Per non parlare del mio vecchio cane. L'hanno abbandonato talmente tante volte in autostrada che gli hanno installato un telepass. Ok, non ho nemmeno un cane, ma se ce l'avessi sarebbe vecchio. Ecco magari mi piacerebbe avere una segretaria e un cane, magari che fossero due entità distinte e magari nemmeno vecchi, almeno la segretaria. Così potrei toglierle gli occhiali, sfilarle la matita che le tiene raccolti i capelli e potrei portarla fuori. Certo, andare in giro con una ipovedente spettinata non è il massimo, ma sempre meglio di un vecchio cane, almeno non devo raccogliere le sue feci. Ma per cambiare, per smettere di essere fermi, non basta fare altre cose o installare vista (per quanto la mia segretaria ne avrebbe bisogno). Serve un progetto, un'idea chiara, anche nebbiosa, ma mai confusa. Perché la confusione, parrà sbalorditivo, confonde, invece la nebbia aguzza la vista, come la settimana enigmistica. E se sei fortunato capiti pure in un tratto sperimentale dove ci sono dei pallini bianchi per terra e dei cartelli nascosti dalla nebbia che recitano “se vedi tre pallini vai a 90 all'ora, se ne vedi due vai a 50 se ne vedi uno era meglio che stavi a casa (o forse sei la segretaria di cruman)”. Poi la nebbia si dirada e trovi una grande insegna luminosa e minacciosa: due morti su tre per conteggio pallini.
Avere un progetto è importante, perché il cambiamento, il movimento, non deve essere una fuga dalla situazione in cui siamo, ma una rincorsa verso qualcosa di definito, nei contorni quantomeno.
Non sono una persona frenetica. Sono stato immobile, paziente (casa, malato) e ho atteso il successo. Non è successo. Ho anche atteso sulla sponda del fiume di veder passare il cadavere dei miei nemici. Ma i miei nemici vivono a valle e a meno di non essermi inimicato dei salmoni, sarà dura vederli passare. Questo per dire che ho saputo apprezzare il rimanere, perché senza consapevolezza non si può divenire e nel divenire, di consapevolezza se ne perde un po'. Però il rimanere è malmostoso. Ti porta a dire “ok rimango un altro po'” e quando ti accorgi che sei rimasto troppo hai solo due alternative: strapparti di dosso quella vegetazione che ha preso possesso di te (donandoti peraltro un aspetto rustico niente male) o essere talmente forte da muoverti portandoti dietro tutto ciò che riesce a rimanere attaccato. In realtà esiste una terza ipotesi: rimanere un altro po'.
Ci sono dei segni ben precisi, per accorgersi dell'incanutimento dell'animo. E l'animo canuto non somiglia per niente a George Clooney. Per esempio quando le parole che hai intorno ricordano le risate finte nei telefilm americani. Quelle cose che ti aspetti, che sono familiari, ma se ti fermi a pensarci capisci che era meglio non pensarci. O quando si identifica la sofferenza con il mancato realizzarsi dei propri desideri. Quando ti sembra che nella tua prossimità hai fatto tutto ciò che le tue risorse ti consentivano di fare e non sei ancora abbastanza stanco.
Allo scopo di intenderci meglio, chiarisco che qui non si tratta di cambiare se stessi o migliorare quelle cose di noi che non piacciono a Crepet. Per quello ci sono migliaia di riviste e libri che vi spiegano come diventare personcine a modo in 10 esercizi. Io ci ho provato, ho attaccato dei postit al frigorifero con scritto “sono una bella persona”, ma non ha funzionato. In compenso il mio frigorifero ha l'aria più tronfia del solito. Questi esercizi poi comprendono sempre una serie di gesti benevoli indirizzati agli altri, tipo sorridere a uno sconosciuto. All'inizio funge, poi sorridi a uno che ti guarda e dice “hai un cavolfiore tra i denti” e finisci sotto xanax. Il concetto stesso di benessere legato al rapporto con gli altri è una trappola mortale, perché gli altri sono una brutta bestia e il meccanismo dovrebbe essere invertito, cioè evolvere se stessi fino a rendere il rapporto con gli altri una realtà accettabile, ma anche non necessaria. In fondo per poche persone lo stare bene con gli altri non è perfettamente sovrapponibile con l'essere semplicemente abituati a loro.
Premesso questo, il muoversi di cui parlo potrebbe anche portarci verso lidi invisi al popolo bue. Tipo l'isolamento o la politica. L'importante è avere un confronto sano con la propria evoluzione, il che significa capire i tempi e le opportunità. Il tutto, possibilmente, prima di sterminare la famiglia o finire nel tunnel del bingo. Perché, come si diceva in qualche commento, non puoi salvare il mondo, ma puoi salvare te stesso e se sei bravo bravo, anche un paio di persone intorno a te.
Intanto ho comprato una tintura per l'animo e vado a dormire più tranquillo, con i miei mostri sotto il letto. Tanto non ci si può nascondere godzilla, ho un futon, male che vada ci sarà l'uomo sottiletta.
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