L’altra sera ho saltato la cena e sono andato al Festival Letterature, Roma, serate in serie alla Basilica di Massenzio, incastrate fra Fori Imperiali e Colosseo, cielo striato di nubi all’ora del tramonto, piccioni in volo resi rilucenti e sintetici dalle fotovoltaiche, né caldo né fresco come in queste sere di prima dell’estate, era all’aperto e così alcuni fumavano, un modo come un altro per tirarsela da intellettuali aggràtis, noi eravamo seduti sulle sedie di plastica però c’era pure un mucchio di esseri umani in piedi, e questo creava una certa atmosfera su quelle sedie di plastica messe in mezzo a un pezzo di monumento di città, che strano. Poi, dopo, quand’è finito tutto, siccome avevo saltato la cena sono andato in cerca di un kebab ma Al Basha, che lo fa molto buono, era chiuso per ferie (ottima scelta, come periodo) e allora alla fine ho cenato con un gelato, pensa te.
Vabbè, torniamo al Festival, il cui programma di ieri annoverava una lettura (reading, se vuoi parlare cool) di Santacroce Isabella, di professione principalmente scrittrice, e poi una cantata (singing, se vuoi parlare cool) di Nannini Gianna, di professione principalmente cantante. Quest’ultima, ogni volta che la vedo, mi fa pensare a suo fratello che era pilota di Formula 1 e allora dico: che famiglia.
Il reading di Isabella titolavasi Requiem ed era musicato da un signore che si chiama DJ Evol (rovesciato Amor, viene Roma), e aprivasi con Isabella vestita di nero coi calzettoni bianchi e le scarpe coi tacchi e la maschera black-latex (lei fa spesso così) e alcuni performer con cartelli e alucce da angelo appiccicate sulle scapole e qualcuno pure con l’aureola messa su col fildiferro. I cartelli recitavano: “Cacciare un angelo? Mai”.
Lo spettacolo proseguiva con la cacciata di questi angeli a opera di certi signori in giacca e cravatta che sembravano tipo i buttafuori delle discoteche. Molto realistico. Isabella, che ha avuto un’infanzia difficile (lo ha detto lei nel reading, mica io) s’è un po’ incazzata e ha reagito con virginale ritrosia. Intanto però s’era capito che gli angeli non erano angeli-attori-performer ma attivisti-manifestanti dell’Angelo Mai Occupato (www.angelomai.org), un centro sociale che rischia la temporanea chiusura e il trasferimento coatto in una nuova sede che però sarà pronta (si dice) fra due anni, e che è fuori città invece che in centro. L’Angelo Mai è noto, fra l’altro, per il “Laboratorio aperto di arti e culture”, che rischia di interrompere l’attività e per i prossimi mesi ha preparato una programmazione che si chiama “l’estate precaria di Angelo Mai”. Chiusa parentesi.
Insomma, con questa storia il pubblico s’è insolentito e c’erano alcuni che urlavano lasciateli parlare, altri che urlavano mandateli via che vogliamo sentire la Santacroce, e non s’è rischiata la rissa secondo me solo perché se uno fa l’intellettuale non può menare le mani, se no si confonde coi politici.
Alla fine è nato il compromesso di mettere da parte gli angeli per un po’, dunque Isabella ha potuto svolgere un sacco di attività: leggere le sue cose con la s moscia, cantare un po’ come le veniva, accennare una curiosa danza sciamanica sul finale e così via. È stata talmente sopra le righe da inchiodare il pubblico. Ammirevole nel suo funzionare nonostante tutto, nonostante sé stessa. Il trionfo dell’individuo.
Intanto gli angeli se n’erano stati sistemati di lato rispetto alle sedie di plastica. Custodi.
Poi quando Isabella ha finito è arrivata sul palco Gianna e suonando il pianoforte ha cantato con una voce impossibile per una così mingherlina, e alla fine s’è scoperto che le due (lei e Isa) sono amiche e hanno girato insieme un video in Giappone. Nella vita non si finisce mai di imparare.
Però Gianna è stata più buona con gli angeli, perché non ha fatto la ritrosa e alla fine dello spettacolo ha ceduto loro il palco, e così una signorina molto educata con le alucce sulle scapole, che usava correttamente i congiuntivi e che perciò col cazzo che andrà mai in televisione, ha spiegato in otto righe le ragioni degli angeli con un’educazione e una chiarezza fantascientifiche. Come se non bastasse s’è scusata più volte con Isabella per averla turbata con l’apparizione prima dello spettacolo, e sarebbe stato bello se le scuse fossero state reciproche. Mentre sul palco si svolgeva tutto ciò, metà del pubblico abbandonava le sedie di plastica credendo che angelo mai fosse diavolo sempre, e i display dei telefonini di nuovo finalmente vivi segnavano inspiegabili traiettorie culturali sotto lo sguardo smarrito degli angeli. Un’ora prima Isabella aveva fatto sapere che solo quando sarebbe stata perfettamente immobile, solo allora, non avrebbe più potuto fermarla nessuno.
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