giovedì 29 giugno 2006

Umiliati e offesi

Gianluca Pessotto, ex calciatore della juventus e della nazionale, ora dirigente, ha tentato il suicidio gettandosi dal tetto della sede della società torinese. Non si conoscono i motivi del gesto. E’ grave ma se la caverà. Punto (lo scrivo anche che è più chiaro). E’ così difficile? La regola delle 5W. Come altro si deve dare una notizia? Che bisogno c’è di inventarsi malattie, traumi, depressioni senza sapere un accidenti di niente? Vogliamo eliminare questo maledetto condizionale che imperversa in tutti i giornali? Se una cosa la sai la dici, se non la sai, taci.
E poi qualcuno mi deve spiegare questi articoli che santificano lo sfortunato di turno. Io se fossi un calciatore mi sentirei umiliato e offeso. Pessotto è stato descritto come un calciatore diverso dagli altri (avrebbero voluto dire migliore ma non lo trovavano politically correct), perché legge Dostoevskij, perchè scrive delle poesie, è una persona corretta e va a passeggio in centro con la bella moglie (lui è intelligente colto e speciale, la moglie è “bella”) e i figli. E quindi? Non capisco proprio che cosa vogliano dire: leggetevi questo pezzo apparso su repubblica (http://www.repubblica.it/2006/06/sezioni/sport/calcio/crosetti-pessotto/crosetti-pessotto/crosetti-pessotto.html). Non vi viene da pensare che stia dicendo “tutti i calciatori sono cani ignoranti che pensano solo a mangiare e a coprire femmine, ma lui è diverso. E’ questo che si voleva sottolineare? Se è così perchè non dirlo invece di evidenziare esageratamente queste carratteristiche. Dicendo che “la cosa più bella” è successa quando ha ammesso che un fallo laterale era contro e non a favore anche se la partita era importante, si sta dicendo che la regola nel calcio è l’opportunismo e la disonestà? Io spero che questo giornalista conosca poco Pessotto, perchè se davvero quella è la cosa più bella che lo riguardi, la situazione è proprio triste. Che cosa c’è che merita tanto stupore nel leggere un libro scrivere delle poesie e passeggiare con moglie e figli? Questi fatti meritano considerazione perchè è un calciatore? Se è così mi dovete spiegare anche perchè. Mi dovete spiegare la considerazione standard che avete di questi sportivi che vi ha portato a osannare cose che, per la maggiorparte delle persone normali, sono ordinaria amministrazione. Se questo pensiero sottotraccia esiste davvero, viene da pensare che non lo si dichiari per non trovarsi scoperti se un giorno a lottare tra la vita e la morte fosse un giocatore poco corretto o che non azzecca un congiuntivo. Quanti di voi hanno letto dei libri tra un impegno di lavoro e l’altro, quanti hanno buttato giù delle righe e quanti hanno fede in qualche dio e girano tranquilli con moglie e figli? Nessuno ha mai sottolineato queste cose della vostra vita, nemmeno quando, ahimè, è finita o ha rischiato di finire. Quindi queste caratteristiche sono importanti, proprio perchè è un calciatore. No, non può essere, non ci credo. Troppo offensivo, troppo ingenuo. Allora forse c’è di peggio. Forse queste lodi al campione in difficoltà nascondono la voglia morbosa di entrare fino ai più intimi reconditi dell’uomo pubblico. Di sventrarli e di bearsi un po’ di poterlo fare. E ancora viene da chiedersi: se avesse tentato il suicidio un calciatore che viveva tra discoteche e gnocche imbarazzanti, che cosa avrebbero detto? Seguendo questa logica dovevamo aspettarci qualcosa del tipo “del resto, sempre stordito di divertimenti e patonza, non è che poteva pretendere di rimanere sano”.
Il dramma dell’uomo è intoccabile. Nessuno, lo conosce abbastanza da poterne parlare, considerato che nemmeno la moglie si aspettava una cosa del genere. Allora, visto che non potete parlarne, fate la cosa più ovvia che deriva da questo assunto: non parlatene. Esprimete dolore, se ne avete, dispiacere, tristezza, ma lasciate perdere le analisi intimiste perchè finite solo per pestare cacche colossali. Giornalisti che sbandierano il fatto che il povero calciatore andava in chiesa e stava con la famiglia invece di infilare mani nelle mutande di cubiste del billionaire. Peccato che fino a ieri avete parlato solo ed esclusivamente di cosa hanno trovato i vari calciatori nelle suddette mutande. La “normalità” di Pessotto non ha mai fatto notizia, ora che è volata da un tetto è di colpo divenuta eccezionalità. Tutto questo non serve al mondo del calcio, umiliato dall’immagine che di rimbalzo, è stata creata (non tanto perchè non sia anche in parte vera, ma perchè non dichiarata e solo subdolamente suggerita) e non serve a Pessotto, ferito nel fisico e spogliato senza motivo della sua intimità. Perchè le persone che lo conoscono, sanno già per cosa ammirarlo o non ammirarlo, chi non lo conosce non ha bisogno (se non per morbosa curiosità) dei tratti personali e della conseguente analisi psicologica del giornalista commosso di riferimento che cerca di arrivare dove nemmeno amici, parenti e moglie (e probabilmente nemmeno il calciatore stesso) sono riusciti ad arrivare.
Dimostrazione ne è che gli amici di Pessotto, intervistati, hanno tutti solo espresso grande dolore e non sono riusciti a dire altro, ad arrivare più in là. Anche se incalzati da microfoni curiosi.
Mi viene in mente una inaspettata uscita geniale di Bush (padre del famoso presidente) “è incredibile il numero di persone che mi batte a golf da quando non sono più presidente”. Come cambia l’atteggiamento delle persone intorno a te in dipendenza di ciò che ti succede.

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10 commenti:

Anonimo ha detto...

Il giornalismo è un lavoro che in teoria dovrebbe seguire il "metodo scientifico" ma è praticato da persone che:

-95% non sanno cosa sia il metodo scientifico

- 4% anche se sa cosa è il metodo scientifico non lo applica perchè se lo facesse o non farebbe carriera o non saprebbe cosa scrivere.

Rimane un 1% di giornalisti che fanno il loro lavoro con serietà ma sapendo che, così facendo, non fanno carriera.

Qualcuno lo trovi anche in rete a gestire un blog di cui mai nessuno se ne accorgerà perchè subissato da un valanga di informazione di cacca.

Ciao
Daniele

Anonimo ha detto...

E' molto bello quello che scrivi.Concordo pienamente.
L'intimità di una persona,le sue emozioni e tutto quel bagaglio di emozioni e sentimenti che ci sono dietro ogni gesto che si compie(bello o brutto che sia...anche se il concetto di bello o brutto è comunque assolutamente personale e non codificabile a priori)non possono essere riassunte in quattro righe scritte da qualcuno che non sa nulla di te e del tuo vissuto.
Quel che viene scritto sui giornali è quanto di più irriverente e maleducato ci possa essere...è offensivo oltre modo.E aggiungerei anche:assolutamente banale e fuori luogo.
Articolo di Cruman: 9 (si può sempre fare meglio)
Articolo di "Crosetti": non classificabile

Ele

cruman ha detto...

grazie per il largo 9, ma all'articolo di crosetti avresti dovuto dare almeno 1, perchè purtroppo...si può sempre fare peggio. ;)

Anonimo ha detto...

ti giuro ke ieri sera a letto stavo pensando le stesse cose ma identiche non solo nel contenuto,ma proprio nelle parole,nell'esposizione,è da non crederci o forse è da preoccuparsi non so tu ke dici

Anonimo ha detto...

Non credo che i giornalisti siano così sutpidi.
Analizzano il mercato e scrivono solo quello che la gente vuole leggere.

cruman ha detto...

perfettamente d'accordo. infatti non ho parlato di stupidità ma del tentativo malcelato di accontentare una morbosa e, credo, insana curiosità. Penso però anche due cose: la prima è che se un intelligente giornalista è disposto denigrare le proprie capacità per accontentare una massa di morbosi e tutti continuano a fare così, non avremo mai un giornalismo di qualità. Seconda cosa, repubblica credo si fregi di essere una testata "seria", per fare gossip, scandalismo (me la sono inventata) e cose del genere ci sono i vari novella 18mila e studi aperti. O sbaglio?

cruman ha detto...

In più il fatto che un giornalista analizzi il mercato per decidere come e che cosa scrivere è un'immagine talmente triste che demoralizza persino un imbrattacarte come me.

Anonimo ha detto...

ieri sera uscita con mamma e zie. lo so tristissimo e non c'entra nulla, o forse sì... al ritorno, in macchina, si parlaa di pessotto... e loro lì ad analizzare i comportamenti della moglie e degli amici davanti ai giornalisti... mi ha fatto molta tristezza e le ho "redarguite"... eppure tutti, me compresa, cediamo almeno un pochino alla morbosità, al desiderio di sapere, di capire... forse anche per esorcizzare il fantasma di una sofferenza che ci terrorizza e per togliere quest'aura di divinità a calciatori, veline e compagnia bella... il fascino macabro del dolore è innegabile. fermarsi per strada ad osservare un incidente chiedendosi se ci siano morti è una realtà. e nessuno di noi credo possa negare quel senso di sollievo che ci pervade nel pensare "be', meglio a lui che a me...". mi scandalizza questo giornalismo mercenario, ma siamo noi la società che lo richiede, a volte lo esige. non vogliamo verità, non vogliamo capire, vogliamo gossip, vogliamo distrazioni. la realtà meglio nasconderla sotto il tappeto.

cruman ha detto...

condivisibile, anche se io quelli che rallentano per guardare gli incidenti li friggerei in un tostapane! :)
Comunque secondo me la situazione è un tantino peggiore di così. Non si tratta solo del sollievo derivante da ciò che può succedere agli altri e non a noi. La cosa davvero triste è che non si fa che giudicare. Giudicare senza poterlo fare, sia perchè non si è nella posizione per farlo sia perchè non si sa un accidente di niente. Giudicare quasi sempre male o bene sottointendendo un giudizio negativo per altri.

Anonimo ha detto...

Mi accorgo di non aver firmato il commento... il secondo "anonimo" sono io.
Fede