martedì 16 gennaio 2007

L'erba del vicino

A volte è necessario fare un viaggio. Anche piccolo, ma che ti porti di fronte alla realtà. Perché in certi casi non basta sapere, bisogna vedere, toccare, bisogna che la realtà sappia che ci sono anche io. Per questo sono in macchina ora (ok, non ora, ma faccio finta di sì che sembro narrativo e non impazzisco a coniugare verbi), sto andando a Erba. Voglio andare a vedere da vicino tutte quelle persone che si accalcano nel luogo in cui è transitato l’orrore, dove la morte ha lasciato fare l’uomo, ma soprattutto dove almeno tre network nazionali hanno piazzato telecamere e microfoni. Voglio vedere queste persone in faccia, parlarci, capire.
Non sto giudicando nessuno, sia chiaro, in fondo anche io sto andando ad assistere a ciò che mi fa orrore e che fatico a comprendere. E non mi sono nemmeno pettinato.
La giornata promette male. Oggi proprio non mi riesce di capire niente: è tutto un po’ confuso. Il giornale radio, dopo avermi finalmente chiarito da quale fruttivendolo si serviva l’assassina di Erba, dichiara soddisfatto che il petrolio è sceso fino a 53 dollari al barilotto. Non esito un secondo, incocco la freccia e mi infilo al distributore. La benzina costa esattamente come quando il petrolio era a 73 dollari e il benzinaro non è nemmeno 20 dollari più gentile. Intasco il resto e un ringhio parecchio distante da “grazie a lei, buona giornata”, ma che accolgo come tale. Riparto, verso qualcosa che non capisco, proveniendo dallo stesso posto.
La radio continua a cercare di spiegarmi le cose. La radio è brava, lo ammetto, sono io che sono duro. I dettagli sul distaccamento della testa dell’ultimo condannato nel processo a Saddam, pare siano irrinunciabili se si vuole avere una giusta prospettiva sul panorama internazionale, come se un'impiccagione senza decapitazione fosse più accettabile. I particolari macabri sono sempre accompagnati da grande indignazione e raccapriccio per una sì barbara applicazione della giustizia. Vengo anche a sapere che le multe per infrazione al codice della strada sono state ulteriormente inasprite, allo scopo, pare, di ridurre il numero degli incidenti. Lo speaker ne dà notizia come se qualcuno ci credesse. Per sopperire alla mancanza di cultura e civiltà si inaspriscono le sanzioni. Ci va anche bene che la pena capitale non rimpingua alcuna cassa (se non quelle da morto) altrimenti, seguendo questa logica si finisce appesi per i pollici. Spengo la radio. E’ meglio.
Torno all’oggetto del mio viaggio. Ho pensieri strani, di alcuni mi vergogno, altri proprio non li conosco. Non so come mi sia venuto in mente che da oggi “l’erba del vicino…” assumerà un aspetto inusuale grazie a un macabro calambour. Poi penso a quel discorso che ormai si sente troppo spesso. Alle regole dei senza regole. Al codice che vige in carcere e fuori, tra quelli che hanno sfidato la società e colpito i propri simili. L’ha ripetuto Azouz: le donne e i bambini non si toccano e gli infami non si accettano. Fa un effetto strano, a metà tra un libro di Puzo e un film con Stallone. Ma essere scosso da qualcosa non corrisponde a capirla. Ci provo. Perché? Ovvio, direbbe uno che capisce, perché sono creature indifese. A parte il fatto che Rosa Angela Bazzi, che pare sia una donna, proprio indifesa indifesa non deve essere sembrata mentre roteava un machete, ma come ci si potrà vendicare di lei senza contravvenire al codice appena citato? Considero questo solo un problema di logica linguistica e vado oltre. Come si configura il concetto di indifeso? Se tre killer attendono sotto casa un uomo disarmato e lo crivellano di colpi alle spalle, il fatto di essere un uomo lo rende più protetto dalle pallottole? Se un assassino mette una bomba sulla macchina della sua vittima che cosa può cambiare a livello di “difendibilità” se su quella macchina c’è una donna, un bimbo o un uomo? Che l’ambiente della malavita trovi inaccettabile colpire donne e bambini, porta alla sbalorditiva conseguenza di trovare “accettabile” colpire un uomo. Se poi quest’uomo si sia potuto difendere o no, sembra irrilevante. Se vado a farmi operare di girodito e quando torno trovo la mia casa occupata da criminali e lo stato non mi tutela, che modo ho di difendermi? Se rincasando dalle mie vacanze esotiche a Vetralla trovo l’appartamento svaligiato, che possibilità ho avuto di difendermi? Questo codice d’onore giustifica in qualche modo mille altri disonori. Come se la sofferenza di un uomo anziano fosse meno rilevante di quella di una giovane donna. Ma soprattutto giustifica una cultura da far west, in cui un uomo può comunque starsene in casa armato fino ai denti a difendere i propri cari. Forse in questa logica, chi ha paura, chi non sa difendersi, non è un uomo. E il codice della paura trova il suo senso.
Niente, forse è meglio che torni a pensare al prezzo del petrolio. Anche se ormai sono arrivato. C’è una forte “infiammazione” attorno al luogo della strage che è irrorato da curiosità e cellule di sgomento. Sembra di essere nel punto in cui si è sviluppato un tumore, un cancro della città. Collettivo. I carabinieri sono costretti a presiedere il posto a causa della massiccia quanto inutile processione. Questo mi fa per un attimo trovare accettabile il fatto che ogni domenica le forze dell’ordine debbano tenere a bada orde di tifosi. Almeno consentono lo svolgersi di uno sport e non di mettere in scena la fiera delle morbosità.
La gente osserva, commenta, si aggiorna sugli ultimi dettagli e se proprio non ce ne sono altri, qualcosa si può sempre inventare. Qualcuno fotografa il nulla per catturare una scia di orrore, impressionando la pellicola e me. Forse è un gesto catartico, qualsiasi cosa voglia dire. Lo faccio anche io. Fotografo questa piccola folla che, come me, è mossa da qualcosa che non comprende. Una folla che ha paura e fa paura. Torno a casa senza niente in mano (ho seguito alla lettera le indicazioni della mia fotocamera usa e getta) e un po’ scoraggiato, nella consapevolezza che essere gentile e rispettoso non fa molta differenza perché la gente sono matti.


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9 commenti:

felo ha detto...

Ottimo pezzo, solo non mi spiego come mai tu ci sia andato e abbia scattato delle foto quando tu stesso dici che non capisci quella macabra processione e la gente che impressiona le pellicole (o i CCD/CMOS)...

cruman ha detto...

ehm forse il pezzo non era poi così ottimo, visto che non si è capito. In realtà vado sul posto a guardare e fotografare la gente gente che va a guardare il posto. E alla fine getto la macchina fotografica. Ovviamente è solo una provocazione. Non sono andata da nessuna parte.

cruman

Anonimo ha detto...

Cruman non se ANDATA da nessuna parte ?

cruman ha detto...

Accidenti, ho fatto cadere la mia copertura!! :)

Anonimo ha detto...

L' articolo è eccellente, e la provocazione giusta e comprensibilissima.

Ieri nelle immagini dell' incidente nautico nello stretto di Messina addirittura i soccorritori dovevano spintonare l'orda di curiosi perchè ammassati intorno alle ambulanze, impedivano la tempestività del loro intervento.

Anonimo ha detto...

Anni fa un ragazzo che conosco perse la sorellina in un incendio in casa.
Fu lui stesso, appena adolescente, a cacciare di casa in malo modo i giornalisti, curiosi di sapere "cosa provavano" lui e la sua famiglia.
Ci si scandalizza (sempre meno...)quando i media ci propinano gratuitamente violenza, tanto da rischiare di farci assuefare alla stessa. Ma una censura su telecamere e microfoni durante i funerali, interviste a parenti stretti il giorno dopo un lutto, Porta a Porta e Vite in diretta, ci vorrebbe proprio !

felo ha detto...

azz', ho fattola figura del pescivendolo...

RIFO:
Ottimo pezzo, ho anche capito che tu non ci sei andato e non hai scattato delle foto per ironizzare su quella macabra processione di gente che impressiona le pellicole (o i CCD/CMOS)...

Anonimo ha detto...

Il viaggio l'hai fatto, caro Cruman, e "in interiore homine" -come dicevano quelli che sanno di latino-, che è poi l'unico veramente necessario. E ti sei anche posto (alcune del)le domande giuste. Belle le considerazioni su una possibile radice -'maschilista' e comunque violenta- dell'etica malavitosa. Io mi chiedo però se accanto ad essa non emerga anche altro: nessun gruppo, per quanto violento o criminale, può rinunciare a un nucleo duro, a un nocciolo di regole morali o "principi non negoziabili" come qualcuno oggi dice. Con buona pace del relativismo assoluto in assoluto. O no?
GuerinMeschino

cruman ha detto...

avevo fatto la stessa considerazione, caro GuerinMeschino, ma non mi sono sentito in grado di sostenere questo aspetto della situazione, quindi aspetto.

grazie per esserti preso questa responsabilità in mia vece.

cruman