lunedì 3 aprile 2006

Un giudice

Sono un giudice….anzi ero un giudice. No, non sono in pensione e non ho cambiato mestiere. Mi hanno semplicemente ammazzato. Qui nel mondo dei più è arrivato anche il povero Tommy. Un viso simpatico. Solo a guardarlo ti fa dimenticare la sfortunata esistenza che ha passato. Vissuto nella malattia e morto nel dolore e nella crudeltà degli uomini. Vittima di quello che non ha avuto il tempo di scoprire. La brutalità delle persone. E io ne so qualcosa. Io la conoscevo, l’ho combattuta per tutta la vita. Per i mie ideali, per il mio paese, per la giustizia e per altre ragioni che ho lasciato lì da voi. E soprattutto anche io ne sono vittima. Ora da qui osservo un popolo sconvolto….e non capisco. Qui abbiamo la parabola (ne abbiamo che ci avanzano di parabole) e prendiamo tutti i telegiornali, i programmi sportivi e i telefilm americani. Tutti parlano del povero Tommy. Tutti sono vicini nel dolore ai genitori. Sì anche quei giornalisti che senza sapere nulla buttavano ami per gli squali. Quelli che dicevano “nel diario della madre c’è scritto sono preoccupata per Tommy”. E basta, non aggiungevano altro. Ti instillavano il dubbio ma non si scomodavano a dichiararlo. Si preoccupavano di generarti il tarlo morboso, che avrebbe centuplicato la tua curiosità e il loro fatturato in tirature. Ora sono vicini alla famiglia. Spero non troppo vicini…..lo spero per loro.
Anche nelle trasmissioni sportive parlano di Tommy. Si scusano di dover parlare di calcio, ma premettono che non lo dimenticheranno mai. Io sono stato dimenticato in fretta. Ho dato la mia vita per il mio paese, ma le trasmissioni sportive hanno parlato solo del rigore che non c’era. Non mi interessa la gloria…non mi è mai interessata. Ma questa ipocrisia….. Oggi sul giornale (ci arrivano anche quelli, stropicciati, ma ci arrivano) c’era scritto che i detenuti di un carcere hanno dichiarato che chi ha ucciso Tommy è un lurido infame. Probabilmente appena l’avranno per le mani lo faranno carino. Io li conosco quelli. Non si fanno queste cose. Un bambino inerme e indifeso…. In quel carcere ci sono anche quelli che mi hanno aspettato sotto casa armati di mitra. Io ero solo…disarmato….indifeso. Come altro si può definire un uomo solo assalito da belve armate? Che potevo fare? Sputargli? Ci ho provato, ma ho sputato sangue. Qualcuno ha detto (passati i primi giorni di sgomento) che me la sono andata a cercare. I più magnanimi, che “sono i rischi del mestiere”. Forse hanno ragione. Io però non sono un soldato…non ho mai fatto male a nessuno…come il povero Tommy e ho avuto una vita difficile…come Tommy. E non ho potuto difendermi….come lui, anche se non sono un bambino, anche se a volte avrei voluto tornare ad esserlo. Pochi giorni dopo l’arrivo del piccolo è arrivata anche una ragazzina. Diciassette anni, anche lei di Parma. Brutalizzata senza motivo. Aveva appena scoperto la gioia di essere viva giovane e bella. Hanno dato la notizia in tre parole e poi hanno detto che Adriano forse non giocherà contro il Villareal. Nemmeno lei ha potuto difendersi. Nemmeno gli altri che sono qui con noi. Donne stuprate e uccise dal branco, ragazzi giustiziati per un sorpasso. Siamo tutti qui, con il piccolo Tommy e aspettiamo…desideriamo vedere la stessa indignazione, lo stesso sdegno colmo di rabbia e voglia di ricordare, per tutte le vittime dell’inutile brutalità umana. Perché le nostre vite erano ugualmente importanti, avevamo persone che ci amavano e ideali.. E siamo tutti stati barbaramente uccisi, lontano dai nostri cari, senza poterci difendere. Ora basta o divento come quei pietosi (nel senso che fanno pietà) servizi poetici di studio aperto, con la musichetta e una voce strappalacrime che ti dice che cosa sognava il povero piccolo, che cosa voleva prima che qualcuno lo strappasse ai genitori (di colpo riabilitati). Tommy è qui, ora sta bene. Dice che non sognava quelle cose e che voleva bene al papà….dice anche qualcosa su quei giornalisti, ma non posso ripetervela, sapete su certe cose qui sono un po’ rigidi.


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2 commenti:

Anonimo ha detto...

Rimane un nome. Rimane un'atrocità.
Rimane lo sgomento. Per un po'.
Rimangono le chiacchiere. Per un po'.
Quello che non rimane più è la vita.
E pensare che è l'unico dono veramente gratuito che ci viene fatto in questo mondo ipocrita. Perchè poi tutto ha un prezzo. Anche la vita stessa.

kalmha ha detto...

Questa è poesia.

:-)

Perla