venerdì 16 marzo 2007

Bipolarismo a gregge


L'Italia è un paese malato. Lo si evince dai mille bollettini medici diramati da mezzi di informazione che ricordano le drammatiche trasmissioni di Radio Varsavia. Pare infatti che qualsiasi patologia (abbastanza sexy da rientrare in un telegiornale) colpisca dai 4 ai 9 italiani su 10. Solitamente si tratta di malattie non gravi ma fastidiose come una mosca: allergia al chinotto, emicrania a grappoli, insonnia isterica e prostata prostrata. Fortunatamente però sembra che nessuno abbia un tumore o la sclerosi multipla (a parte quelli che aspirano a spirare). Questo disinteresse per le malattie più serie nasconde, per esempio, un terribile morbo contagioso come uno sbadiglio che non conosce ostacoli o rimedi: la sindrome bipolare. Non mi riferisco alla patologia psicogena di cui io ovviamente soffro e che mi fa alternare momenti in cui mi sento risucchiato in un vortice di nulla che si apre sotto i miei piedi ad altri in cui mi devo aggrappare all'erba del prato per non cadere dalla terra. La bipolarità di cui parlo è la tendenza viscerale a creare due schieramenti e dichiararsi contro uno dei due.
Nulla si può fare per fermare l'epidemia. Se provaste a osteggiare il sistema bipolare creereste istantaneamente un nuovo sistema bipolare più forte, più veloce, più furbo di quello precedente. L'Italia è la culla della forma più virulenta di questa patologia: il bipolarismo antagonistico. Quello caratterizzato dal definirsi contro qualcosa o qualcuno. Prova ne è che la maggiore espressione di analisi sociale nel nostro paese è rappresentata dalla formula “quello è un cretino”.
I sintomi più evidenti sono il sentir dire da tutti gli opinionisti di riferimento “il paese è spaccato in due” e la vittoria di una delle due parti politiche grazie ai numerosi voti contro quell'altra. Un'altra manifestazione biologica della malattia è l'appellare i non contagiati con il termine “qualunquisti”. Mentre i veri qualunquisti ne approfittano per ridefinirsi “non bipolari”.
Questo fenomeno è stato studiato da competenti psicologi francesi che per definirlo hanno coniato il termine scientifico “comportarsi da pecoroni”. Per coglierne la vera essenza patologica è sufficiente soffermarsi, in una grande città, di fronte a un semaforo (regolatore delle dinamiche transitorie nel bipolarismo tra pedone e autoveicoli) attendendo che la cromia adeguata comunichi in un linguaggio universale la possibilità di attraversare senza essere integrati nel manto stradale ad opera di un tram. Capita a volte che la strada risulti sgombra da possibili investitori e, nonostante ciò, il semaforo dimostri la sua stupidità di macchinario persistendo nella sua rossità. A quel punto, tra gli astanti, cominciano a serpeggiare sguardi di sfida: “dai attraversa! Fai tanto il figo che aspetti? Vediamo se sei un uomo”. “Cosa attraverso teppista? Non vedi che è rosso? E poi sono una donna”. Qualcuno accenna dei passettini in avanti sperando di non essere notato. Il risultato è una sorta di un due tre stella da villaggio valtour. Sembra di vedere i calciatori in barriera durante le punizioni: quando l'arbitro si gira si avvicinano fischiettando al punto di battuta in modo da farsi colpire meglio da una palla sparata a 120 all'ora. Contenti loro.
Frattanto il temerario o daltonico di turno si lancia nella striscia d'asfalto deciso a raggiungere l'altra sponda incurante della segnaletica verticale. A quel punto uno tsunami di gente autodeterminata e ricolma di personalità si riversa sulle strisce sentendosi giustificata o in numero troppo elevato per essere colpevolizzata. Tutto questo proprio al sopraggiungere di altri veicoli che scateneranno l'eterna lotta di insulti e sputi tra pedoni e automobilisti in cui ognuno è convinto delle proprie ragioni finché non cesserà di essere pedone mettendosi alla guida di una vettura e l'automobilista appiedato dovrà dimostrare la sua virilità con altri sistemi di affermazione sociale.
Il bipolarismo crea anche fenomeni di rimbalzo e una volta schierati dalla parte avversa a qualcuno si tende a cercare un'identificazione che vada al di là dell'antagonismo e spesso ci si accorge di trovarsi in compagnia di gente a cui ci si sente legati solo dal fatto che “quello è un cretino”, ma che per il resto non si inviterebbe a casa nemmeno per fargli pulire la piscina.
Il morbo si insinua sin nel focolare domestico prima di raggiungere i banchi della politica. Chi non ha dovuto esprimere la preferenza su panettone o pandoro per esempio? Quelle venti persone che si trovano a casa tua a Natale (sempre a casa tua, tu non sei mai uno dei venti) in quanto parenti (si chiamano così perché ti pare di conoscerli), si spaccano in due e la fazione panettone la spunta per un solo voto. Qualcuno dice comprato con una porzione di lenticchie, ma il portavoce della fazione pandoro rinuncia con un gesto di maturità al riconteggio ed esprime la sua nobile accettazione della sconfitta con un rutto retrogusto cappone. Ma i problemi nell'esigua maggioranza panettonara non tardano ad arrivare. L'ala più estremista capitanata dallo zio Fausto e il cugino Oliviero vuole il panettone puro, senza uvetta canditi o ripieno, in modo che ogni fetta sia uguale all'altra. Ma il nipotino Antonio non è d'accordo.
Nipote: Io il ripieno ce lo voglio. Se no sembra di mangiare una ciabatta.
Zio: Il ripieno è prerogativa dei pandoriani liberisti. Razza di giovane trasformista della pasticceria. Hai degli accordi da rispettare, non metterti a fare il fenomeno solo perché un voto può cambiare il destino del carrello dei dolci.
Nipote: va bene, non voglio il ritorno dei pandori con la forfora, ma non può esserci una sola alternativa, io sono giovane voglio sperimentare. Se non si può avere né uvetta né canditi io ci voglio i gamberetti.
Cugino: nel panettone?
Nipote: sì!
Zio: impossibile, devi superare la soglia del 10% per dar vita a una corrente dolciaria.
Nipote: nonno tu li vuoi i gamberetti nel panettone?
Nonno: sì certo!
Nipote: ecco ora siamo il 18% della coalizione come la mettiamo?
Zio: non vale.
Nipote: e perchè?
Zio: nonno posso spezzarti un femore?
Nonno: sì certo!
Nipote: uff!
Zio: zitto e mangia.
Cugino: buon Natale.
Nonno: sì certo!

Technorati Tags: ,

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Tutto vero. Ora decido se piangere o se ridere eh?

Anonimo ha detto...

Peccato che il litio nel suo uso farmaceutico non possa trovare applicazione anche in questa forma di bipolarismo...

Iniqua appena decidi fammi sapere così bipolarizzo ;o)