Incasso con piacere anche una dichiarazione d'intenti prounionista da parte di Pallaro, per quanto il suo nome non mi incuta serenità. Pare che anche i compagni dissidenti abbiano capito le ragioni (e qualche cazzotto in testa) che sottendono a compromessi di circostanza atti a mantenere il potere saldamente nelle mani della sinistra progressista, ma soprattutto lontano dalla moglie di Veronica.
Insomma sono fiducioso e sono sicuro che anche il senato sarà fiducioso.”
“Caro Romano, io so' solo un diario e me dovrei limita' a compiacemme d'ospita' le confidenze intime de cotanta personalità, ma io non so nascondermi dietro a 'n dito come fate spesso voi uomini (anche le donne ma pe' artri motivi). C'ho la netta sensazione che tu non sia così tranquillo come voi famme crede, ce l'hai scritta in fronte la preoccupazione e lo sai che io leggo tra le rughe. Sei in ansia perché la tua maggioranza è un'odissea nell'ospizio, perché i sindacati, che dovrebbero esse' li mejo amici vostra, ve se magnano sulle pensioni, perché l'unica argomentazione che ve viene in mente pe' salvà il carrozzone è “se andiamo via noi torna er nano”, perché Diliberto, soldatino diligente, rinnova il fedele rispetto degli impegni presi co' te, dimenticandosi però de fa' cenno agli impegni presi co' gli elettori. Ve siete persi pe' strada i pacs, tramortiti in dico e soccombuti a Giulio. A Roma', ce semo vennuti a Andreotti, il nemico pubblico nummero uno. Magnamo co' gli americani e mannamo eserciti a scansa' pallottole pe' mori' de cancro. Ce manca solo che togliamo il divorzio pe' salvà la famiglia a Silvio e semo a posto. Va be' sopravvive', ma se l'ambulanza che ce soccore, la croce ce l'ha sopra 'no scudo, ne vale davvero la pena?”
“Caro diario, perché parli romano se ti ho comprato a Scandiano? Ma soprattutto perché parli? Che ne sai tu dei problemi che ho io? Qua sono tutti matti, tutti vogliono qualcosa. Quando anche un solo voto conta, l'ultimo degli sfigati si sente Kissinger. Mi tocca contrattare con gente che non sapevo nemmeno fosse in parlamento. L'altro giorno ho concesso un vitalizio a un usciere che approfittando della confusione mi ha minacciato di non darmi fiducia. Come se non bastasse quel piacione di Casini ha scoperto di avere le palle per sfidare Berlusconi e adesso pensa di essere Napoleone. E lui vuole il sistema alla tedesca, la sinistra radicale vuole il cinema alla russa, Capezzone non ho ancora capito che vuole e poi c'è il Papa, Di Pietro, le liberalizzazioni, la tav, il cav.
Lo so che così sembriamo troppo quegli altri, che avevamo in animo di cambiare, ma non è facile governare così. Dacci tempo per stabilizzare la situazione e vedrai che tutto si sistema. Tranquillo, ho i dodici punti.”
“See! E io c'ho dodici mesi. Nun c'ha creduto manco la mia rubrica telefonica a sti dodici punti e lei è una che da i nummeri. Ah Romà, io sto dalla parte tua ce mancherebbe, dico solo de' salvà almeno la faccia a costo d'esse un po' antipatici. Fallo pe' me, io c'ho 'na dignità, so' rilegato in pelle de canguro, mica so' 'n calendario daa Ferilli.”
“La fai facile tu. A governare ci si sporca le mani e pure la faccia. Sono deluso quanto te: anche io pensavo di fare dell'Italia un paese migliore in poco tempo. C'erano anche i presupposti: la juve in B, il declino dei ricchi, ma forse abbiamo avuto troppo entusiasmo. Tu che ne dici?”
“Dico che si sei ridotto a chiede consiglio a 'n diario de pelle de canguro si messo male forte. Comunque secondo me è mejo che lassi perde, sto paese nunn'è pronto pe' noi, nun ce merita. Sta situazione è talmente un pasticciaccio brutto da potersi definire di via merulana. E ce lo sai bbene che a sta' nela mmerda se rischia di sembrà 'no stronzo.”
“Fine sto diario, non finissimo, ma fine. Il prossimo anno prendo la smemoranda.”
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