Lost (arguta commentatrice) mi ha fatto venire in mente l’acchiappatore nella segale, noto tra i controintellettuali da salotto, come Il giovane Holden, di Salinger. De Il giovane Holden non bisognerebbe parlare: è un po’ come lo zen, se ne parli, non è zen. Purtroppo l’ormai mitico libercolo è diventato, come spesso accade a tutto ciò che è innovativo e “funziona”, la bandiera di tutti quelli che vogliono far vedere di essere innovativi e funzionali. Così bisogna sorbirsi tutti questi surfisti delle onde della controcultura (leggasi: non mi va di farmi una cultura ma ti faccio credere che è una scelta culturale) che ti sputacchiano in faccia mezze citazioni o codici holdeniani come semini di anguria sulla spiaggia. In televisione imperversano questi personaggi che infamano la televisione e i suoi personaggi, cercando di far vedere che loro sono diversi ma vogliono gli stessi vantaggi derivanti dall’essere personaggi della televisione (tipo conoscere Nina Moric ed entrare al billionaire, ma con l’espressione schifata). O panettieri che ti sbattono in faccia il loro orgoglio di essere panettieri (che fa molto umilefigo, stile espressione profonda appoggiato a una colonna della discoteca), salvo poi farti notare che il loro bagaglio culturale da salotto va ben oltre quello di un impastatore medio. E te lo dimostrano, per esempio, dicendo di adorare Bob Marley, ma non No woman no cry, adorano una budleg registrato con un mangianastri mentre Marley vomitava su un’amaca dopo un marjuana party. Avuto tramite il loro amico rastafari (che ha capito tutto della vita, mica voi ottusi e fagocitati dai modelli occidentali). Per non parlare dei finti trasandati che epitaffiano qualsiasi cosa, anche un neo col pelo, rendendo aggettivo l’ultimo nome che hanno letto sull’aletta di un libro sfogliato, malcelando profonda comprensione, nel bookcaffè più in voga del momento: è molto mucciniano o ha un retrogusto pasoliniano o si intravede un non so che di vattelapeschiano. Se sapessero che il buon JD si rifugiò in un bosco disabitato sparando a qualsiasi cosa si muovesse a meno di un chilometro da casa sua, proprio perché schifato da questa gente, forse si sentirebbero meno cool di quello che pensano. Va bene, in realtà era schifato da tutti, ma mi piace pensare che questi gli procurassero proprio delle ulcere perforanti.
Bisognerebbe avvertire questi intellettualoidi da palcoscenico che Salinger nei salotti non tira più. Ora se non conosci Mordecai Richler, non tieni buttata sulla tua le corbusiere, con un disordine studiato, una copia de La versione di Barney e non distribuisci cinismo di alto profilo come se piovesse, non sei nessuno. Ma Barney non è uno scherzo: il gusto autoerotico di essere ebreo e antisemita, la questione francofoni in canada, il politically uncorrect (very much uncorrect)…..e poi è lungo….altro che giovane Holden. Con Pirsig è andata meglio, c’era lo zen, la motocicletta, sì c’era un po’ di filosofia ma potevi saltare le pagine e la storia manteneva un filo…..però anche quello è lungo: a tenerlo sotto braccio insieme ai giornali arrotolati, il tuo profilo austero da saggio in incognito veniva trasfigurato in quello da facchino sudato.
A me l’acchiappatore nella segale è piaciuto molto, ma non mi ha cambiato la vita, nemmeno ha segnato una qualche svolta. Per dirla tutta a me di Salinger ha fatto impazzire Un giorno ideale per i pesci banana (dei Nove racconti), ma l’ultima volta, al lunedì bene, mi hanno riso in faccia. Penso invece a mia sorella, che giunta all’ultima pagina del libro, si è imbarcata su un cargo battente bandiera panamense e, sbarcata negli stati uniti, ha setacciato i boschi d’oltreoceano, combattendo contro grizzly e formiche assassine, per trovare Salinger e vivere accovacciata in un angolo dei suoi pensieri. Ecco lei deve davvero detestare chi riveste la propria immagine sociale con la copertina bianca de Il giovane Holden. Lei non parlerebbe mai di quel libro, perché è convinta che non si possa spiegare, perché quello che sente è solo suo. Che poi sono buoni tutti a fare i colti con un libro pieno di “eccetera eccetera” e compagnia bella….fai il colto con L’essere e il nulla, saggio di ontologia di 800 pagine o con la dimostrazione del teorema di Fermat!
Io, come molti altri scribacchini come me, devo qualcosa al vecchio JD, perché è entrato a comporre una parte del mio inchiostro, insieme ad altri miei maestri che rinnego in nome di una rivendicazione di stile personale. Come molto devo a Woody Allen (chi non gli deve qualcosa?). E probabilmente proprio per questo li tengo nascosti, per non farmi contagiare troppo.
Preso da euforia tardo adolescenziale sono andato a ripescare il libro e l’ho sfogliato distrattamente, sapendo benissimo dove volevo andare a parare. Mi sono riletto la scena della discussione col tassista sulle anitre del laghetto in central park. Ma non perché la trovi particolarmente significativa o profonda, solo perché ogni volta che la leggo (giuro, ogni volta) mi devo fermare perché le lacrime mi appannano la vista…..penso che non ci sia niente che mi faccia ridere così tanto e il peggio è che non ho la minima idea del perché. Voglio dire, lo stralcio è sicuramente colmo all’inverosimile di archetipi del disagio giovanile, di risvolti patogeni dell’integrazione sociale, di realtà opprimenti sullo sfondo di individualismi repressi…….ma a me fa sbudellare dal ridere. Mi toglieranno 5 punti sulla tessera della biblioteca, ma preferisco mantenere la mia onestà intellettuale.
Se non ve lo ricordate….capitolo XII (hehehe mi viene da ridere solo a dire capitolo XII)
Bisognerebbe avvertire questi intellettualoidi da palcoscenico che Salinger nei salotti non tira più. Ora se non conosci Mordecai Richler, non tieni buttata sulla tua le corbusiere, con un disordine studiato, una copia de La versione di Barney e non distribuisci cinismo di alto profilo come se piovesse, non sei nessuno. Ma Barney non è uno scherzo: il gusto autoerotico di essere ebreo e antisemita, la questione francofoni in canada, il politically uncorrect (very much uncorrect)…..e poi è lungo….altro che giovane Holden. Con Pirsig è andata meglio, c’era lo zen, la motocicletta, sì c’era un po’ di filosofia ma potevi saltare le pagine e la storia manteneva un filo…..però anche quello è lungo: a tenerlo sotto braccio insieme ai giornali arrotolati, il tuo profilo austero da saggio in incognito veniva trasfigurato in quello da facchino sudato.
A me l’acchiappatore nella segale è piaciuto molto, ma non mi ha cambiato la vita, nemmeno ha segnato una qualche svolta. Per dirla tutta a me di Salinger ha fatto impazzire Un giorno ideale per i pesci banana (dei Nove racconti), ma l’ultima volta, al lunedì bene, mi hanno riso in faccia. Penso invece a mia sorella, che giunta all’ultima pagina del libro, si è imbarcata su un cargo battente bandiera panamense e, sbarcata negli stati uniti, ha setacciato i boschi d’oltreoceano, combattendo contro grizzly e formiche assassine, per trovare Salinger e vivere accovacciata in un angolo dei suoi pensieri. Ecco lei deve davvero detestare chi riveste la propria immagine sociale con la copertina bianca de Il giovane Holden. Lei non parlerebbe mai di quel libro, perché è convinta che non si possa spiegare, perché quello che sente è solo suo. Che poi sono buoni tutti a fare i colti con un libro pieno di “eccetera eccetera” e compagnia bella….fai il colto con L’essere e il nulla, saggio di ontologia di 800 pagine o con la dimostrazione del teorema di Fermat!
Io, come molti altri scribacchini come me, devo qualcosa al vecchio JD, perché è entrato a comporre una parte del mio inchiostro, insieme ad altri miei maestri che rinnego in nome di una rivendicazione di stile personale. Come molto devo a Woody Allen (chi non gli deve qualcosa?). E probabilmente proprio per questo li tengo nascosti, per non farmi contagiare troppo.
Preso da euforia tardo adolescenziale sono andato a ripescare il libro e l’ho sfogliato distrattamente, sapendo benissimo dove volevo andare a parare. Mi sono riletto la scena della discussione col tassista sulle anitre del laghetto in central park. Ma non perché la trovi particolarmente significativa o profonda, solo perché ogni volta che la leggo (giuro, ogni volta) mi devo fermare perché le lacrime mi appannano la vista…..penso che non ci sia niente che mi faccia ridere così tanto e il peggio è che non ho la minima idea del perché. Voglio dire, lo stralcio è sicuramente colmo all’inverosimile di archetipi del disagio giovanile, di risvolti patogeni dell’integrazione sociale, di realtà opprimenti sullo sfondo di individualismi repressi…….ma a me fa sbudellare dal ridere. Mi toglieranno 5 punti sulla tessera della biblioteca, ma preferisco mantenere la mia onestà intellettuale.
Se non ve lo ricordate….capitolo XII (hehehe mi viene da ridere solo a dire capitolo XII)
Technorati Tags: Il giovane Holden, Salinger
3 commenti:
Un piacere leggervi ragazzi....(sarà che Hillman ce l'ho sul comodino?)
Hai un comodino enorme!!! :)
grazie
Comodino a due piani, in effetti...:-))))
Posta un commento