mercoledì 18 ottobre 2006

Scienze esatte e uomini imprecisi


Nessuno dovrebbe pensare che la scienza possa essere infallibile. Gli scienziati, i ricercatori, si addentrano in mondi sconosciuti, fatti di ipotesi, congetture e vediamo un po’ che succede. E’ quindi consueto imbattersi in errori, sviste, anni di buio culturale, ma anche scoperte del tutto casuali. La storia della ricerca, del tentativo di capire ciò che ci sfugge, è uguale in tutti i campi dello scibile umano ed è quindi assimilabile ai tentativi di risolvere le grandi piaghe sociali.
Le tappe del progresso hanno conosciuto gloria e infamia, così come i loro protagonisti, a volte assurti a imperitura fama immeritatamente, a volte finiti nel fango, pazzi, poveri e pure un po’ insolentiti, seppur protagonisti di intuizioni geniali e innovative. Alcuni esempi.
Chimica: Avogadro. Lo so che il nome non vi è nuovo: vi ricorda la scuola, quando si sentivano frasi del tipo “sai qual è il numero di avogadro? Guarda lo sapevo ma ho perso il cellulare e non ho più la rubrica, ma se vuoi lo chiedo a una mia amica che so che ci usciva insieme”. Amedeo Avogadro, intuì (agli inizi dell’800) che le affermazioni di tale Jöns Jacob Berzelius, su certi fatti inerenti la riluttanza di determinati atomi ad unirsi per formare molecole (sono cose loro non ci voglio entrare), erano delle emerite bischerate. Purtroppo, a causa dell’enorme prestigio di cui godeva Berzelius nella comunità scientifica mondiale, il buon Amedeo fu preso a colpi di becco bunsen sul naso e costretto a vendere caldarroste fuori dallo stadio, mentre la ricerca in campo chimico rimaneva paralizzata per decenni.
Medicina: Semmelweis. Lo so questo non l’avete mai sentito e non è uno sciatore austriaco. Si tratta di un giovane medico ungherese a cui toccò simile sorte. Ipotizzò infatti che la fantomatica febbre puerperale, che mieteva vittime tra gestanti e tentativi di nascituri, non esistesse affatto e che fosse vagamente possibile che i decessi fossero provocati da infezioni trasmesse dai medici stessi, che poco prima di assistere al parto, avevano magari dissezionato il cadavere di un uomo morto di qualsiasi cosa, senza poi nemmeno lavarsi le mani. Anche lui fu preso a forcipate sulla testa e morì pazzo in un ospedale psichiatrico, poco prima che Pasteur, dimostrasse le sue teorie.
Il nome di altri scienziati ci è invece stato consegnato dalla storia, carico di riconoscenza e fulgore, ma non sempre a ragione. Esempi.
Luigi Galvani, che sta alle rane come la peste polmonare sta all’uomo, è entrato talmente nella storia da finire persino nei dizionari (galvanizzare, galvanometro), ma dire che ci abbia capito qualcosa delle sue stesse scoperte, è ipocrisia. Il Galvani (chirurgo e anatomista), scoprì per caso la famosa contrazione della rana morta toccata con due metalli diversi. Quel giorno segnò un’epoca di grande progresso per l’uomo e di nefasto avvenire per il regno anfibio. Purtroppo però lo scienziato non dedusse che tra i metalli potesse scorrere un fluido elettrico, ma postulò che le bestiole, sebbene stecchite, possedessero una sorta di elettricità animale. Fu poi Volta (professore di filosofia naturale) a sbugiardare il Galvani e a salvare un discreto numero di rospi.
Guglilelmo Marconi. Sì sì anche lui. Nominato senatore, con un nobel e tre telegatti in bacheca e tutto il resto. Però se ora possiamo sentire in diretta che cosa fa la juve col frosinone, lo dobbiamo più alla sua testardaggine che al suo genio. Guglielmo aveva peraltro frequentato solo un istituto tecnico privato (con l’aiuto del cepu) con scarsi risultati e senza conseguire il diploma. Per qualche buffa ragione però, si ficcò in testa di poter comunicare a grandi distanze attraverso le onde hertziane (onde radio), nonostante tutti gli dicessero che era impossibile, perché essendo onde lunghe sarebbero partite per la tangente del pianeta in meno di 300 km e in effetti, con le conoscenze di allora, l’opposizione era sensata. Ma lui niente. Non ci sentiva proprio, era sintonizzato su un’altra lunghezza d’onda (e va be’). Così partì per il Canada, andò ad assistere a una partita dei Toronto Raptors e poi aspettò il segnale radio dalla Cornovaglia inviato da un suo amichetto. Il segnale arrivò e Marconi, con il tipico aplomb degli scienziati, cominciò a fare gesti dell’ombrello e ad unire le mani verso il bassoventre urlando “ma vieni!!!”. In realtà le sue teorie erano sbagliate, solo che nessuno (nemmeno lui) sapeva dell’esistenza della ionosfera, una sorta di sponda da biliardo planetaria, che fa rimbalzare le onde lunge sulla terra. Sticazzi.
Di Colombo sapete già tutto. Un pessimo navigatore, terribile geografo e uomo dal precario equilibrio mentale, che costrinse con la forza un gruppo di nativi americani a mangiare tofu e fabbricare nike farlocche per convincere il mondo di essere arrivato in Cina.
Tante sono le scoperte casuali: Newton definì la legge della gravità mentre cercava di fare una torta di mele per esempio, ma sono anche tanti quelli che hanno avuto sotto il naso verità eclatanti e si sono fatti distrarre dalla blasfemia che rappresentavano. Fermi, dopo aver spaccato un atomo come una cozza, credette di aver scoperto due nuovi elementi chimici (chi indovina quali vince un premione). I coniugi Joliot-Curie, inciamparono per primi su un neutrone, ma la colf filippina lo scopò sotto il tappeto della sala, mentre Ettore Majorana se la rideva a bordo di una Costa Crociere da cui non fece mai ritorno.
Che cosa ci insegna tutto questo? Intanto che le rane hanno sempre pensato “che forza sono una rana, posso respirare dove voglio e saltellare sulle ninfee degli stagni”, poi sono arrivati Galvani e un gruppo di cuochi francesi e la loro vita è diventata un inferno.
Poi ci insegna ad essere critici a non dare per scontata una cosa perché è scritta su un libro di scuola, su un giornale o sulla parete del cesso della stazione. Ci insegna che la scienza non è una scienza esatta (e questo dovrebbero ricordarselo per primi alcuni scienziati) e che più che creare certezze, come disse qualcuno, crea nuovi dubbi.
Infine ci insegna, anzichenò, che la verità, la soluzione, si trova spesso nei pressi del nostro naso e che un sacco di cose inutili ci impedisce di vederla o, semplicemente, è una cosa nuova, ma la convinzione di essere già arrivati a tutto, ci preclude la possibilità di considerarla.
I primi zoologi che entrarono in contatto con un ornitorinco, espressero il loro livello di comprensione, grattandosi il cuoio capelluto e, vanificato ogni tentativo di catalogarlo in una qualsiasi delle specie conosciute, decisero di sopprimerlo.

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2 commenti:

Anonimo ha detto...

Interessante viaggio nelle casualità della scienza che riesce a stupire se stessa.

Berzelius, le voleva unire atomi e molecole con la fecondazione assistita o col metodo naturale? Un pioniere della società multietnica?

Avogadro si serve in insalata con o senza numero? O è meglio in un tumbler alto guarnito con pezzi di frutta?

Le rane di Galvani erano galvanizzate sapendo di passare alla storia?

Newton la fece poi la torta di mele?

Anonimo ha detto...

Da striscia domenicale nasce ispirazione o da pseudoscoperta nasce striscia domenicale? ;o)

Tra chi fece un grande errore poi sfatato in seguito da non mi ricordo più chi ci fu anche il mitico Einstein, che se non sbaglio era convinto che l' Universo era statico.

Interessantissimo e come sempre ricco dell' ironia che ti contraddistingue questo post!!