mercoledì 27 settembre 2006

Intercettare la distruzione


L’altro giorno hanno rubato in casa di un mio amico. Brutto affare (il furto non il mio amico), ma per fortuna le forze dell’ordine sono riuscite a catturare i lestofanti e recuperare la refurtiva. Il mio amico è stato subito avvertito e, felice come una pasquetta col sole, ha raggiunto il posto di polizia. Purtroppo lo aspettavano nefaste novità. La sua roba era stata mandata all’inceneritore per disposizione governativa: bisogna evitare che venga fuori il marcio, hanno fatto sapere le istituzioni. Certo il mio amico proprio della bella roba in casa non ce l’aveva, però almeno un rigattiere, un robivecchi, ecchediamine.
Si devono sentire così centomila italiani. Le loro informazioni, più o meno riservate, dopo aver divertito un certo numero di squisite persone, verranno distrutte. Mi sgorga qualche considerazione.
Queste dannate intercettazioni vanno avanti da chissà quanto tempo. Nessuno sa realmente quante e quali persone si sono addormentate leggendo i fattacci miei. Nessuno può sapere se ci sono dati sensibili registrati nella chiavetta usb della nonna di tizio, nel ipod del nipotino nano di caio o in un dvd infilato nella collezione fetish-latex di un impiegato di un ministero a caso. Senza contare che, a meno di scomodare i precog di minority report, nessuno può sapere che cosa ci sia nella testa delle persone che sono entrate in contatto con le intercettazioni telefoniche e telematiche.
Fatte queste considerazioni che, giuro, ha fatto anche mio nipote di 10 anni, a qualcuno viene in mente comunque, che distruggere dei tabulati, oltre ad essere un gesto catartico, è anche un’ottima soluzione al problema della diffusione del frutto di queste spiate. Tutto ciò a dimostrazione del fatto che la razionalità e il buonsenso non sono ancora allegati a nessun quotidiano.
Il prode governo, vara alla velocità della luce un piccolo decreto (un decretino) inceneritore. L’opposizione non opposiziona. Tanto affanno e tanto armonioso accordo non si ricordava dai tempi degli aumenti di stipendi per i parlamentari. Solo Di Pietro pareva lievemente in disaccordo, ma il capo del suo carrozzone ha chiarito che trattasi di semplice disturbo della personalità, dovuto a una sindrome schizofrenica borderline. In pratica alle volte, al verace ex pm, sfugge di mente la provenienza della sedia su cui si trova assito. Ma vediamo i punti salienti del decretino:
I documenti che contengono dichiarazioni anonime non possono essere acquisiti nè in alcun modo utilizzati, salvo che costituiscano corpo del reato o provengano comunque dall'imputato.
Il fatto che siano già stati acquisiti da dei manigoldi non viene rilevato.
Delle operazioni di distruzione è redatto apposito verbale, nel quale si dà atto dell'avvenuta intercettazione o detenzione e dell'acquisizione, delle sue modalità e dei soggetti interessati, senza alcun riferimento al contenuto delle stesse.
Quest’ultimo dettaglio è fondamentale. Questi verbali, se nessuno li intercetta prima, saranno in qualche modo accessibili. In un mondo perfetto mi arriverebbe una letterina a casa con il francobollo acquistato e leccato personalmente da Tronchetti Provera, con su scritto “Guarda che tu sai cosa ora è un tutti sanno cosa. Se vuoi saperne di più ci vediamo tutti alla cabina all’angolo”. In questo modo io potrei valutare se ho subito danni e di che natura. Invece potrò solo sbirciare (probabilmente pagando) su questi verbali se compare il mio nome, ma non saprò mai di che cosa sono stato privato (divenendo pubblico). A Stoccolma, con un’antica locuzione, usano definire questa situazione come cornuto e mazziato. Non solo si sono appropriati a mia insaputa di informazioni riservate, non solo, tramite questi verbali, tutti lo sapranno, ma probabilmente resterò uno dei pochi a non sapere che cosa è rimasto della mia vita, che non stia circolando per strani ambienti. Non lo saprò io e non lo sapranno i giornalisti. Anzi, secondo me i giornalisti, tra contatti vari, voci di corridoio, spifferi, fughe di notizie, fughe di gas, fughe fiorite di Bach, sapranno anche qualcosa, ma grazie a questa postilla del decretino:
Chiunque illecitamente detiene gli atti o i documenti di cui all'articolo 240, comma 2, del codice di procedura penale, è punito con la pena della reclusione da sei mesi a quattro anni.
…non potranno in alcun modo diffonderli.
A me tutto questo sa di beffardo. Ma anche se mi sbagliassi (l’ultima volta è successo nel ’76 quando ho acquistato una brioche per 2 milioni), resterebbe il fatto che dei manigoldi hanno commesso un reato nei miei confronti, procurandomi un danno e le istituzioni mi impediscono di valutarne l’entità per poter prendere adeguati provvedimenti. Perché?
Bella domanda. Chiedo l’aiuto del pubblico, cioè del dipendente pubblico Prodi, che suggerisce: “Occorre fare in modo che il marcio non dilaghi”. Forse è sbagliato estrapolare le frasi dal loro contesto, forse bisognerebbe avere la giusta prospettiva su certe dichiarazioni, ma un mio amico, che ne ha viste tante, persino navi da guerra in fiamme al largo dei bastioni di orione e che pensa sempre male, dice che questa dichiarazione ostenta un’onestà intellettuale di cui il mondo politico era dimentico da legislazioni!

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4 commenti:

Anonimo ha detto...

Non voglio intercedere per l'intercettatore ma qui un'intera categoria professionisti rischia la disoccupazione.
Saranno messi in mobilità?

cruman ha detto...

sicuramente: telecom italia mobile!

cruman ha detto...

errori di gioventù

Anonimo ha detto...

Inizio a pensare che c'è gente in ogni dove a conoscenza di cose che mi riguardano e di cui io non saprò mai nulla...splendido il passaggio in cui affermi che da privato diventi pubblico :o)