mercoledì 21 giugno 2006

Incentivi alla rottamazione dei rapporti sociali


Ci sono alcuni passaggi che, nella società contemporanea, è quasi impossibile evitare: le vaccinazioni, la scuola dell’obbligo, le sigarette a 16 anni (e per qualcuno anche tutti quelli successivi), il calcio, i calci e una serie di stereotipati eventi di interrelazione umana, tipo limonare o fare un colloquio di lavoro. Ognuna di queste situazioni, coinvolgenti umani che si trovano a ricoprire ruoli contrapposti, ha una serie di regole non scritte, gesti codificati, segnali indicatori, che tutti i personaggi in gioco conosce benissimo e, solitamente, disprezza, ma è impossibile e comunque considerato blasfemo, non divenirne artefice. Tra i più rappresentativi riti di sopravvivenza sociale c’è l’acquisto dell’automezzo privato per deambulare più comodamente. Questo evento, nel suo reiterarsi, genera una diramazione di sé altrettanto articolata, chiamata, nello slang metropolitano, “dare dentro”: cioè cedere allo smerciatore di automezzi, come contropartita, il proprio vecchio veicolo e una quantità di soldi pari al valore del veicolo nuovo meno quello del vecchio, oppure il valore di quello nuovo meno lo sconto senza mettere in mezzo ferraglia (quindi il vostro usato non vale un fuffolo).
Pur nella consapevolezza che con il vostro usato il rivenditore ci fa del brodo di pollo, il processo di valutazione del suddetto, è una pantomima degna del teatro giapponese no. Solitamente la speranza di non essere trattati come dei poveri mentecatti è alimentata dal fatto che la vostra vecchia auto, al momento dell’acquisto, è stata spacciata boriosamente come “un assegno circolare”. Terminologia da vecchio lupo di mare del mercato, per indicare che, in qualsiasi momento, la potrete rivendere quasi al prezzo del nuovo perché è ricercatissima (probabilmente meno ricercata del tizio che ve lo ha detto). La speranza, sebbene ultima, muore anch’essa.
A “Io avrei da dar dentro la mia macchina è una….”
V “ah guardi quella è invendibile!”
A “veramente non le ho ancora detto che macchina è”
V “ah no? Mi scusi, mi era sembrato, comunque non c’è mercato per l’usato”
A “mah, veramente mi avevano detto che era un assegno circolare”
V “ma lei crede ancora a queste fesserie da venditore di serie b?”
A “l’ho comprata da lei”
V “ehmmm comunque ora c’è crisi… euro4 …incentivi rottami ….ho moglie e figli… come fosse antani…”
A “ok comunque è un 2002 diesel 3 porte..”
V “3 porteeeeeeeeeee?????? Ma è matto, non si vende in nessun modo, fosse stata 5 sarebbe stato tutto un altro discorso”
A “ho detto 3? Volevo dire 5”
V “è uguale”
A “insomma quanto me la valuta?”
A quel punto il venditore estrae da un cofanetto inciso a mano da un alchimista del ‘600 il famigerato libretto blu dove sono indicate le quotazioni di tutte le auto esistenti sul pianeta. Le quotazioni sul libercolo vengono fatte così: si prende quattroruote, si vede la valutazione dell’auto usata, si divide per 2 il valore e lo si incide nelle pagine insanguinate.
Poi vengono tutte le casistiche codificate alla perfezione:
Hai installato mille optional? “può anche smontarli e portarseli via per me è uguale”
Non ne hai nessuno? “avesse almeno l’aria condizionata”
Paghi a rate? “almeno lasciasse qui il contante”
Paghi in contanti? “a me non fa nessuna differenza, che me li dia lei subito o la finanziaria, io li prendo comunque”.
Mi fa lo sconto? “no guardi già mi dissanguo a prendere dentro quel catorcio” (che venderà a prezzo maggiorato in albania).
Allora niente usato che sconto mi fa? “pari al valore dell’usato”
Ovviamente tutti questi lati negativi del mercato dell’usato li dovete ribaltare nel caso in cui sia lui a vendervi un’auto di seconda mano.
Tutta questa sceneggiatura bislacca è un vero e proprio rito: non ha alcuna utilità, sanno tutti come funziona e come va a finire e ti fa perdere un sacco di tempo. Un po’ come il matrimonio.
Io avviso tutti i commercianti di auto che leggeranno questo post: io a INV di invendibile sono già in macchina a cercare un altro concessionario. Poi regolatevi voi.

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