giovedì 22 maggio 2008

LOST ...ronzo


Quando cerchi qualcuno o qualcosa per molto tempo, finisci per trovare te stesso, ma non è infrequente (doppia negazione manzoniana, tiè) che tu possa trovare te steso. Io ho perso molte cose ultimamente.
Ho perso l'orientamento e, inventandomi una radice etimologica, l'ho cercato verso est. Solo che a forza di spingerti ad est, in una realtà curva, ci si ritrova inesorabilmente ad ovest del punto di partenza. Il che è geograficamente seccante: tanto tempo sprecato a spingersi.
Ho perso lo smalto di una volta e l'ho cercato con le unghie e con i denti. Quelli maggiormente interessati.
Ho perso vigore e mi sono allungato fino a Torino per cercarlo. Pare che lì è facile che ti diano vigore. Ma si sa, vigore è, quando arbitro fischia. Anche questa ricerca è stata infruttuosa. Nel senso che non ho trovato nemmeno Torino. Un diavolo di città e viceversa. Però ci sono arrivato vicino e non è una cosa simpatica. Torino vicino. Fisiologica prossimità.
Ho perso fiducia. Ma non quella che avevo io. Ho perso quella degli altri. Anche questa non è una cosa carina. Un tizio, chessò la mia banca per esempio, ha una fiducia, viene da me e mi dice “me la tieni un attimo?”. In un momento di difficoltà mi scivola dalla saccoccia e scoppia una cambogia. La mia banca è diffidente.
Che poi quando la banca mi presta i soldi mi sorride con tutte le sue filiali e mi fa sentire amato, degno di fiducia. Di fido. Mi fido.
Poi mi mette una ipoteca sulla casa, sulla macchina, sul cane e su qualsiasi cosa preziosa io possa trovare per strada. Per un controvalore complessivo 10 volte superiore ai soldi che mi ha prestato. Avrei voluto chiedere alla banca che cosa avrebbe fatto se non si fosse fidata, ma il rischio che potesse rispondere mi ha fatto desistere. Resistere. Esistere.
Ho perso tempo e quello lo puoi anche ritrovare, ma non è proprio lo stesso che hai perso. Magari gli somiglia, ma non è lui. Il tempo difetta di tempismo. A differenza dei tempi, questi, che abbondano di teppismo.
Ho perso le parole, eppure ce le aveva Ligabue lì un attimo fa. E senza le parole non è facile cosare il coso. È disarmante non riuscire ad intessere locuzioni degne del plateale auditorio. Ci si sente così piccoli ed inutili quando si ascoltano frasi che regalano emozioni indimenticabili. Frasi come “Studio Aperto finisce qui”. Per lambire questi livelli di dialettica emozionale devo ritrovare le parole di cui ora sono privo. Provo.
Financo Andrea (Spaggio) s'è perso, s'è perso e non sa tornare.
Insomma ultimamente tendo a smarrire. Prova ne è, il gruppo di persone che mi segue fischiettando vago. Sfruttando un impietoso participio, potrei definirmi un perdente o, per dirla con De Andrè, una donna piuttosto distratta. Sì non sono una donna, ma non è che posso cambiare i testi di De Andrè.
Un'operazione di recupero però l'ho completata con successo. Ho cercato a lungo e alla fine era lì, proprio lì, da nessuna parte. Il mio blog.
Se ne stava appoggiato a un dolore, con l'espressione da ringhiera di traghetto, un po' rapita, un po' ebete.


“Ti trovo bene” gli dissi, dissimulando emozioni e dissipando radicali liberi.
“Come mi hai trovato?”
“Bene, te l'ho appena detto”
“Vedo che alla fine hai ottenuto quell'attestato di simpatia perniciosa”
“Perché te ne sei andato? Che ti succede?”
“Niente” Rispose. Come solo le donne sanno dire di non avere niente.
“È colpa mia? Non ti piaceva quello che ti scrivevo?”
“No, no. Non sei tu, sono io” A questo punto non mi sarei stupito di scoprire, sotto il suo sguardo affranto, un paio di tette da prima serata.
“Dove sei stato tutto questo tempo?”
“Mah.. non ho fatto cose, non ho visto gente... a proposito, chi ha vinto lo scudetto?”
“L'Inter”
“Ah e le elezioni?”
“Il Milan”
“Con chi sta la Canalis?”
“Non con me. Di questo sono abbastanza certo. Credo con il Parma”
“Bene, direi che ora so tutto quello che è apparso sui giornali in questo mese. Grazie”
“Devi tornare, io ho bisogno di te”
“No, tu credi di aver bisogno di me, in realtà stai slatentizzando il tuo desiderio di essere qualcosa d'altro”
“Stai diventando donna o ti sei mangiato Crepet?”
“Non me la sento Cruman, davvero”
“È per gli accessi? Vuoi che mi metta a parlare di calcio e figa? Forse sei tu che vuoi essere qualcosa d'altro. Vuoi essere il blog di Fabio Volo? O quello di Grillo. Ti ci vedo proprio alla mercedes di migliaia di troll repressi e cafoni”
“Mercé, non mercedes”
“Che importanza vuoi che abbia la macchina adesso”
“Comunque non voglio essere un blog di successo e nemmeno un sito porno. Anche se un paio di zinne ogni tanto non è che mi infetterebbero con un virus”
“Se continui così tra un po' ci metto le tue”
“Spiritoso, non è che se uno dimostra un po' di sensibilità deve essere diventato signorina o Signorini
“Aspetta. Ho capito: è perché sei nero. Ti senti discriminato? Ma dai lo sai cosa si dice di voi neri”
“Se tiri fuori un altro luogo comune mi formatto. Anche se un giallo ocra....”
“Scordatelo”
“Ok”
“Allora che accidenti hai... ops scusa. Quale turbamento emozionale obnubila il tuo animo?”
“Fottiti. Lo sai benissimo che cos'ho”
“...sì lo so. Ti manca Postatore Sano
“....”
“Manca anche a me... quello sterco di animale”
“Mi dispiace”
“Farò il possibile, te lo prometto. Torni?”
“Ma sì dai”


Mentre ci allontanavamo mantenendo tra noi una distanza intermedia tra l'affetto e la paura di sembrare gay, pensavo a tutta questa situazione. Mi stupivo delle cose banali che mio malgrado mi riempivano la testa: non capisci quanto è importante una cosa finché bla bla bla, che alla fine si desidera più il desiderare che l'eccetera eccetera, che la lontananza è come il via discorrendo.
Ma soprattutto ero deciso e risoluto su due cose: non usare mai due sinonimi insieme e a sto fuffolo di blog non gli faccio più guardare Desperate Housewife.

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