giovedì 13 aprile 2006

Una coca e un pizzino


Io non vado mai all’estero. Se si esclude una gita al monte Titano e un pieno di benzina a Chiasso (CH) i miei viaggi avventurosi si fermano alle propaggini di Marina di Viserbella. Sì lo so che così limito le mie vedute, che mi perdo realtà che nemmeno riesco ad immaginare e voi sapete gia che io vi risponderò che Salgari non si è mai mosso da casa e ha descritto viaggi e luoghi mirabolanti senza mai essere stato nemmeno a Marina di Viserbella. Quindi chiudiamola qui…l’Italia del resto è spaccata in due. Voi che fate parte della metà che viaggia e conosce il mondo, voi che sapete addirittura se il buffet della valtour nel miyamar è migliore di quello di malindi….voi potrete aiutarmi a capire. Come ci vedono gli altri? Ok gli americani coi satelliti spia, ma tutti gli altri? Che impressione facciamo? Che idea si fanno? Su pizza spaghetti e mandolino siamo tutti d’accordo e non ci piove. Ma questa faccenduola della mafia…. A volte penso alle idee che ci facciamo noi di certi paesi. Per esempio in colombia comandano i narcotrafficanti, tutti sniffano coca e chissà che c’è scritto su sto benedetto cartello di Medellin. In Spagna girano tutti con delle banderillas estensibili e appena vedono un bovino lo infilzano ballando il flamenco poi ne gettano le orecchie agli astanti in visibilio e si nutrono dello scroto (del bovino non degli astanti). In Danimarca (che ricorda molto Modena sud) girano tutti in bicicletta raccontandosi favole ed evitano di mangiare la frutta. E via discorrendo….
Quando, nei primi anni novanta, venne ucciso il padrone indiscusso del narcotraffico in colombia (Pablo Escobar),la notizia fece il giro del mondo. Tutti accolsero il fatto più con stupore che con la speranza di vedere debellata una piaga sociale. Oggi è la cattura di Provenzano (ma perché il t9 scrive provenzano??) a fare il giro del pianeta e mi incuriosisce sapere come l’abitante medio della terra percepisce la notizia. Provo a mettermi nei panni di chi visualizza un italiano con la coppola la lupara e la camicia macchiata di sugo. Il fatto che il pericolo pubblico numero uno venga scovato dopo 43 anni di latitanza, presso un suo vicino di casa, credo mi farebbe pensare che, quantomeno per qualche tempo, non lo si sia voluto arrestare. Del resto dopo le stragi Falcone, Borsellino, le bombe a Roma Firenze e Milano e l’attentato fallito allo stadio Olimpico, la mafia ha smesso improvvisamente di attaccare frontalmente lo stato civile e a noi comuni mortali non è dato sapere perché. Intendiamoci, capisco perfettamente che avendo disseminato il paese di identikit di Bruce Willis non era facilissimo trovare un anziano con problemi di prostata. Capisco anche che, come si dice, lavorare sul territorio preso in mezzo tra criminali che sparano proiettili da cinghiale e politici che sparano cazzate da elefanti non deve essere esattamente uno spasso. Quello che non capisco, piuttosto, è perché non si fanno due domandine energiche all’avvocato di Riina che è stato fino a ieri a dire che Provenzano era morto, sostenendo di sapere anche quando.
Poi penso a quella masseria, alle condizioni in cui viveva uno degli uomini più potenti della via lattea. Mi ha ricordato molto la cattura di Saddam Hussein. E l’ho pure immaginato, seduto su una malandata sedia di paglia, mangiando cicoria e mozzarella, pensare….”ma quando arrivano questi?”.
Tornando allo straniero osservatore ho il vago sospetto che continui a vederci come progenie del Vito Corleone di Puziana memoria. Mentre tu, italiano medio, attratto dalla plasmosità dei televisori esposti a mediaworld, che non sai nemmeno da che parte si soffia dentro a un mandolino, non ti senti per nulla picciotto e rifiuti sdegnato l’associazione Italia-mafia. Però quando vai in Sicilia in ferie e qualcuno ti taglia la strada, non lo mandi ammorìammazzato come fai per le vie di casa tua. E se ti bloccano la macchina parcheggiata attendi paziente l’arrivo di qualcuno che si degni di liberarti…..qualcuno che ringrazierai servilmente. Baciamo le mani.

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