lunedì 10 aprile 2006

Le lezioni politiche


Una volta non si scherzava mica. Una volta c’erano Berlinguer Andreotti e Almirante (va be’ Andreotti c’è ancora, sapete lui ha deciso di vivere per sempre, ieri mi ha chiamato dicendomi “per ora tutto bene”). Una volta si andava a votare incazzati. Non per qualche motivo particolare, così perché la politica era da duri. E se c’avevi la faccia di uno che andava a votare indeciso ti beccavi del qualunquista a gratis…senza nemmeno sapere che significa. Allora si votava un’ideologia. Si andava al seggio per dire “io sono questo”. I figli della grande madre russia imparata sui libri (quasi tutti autografi) di Marx e nei film di don Camillo, votavano PC. I nostalgici vergavano a braccio teso delle X uncinate sulla fiamma dell’MSI. Gli intrallazzoni si tuffavano nell’orgia pentapartitica DCcapitanata con Altissimo, La Malfa, Craxi amici e delfini, tonni e squali. Quelli cattivi con la salopette di jeans votavano Democrazia Proletaria (e se gli girava colpivano il presidente del seggio con una chiave del 16), sapendo di bruciare il voto ma vantandosene con gli amici al circolo della FIOM. Quelli alternativi di tendenza, cioè non quelli da centro sociale, quelli trasandati ma intelligenti, quelli non mi pettino ma ne so molto più di te…..insomma quelli votavano Pannella e il suo partito transnazionale. Ora di transnazionale abbiamo solo luxuria. Però erano strani questi radicali perché si facevano in quattro per propagandare le loro idee e il loro partito, però se ti avvicinavi, loro ti facevano capire che gli stavi assai sulle palle e che il loro circolo di intellettualscaciati era molto riservato e se non dimostravi di saper sostenere una discussione sull’ermeneutica comparata nella rivoluzione culturale in cina ti guardavano come se avessi lo scorbuto. Erano gli anni di Lama, Carniti e Benvenuti (altro che Moggi Giraudo e Bettega), in Giappone i primi edifici antisismici sono stati costruiti in occasione della visita della trinità sindacale....e hanno retto a stento. C'erano Storti, Brutti e Malfatti. E Berlusconi ancora discuteva con Bonolis sul colore del pupazzo Uan. Accipicchia che anni erano quelli. I leader di partito si chiamavano segretari (forse perchè secretavano) e non presidenti (perchè presenziano), la Democrazia Cristiana era ovviamente a piazza del Gesù, il Partito Comunista a Botteghe Oscure e il PSI a via del Corso....dove ci sono tutti i negozi reach oriented.
Poi c’è stato un periodo strano, di personaggi né carne né pece. Gli anni degli Occhetto, Goria, anni in cui si votava sperando che non ti cascasse la matita per terra. Di lì a poco (quasi) tutta una classe politica sarebbe stata presa a (di) pietrate (se me la sento uso dei verbi ausiliari).
Adesso si vota perlopiù contro. Si vota contro il cavaliere nero della contea di Arcore o contro fra mortadella da Scandiano. Qualcuno adesso pensa che un voto possa davvero cambiare il paese, ma molti di quelli che guardano i fatti (e non le facce) rimangono un po’ interdetti. Alla fine degli anni novanta la gente è stata a guardare come lavora oggi una sinistra di un paese allineato. La sinistra che guarda ai poveri ha tassato il medico di base. Io credo che i ricchi non vadano dal medico di base (tranne Giulio Base, lui sì). La sinistra che difende i diritti degli extracomunitari ha affondato gli albanesi al largo del mar Adriatico. La sinistra del rispetto dell’indipendenza dei popoli ha bombardato gli jugoslavi insieme agli americani. E adesso per il governo propongono il loro esponente. A rappresentare la sinistra ci sarà un cattolico che ha sempre lavorato nel mondo dell’alta finanza. Roba da far venire le pustole a tutto il soviet supremo. La destra è stata un po’ più coerente. Ha nominato il suo dittatore, basso, pelato piuttosto egoriferito e ha vissuto di riflesso, adeguandosi alle sue “bizzarre estrosità” fino alla disfatta ineluttabile.
Ed ora godiamoci due specialità tutte italiane, come la pizza e i pizzoccheri. La danza dell’uscita del pollo (exit poll) in cui tutti vincono e gli altri perdono, e lo sconfitto (ingiustamente) che promette opposizione a prescindere. Senza nemmeno sapere che cosa farà il vincitore.
Che cosa abbiamo imparato in sessant’anni di democratiche elezioni? Un comico genovese diceva “cambiano i belini ma i culi sono sempre gli stessi”. Io non voglio fare il solito disfattista e penso anche che una bella alternanza serva quantomeno a far smettere la gente di dire “se governassi io sarebbe meglio”. Quindi fiducia gente. Ora scusate ma devo andare, devo ritirare le mutande dal fabbro.

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