratto perché legge. Guarda soltanto da un’altra parte. Gran cosa la fantascienza.
Malgrado ciò chiedi, per dire, se è uscito “Donne e Motori” di giugno e lui, alzando il mento per un nanosecondo, risponde “forsestallà”, quadrisillabo malamente articolato che vale per “Gentilmente, signore, ritengo di averlo esposto sullo scaffale alla sua sinistra in alto, ma dal mio punto d’osservazione mi è impossibile verificare l’asserto, dunque le chiedo di farlo lei in mia vece, in quanto, analizzando la sua posizione nello spazio, non riscontro difetti parallattici che le siano d’impedimento”. “Donne e Motori” è un mensile che si occupa di paranormale.
Al che, ti devi mettere a ravanare fra gli scaffali finché l’accattivante copertina di “Donne e Motori” compare dietro una catasta di buste-sorpresa ma, disdetta, trattasi del fascicolo di maggio e allora tu dici “è di maggio, ma ora è giugno, lo sai tu che è giugno o vegeti in una cronosfera svincolata dal nostro sistema solare?”. L’edicolante, a quel punto, è dispiaciuto perché gli è avanzato ‘sto giornale marcio che nessuno gli ha portato via, e allora non è che dice “Sorry”, no, egli ipotizza: “Se vede che ggiugno nun è uscito. È un mensile?”. E certo, se no ti pare che ti chiedo quello di giugno? E poi, secondo te sarà il fabbricante di “Donne e Motori” che non s’è accorto che era ora di far uscire la rivista, oppure sei tu che in mezzo a tutto questo casino non ti sei accorto che t’era sfuggito un giornale marcio e che ti mancava quello nuovo?
La domanda “è un mensile?”, d’altra parte, non è un diversivo tattico, bensì nasce da una sincera curiosità: il mio edicolante non sa assolutamente cosa vende. Tanto c’è scritto sopra. “Tanto ‘a ggente leggono er titolo, no?”, e ciò dovrebbe agevolare la scelta non assistita.
Un giorno che mi giravano un po’, gli ho fatto notare che in effetti lui ignora l’oggetto della sua professione. Ha risposto “capirai, ce staranno diecimila ggiornali…”. Mi sono limitato a ribattere che il ferramenta di fianco ci ha diecimila chiodini tutti diversi chiusi in tante scatoline, e sa distinguerli alla svelta, proprio come fa con i pennelli, le coppiglie, le chiavi da duplicare, le fascette stringitubo. Mica roba colorata come i giornali.
Orbene, per tutti questi motivi ritengo il mio edicolante un individuo baciato dalla fortuna, di quelli che appunto esistono solo nell’universo fantasy. Certe volte vorrei essere lui, anche se mi rendo conto che la mattina alle 5 è lì che tira su la saracinesca perché arrivano i quotidiani freschi, e questo è fantascientifico. Però, per il resto, non è che abbia troppi pensieri tipo quelli che sguazzano nella testa del mio pizzicagnolo, uno che per dire deve scegliere se vendere pepsi o cocacola (è una decisione più pregna di conseguenze di quanto un barbiere come me possa immaginare).
L’edicolante no, lui è al di sopra delle parti, vola alto come le Idee. È il vero Ente Supremo dell’informazione, il Massimo Sistema che può sancire la par condicio esponendo sullo stesso scaffale repubblica corsera avanti manifesto secoloditalia unità tempo donnamoderna maxim, oppure condannare una testata all’oblio senza colpo ferire. E il bello è che qualsiasi cosa faccia (od ometta) non la fa apposta, ma solo perché sostanzialmente per lui in nessun caso cambierebbe nulla: è questo il vero Potere Assoluto, il Permeante Inapplicato. Altro che logge massoniche, altro che reti televisive.

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6 commenti:

cruman ha detto...

Avendo tu giustamente redarguito il spaggio a causa del martello che non martellava, mi sento in dovere di bacchettarti in merito a una cosa che a avrei dovuto inserire nel post "Una volta per tutte". Ali Babà non era il capo dei ladroni come la coscenza collettiva ha ormai sintetizzato. Ali Babà e i 40 ladroni altro non significa che Ali Babà CONTRO i quaranti ladroni. Almeno se la mia memoria volatile non mi tira un mancino tiro.

Anonimo ha detto...

vabbè io sono una fan di cruman, ma da oggi mi sa che dovrò seguire anche postatore sano....
Dura la vita....:-)

cruman ha detto...

io sono anni che lo seguo tanto che un mio amico pizzettaro ogni volta che mi presentava a qualcuno diceva "è gghei o so mia me che cosa". Poi lui ha cominciato a seguire me e il nostro amico pizzettaro è rimasto scosso perchè diceva "te tse mia gghei" e non riusciva a spiegarsi l'arcano.

postatore sano ha detto...

Vero che in qualche modo il signor Alì, detto Babà a causa della sua smodata passione per un dolce napoletano intriso di liquore malgrado la sua fede religiosa proibisse l’alcol, non fosse certo in buoni rapporti con i 40 ladroni (ma non è che avessero cominciato loro, in ogni caso): di ciò corrispondo atto al bilanciato Cruman, così come ammetto che Alì Babà potesse aver annoverato, nella sua cerchia di frequentazioni, anche persone di specchiata onestà (ove il mio scritto, per quanto non faccia esplicito riferimento ai 40 malviventi, autorizza a supporre il contrario).
Tuttavia mi punge vaghezza di sottolineare come quest’appassionato di pastarelle al liquore non fosse, per così dire, uomo provvisto di particolare rispetto dell’altrui diritto al possesso di beni mobili (parlare di proprietà privata, in una vicenda come quella narrata nelle Mille e una notte, mi pare eccessivo). Né a sua discolpa può valere il fatto che le vittime del furto da Alì messo a segno avessero a loro volta acquisito con modalità illecite il possesso dei beni che si videro sottratti.
Ai viaggiatori che si sono avventurati sino a questo punto, consiglio di urlare sino a http://www.arab.it/favole/millestoriaalibaba.htm e con ciò formarsi una propria opinione, senza dar retta a noialtri come al solito.

Anonimo ha detto...

aPProposito di propositi e siti pro alì babà e quei 40 furboni.. :) nel mio peregrinare in pausa pranzo alla ricerca del Sapere Assoluto, mi sono imbattuta in una di quelle mille aPPendici (edicola) di colui che detiene il Potere Assoluto (edicolante). Orbene, a voi rare menti pensanti postatrici di questo blog chiedo: ritenete che il Potere Assoluto sia seppur fantascientificamente trasferibile sui di lui oggetti del Potere (riviste), tendenzialmente noti come contenitori di opinioni opinabili e non di verità imprescindibili? Domando questo perché mi sono imbattuta ( ed ormai è uno scontro sempre più doloroso...) in una Nota Rivista Di Motociclismo che ha sentenziato in copertina quale sia la più bella Moto del Mondo…

postatore sano ha detto...

Riteniamo che fra edicolante e linea editoriale dei giornali edicolati non vi sia rapporto (ci mancherebbe solo questo...).
Riteniamo, inoltre, che se una rivista è nota, ciò possa in parte dipendere dall'edicolante, che la fa notare. Ma che c'entra la moto più bella del mondo col post originale, di grazia?