Quando la vita ti strapazza come una frittatina (s'ode il rumore di certe uova, recitava Bergonzoni), devi saper reagire. E io sollo. È inutile armarsi fino ai denti, specie se in gioventù non hai curato a dovere l'igiene orale. È inutile scrutare le stelle con un approccio ascetico: siamo soli nell'universo. Anche se camminando di buona lena in direzione opposta all'espansione del cosmo, dovremmo raggiungerne il centro e lì, qualche negozio aperto dovrebbe esserci. È inutile piangere sul latte versato, anche se sei parzialmente stremato. Io ho fatto l'unica cosa sensata: mi sono fatto crescere la barba. Non una barbetta da aperitivo, una seria, da profeta. In patria.
Ciumbia, direte voi. Ma non sottovalutate le implicazioni reazionarie nascoste dietro un volto ad alta concentrazione pilifera.
Lasciarsi crescere la barba dà un senso di realizzazione, di distacco dal livello terreno. Da tutte quelle cose che sono normalmente favorite dall'avere un bel visino pulito. Si acquista anche una identificazione nebbiosa: non sei più il parente di qualcuno (“sai il cugino di quella con le tette panoramiche?”) o quello che svolge una specifica attività (“hai presente lo sventrasardine?”), ma diventi un serafico e ineffabile “quello con la barba”.
Il posizionamento sociale è determinante. Se vi trovaste nudi in una spiaggia nudisti vi sentireste a vostro agio e dovreste preoccuparvi solo di non giocare a racchettoni, ma se vi trovaste nudi durante una lezione di catechismo non sareste proprio sciolti e probabilmente dovreste preoccuparvi del prete. Ecco io ho un barbone selvaggio dove di solito fioriscono pizzetti o facce glabre. E la mia forza è ostentare sicumera pur non avendo alcun motivo per indossare tale corredo pilifero: non sono vecchio, non sono grasso, non ho una faccia che necessiti occultamento (non più di altre insomma), non sono un frate e non guido una slitta trainata da renne. Tutto questo confonde e inquieta.
Oltre al benessere interiore, questo vantaggio sociale porta incredibili benefici perché quando la vita si accanisce su di te, aggiunge a disgrazie personalizzate, l'imbattersi in persone talmente negative che imbattersi in una motrice di un camion sortirebbe danni di minore entità. D'accordo, forse sto esagerando. Diciamo che se Gurdjieff fosse venuto in giro con me, il suo libro “inconti con uomini straordinari” avrebbe contenuto molti meno capitoli. E così passo dalla persona che mi dichiara la sua stima, intendendo però che ha fatto una stima di quanto le posso servire, alla persona che, come una scimmia, non molla un ramo se non può attaccarsi ad un altro e mi dice che forse non lo so ma pure questo è amore. E poi la persona che trova affascinante il mio modo così particolare di essere un disadattato cosmico, però è convinta, per insondabili questioni gnè gnè, che io sia me stesso con tutti gli altri ma con lei sia proprio quella cosa lì che ha sempre voluto. E allora non va bene, ma, sempre per questioni gnè gnè, non è mai non va bene ciao, ma sempre non va bene crepa. Per fortuna incontro anche persone che vogliono il mio bene. Ma io non glielo lascio portare via.
Grazie al cielo (dicehillman) ci sono delle pause. Antonella, giù al ristorante Ferrovie Nord (se vi ci fermate dovete pagare a meno che non abbiate degli alberghi sopra), mi prepara sempre ottime portate e io la ringrazio di avermele portate. Anche se poi capita di mangiare di fianco a un tizio che ci tiene ad onorare le sue origini (in senso darwiniano) e affronta la pietanza come se fosse un consanguineo bisognoso di ablazione di parassiti. Mastica in modo talmente primordiale che a metà pranzo fa irruzione un documentarista di Discovery Channel. Oppure il baldo giovane che intrattiene i commensali con i resoconti di scorribande discotecare, specificando la qualità dei locali in base alla percentuale di successo copulatorio. Perché, cito testualmente, “io sono così: se esco devo colpire”. La disponibilità delle femmine ad essere colpite fa di loro “ragazze simpatiche” e del locale “un posto fico”, mentre la reticenza trasforma le donzelle in “mignotte”, ribaltando così il mio ingenuo concetto di mercimonio uterino. O più semplicemente ti capita quello che ti fissa da quando hai messo piede nella sala e che osserva ogni piatto che ti accingi a gustare come se dovesse giudicarti da quello che mangi. Io capisco che la sua vita è un disastro, visto che trova così interessanti i miei pizzoccheri, ma un paio di volte non ho resistito e ho chiesto se volesse vedere anche quando uscivano.
Ebbene signori, i miei due centimetri di barba creano uno scudo energetico che Spack se lo sogna (non Kathrine, quello con le orecchie). Perché la gente preferisce non interagire se sospetta che da un momento all'altro tu possa tirare una cordicella che spunta dal giaccone urlando Allah è un grande. Perché quando, per esempio, capiti in una tenzone stradale con un uomo vessato dalla moglie e dal capoufficio, quindi non disposto ad essere civile solo perché provieni da destra, un aspetto inquietante può risparmiarti un duello a colpi di cric e l'uomo medio si limita a mostrare il relativo dito. Se poi provvedi a coprirti il capo con una cuffia (non da piscina se no si perde l'effetto) e ad indossare un paio di guanti senza dita (i guanti non tu), è facile che tu possa rimediare un “mi scusi” anche se sei passato col rosso, su un dosso, in curva, con la nebbia, esplorandoti le cavità nasali. Perché spesso le persone, per quanto arroganti e votate a mantenersi almeno uno spazio in cui spadroneggiare, tendono a perseguire la linea della limitazione del danno.
Non fermatevi alle apparenze. Non mi giudicate male solo perché dormo appeso per i piedi avvolto in un bozzolo formato dalle mie ali. Io so apprezzare anche le cose che non condivido, almeno nella misura in cui mi faranno essere meno triste quando sarò morto. Ognuno è fatto a modo suo e si difende a modo suo. Chi con l'aggressività, chi con la fuga, chi con una roncola da mietitore. Io ho una faccia pelosa. Il che, oltre ai suddetti vantaggi, è una sorta di nulla osta per atteggiamenti sociali che non sarebbero ben accetti se provenienti da un viso curato. Come per esempio rispondere a un insolente con quel canto ecumenico che è il rutto di piloro.
Purtroppo ci sono anche degli svantaggi. Se ti metti un maglioncino con la zip, puoi stare certo che un pelo si incastrerà nella lampo e al primo movimento della testa sperimenterai come una cosa così piccola e insulsa come un pelo, possa generare un dolore talmente intenso da far agognare la morte. In più se siete donne dovrete superare anche qualche forma preconcetta di giudizio.
È chiaro che dovrete anche sentirvi ripetere in continuazione da tutti i vostri conoscenti la frase “ma 'sta barba? Quando te la tagli?”. Ma da questo tipo di piaghe non c'è modo di immunizzarsi. Come al ritorno dalla ferie: “finite le vacanze eh?” (no, sono tornato da Haiti perché avevo dimenticato i monboot in ufficio, ma ora riparto). O giunto nel luogo di vacanza: “quando sei arrivato?... Quando te ne vai?”. O quando qualcuno ti vede con una giacca di pelle con scritto sopra Ducati, degli stivali con gli slider e un casco in mano e... “sei venuto in moto?” (no, in tram, ma quel manovratore è un pazzo criminale). Ahimè la mia folta barba non può fare niente contro la mollosità della comunicazione umana, ben rappresentata dal mefitico e solforoso re dell'inferno dei rapporti sociali:
Ciumbia, direte voi. Ma non sottovalutate le implicazioni reazionarie nascoste dietro un volto ad alta concentrazione pilifera.
Lasciarsi crescere la barba dà un senso di realizzazione, di distacco dal livello terreno. Da tutte quelle cose che sono normalmente favorite dall'avere un bel visino pulito. Si acquista anche una identificazione nebbiosa: non sei più il parente di qualcuno (“sai il cugino di quella con le tette panoramiche?”) o quello che svolge una specifica attività (“hai presente lo sventrasardine?”), ma diventi un serafico e ineffabile “quello con la barba”.
Il posizionamento sociale è determinante. Se vi trovaste nudi in una spiaggia nudisti vi sentireste a vostro agio e dovreste preoccuparvi solo di non giocare a racchettoni, ma se vi trovaste nudi durante una lezione di catechismo non sareste proprio sciolti e probabilmente dovreste preoccuparvi del prete. Ecco io ho un barbone selvaggio dove di solito fioriscono pizzetti o facce glabre. E la mia forza è ostentare sicumera pur non avendo alcun motivo per indossare tale corredo pilifero: non sono vecchio, non sono grasso, non ho una faccia che necessiti occultamento (non più di altre insomma), non sono un frate e non guido una slitta trainata da renne. Tutto questo confonde e inquieta.
Oltre al benessere interiore, questo vantaggio sociale porta incredibili benefici perché quando la vita si accanisce su di te, aggiunge a disgrazie personalizzate, l'imbattersi in persone talmente negative che imbattersi in una motrice di un camion sortirebbe danni di minore entità. D'accordo, forse sto esagerando. Diciamo che se Gurdjieff fosse venuto in giro con me, il suo libro “inconti con uomini straordinari” avrebbe contenuto molti meno capitoli. E così passo dalla persona che mi dichiara la sua stima, intendendo però che ha fatto una stima di quanto le posso servire, alla persona che, come una scimmia, non molla un ramo se non può attaccarsi ad un altro e mi dice che forse non lo so ma pure questo è amore. E poi la persona che trova affascinante il mio modo così particolare di essere un disadattato cosmico, però è convinta, per insondabili questioni gnè gnè, che io sia me stesso con tutti gli altri ma con lei sia proprio quella cosa lì che ha sempre voluto. E allora non va bene, ma, sempre per questioni gnè gnè, non è mai non va bene ciao, ma sempre non va bene crepa. Per fortuna incontro anche persone che vogliono il mio bene. Ma io non glielo lascio portare via.
Grazie al cielo (dicehillman) ci sono delle pause. Antonella, giù al ristorante Ferrovie Nord (se vi ci fermate dovete pagare a meno che non abbiate degli alberghi sopra), mi prepara sempre ottime portate e io la ringrazio di avermele portate. Anche se poi capita di mangiare di fianco a un tizio che ci tiene ad onorare le sue origini (in senso darwiniano) e affronta la pietanza come se fosse un consanguineo bisognoso di ablazione di parassiti. Mastica in modo talmente primordiale che a metà pranzo fa irruzione un documentarista di Discovery Channel. Oppure il baldo giovane che intrattiene i commensali con i resoconti di scorribande discotecare, specificando la qualità dei locali in base alla percentuale di successo copulatorio. Perché, cito testualmente, “io sono così: se esco devo colpire”. La disponibilità delle femmine ad essere colpite fa di loro “ragazze simpatiche” e del locale “un posto fico”, mentre la reticenza trasforma le donzelle in “mignotte”, ribaltando così il mio ingenuo concetto di mercimonio uterino. O più semplicemente ti capita quello che ti fissa da quando hai messo piede nella sala e che osserva ogni piatto che ti accingi a gustare come se dovesse giudicarti da quello che mangi. Io capisco che la sua vita è un disastro, visto che trova così interessanti i miei pizzoccheri, ma un paio di volte non ho resistito e ho chiesto se volesse vedere anche quando uscivano.
Ebbene signori, i miei due centimetri di barba creano uno scudo energetico che Spack se lo sogna (non Kathrine, quello con le orecchie). Perché la gente preferisce non interagire se sospetta che da un momento all'altro tu possa tirare una cordicella che spunta dal giaccone urlando Allah è un grande. Perché quando, per esempio, capiti in una tenzone stradale con un uomo vessato dalla moglie e dal capoufficio, quindi non disposto ad essere civile solo perché provieni da destra, un aspetto inquietante può risparmiarti un duello a colpi di cric e l'uomo medio si limita a mostrare il relativo dito. Se poi provvedi a coprirti il capo con una cuffia (non da piscina se no si perde l'effetto) e ad indossare un paio di guanti senza dita (i guanti non tu), è facile che tu possa rimediare un “mi scusi” anche se sei passato col rosso, su un dosso, in curva, con la nebbia, esplorandoti le cavità nasali. Perché spesso le persone, per quanto arroganti e votate a mantenersi almeno uno spazio in cui spadroneggiare, tendono a perseguire la linea della limitazione del danno.
Non fermatevi alle apparenze. Non mi giudicate male solo perché dormo appeso per i piedi avvolto in un bozzolo formato dalle mie ali. Io so apprezzare anche le cose che non condivido, almeno nella misura in cui mi faranno essere meno triste quando sarò morto. Ognuno è fatto a modo suo e si difende a modo suo. Chi con l'aggressività, chi con la fuga, chi con una roncola da mietitore. Io ho una faccia pelosa. Il che, oltre ai suddetti vantaggi, è una sorta di nulla osta per atteggiamenti sociali che non sarebbero ben accetti se provenienti da un viso curato. Come per esempio rispondere a un insolente con quel canto ecumenico che è il rutto di piloro.
Purtroppo ci sono anche degli svantaggi. Se ti metti un maglioncino con la zip, puoi stare certo che un pelo si incastrerà nella lampo e al primo movimento della testa sperimenterai come una cosa così piccola e insulsa come un pelo, possa generare un dolore talmente intenso da far agognare la morte. In più se siete donne dovrete superare anche qualche forma preconcetta di giudizio.
È chiaro che dovrete anche sentirvi ripetere in continuazione da tutti i vostri conoscenti la frase “ma 'sta barba? Quando te la tagli?”. Ma da questo tipo di piaghe non c'è modo di immunizzarsi. Come al ritorno dalla ferie: “finite le vacanze eh?” (no, sono tornato da Haiti perché avevo dimenticato i monboot in ufficio, ma ora riparto). O giunto nel luogo di vacanza: “quando sei arrivato?... Quando te ne vai?”. O quando qualcuno ti vede con una giacca di pelle con scritto sopra Ducati, degli stivali con gli slider e un casco in mano e... “sei venuto in moto?” (no, in tram, ma quel manovratore è un pazzo criminale). Ahimè la mia folta barba non può fare niente contro la mollosità della comunicazione umana, ben rappresentata dal mefitico e solforoso re dell'inferno dei rapporti sociali:
“che hai?”
“niente”
Be' ora anche voi avrete la barba. Non mi ringraziate.
Technorati Tags: Barba, Scimmie
17 commenti:
La barba cambia completamente i lineamenti del viso,specie se molto folta;occhio se ti fermano le forze dell'ordine,anche loro potrebbero chiederti dove hai lasciato la moto convinti che il tuo sia un casco integrale ;) Complimenti per il post...
Questo post sembrerebbe una rivisitazione del detto "l' abito non fa il monaco" con "l'abbiglia mento non fa il barbaro".
In barba alle barbarie, riesci sempre e comunque ad essere ironico e originale e a mantenere nelle tue attente considerazioni, uno spirito critico e mai offensivo anche disquisendo di comportamenti umani tutt'altro che edificanti. Non sarai l' uomo barbuto che guida una slitta trainata da renne, ma è indiscutibile che un dono ce l' hai!
Le bien tout, roi des calambour ;o)
magari ho dei doni ma non li dono, al contrario dell'allenatore della nazionale di calcio che dona doni. Quindi più che papà natale sono barba papà.
Ottimo anche il tuo calembour.
Vabbe caro.. però io continuo a pensare che la barba a te non si addica fondamentalemtne perché vuoi sembrare più burbero e distaccato di quello che in realtà sei.. ad ogni modo, come giustamente hai detto tu ci si difendo come si puù.. io per tener lontana la gente mi son fatto crescere la panza.. funziona! :-)
Infatti adesso devo farla sparire perché.. be questa è un altra storia!
in un’epoca ben descritta da gus van sant in paranoid park, la quinta fase dello sviluppo psicosessuale si è esaurita in barba a sigmund freud. ed ecco spuntata la sesta: l’invidia tricotica. comunque sono certa che anch’io andrei fiera della mia barba! (anche se il massimo che posso fare è, alla maniera di frida kahlo ancorché impercettibilmente, della tua barba farmene un baffo...)
ciao piacevole barbuto. che i due centimetri che ti separano dal mondo non ti facciano diventare grasso vecchio o frate prima del tempo. piuttosto scegli babbo natale, mi raccomando..
tra i vari commenti alla barba non hai citato "ma di che colore è?",comunque anch'io ho difficoltà di adattamento e inserimento sociale,ma non mi posso far crescere la barba e poi,mi inquieta un pò il significato che danno alla barba certe religioni,insomma la barba spesso è segno di chiusura verso il mondo,ma anche di prevaricazione.Non so se è il tuo caso,ma anche Jovanotti si è fatto crescere la barba,non so che vuol dire,però.Ciao avevo tanti commenti,ma non son riuscita a mandarli e hai perso molto a non leggerli....A proposito devo scrivere sotto anonimo perchè se scrivo lost,non invia il commento,mi viene la scritta rossa con triangolo giallo e nero contenente un punto esclamativo vedi tu
Dimenticavo,riguardo al post precedente,io Feuerbach,lo odio e riguardo a quello ancora prima,non son riuscita a scrivere che fin dalla scuola elementare i più bastardi sono tutelati che,poverini,han gravi problemi.Poi si prosegue alle medie dove se sei bravo meglio per te,ma arrangiati che ci sono i problematici e caratteriali da seguire e con uno bravo e educato è una noia.Fino a che i caratteriali non diventano delinquenti perchè tanto a scuola han capito come gira il mondo,ecco mi sono sfogata,ora ciao
chi ti impedisce di commentare in modo retroattivo? se non accetta lost, puoi trovare un altro nome..found per esempio.
TITOLO: l’intrafuga del portatore insano di barba
SOTTOTITOLO: il lupo perde il vizio ma non il pelo
OVVERO: riadattamento interpretativo in chiave inglese del post ''in barba alla vita''
“Soldato Cruman del distaccamento ultraterreno: A RAPPORTO!”
“Eccomi, Signore!”
“Cruman, si spogli dell’ascetico vello.
L’ordine è quello di amarsi fino ai denti e buttarsi nella mischia anima e corpo!”
“Troppi anni di incuria giovanile, mie Signore..”
“E va bene Cruman, si rilassi.. ancora per questa volta RIPOSO”
ognuno arranca come può, è evidente.., ma mi chiedo, piacevole barbuto, non finiremo un giorno troppo lontani dal confine, ormai incapaci di riconciliare l’aumento entropico interiore con l’inesorabile asintotico zero assoluto corporeo?
sì
gesù.. come direbbe il vecchio holden c. la tua risposta serafica mi lascia secca. di solito incontro persone che trovano interessante ciò che resta delle mie decadenti spoglie ma arretrano disorientate di fronte all’iperbolico caos che esse celano. oppure gravitano incuriosite fino a quando realizzano che tutto questo stimolante scompiglio probabilmente non porterà da nessuna parte.. oppure ancora sono io a trovare intriganti le spoglie ma terribilmente infecondo il loro pulsare.. e così via. credo che alla fine, piacevole cruman, non ci resti che sperare nell’aleatorio. dovrà pur esserci qualcuno che si trova esattamente nello stesso punto del nostro percorso ma determinato a percorrerlo in senso contrario?
aspetta che ci penso....no.
Perchè taci, Creonte, e il labbro serri?
ormai disperso non riesci a far ritorno?
non men di te me lo stupor percosse
ciao. cos’è per te la bellezza? (terza domanda filosofica in barba alla vita poi basta, promesso.. è solo che dopo la laconica conferma della mia opinione sulla deriva cosmica e la sconfortante ammissione della probabile insufficienza del margine concesso dall’aleatorio mi sembrava carino chiudere l’intervento in bellezza, visto che il post mi è piaciuto molto) p
ottima !paola, che dire, la bellezza è, per esempio, questo post (a tuo parere), ma, non ci crederai, ho scritto anche altre cose magari non peliggie ma dignitose. Avrei voluto lasciare il tuo commento come ultimo, perchè a me chiudere in bellezza risulta difficile, visto che di solito apro un po' racchio.
ciao. cos’è per te la bellezza? (terza domanda filosofica in barba alla vita poi basta, promesso.. è solo che dopo la laconica conferma della mia opinione sulla deriva cosmica e la sconfortante ammissione della probabile insufficienza del margine concesso dall’aleatorio mi sembrava carino chiudere l’intervento in bellezza, visto che il post mi è piaciuto molto) p
perfetto, grazie.
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