Ormai è chiaro: Luttazzi ce l'ha con i cattolici perché perdono tempo a venerare un Dio inconsistente quando potrebbero dimostrarsi più ragionevoli venerando lui. La megalomania del comico è paragonabile solo alla sua furbizia. Quando anni fa si fece salvare la carriera da Berlusconi era ormai alla frutta. Aveva finito tutte le battute (quelle di Woody Allen intendo) ed era costretto a sembrare trasgressivo mostrando merda in diretta TV. Grazie al cielo arrivò l'editto bulgaro e il buon Daniele, dopo aver messo in piedi una pantomima vittimistica degna di greche tregende, inanellò una serie di “tutto esaurito” in teatro con uno spettacolo composto di due ore di insulti a Berlusconi. Non due ore di satira, due ore di insulti. Intanto procedeva il suo cammino verso la beatificazione.
Tornato al catodico grazie a La7, emittente talmente libera che non si fa problemi a trasmettere un'intervista di Daria Bignardi a Fabio Volo ripresa da 17 telecamere per contenere i rispettivi ego, il comico si fa notare per la squisitezza della sua ironia. Il punto più alto della sua espressione picaresca lo raggiunge con la fine (non finissima, ma fine) immagine di Ferrara su cui Berlusconi e Dell'Utri pisciano in allegria mentre Previti gli caga in bocca. Questa ossessione scatologica deve avere qualcosa a che fare con quella che Freud chiamava “fase anale”. Inspiegabilmente questa perla di poesia lo rende il primo caso di censura dell'intera storia di La7.
Luttazzi è di nuovo alla frutta. Ha finito le parolacce disponibili, nonostante un corso di bestemmia comparata tenuto nelle campagne venete, ed ora cerca il nuovo dittatore di cui sentirsi vittima. Berlusconi non è più il male assoluto. Chi può quindi prendere il suo posto? Ovviamente la Chiesa. In un'intervista a Repubblica, Luttazzi dichiara che il vero motivo del suo licenziamento è una sua critica all'enciclica “spe salvi” di Benedetto XVI e non gli insulti a Ferrara. In questo modo si garantisce un futuro di libri e spettacoli teatrali impostati sul “sono vittima dei poteri occulti della Chiesa” cavalcando l'anticlericalismo che oggi fa molto aperitivo.
Ma di questa critica non v'è traccia nella memoria di alcuno e l'enciclica l'ha letta solo Paolo Mieli. Nell'intervista Luttazzi si scaglia inspiegabilmente contro Ferrara. Inspiegabilmente visto che ha affermato che non è Ferrara la causa del suo allontanamento. Facendo questo non manca di autoparagonarsi ai grandi della satira, da Ruzante a Dario Fo senza ritegno né un minimo di autocritica. Afferma anche che purtroppo la gente non arriva a capire la vera ironia (cioè la sua). Io ci posso anche stare. Mettiamo che la sua sia satira e che per assurdo faccia persino ridere, ma se la gente non la capisce il problema, da un mero punto di vista matematico, è suo non delle persone. Se vuole comunicare alle masse bisogna che elabori un sistema che arrivi a tutti o almeno ai più. Altrimenti si dovrebbe accontentare dei suoi teatri, del suo blog, della sua nicchia insomma. Come fanno tantissimi altri grandi artisti, non compresi dal popolo bue e che si accontentano dei pochi eletti che li stimano con devozione. O dobbiamo per forza tutti capire e ridere a ogni suo piè sospinto altrimenti siamo dei cerebroesenti fascisti?
Da tutta questa situazione ne deriva la solita scena madre. Se in Italia esistono milioni di disoccupati è un buono spunto per insultare Berlusconi o chi per lui, se il disoccupato è Luttazzi allora siamo in presenza di fascismo (Luttazzi ha definito “cilena” l'interruzione del suo programma) e tutti, compresi i disoccupati di cui sopra, si devono mobilitare per salvarlo e glorificarlo.
Deriva anche, tipicamente, che la censura verso il comico è sintomo della presenza di un regime ignorante e oscurantista, da cui però si riesce ad ottenere vantaggi economici e di immagine, mentre i poveracci bannati dal suo democraticissimo blog perché in aperta e civile critica con lui, sono semplicemente l'esercizio del far tacere degli stupidi stolti.
Qui non siamo in Cile. Qui si può dire praticamente qualsiasi cosa e ce ne accorgiamo stupefatti ogni giorno. Allora basta con questi furbi vittimismi. Se un artista, un giornalista, uno scrittore, si mette in gioco deve giocare. Se non vuole stare ai soliti schemi è giusto che rischi ed è già un privilegio per pochissimi, di questi tempi, avere l'occasione e le spalle coperte per rischiare. E se si rischia si deve essere consapevoli delle possibili conseguenze e avere un minimo di dignità per affrontarle e non piangere come un'aquila. Come hanno fatto tutti i grandi, visto che lui si ritiene tale.
Spero che questi stagionati mezzucci d'avanspettacolo non ingannino più nessuno e che qualcuno cominci a togliersi le fette di prosciutto dagli occhi e capisca chi ha davvero motivo per lamentarsi in un paese come il nostro. Un paese in cui le persone non possono scegliere il modo in cui curarsi, non possono scegliere chi li governerà e nemmeno se vivere o no. In situazione così drammatiche stiamo ad alzare gli scudi contro i nemici della libertà perchè uno non può dire in televisione che Previti caga in bocca a Ferrara. Guardiamoci un po' intorno e insolentiamoci per le cose importanti.
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