mercoledì 10 gennaio 2007

Una vita fa


Quando Cruman ha scritto il post sulla sorte, che a mio parere è uno dei più crumaniani della sua vita, ho capito che mi voleva lanciare un tremendo messaggio trasversale: sono diverse lune che non scrivo su CLDH, sono stato neghittoso alla richiesta di spiegazioni in proposito, e ho pure vissuto il temerario lancio sul mercato del libro Post Scriptum come se non fossero fatti miei (quando invece pare siano fatti miei al 12%). Colpe, queste, che vanno lavate.
Per non rischiare la vita ho deciso di sospendere la stipsi e di cambiare vita.
Ma se uno cambia vita, cosa ne fa di quella precedente? In assenza di campagne di rottamazione, è inutile rispondere che dipende da quanto essa vale: quanto vale una vita non si sa. Se nel guardarmi intorno incontro un televisore con dentro RealTV, mi faccio l’idea che una vita umana certe volte può valere molte altre vite messe a repentaglio per salvarla. Anche se quello da salvare è un inetto che s’era avventurato col pedalò in cima alle cascate Victoria.
Se nel guardarmi intorno incontro il mio amico che vive sull’isola di Jamaica e lui mi racconta di un gruppo di bimbi neri che giocano intorno al corpo senza vita di un uomo trascinato dalle onde sulla battigia, allora penso che per un bimbo di Jamaica una vita valga meno di un girotondo e mi dico: “Magari fossi io quel bimbo”.
Quando poi il mio amico aggiunge che l’arrivo della polizia sulla spiaggia fa fuggire i bambini e finalmente toglie l’orrore dal volto mediamente sotto spliff dei turisti, allora capisco che la vita può valere una bella figura in termini di immagine internazionale, e che fondamentalmente il problema di quanto vale una vita è sentito nel Primo Mondo, e poi a scalare progressivamente meno nel Secondo Mondo, nel Terzo Mondo e quasi per niente nell’Altro Mondo. Eppure sempre di vite si tratta, mica di uva.
Se nel guardarmi intorno incontro il mio amico assicuratore, egli mi spiega cos’è il prezzo in valuta della vita, quello che alberga dentro una polizza: esso dipende da che vita è. È proprio nel campo delle assicurazioni che trova corpo l’evidenza empirica che una bella vita possa aver più valore di una vita grama.
Nella nostra cultura occidentale postmoderna la vita è un “bene” protetto in ogni modo, per cui sono ritenuti plausibili concetti come il “diritto alla vita” (secondo alcuni estensibile anche ai non ancora nati), e per chi mette a repentaglio oppure conclude la vita di qualcun altro sono previste punizioni molto serie (il che non implica che vengano poi applicate). Ci sono posti dove la vita vale tutte le paure d’una società, e in quei posti sovente si propone la messa a morte di chi toglie la vita ad altri. Ci sono posti dove la vita vale tutti i sensi di colpa di una società, e in quei posti di solito si evita di mettere a morte chi ha causato egli stesso la morte di qualcun altro, seppure fosse stato solo per il piacere di farlo. Ci sono situazioni in cui la vita vale solo perché appartiene a una persona molto vicina, e vale molto meno perché è quella di una persona tanto lontana da essere invisibile, quindi il valore della vita può essere funzione derivata di vari tipi di distanza.
Il punto è che in una società materialista che deve necessariamente assegnare valori, è abbastanza facile che il rapporto con la vita, che è un qualcosa che non si sa quando comincia e quando finisce, che si può usare, godere o sprecare ma non si può né guadagnare né vincere, che può essere meravigliosa o detestabile semplicemente in base al culo che hai, diventi totalmente schizofrenico. Altrimenti non si spiega per quale motivo, se una vita è preziosa, una doppia vita debba essere deprecabile. Quando invece tutti sanno che è meglio avere una doppia vita che il doppio mento.

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5 commenti:

cruman ha detto...

Quello sulla sorte sarà stato il post più crumaniano della mia vita, ma questo è il meno postatoresaniano della tua!!

Anonimo ha detto...

Bè...basterebbe che ognuno accrescesse i valori nella propria per aumentare quello della vita altrui. Un po'il contrario di come funziona tra Kcal e girovita ;o)

PS:...in caso di doppia vita il premio assicurativo lo pagano doppio?

Anonimo ha detto...

La vita è quello che siamo stati, quello che siamo, e quello che saremo..
Tutto questo con il consenso di chi circonda, e badando al modo di farci meno male possibile.

Luca Tittoni ha detto...

Ciao,scusami ma non posso esimermi.Spettacolare il tuo blog!Posso linkarti?Ti lascio l'indirizzo del mio nonostante il profilo: http://futuribilepassato.blogspot.com

cruman ha detto...

esimio luca...mai esimersi, ci mancherebbe!
linka pure smodatamente ;)