mercoledì 30 gennaio 2008

Ho rimorso mio figlio


Lina è un orso femmina di peso e d'esperienza. Una di quelle che si è data da fare per portare a casa la pelliccia, mica come quelle forsennate che l'hanno data da fare per averla. L'orso Lina sa che la natura segue il suo corso, mica come i salmoni che cercano la sorgente delle cose. È pericoloso, quando, per esempio, le trote ci provano, finiscono in qualche padella con il nome di trota salmonata.
Bruno invece è un orso di mondo. È stata la star di un circo prima e di uno zoo dopo. Conosce gli uomini, ha viaggiato, fatto cose, visto e assaggiato gente. Per un periodo ha fatto persino il DJ. Si faceva chiamare Disc Orso.


“Come stai Lina? I piccoli?”
“Si tira avanti Bruno, uno dei cuccioli sta benone, l'altro un po' meno”
“Problemi di ambientamento?”
“No, l'ho mangiato”
“Ancora?”
“Che vuoi che ti dica, lo sai come vanno le cose in natura. Mica abbiamo 18 veterinari a disposizione, come avevi tu. Io sono vecchia, non ce l'avrei fatta a crescerne due e quello era il più debole. Se avessi avuto un'orda di cuccioli d'uomo che mi tirano tramezzini al tonno, avrei fatto a meno, non credere”
“Come me li mangerei quelli!”
“I tramezzini?”
“No quelli che me li tirano. Lo sai che tra gli uomini, molti pensano che non si possa decidere del destino dei nascituri?”
“E perché?”
“Perché l'uomo è evoluto, un essere vivente superiore e altamente rispettoso della vita”
“Chi? Quello della bomba atomica?”
“Ehmm sì, va be' che c'entra, gli uomini sono tanti e non sono tutti uguali”
“Anche le formiche sono tante ma mica costruiscono armi di distruzione di massa, al limite ti infestano il pranzo”
“Tu non puoi capire. Comunque loro pensano che ognuno abbia diritto di vivere e che, nonostante tutto, una possibilità di farcela è sufficiente a tentare. In più per loro la vita è molto più complicata”
“Per via delle malattie?”
“No per le religioni. Vedi, una buona parte di loro pensa che Dio li abbia creati e che solo lui possa decidere quando riprendersi il dono della vita”
“E le cose regalate non vanno più ridate?”
“Favole”
“E a noi chi ci avrebbe creati secondo loro?”
“Sempre Dio”
“Quindi anche noi sbagliamo a decidere della nostra prole?”
“No noi no, pare che Dio ce l'abbia in particolare con l'uomo, per via di un conto dal fruttivendolo, non ho capito bene, e quindi sta sempre a guardare tutto quello che fanno, mentre noi, con la scusa della natura possiamo fare un po' quello che ci pare”
“Ah meno male”
“Eh mica tanto, perché l'uomo poi si deve sfogare e se non ha una moglie da percuotere se la prende con noi”
“Ah, bel casino”
“Dillo a me che ho camminato su una palla in mezzo a cerchi di fuoco fino a ieri. Però non è sempre così. Per esempio in Africa ci sono popolazioni molto povere, dove le donne fanno tanti figli e spesso ne abbandonano alcuni al loro destino, insomma un po' come noi, per necessità, per natura”
“Quindi sono meno evoluti degli altri uomini?”
“No, questo non si può dire. Non è politically correct
“Quindi in questa Africa muoiono tantissimi bambini nel disinteresse generale e negli altri posti si scannano per la faccenda dell'aborto?”
“Approssimativamente”
“E io che pensavo che la mia vita fosse complicata. E come hanno risolto?”
“Mah in alcuni posti con un escamotage dialettico. Scusa un attimo che mi strofino il culo su questo pioppo. Aahh. Dunque hanno definito che fino ad un certo punto della gestazione puoi liberarti del feto perché non è ancora un essere vivente”
“E che cos'è?”
“Boh un'ipotesi, un grammofono, non lo so. Comunque dopo non puoi più a meno di gravissimi motivi”
“Ma perché non seguono la natura anche loro invece di lasciar fare alla Bonino e al Papa?”
“Naaaa, troppo spocchiosi, vogliono fare quelli superiori a madre natura e poi stanno con la mamma fino al prepensionamento. Poi credo dipenda dal fatto che molti di loro si accoppiano non per istinto naturale di conservazione della specie, ma per sollazzo delle membra. Quindi la pratica dell'aborto assume l'aspetto del bicarbonato dopo un'impepata di cozze. Tu per esempio perché copuli?”
“Un po' perché ci sono periodi dell'anno che mi prude così tanto che devo strisciare come un gasteropode, un po' perché emano quel vago sentore d'orso nudo. E poi quando hai un plantigrade impellicciato di 900 kg adagiato a pelle d'orso sulle natiche, non è che puoi stare tanto lì ad intavolare una discussione sull'emancipazione femminile e sui progetti di una famiglia felice”
“Ecco vedi, tu dici che non hai scelta. Loro invece hanno questo libero arbitrio, non so bene che cosa sia perché non ho finito di leggere il libro di Kung (Hans, non King), ma credo abbia qualcosa a che fare con un certo Luciano Moggi. Questa cosa li frega su tutta la linea, per via dei una serie di concetti correlati come scelta, responsabilità e colpa, con cui si riempiono la bocca, ma che sono molto al di fuori della loro portata”
“Non ci capisco più niente”
“Nemmeno io guarda. Questi uomini si scannano da quando hanno sviluppato il pollice opponibile. Istituiscono tribunali che a volte tolgono la vita in nome del popolo e della legge e poi impediscono a l'essere che garantisce loro la continuità, di decidere se portare avanti una nuova vita dentro di sé oppure no. Del resto non c'è molto da stupirsi se pensi che la stirpe dell'uomo moderno discende da Caino e Abele che vissero in un periodo in cui il 50% dei giovani era composto di assassini e tutti gli episodi di violenza accadevano all'interno del nucleo familiare”
“Quindi dici che è brutto che io mangi i cuccioli che non sopravviverebbero?”
“Guarda, non so se le galline si preparino delle frittatine, comunque è una pratica notevolmente diffusa nel mondo animale. Certo se puoi evitare di invitare gli amici e mettere i tuoi figli sul menù sarebbe meglio”
“Ma l'uomo è un animale o no?”
“Sì, ma con l'anima”
“Quindi migliore?”
“Animato”
“Capisco”
“Davvero?”
“No”
“Io comunque preferisco stare lontano da quella gente”
“È per questo che ci chiamano orsi”
“Vuoi scopare?”
“Sì dai”


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lunedì 28 gennaio 2008

Per questa volta siate pure invadenti


Parliamoci chiaro, io sarei anche sceso in campo. Avrei creato l'ottocentosettantaquattresimo partito e avrei combattuto contro l'inconsulto proliferare di partiti. Gli avrei dato un nome sexy, evocativo, tipo Forca Italia o Patito Socialista, che avrebbe richiamato una certa sinistra sofferenza nell'essere appassionati. La fantasia non mi manca: ho pronto un nome per ogni piaga sociale. Una bella coalizione tra il Partito Demografico e Allevanza Nazionale per risolvere il calo delle nascite. L'Italia dei Malori per la sanità. Il Maestro e la Margherita per la scuola. Radicali Liberi Italiani contro le occlusioni arteriose e gli arresti facili, specie quelli di Pannella. E così via.
Avrei infestato il territorio, là dove una volta era tutta campagna elettorale, di manifesti con il mio faccione (e il cappellino) con scritto sotto qualcosa di sbalorditivo tipo “Vota per Cruman, tanto in fondo uno vale l'altro”. Avrei fatto un bel simbolo con un ulivo in fiamme vicino a una quercia scudocrociata che germoglia margherite sotto un sole che c'avrà da ride, mentre un asinello cavalcato da un longobardo con la faccia di Mariotto Segni, armato di falce e martello, prende a roncolate un garofano pensionato. In questo modo mi sarei attirato i voti degli indecisi, ma soprattutto dei miopi e l'Italia è un paese indeciso e oftalmicamente deficitario.
Indi avrei chiesto il riconteggio delle schede e dei nei di Bruno Vespa per poi usare il mio sudato 1% per ricattare un sistema politico che di ricatti ne sa sicuramente più di me. Avrei percorso tutto l'emiciclo come uno skater impazzito facendo sosta nei bagni degli uomini, delle donne e varie ed eventuali. Per sopramercato avrei chiuso la mia carriera con una condanna a 23 ergastoli più 3 anni di servizi sociali a pena scontata, per abigeato, aggiotaggio, aggeggio e gigioneria molesta. Ovviamente, con il lirismo che mi contraddistingue, mi sarei dimesso per senso di responsabilità e specchiata onestà intellettuale. Non prima di essermi assicurato un posto di primario ab aeternum in virtù della mie ricerche sulla prostatite nelle donne e del perché è così difficile curarla.
Insomma tutto questo per dire che non sto qua a pettinare i procioni. Ho una coscienza civile e politica e non mi limito a vergare vocaboli a vanvera.
Il problema è che sono allergico ai bottoni (che ridete, ognuno ha le sue fobie) e a meno di non trovare uno spezzato in neoprene, il rigido regolamento parlamentare mi impedisce di accedere alle aule del potere in tuta e infradito. Quindi la mia coscienza civile mi ha suggerito di raccogliere i miei quattro stracci, smobilizzare quei 23 milioni di euro in titoli al portatore custoditi alle Isole Caiman, nella cassaforte di un mio buon amico, sulla cui rettitudine morale non dovete farvi trarre in inganno dal marginale dettaglio di essere un narcotrafficante venezuelano, e trasferirmi all'estero, in un posto dove non potrete più trovarmi, né voi, né l'Udeur.
A fermare questo impeto xenofilo (è uno strumento musicale che mi sono testè inventato) ci ha pensato la mia razionalità, che mi ha fatto soffermare sui risvolti morali di questa scelta. Per esempio sul dramma umano che subirei, a causa della mia natura monoglotta, non riuscendo più ad ordinare un cocktail di gamberetti a meno di non emigrare a San Marino o in un cantone svizzero, dove però i gamberetti tendono a scarseggiare per via del fatto che faticano ad afferrare gli skilift. Senza contare che il mio concetto di nomadismo si può già definire estremo nella transumanza tra il divano e il frigorifero, sito da cui torno spesso desolato come un ripiano frutta vuoto.
Non riesco a cambiare la situazione del paese in cui vivo e nemmeno cambiare il paese in cui vivere. Un erotema socratico o, se volete, un gatto isterico che ti rampa su per una braga. Ma c'è sempre una soluzione. Magari scritta al contrario nell'ultima pagina ma c'è. Magari è -1 o x=y o quell'otto svenuto che indica che non ci arriverai mai in fondo, ma io non mi sono arreso e ho trovato la panacea di tutti i mali di pancia. Ho aderito, come un adesivo a questa meravigliosa iniziativa di mentecritica: invadeteci! Che l'Europa ci invada liberandoci dai cancri politici e amministrativi e faccia dell'Italia un possedimento, una colonia, un dopobarba, qualsiasi cosa. Anche solo un'enclave delimitata dal mio giardino condominiale.


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giovedì 24 gennaio 2008

Tra l'Inquietudine e il Mastello


La madre dei grandi fratelli è sempre incinta e per lei la 194 è un nuovo modello di Alfa Romeo trabordante di cavalli. Incinti. Un altro grande fratello vede la luce, con la sicumera che ben conosciamo. Fa bungee jumping col cordone ombelicale e sculaccia l'ostetrica prima che possa farlo lei. Lui non piange e se lo fa è per fare audience.
Io però non sono contento, non ci andrò al reparto maternità ad alitare sul vetro al di là del quale un plotoncino di scimmiette urlatrici riceve i complimenti da parenti che apprezzerà solo per quello che scriveranno sotto il titolo “ultime volontà”. Non sono contento perché questo malsano vizio di nascere non fa che confondermi. Io cerco di seguire ogni novità, ogni sviluppo interessante, ma quando le cose e le persone sono troppe e troppo simili, si rischia di non capire più che cosa sia importante e per che cosa valga la pena sfregare tra loro un paio di neuroni per accendere la fiammella dell'intelligenza. Avanti così ho finito per convincermi che gli assassini di Cogne, Perugia e Garlasco siano la stessa persona o persone diverse che assumono lo stesso avvocato a turno.
Se siete attenti osservatori, cosa che ha un labile confine con lo sfracellare divani armati di telecomando, avrete notato anche voi un inquietante intreccio tra la sceneggiatura del grande fratello e quella del panorama politico e sociale italiano: un gruppo di diversamente senzienti che cerca di adoperarsi ai minimi termini e vive in condizioni di privilegio, completamente avulse dalla realtà che conosciamo noi mortali, tesi a sopravvivere al dilatarsi del tempo che intercorre tra un 27 e l'altro. In entrambi i casi i protagonisti, male che vada, usciranno dalle relative esperienze con vitalizi prosperosi. Se poi vogliamo cercare curiosità si trova corrispondenza anche nella presenza di un trans, di una potente famiglia siciliana e di un milanese che dice “mi consenta” e vuole comprare l'immunità.
E ora siamo qui ad aspettare che qualcuno decida per noi se ci fidiamo o no di questo governo. Una Marcuzzi attempata e con qualche metro di gambe in meno ci dirà chi è stato nominato e assisteremo alle sue acrobazie (del nominato non della Marcuzzi) atte a far sì che dove finisca il suo culo continui in qualche modo a cominciare una poltrona. In Italia nessuno molla. Un romagnolo pelato (non Giovanni Rana) ne sarebbe fiero. Boia d'un mond leder.
In Italia gli sfaceli sono edulcorati dal fatto che li vediamo attraverso un plasma tantipollici e hanno 16 milioni di colori e nemmeno un colpevole. Non sarà sfuggito al vostro acume, tanto per distribuire esempi senza darne di buoni, il rinnovato significato assunto dalla frase “porta fuori la spazzatura” in Campania. Uno che non abbia ancora portato fuori la ragione, potrebbe pensare che qualcuno nella catena che unisce il ramazzaro al ministro della rumenta, abbia fallito nel perseguire i risultati per cui viene pagato. Ora, non parlo di qualcuno che si sia dimesso, ma almeno uno che si sia, in tono dimesso, assunto qualche responsabilità, con la gioia che dà assumere in modo dimesso. E soprattutto: qualcuno ha capito perché c'è la spazzatura nelle strade campane? E perché c'è una campana di spazzatura su Ponte Milvio?
In Svezia un ministro si è dimesso perché la moglie non ha pagato il canone televisivo, in Israele un altro ministro si è dimesso perché la moglie non ha dichiarato 3 mila dollari di guadagni da una transazione immobiliare. Chissà, magari loro ci invidiano, visto che qui le mogli dei ministri le arrestano direttamente. In Inghilterra un amministratore delle poste si è dimesso per un disguido di spedizione. Io ho ricevuto ieri una lettera che se fosse stata più vecchia di qualche anno sarebbe stata incisa nel granito e ovviamente non ho trovato un responsabile, anche perché tutti i coinvolti nella vicenda ormai guardano i fiori dalla parte del gambo.
Mastella si è dimesso, ne convengo. Anche Filippo Nardi è andato via dalla casa del grande fratello per mancanza di figarette (è un refuso striato, cioè volontario), eppure è sempre in televisione. Il Clemente ha fatto il gesto storico: muoia Mastellone e tutti i cicisbei. Si è caricato sulle spalle tutto l'1,3% di voti e ha lasciato Prodi in crisi, perché non gli ha telefonato, nemmeno un sms con scritto “cmq tvb lo stss :-P”.
Mi avevano condannato a cinque anni di Prodi, ma grazie all'indulto di Mastella, forse me la cavo con due. Certo, non organizzo party di giubilo come Cuffaro che ha preso solo 5 anni per cortese empatia mafiosa, ma nemmeno io, come il presidente della regione Sicilia, mi dimetto dal mio posto di zigrinabulloni alla Ansaldo. Del resto vuoi essere presidente della Trinacria e non avere un po' di simpatia per la mafia? E il folclore, le tradizioni, dove le mettiamo?
E noi guardiamo, votiamo, nominiamo. L'ex ministro guardasigilli si indigna della persecuzione operata ai suoi danni dalla magistratura, perché ancora non c'è nel codice penale un articolo o un comma che parli di atti privati in luogo pubblico (si intenda “in luogo” come “al posto di”). E anche la magistratura più che ai presunti reati della famiglia Mastella, ha dimostrato di badare molto a mantenere quell'autonomia d'azione che anche faccio come me pare va bene. E noi cianciamo dietro a un caffè o scriviamo blog per commentare lotte di potere mascherate da strategie politiche o di giustizia.
Il buon Mastella dai toni pizziniani è genuinamente indignato. Vive in un mondo in cui non contano le regole ma i meccanismi: si scambiano voti per nomine (televoti e nomination) e si espia a porta a porta (confessionale). Loro non hanno la consapevolezza che è accessorio necessario della dignità e della decenza. Loro sanno come funziona. Sanno che nelle università le cattedre sono talmente nepotizzate che capita di leggere circolari interne che recitano “Magnifico Rettore, quando torni a casa ricordati di passare a prendere il bambino alla presidenza del simposio di gerontofobia o ti boccio l'amante”. Sanno che negli ospedali puoi trovare un primario di chirurgia che ha una specializzazione in ceramica Ming e l'unica cosa che ha pubblicato è l'annuncio del suo matrimonio (con allegata la tessera del partito). E soprattutto sanno che tutto questo è normale. Nel loro mondo funziona così. Siamo noi che siamo nati nell'emisfero (o emiciclo) sbagliato. Persino nel cinema, nella televisione, dove tutti, per una serie di ineffabili coincidenze, hanno lo stesso cognome e se non ce l'hanno è sintomo di scambio di fluidi corporei, tutto è affidato a giochi di potere e a qualche giochino di impotenza. In questo scenario, un magistrato indaga Berlusconi per aver raccomandato cinque attrici. Il triplo bypass me lo impianta un odontotecnico ammanicato e i magistrati indagano un produttore cinetelevisivo per aver raccomandato delle attrici? Il mio barbiere dice che c'è qualcosa sotto. Sarà dermatite seborroica dico io.
Il problema è che non saranno i magistrati a liberarci della famiglia Mastella e dei Berlusconi. Tangentopoli ha fatto piazza poco pulita dei mercanti del tempio ma il tempio è ancora lì. I meccanismi che lo hanno generato sono intatti e pronti ad accogliere nuovi sacerdoti metà “famiglia” e metà potere. Sarà un caso che a capo del CSM ci sia un democristiano da corsa e che a salvare questo governo ci abbia pensato spesso Andreotti?
A certi livelli, nel morboso meccanismo di gente di potere che controlla altra gente di potere, si instaura sempre un equilibrio devastante per chi il potere nemmeno lo conosce per sentito dire. Le condizioni che creano i Mastella e tutti quelli peggio di lui ma meno noti, non tarderanno ad essere di nuovo prolifiche e la sete di denaro corre molto più forte della civiltà.
Per qualche motivo pesante come un grosso masso (certe volte sono più subliminale dei Black Sabbath) i giudici che si sono davvero occupati della Giustizia, hanno sempre dovuto combattere due nemici e quello peggiore ce l'avevano alle spalle. Non ne conosco uno che sia uscito vincitore da questa guerra.
Io, visto il faticoso parallelismo che ho messo in piedi, consiglierei a un capostruttura (usate tutti i vostri sensi per assaporare le sensazioni che dà questa parola) della Rai di mandare sull'isola dei famosi tutti questi giocolieri del potere. Non per fare un reality, portateli lì, indicate un punto a caso dietro le loro spalle con aria sbigottita e poi tornate a casa più in fretta che potete.
In contemporanea con Mentecritica

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martedì 15 gennaio 2008

Scienza vergogna

“Se dovessimo contare sulla imparzialità degli scienziati, la scienza, perfino la scienza naturale, sarebbe del tutto impossibile”
Karl Popper


Certe volte mi chiedo perché io abbia lasciato l'università. Forse per non essere sempre quello che viene lasciato. Poi in tutti questi anni, nemmeno una telefonata. Comunque il dubbio ha vita fugace e tosto torno a riflettere intorno a temi più pregnanti tipo la bruttezza della velina bionda.
Ammetto di aver sempre faticato a capirla. L'università dico... ma anche la velina bionda.
Però mi consolo: alla Sapienza (nome giusto un filo spocchioso, almeno a Pisa l'hanno chiamata Normale) il Papa non ce lo vogliono proprio. Il gruppo di docenti e scienziati censori, ha ritenuto offensivo ed umiliante che Benedict 16 abbia dichiarato, nel 1990, che il processo a Galilei (da parte della chiesa) fosse una sorta di atto dovuto quindi condivisibile. L'alemanno pontefice, che ha due lauree e un discreto seguito a livello planetario, subirà quindi questo oscurantismo di ripicca. Frattanto a Mike Bongiorno, che di Galilei non sa nemmeno quale trasmissione conducesse e la cui conoscenza ecclesiastica si ferma a Pio ics, viene regalato quel pezzo di carta per cui milioni di studenti si debilitano a furia di giovedì notte all'Hollywood.
In realtà questo atteggiamento non dovrebbe stupire visto che la cosiddetta “comunità scientifica” ha dimostrato posizioni medievaliste che nulla hanno da invidiare ai fervori religiosi o a Roberto Giacobbo con l'aggravante di aver combattuto e spesso abbattuto, non dei nemici, ma i propri stessi figli. In particolare gli ambienti scientifici universitari, governati da baroni e baronetti, sono stati spesso teatro di manovre d'arrivismo e smania di successo. Un successo perseguito a colpi di pubblicazioni, plagi, imbrogli e ostracismi culturali.
Il processo della chiesa a Galilei è un bel manifesto della supremazia scientifica sulla fede. Ma se provi ad usarlo come manifesto della pervicace ottusità del mondo scientifico verso tutto ciò che non è allineato, non vale. Poco si sa di uomini di scienza osteggiati, emarginati, ridotti in miseria, rinchiusi in manicomio e a volte, indirettamente, uccisi, perché colpevoli di aver sfidato i depositari del sapere con teorie non riconosciute e dimostratesi successivamente vere. E pochissimo si sa di fiumi di denaro usati per finanziare ricerche utili come un frigorifero al polo. Della chiesa conosciamo tutti i misfatti. I libri di scuola ne sono pieni e le cronache non si esimono dal descrivere con sdegnosa bramosia la liason dell'ultimo prete di periferia. Nulla vi diranno, di contro, alcuni dei seguenti nomi.

George Zweig che propose il modello di atomo a quark (non nel senso che lo presentò da Angela) e fu cacciato da tutti gli ambiti scientifici. Osteggiato in particolare da uno dei più considerati fisici dell'epoca che, qualche anno dopo, vinse un Nobel proprio grazie alla teoria dei quark di Zweig, ormai dimenticato e bollato come ciarlatano.
William Harvey pose le basi della comprensione del sistema circolatorio del sangue. Fu definito pazzo e ingiuriatore della natura dalla comunità scientifica e il termine “circolatori” venne usato come epiteto infamante per lui e i suoi collaboratori.
Samuel C.F. Hahnemann: un genio assoluto, dotato di capacità mentali con pochi eguali nella storia del pensiero umano. Fu il primo a considerare l'ammalato nella sua interezza: mente, corpo e ambiente. Impostò un approccio nuovo e umano alle malattie mentali e propose per primo la quarantena nelle epidemie di colera. Fu l'inventore dell'omeopatia. Venne per questo perseguitato ferocemente dalla classe medica imperante. Una violentissima campagna denigratoria, nonostante le evidenze scientifiche della sua teoria terapica, lo umiliò e gli rese quasi impossibile il lavoro di ricerca.
Edward Jenner scopritore del vaccino contro il vaiolo. Contro di lui venne addirittura istituita una “Antivaccination Society”. Come se il CNR fondasse una “società antiterrarotonda”.
Renè Lannec, inventore dello stetoscopio (tuttora utilizzato, dopo 200 anni) e di fondamentali teorie sulla tubercolosi. La sua opera fu demolita in maniera così capillare (da un punto di vista umano non scientifico) dai cattedratici dell'epoca che persino i bambini per strada lo irridevano senza pietà. Si ritirò stanco e amareggiato. Troppo gracile per sopportare certe battaglie, morì a soli 45 anni.
Julius Mayer postulò con un certo anticipo le leggi della termodinamica, ma fu zittito perché era “solo” un medico della marina.
Raymond Dart, trovò l'anello mancante tra uomo e scimmia. Fu cacciato dagli ambienti scientifici con l'accusa di aver perso tempo dietro una scimmia storpia, solo perché non seguì le gerarchie baronali nel proporre le sue teorie.

A questi potrebbero essere aggiunti i nomi più famosi di Pasteur, Mendel e Koch, anche loro passati attraverso la gogna del non allineamento ai dogmi scientifici dell'epoca.
Ma la storia più infame e vergognosa è quella di Ignaz Philipp Semmelweis, considerato il “salvatore delle madri”. Capì per primo che la gran parte delle morti per febbre puerperale era dovuta ai metodi operativi dei dottori, che passavano da autopsie a parti senza nemmeno lavarsi le mani. Cambiò completamente il modus operandi degli interventi. I chirurghi indossavano ancora lunghe tuniche nere su cui portavano con un certo orgoglio macchie di sangue rappreso. Nelle asole tenevano fili di seta da usare per un'eventuale legatura. Semmelweis osò dire ai luminari della medicina di lavarsi le mani. Fu costretto a lasciare i suoi studi, il suo lavoro e persino la sua città. Non poteva più mettere piede in un ospedale senza essere insultato e deriso. Fu internato in un manicomio dove subì violenze fisiche e morì del male che cercò di debellare (la setticemia), forse volutamente, nell'estremo tentativo di dimostrare la sua verità.
Ferdinando Von Hebra disse “Quando si farà la storia degli errori umani, difficilmente si potranno trovare esempi di tale forza. E si resterà stupiti che uomini competitivi, così specializzati, potessero - nella propria scienza - rimanere così ciechi e stupidi”.
Molti di questi errori hanno impedito di salvare un numero esorbitante di persone. E, apoteosi della follia, molte di queste battaglie sono state combattute esclusivamente in nome di interessi personali e, peggio ancora, per puro prestigio.
La scienza spesso si rifugia dietro il suo nome. Un nome che sa di infallibilità, di qualcosa di definitivo e indiscutibile. Si fa scudo del suo elitarismo per schivare critiche e giudizi. E soprattutto non chiede mai scusa, come invece pretende da chi non si allinea ad essa.
Tutti commettiamo errori, anche il Papa. E lo sa bene chi ha capito che i suoi errori sono una miniera d'oro. Criticare il Papa fa bene a terroristi in voga e a comici che con “scendi il cane e piscialo” avevano fatto il loro tempo.
Ma il Papa e la religione cattolica esistono, come esiste l'Islam (anche se fate tutti finta di niente). Se ci insolentiamo per la censura verso gli insulti di Luttazzi e ci spaventiamo per le idee diverse dalle nostre, qualcosa è andato fuori asse. Se poi chi si erge a censore e a giudice dell'oscurantismo altrui ha una storia altrettanto millenaria di processi sommari, di guerre sante e comodi roghi, allora stiamo davvero seppellendo il buon senso sotto una catasta di parrucconi.
Chiedere al Papa di non parlare perché la chiesa ha processato Galilei è come chiedere a un tedesco di non votare perché c'è stato il terzo reich.

Grazie a I labirinti della ragione


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mercoledì 9 gennaio 2008

Pesci: diffidate di chi dice ti amo


Il nuovo anno non è cominciato in maniera sexy. Potrei tranquillamente personalizzare un noto adagio murphyano in “se qualcosa può andare bene, io sarò altrove”. Per ventura amica, però, sono italiano e nel mio DNA risiede il codice risolutivo della funesta sorte, oltre alla ricetta della pizza napoli: l'oroscopo. Mi trovo però ad essere completamente digiuno di influssi planetari e, se si esclude quel quarto d'ora di romanticismo che mi colpì nel '79 (credo a causa di una forma virale), non mi sono mai interessato di astri e cieli stellati.
Cominciamo quindi dal principio. Di che segno sono? Stando ai dati in mio possesso leone. Questo se vogliamo fidarci del calendario gregoriano, ma, avvertissi l'esigenza di un'ortodossia radicale, mi sentirei più a mio agio con il calendario giuliano e sarei vergine e probabilmente avrei una spiccata predisposizione al calendario della Gregoracci. A voler essere pignoli come una pigna, lo scorrere del tempo non è comunque così preciso come il vostro Rolex cantonese vuol farvi credere. Per esempio la suddivisione in giorni e mesi dell'anno non corrisponde esattamente al ciclo fisico delle stagioni. Per la precisione abbiamo una media di 26 secondi l'anno in eccesso. Questo significa che tra un po' di tempo potrebbe cambiarmi l'ascendente sotto il naso e potrei passare da “generoso e anticonformista” a “votato alla leadership e un po' scassapalle” senza nemmeno accorgermene. Questa imprecisione fa sì che nel 4905 dovremo sopprimere un giorno e sarà sicuramente quello della nascita della mia ultima reincarnazione prima del nirvana assoluto, così dovrò saltare un turno e ricominciare dalla drosophila melanogaster (un moscerino della frutta caratterizzato da una forte confusione sessuale). In questo l'ex Unione Sovietica è più avanti di noi (nella precisione cronologica non nella confusione sessuale): per minimizzare l'errore ha istituito un diverso calcolo degli anni bisestili secolari. Per noi tutti gli anni secolari sono bisestili solo se divisibili per 400, mentre per i sovietici lo sono solo se, prendendo il numero di secoli e dividendolo per 9, il resto dia 2 oppure 6. Questo riduce l'errore a soli 2 secondi l'anno, ma non spiega perché l'orologio che ho comprato da quell'ex militare dell'armata rossa, perda 15 minuti ogni martedì. Grazie a questa differenza di calcolo la federazione russa dovrà sopprimere un giorno solo tra ventimila anni, ma se prendete un appuntamento con un moscovita per il 2800, lui arriverà con un giorno di anticipo e se l'avrà a male. Se invece prendete appuntamento con un sottosegretario italiano, non arriverà affatto a meno che i vostri argomenti non siano sostenuti da una coppa D.
In pratica il sistema degli anni bisestili aumenta e diminuisce la probabilità di nascere sotto il segno dei pesci (e Venditti l'aveva capito). Quindi le proprie caratteristiche ed il proprio destino non sono solo scritti nelle stelle, ma anche nelle legislazioni del paese natale (a proposito, auguri).
Questo tipo di problemi ci sono sempre stati, anzi, nel passato erano ancor più grossolani ed è per questo che con tutti i vostri piani astrali potete tranquillamente farci un corso di origami. Il giorno successivo al 4 Ottobre 1582, per esempio, non fu il 5 ottobre come una delle più semplici serie numeriche potrebbe far supporre, bensì il 15. Ufficialmente per allinearsi al calendario gregoriano, ma fonti ben informate riportano che in quei 10 giorni Papa Gregorio XIII avrebbe dovuto onorare certi debiti con un alto gerarca di Scientology. Pare anche che un mio trisavolo, proprio il 10 ottobre, avesse appuntamento con una bellissima ereditiera figlia di catena di locande di posta, di nome Parigi Del Viandante. Da quel giorno tutta la dinastia di cui faccio parte fu definita “casta”. Nacque così il sarcasmo. Del resto la mela non cade mai lontano dall'albero, come ebbe ad osservare Newton.
Nel 1712 il Re di Svezia fu costretto ad istituire un 30 Febbraio a causa della tragica scomparsa dell'addetto a voltare le pagine dei mesi, che scivolò in un fiordo a primavera mentre camminava seguendo calcoli astronomici come un ragazzo segue un aquilone. Quell'anno milioni di pesci divennero ariete, milioni di ariete toro e così via in uno slittamento faunistico che arriva fino ai giorni nostri. Tanto che, per ciclicità zodiacale, se io fossi nato in Svezia ora sarei sì leone, ma un altro leone.
Come se tutta questa cronocambogia non bastasse, anche se trovassimo la formula giusta per misurare il tempo, il tempo se ne farebbe un ricco baffo. La rotazione terrestre, che determina a che ora devi andare a lavoro, sta progressivamente diminuendo la sua velocità, anche se lentamente. Questo perché il nostro pianeta, in fase di assemblaggio, è stato scagliato nel vuoto a 30 km al secondo con impressa una forte rotazione, come fosse una trottola nelle mani di un bambinone ghghggiante. L'azione delle maree e la pesantezza di alcune persone che conosco stanno agendo da rallentatore sebbene l'attrito sia praticamente nullo. Anche l'orbita terrestre si modifica lentamente a causa delle forze gravitazionali. In particolare diminuisce la sua eccentricità, il che è paradossale se si osserva come si vestono i giovani. In conseguenza di tutto questo la durata di un anno solare non è sempre costante, ma questo non vi autorizza a mentire sull'età.
In definitiva ne aveva ben donde Battisti a chiedersi che anno è, che giorno è.
Se aggiungiamo a questa panoramica il fatto che nuovi pianeti vengono scoperti ed altri declassati (per esempio Plutone è ridotto a una fuga di gas condominiale), capite bene quanto possa essere attendibile un oroscopo.
Un buon astrologo dovrebbe essere un esperto di matematica, fisica, astronomia, geofisica e quantistica e probabilmente gli converrebbe comunque fare gli oroscopi.
Per quanto riguarda il mio segno ho solo capito che quest'anno Giove entra nella seconda casa. Col culo che ho dovrò pure aiutarlo a fare il trasloco.

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