martedì 12 settembre 2006

Il silenzio ha senso


Chi tace acconsente, oppure, come ripeteva mio nonno, chi tace non dice niente. Ma il silenzio ha solo due alternative: comunicare qualcosa o non esistere. Destino bizzarro per qualcosa che, se esiste, è l’assenza di qualcos’altro. Quanti volti ha il silenzio? Infiniti. No, meno, molti meno. Non più di ventitre comunque, secondo le ultime stime.
C’è il silenzio della giornalista del post di ieri. Che accortasi di aver mancato di professionalità, ha preso il frutto della vergogna, lo ha avvolto in un panno nero e nottetempo lo ha gettato nel cassonetto differenziato per il frutto del t’ho beccato. Non ha potuto scegliere il raccoglitore di refusi perché non ha distrattamente scritto fiocchetto rovagnati al posto della parola presidente. No, ha dato un’informazione non vera senza controllarne fonti e attendibilità. Il passaggio incriminato non c’è più, nel vuoto lasciato c’è un silenzio. Non un cenno, delle scuse, una smentita, almeno per tranquillizzare gli amici che si stavano chiedendo con chi avessero avuto a che fare per 15 anni. E quel silenzio che significa? Che qualcuno può permettersi cose che ad altri non sono consentite? A quanti di voi, nel posto di lavoro è concesso mancare di attenzione senza dover poi rimediare o fornire spiegazioni? O forse qualcuno si crede troppo superiore per chiedere scusa? O semplicemente significa magari non se ne è accorto nessuno? Quello che sicuramente significa è che ora io sembro un allucinato che vede notizie fantasma (nessuna novità peraltro).
E ci sono altri silenzi. Quelli vuoti che rimbombano di nulla, che ci fanno ascoltare il riverbero dell’assenza, del vuoto. Quei silenzi che, provenendo dall’esterno, diventano desiderio di pace, di serenità e a volte di fuga. Mentre sentendoli da dentro, creano mostri di angoscia e triste ferocia.
Ci sono i silenzi pieni, ricolmi di cose non dette e gesti non fatti. Quelli che una certa cultura della dialettica, considera di livello etico superiore alle menzogne, ma che spesso devastano più di ciò che è falso.
Ci sono i silenzi familiari. Quelli che ti accompagnano a letto, la sera, che ti chiudono gli occhi e se ne vanno, senza nemmeno salutare. Così capita che ti svegli e loro non ci sono. Perché i mobili parlano, perché la televisione, che hai spento da poco, si lamenta, si contorce, come a volersi riaccendere, ribelle nel sul destino di soprammobile, mentre sa di poter essere audience. Il potere.
Poi di colpo loro tornano. Ma solo per affinarti l’udito. Non senti niente. Brutto segno: i ladri non fanno rumore. Diventi una specie di pipistrello, immobile, non potresti non esserlo, ma sai valutare la voce dell’edificio che ti contiene, della strada intorno e poi del mondo intero. Finchè, pietosi, i silenzi ti ridanno il sonno e ti permettono, la mattina dopo, di ridere di te stesso per non vergognarti un po’.
E il silenzio assenso, che vorrei, per assonanza, che indicasse quanto è importate a volte tacere, invece di essere una truffa commerciale mascherata da saggezza.
Infine (non arrivo a 23 tranquilli) c’è il silenzio infame. Quello che priva di qualcosa, che ti mette in condizioni di perenne sfavore, rispetto a chi tace. Come il silenzio sulla nuova medicina del dott. Hamer. A volte mi sento dire “ma possibile che se le cose stanno davvero così nessuno dica niente?”. Questa domanda mi mette i brividi, la sua risposta dovrebbe metterli a tutti. Perché non si parla di Hamer? Dal punto di vista giornalistico è una bestemmia non sfruttare questa occasione. C’è tutto: omicidi, nobili cattivi, poveri buoni, malati da lacrime a disidratazione, l’ipotesi della cura del millennio, castelli che crollano, persecuzioni, violazioni di diritti umani, logge potentissime, accuse infamanti e persino guerre di religione che fa tanto post moderno. Eppure nulla. E sia chiaro, non sto nemmeno affrontando il problema nuova medicina in sé. Resto fuori dal discorso clinico, per quello, la storia e l’uomo parleranno. Ma anche se fosse tutto sbagliato, tutti questi fatti, legami, eventi misteriosi, ci sono davvero e c’è persino lo spunto per cominciare a raccontare: il “principe” ciccio e le sue bizze da ricco sporcaccione. Ecco c’è anche il sesso, che volete di più? Tutta questa storia fa impallidire la vicenda Di Bella, per cui si sono mobilitati i media di tutto il mondo occidentale, per non parlare di ministeri, università e scienziati.
Ma su Hamer, silenzio. Persino Amnesty International ha voluto tacere sui diritti umani calpestati dai tribunali francesi (come quelli che hanno assolto Vittorio Emanuele per la morte di Dirk), rispondendo che non può certo occuparsi di tutti gli uomini in carcere.
Come può non interessare la stampa una storia simile? Una stampa affamata come una balena inseguita, al punto di ridursi a parlare di telefonate tra erotomani.
Il cancro. Stiamo parlando della morte silenziosa di milioni di persone. Stiamo parlando di una delle più redditizie industrie che l’uomo conosca : quella degli strumenti per fermare la morte, la sofferenza, la paura, probabilmente seconda solo all'industria che le crea.
Il silenzio su Hamer comunica cose che è difficile ascoltare. Come il silenzio sulla morte di Bove e tutti i silenzi che la gente non vuole sentire.
Sono i più difficili da accettare, quelli che vengono coperti di parole inutili, quelli che ti spingono a pensare che le cose importanti sono altre, mentre soppesi perplesso, che quell’intellettuale di Muccino dev’essere impazzito per limonare con la Canalis.

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5 commenti:

Anonimo ha detto...

E' una riflessione molto profonda.

E' vero, ci sono tanti silenzi.
I più sono ammantati nobilmente dal desiderio di risparmiare dolori, ma è davvero così?

cruman ha detto...

E' davvero così? A volte, è difficile ammetterlo, il desiderio di risparmiare dolori è la facciata di un'egoistica ricerca di pace.

cruman

Anonimo ha detto...

Certamente, ma è naturale e umano cercare anche la propria pace.

Non sempre è egoismo, può essere tanti sentimenti diversi a cui è difficile dare un nome.

Anonimo ha detto...

Tanto per restare in tema: "il buon silenzio non fu mai scritto"...

Io sono convinta che certi silenzi, nati come mura spesse e impenetrabili che servono a proteggerci, diventino una prigione da cui non ci è possibile fuggire. E quelle mura forse un giorno vorremo abbatterle, ma non sapremo come.

Anonimo ha detto...

Comode risposte per orecchie pronte ad ascoltare e non sempre a capire, più loquaci di mille parole se li sai comprendere senza domandare. Questi silenzi...