giovedì 26 ottobre 2006

Non leggere questo post porta sfortuna


Se vendessi candele il sole non tramonterebbe mai
(Proverbio Yiddish)


Essere superstiziosi porta sfortuna. Questa frase, attribuita a chiunque abbia il dono della parola, descrive egregiamente quella zona grigia popolata da persone razionali che non si fanno condizionare da folcloristiche panzane, ma frattanto non si negano una grattatina all’apparato riproducente, visto che non costa niente e, come sovramercato, dona un godereccio senso di comoda virilità. In questa penombra fatalista, si aggirano anche tutti quei rituali profani che caratterizzano diversi approcci ad attività diportive, professionali o di intrattenimento. L’inno scatologico urlato dagli attori teatrali (prima di andare in scena, non durante), gli sportivi che ripetono gli stessi movimenti prima di una competizione o i ceri votivi accesi prima di imboccare la Salerno – Reggio, per citarne alcuni. Ma la sfortuna esiste? Un gatto nero può essere nefasto per la mia vita futura? Se sono un topo è probabile. Calpestare il prodotto organico di un alano gastropatico è un segno del destino favorevole? Dipende dal tipo di calzature che si indossano e soprattutto se si indossano.
Va comunque chiarito che tutti questi luoghi comuni hanno radici molto meno metafisiche di quanto si possa pensare. Per esempio la spinta tattile verso i genitali generata dal palesarsi di un felino scuro, deriva dall’uso che si faceva dell’animale sulle navi più sporche (quelle dei pirati, che non erano tutti belli come Johnny Depp) per liberarle dai ratti. E’ quindi comprensibile che l’arrivo di numerosi gatti neri sulla terra ferma rappresentasse la sventurata profezia dello sbarco di filibustieri. Il perché accarezzarsi gli ammennicoli abbia proprietà difensive nei confronti della malasorte non è tra le nozioni di cui dispongo.
Difficile dire se la sfortuna esista o meno. Io credo che esista la sfortuna puntuale (non nel senso che non arriva in ritardo), cioè può capitarti un evento che in quel preciso momento ti insolentisce, ma nessuno può dire se i miliardi di eventi futuri determinati da quella perturbazione saranno o meno parte di un bilancio positivo. E’ anche indubbio che ci siano persone più predisposte ad avvenimenti positivi di altri, io, per dirne una, avevo il numero di telefono di Marzullo e l’ho perso: non sarò Gastone, ma qualcuno lassù mi vede di buon occhio.
Supponendo che la vita degli uomini sia condizionata dalla iella, resta da capire se esistono persone in grado di veicolarla, di scatenarla contro un nemico o, a fronte di un pagamento (con fattura), contro un nemico conto terzi. Immaginate, come ne la patente di Pirandello, di avere un uomo fermo fuori dalla vostra porta di casa o dell’esercizio commerciale che esercita l’attività di iettatore e rimane lì per voi, come Brosio per Borrelli fuori dal palazzo di giustizia di Milano. Quest’uomo vi chiede soldi per andare via e piazzarsi da un vostro concorrente. Voi vi fate quattro risate e gli stringete pure la mano, ostentando lontananza da ignoranti oscurantismi medievali. Ma poi succede qualcosa: vi si impiglia la lingua nel registratore di cassa, la Bellucci vi invita a cena e di colpo scoprite di essere gay e altre cose consuete come queste. Il dubbio comincia a rodervi, poi il dubbio diviene paranoia, riconducete ogni minima cosa allo iettatore e alla fine strappate la tessera del Cicap e date i soldi all’omino. Perché in fondo le streghe non esistono, ma a volare volano.
Qualche giorno fa la cassazione ha modificato la sentenza di un giudice di pace che aveva condannato un ragazzo ad un’ammenda per aver insultato una donna e per averle predetto/augurato il fallimento della sua attività. Il tutto via sms (che tempi, nemmeno una telefonata). Il novello cassandra si è rifiutato di pagare i 350 euri ed ha fatto ricorso. La cassazione ha mantenuto il verdetto di colpevolezza per le ingiurie, ma ha cancellato quello per minacce, perché “non si può parlare di minaccia quando il male prospettato non sia dipendente dalla volontà della gente”. Se ne deduce che per il tribunale la malasorte è inveicolabile e che quindi gli iettatori non esistono. Fatto curioso, il relatore ha letto tutta la sentenza con una mano in tasca. L’ammenda è stata ridotta a euri 337 (provate a sommare le cifre), il che, calcolatrice alla mano, ci informa che augurare il male vale esattamente euri 13 (e ci risiamo).
Chissà come la prenderà Vanna Marchi, condannata a 10 anni solo per aver comunicato a qualche fiducioso cliente che se il sale non si scioglie è altamente probabile che parte dei consanguinei incontreranno una fine orrenda e che, colmo della sventura, dovranno cuocere la pasta insipida.
Forse la vera sfortuna è credere alla sfortuna.
Certo è che, a parte un tipo di sventure oggettivamente poco simpatiche, la malasorte vive del metro che le persone utilizzano per interpretare gli eventi. Se mentre fai colazione ti cade una mosca nelle lasagne pensi che oggi non è proprio la tua giornata (del resto se mangi lasagne a colazione non puoi sperare che la vita ti sorrida), ma se capita la stessa cosa a un abitante del Botzwana, egli ringrazierà il cielo per non dover mangiare solo mosche, come al solito.
Inoltre ci sono talmente tante cose che portano sfortuna che nemmeno vi immaginate: appoggiare un cappello sul letto, rovesciare il pane, incrociare le posate, andare a votare eccetera. Allora proviamo a fare un gesto catartico: passiamo sotto una scala con un bottiglione d’olio, inciampando su un gatto nero e, cadendo, sbricioliamo un enorme specchio. Ci libereremo così da ogni condizionamento….provate, poi sappiatemi dire.
Nessuno può controllare gli eventi (altrimenti sarebbe l’uomo più potente del mondo), ma molte persone sono brave a farlo credere. Facciamo un esperimento: prendete una moneta…fatto? Ora lanciatela….fatto? Bene, afferratela al volo. Io so che è uscita testa.
Se avete fatto questa cosa in mille, una buona metà di voi sta pensando che sono un mago o semplicemente fortunato (gli altri mi staranno dando del cialtrone). Ora, quelli con la testa (sulla moneta, non sulle spalle), dovranno ripetere il lancio…io so che uscirà croce. Di nuovo, la metà di questo gruppo penserà che sono davvero un mago o molto fortunato e così via. Dopo una decina di lanci ci sarà un gruppetto di voi convinto che io sia una specie di divinità. Un gruppetto di persone che si fiderà ciecamente delle mie previsioni e sarà inconsciamente portato ad associare qualsiasi evento alle mie premonizioni, anche se completamente inventate.
Se io fossi un romantico metafisico direi che valutare gli eventi come fortunati o iellati ci costringe a vivere sotto un nubicondo cielo che obnubila la grande luce del senso ultimo dell’esistenza (una fiala di insulina grazie, senza mosca). Se fossi un gretto e pragmatico fatalista direi che è completamente inutile tentare di ingraziarsi il destino, tanto le cose vanno come devono andare. Se fossi credente direi che nulla possiamo di fronte alla volontà divina (per questo la teodicea studia le frasi adatte che gli ebrei si devono preparare per quando saranno di fronte al grande architetto).
Infine, per dirla con Guzzanti, se fossi cane, bau, se fossi gatto, miao, se fosse tardi…ciao!

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3 commenti:

Anonimo ha detto...

Quali sono "i ceri votivi accesi prima di imboccare la Salerno – Reggio"?

cruman ha detto...

ehmm era solo un'uscita ironica...non è andata a segno eh? va be' mi impegnerò di più! :)

cruman

Anonimo ha detto...

GENIO!!!! Vivo con un gatto nero, rompo uno specchio ogni due mesi (di media), il numero 13 mi perseguita da una vita, ogni volta che riempio la saliera ne rovescio un po', gioco a rovesciare il pane per vedere da che parte pende....le possibilità sono due: o mio marito mi ha corredato di abbastanza cornini da neutralizzare il tutto, o decisamente non sono superstiziosa e quindi non me la tiro da sola:O))

PS: L'insulina col ghiaccio?
PSdelPS: rileggendo quel che faccio forse è meglio se mi faccio vedere da uno bravo!!