Mi chiamo Stella, sono un'insegnante di religione. No, non mi interessa che avete scelto di non avvalervi, adesso mi ascoltate come avete ascoltato tutti quei servizi morbosetti sul professore sessualmente indeciso e sulla supplente invece meno. Ma partiamo dall'inizio.
Per motivi che si perdono nelle piogge dei poteri temporali l'insegnamento della mia materia è istituzionalmente IRC (insegnamento religione cattolica) indi per cui non obbligatoria. Se durante la mia ora si facesse etica, storia delle religioni e compagnia bella, non diventerei una educatrice facoltativa, come succede in diversi paesi europei, ma obbligare la catechesi non è politically correct. La notizia però è che nelle mie lezioni e in quelle dei miei colleghi si fa proprio etica, storia delle religioni, educazione civica eccetera. Risultato: noi siamo figure precarie perché in teoria insegniamo una materia facoltativa, pur insegnandone una obbligatoria. Primo mistero gaudioso.
Dal punto di vista didattico contiamo come il due di coppe con briscola a bastoni. Il nostro voto non fa media e le alternative alle nostre lezioni sono andare a casa prima, venire a scuola dopo, appoggiarsi al bancone del bar dell'istituto e praticare fori nel tramezzo dello spogliatoio delle ragazze. Ardua scelta. Mentre, per esempio, in Germania chi non si avvale dell'insegnamento della religione fa etica, educazione civica e via discorrendo. Proprio le cose che noi non dovremmo fare per via dell'IRC, ma che in realtà facciamo per via del politically correct. Secondo mistero gaudioso e pure un po' buffo (del resto io fo' religione).
Non è inconsueto ritrovarsi in classi di trenta ragazzi perché il ministero deve risparmiare per pagare 28 sottosegretari. Tra questi (i ragazzi non i sottosegretari) dieci seguono altre religioni, dieci scappano da tutte, cinque sono disadattati e l'unico equilibrato viene pestato con una apprezzabile metodicità. Non mi vergogno a dire che non sono preparata a tutto questo. L'insegnante di religione diventa spesso un consulente psicologico, ma nessuno mi ha mai dato le risorse per seguire i giovani che sono sempre più pazzi (volevo dire problematici, ma pazzi è più acconcio). I professori delle altre materie se ne infischiano. Loro hanno un metodo educativo e disciplinare molto efficace e professionale: “fai come dico io o ti boccio”. Io posso arrivare a “fai come dico io o dico un'altra volta fai come dico io”. Durante la mia ora se non devono studiare per qualche compito in classe, svolgere attività di igiene personale o insidiare virtù varie, sfogano tutti i loro dubbi, le loro rabbie, la loro voglia di imporsi.
Insegno da 17 anni e i ragazzi sono cambiati. Meno concentrazione, più superficialità, fretta, quantità e poca qualità. Il problema è che rispecchiano qualcosa, non sono così casualmente. I genitori (spesso troppi più di 2) li affidano a noi come si affida a un addestratore un cane che non da la zampa. Salvo poi difenderli anche se sbranano un bidello. L'alcool e la droga sono paurosamente dilaganti... il sesso li annoia già a diciassette anni, tanto che le ragazze si spogliano in maniera proporzionale al disinteresse che suscitano, arrivando ad indossare francobolli (il che da un nuovo senso a certe pratiche sessuali). Paradossalmente i più dissoluti sono quelli provenienti da culture cattoliche alla faccia di chi dice che il cattolicesimo è opprimente, bigotto e restrittivo. Gli evangelici, i protestanti, i mussulmani hanno invece un pudico senso di rispetto, quasi un timore.
Insomma le famiglie fanno la loro parte, dando sempre tutto, salvo poi lamentarsi della perdita di controllo (che si argina con un cellulare da 600 euro) ed affidarsi alla scuola. La scuola punta tutto sulla frenesia, la quantità di scarsa qualità: corsi sperimentali, di ceramica spaziale, teatro no, scambi ludoculturali, tutto ammassato, tutto per far bella figura come istituto ed attirare iscrizioni e soldi. Per questo stesso motivo la dirigenza tende a difendere i ragazzi, già spalleggiati dalle associazioni genitori aumentando in loro un pericoloso e irreale senso di potere e diminuendo drasticamente la mia possibilità di gestire questo immenso puzzle di razze, lingue, religioni, ormoni, capacità e incapacità.
Non sono goldrake, sono una donna e provo a fare del mio meglio senza essere messa in condizioni di fare ciò che si pretende da me. Un ragazzo che ha problemi ha insegnanti di sostegno, corsi di recupero e programmi speciali. Per noi non c'è niente. Puoi anche impazzire, ma tutto quello che puoi ottenere è una bella denuncia, un filmino su internet e un processo mediatico sommario, giusto a metà tra il periodo dei pruriti degli adolescenti e il boom delle inchieste shock.
D'accordo mi sono sfogata un po', ma ci tengo a dire che il diavolo non è così brutto come lo si dipinge (durante il corso di pittura olistica). Il rapporto con i ragazzi, anche se non con tutti, può darti molto dal punto di vista umano. Se riesci a non farli allontanare e non farli avvicinare troppo, al punto di metterti le mani nei pantaloni, diventi una sorta di punto di riferimento. Il che significa stima e considerazione. Il che si traduce in meno persone che ruttano in classe. Ma soprattutto significa servire a qualcosa, far considerare dei valori, uscirne arricchiti e spendere molto meno in benzodiazepine.
A causa di un bislacco evolversi della situazione della didattica italiana e degli stili di vita familiari, il ruolo di insegnanti come me è stato sempre più spinto a sovrapporsi a quello di un educatore, ma di tutti i genitori disperati con cui ho parlato, che si sentivano inermi di fronte alla refrattarietà dei propri figli verso una qualsiasi forma di disciplina, se ne trovano pochi che capiscono che se due genitori che si occupano di un ragazzo non ottengono risultati, è praticamente ridicolo che una sconosciuta in un'ora a settimana abbia successo con centinaia di “figli”.
Non voglio dilungarmi in anacronistici discorsi “missionari”, anche se solo la passione, la forza interiore e il credere in qualcosa possono spingerti a resistere e a continuare a provare. Però ora che è molto di moda il “dagli al professore” pensateci bene prima di giudicare una persona da un titolo ad effetto fatto ad arte per sfruttare proprio quella mancanza di valori di cui tutti si lamentano.
Ora devo andare, io non posso non avvalermi, anche se non c'è più religione.
Per motivi che si perdono nelle piogge dei poteri temporali l'insegnamento della mia materia è istituzionalmente IRC (insegnamento religione cattolica) indi per cui non obbligatoria. Se durante la mia ora si facesse etica, storia delle religioni e compagnia bella, non diventerei una educatrice facoltativa, come succede in diversi paesi europei, ma obbligare la catechesi non è politically correct. La notizia però è che nelle mie lezioni e in quelle dei miei colleghi si fa proprio etica, storia delle religioni, educazione civica eccetera. Risultato: noi siamo figure precarie perché in teoria insegniamo una materia facoltativa, pur insegnandone una obbligatoria. Primo mistero gaudioso.
Dal punto di vista didattico contiamo come il due di coppe con briscola a bastoni. Il nostro voto non fa media e le alternative alle nostre lezioni sono andare a casa prima, venire a scuola dopo, appoggiarsi al bancone del bar dell'istituto e praticare fori nel tramezzo dello spogliatoio delle ragazze. Ardua scelta. Mentre, per esempio, in Germania chi non si avvale dell'insegnamento della religione fa etica, educazione civica e via discorrendo. Proprio le cose che noi non dovremmo fare per via dell'IRC, ma che in realtà facciamo per via del politically correct. Secondo mistero gaudioso e pure un po' buffo (del resto io fo' religione).
Non è inconsueto ritrovarsi in classi di trenta ragazzi perché il ministero deve risparmiare per pagare 28 sottosegretari. Tra questi (i ragazzi non i sottosegretari) dieci seguono altre religioni, dieci scappano da tutte, cinque sono disadattati e l'unico equilibrato viene pestato con una apprezzabile metodicità. Non mi vergogno a dire che non sono preparata a tutto questo. L'insegnante di religione diventa spesso un consulente psicologico, ma nessuno mi ha mai dato le risorse per seguire i giovani che sono sempre più pazzi (volevo dire problematici, ma pazzi è più acconcio). I professori delle altre materie se ne infischiano. Loro hanno un metodo educativo e disciplinare molto efficace e professionale: “fai come dico io o ti boccio”. Io posso arrivare a “fai come dico io o dico un'altra volta fai come dico io”. Durante la mia ora se non devono studiare per qualche compito in classe, svolgere attività di igiene personale o insidiare virtù varie, sfogano tutti i loro dubbi, le loro rabbie, la loro voglia di imporsi.
Insegno da 17 anni e i ragazzi sono cambiati. Meno concentrazione, più superficialità, fretta, quantità e poca qualità. Il problema è che rispecchiano qualcosa, non sono così casualmente. I genitori (spesso troppi più di 2) li affidano a noi come si affida a un addestratore un cane che non da la zampa. Salvo poi difenderli anche se sbranano un bidello. L'alcool e la droga sono paurosamente dilaganti... il sesso li annoia già a diciassette anni, tanto che le ragazze si spogliano in maniera proporzionale al disinteresse che suscitano, arrivando ad indossare francobolli (il che da un nuovo senso a certe pratiche sessuali). Paradossalmente i più dissoluti sono quelli provenienti da culture cattoliche alla faccia di chi dice che il cattolicesimo è opprimente, bigotto e restrittivo. Gli evangelici, i protestanti, i mussulmani hanno invece un pudico senso di rispetto, quasi un timore.
Insomma le famiglie fanno la loro parte, dando sempre tutto, salvo poi lamentarsi della perdita di controllo (che si argina con un cellulare da 600 euro) ed affidarsi alla scuola. La scuola punta tutto sulla frenesia, la quantità di scarsa qualità: corsi sperimentali, di ceramica spaziale, teatro no, scambi ludoculturali, tutto ammassato, tutto per far bella figura come istituto ed attirare iscrizioni e soldi. Per questo stesso motivo la dirigenza tende a difendere i ragazzi, già spalleggiati dalle associazioni genitori aumentando in loro un pericoloso e irreale senso di potere e diminuendo drasticamente la mia possibilità di gestire questo immenso puzzle di razze, lingue, religioni, ormoni, capacità e incapacità.
Non sono goldrake, sono una donna e provo a fare del mio meglio senza essere messa in condizioni di fare ciò che si pretende da me. Un ragazzo che ha problemi ha insegnanti di sostegno, corsi di recupero e programmi speciali. Per noi non c'è niente. Puoi anche impazzire, ma tutto quello che puoi ottenere è una bella denuncia, un filmino su internet e un processo mediatico sommario, giusto a metà tra il periodo dei pruriti degli adolescenti e il boom delle inchieste shock.
D'accordo mi sono sfogata un po', ma ci tengo a dire che il diavolo non è così brutto come lo si dipinge (durante il corso di pittura olistica). Il rapporto con i ragazzi, anche se non con tutti, può darti molto dal punto di vista umano. Se riesci a non farli allontanare e non farli avvicinare troppo, al punto di metterti le mani nei pantaloni, diventi una sorta di punto di riferimento. Il che significa stima e considerazione. Il che si traduce in meno persone che ruttano in classe. Ma soprattutto significa servire a qualcosa, far considerare dei valori, uscirne arricchiti e spendere molto meno in benzodiazepine.
A causa di un bislacco evolversi della situazione della didattica italiana e degli stili di vita familiari, il ruolo di insegnanti come me è stato sempre più spinto a sovrapporsi a quello di un educatore, ma di tutti i genitori disperati con cui ho parlato, che si sentivano inermi di fronte alla refrattarietà dei propri figli verso una qualsiasi forma di disciplina, se ne trovano pochi che capiscono che se due genitori che si occupano di un ragazzo non ottengono risultati, è praticamente ridicolo che una sconosciuta in un'ora a settimana abbia successo con centinaia di “figli”.
Non voglio dilungarmi in anacronistici discorsi “missionari”, anche se solo la passione, la forza interiore e il credere in qualcosa possono spingerti a resistere e a continuare a provare. Però ora che è molto di moda il “dagli al professore” pensateci bene prima di giudicare una persona da un titolo ad effetto fatto ad arte per sfruttare proprio quella mancanza di valori di cui tutti si lamentano.
Ora devo andare, io non posso non avvalermi, anche se non c'è più religione.
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14 commenti:
Sono d'accordo in gran parte. A ciò si aggiunga che, nella scuola italiana, ormai le insegnanti sono l'80% e gli uomini sono in via di estinzione.
E mi viene spontaneo pensare che se è di un po' di "regole" e autorità (non in senso militare) che i ragazzi hanno anche i bisogno, sia più facile ottenerle da un uomo.
Ma, si sa, la mia misoginia tra un po' diventerà disciplina alternativa a scuola, per cui magari mi sbaglio...
sono completamente d'accordo a metà con te. Nella mia esperienza i professori più terribili che ricordo erano tutte donne. Ma sarà che la mia ginecofobia già imperversava! :)
cruman
Ma quelle erano donne acide. Le donne acide, specie attorno ai 35-45 anni mica sono la normalità...hehe...parlo io, poi...
Nel mio piccolo (di coallenatore di adolescenti), mi ritrovo una parte dei problemi degli insegnanti.
Con la differenza, non indifferente, che, quando non seguono le regole minime di convivenza e di comportamento, vengono puniti (corsa,piegamenti,ecc.) o, al limite, allontanati.
La teoria del "non cazziateli altrimenti si traumatizzano psicologicamente" penso sia una delle più grandi castronerie educative.
E, purtroppo, famiglia e scuola sono adagiate in gran parte su questa teoria.
Bobby ha quasi ragione. Credo che il "pugno di ferro" sia da reintrodurre senza contestazioni ;). E' anche vero che non siamo tutti da prendere a mazzate sulla schiena. Come scrivi tu nel post, c'è quel singolo ragazzo in classe tranquillo ed educato che subisce sempre...Quindi mi chiedo: è giusto lasciar agire indisturbate certe teste di c***o onde evitargli problemi psicologici e così facendo crearne ad altri? E non parlo solo dei compagni di classe:la natura del "superiore" poi resta per tutta la vita con tutto ciò che ne consegue...
io ringrazio il mio caro babbo che non mi ha mai messo un dito addosso ma ha sempre saputo come fare rispettare le basilari "regole" civili e morali.
E' vero che dipende anche dalla testa della singola persona:in alcuni casi l'unica soluzione è randellarli dalla mattina alla sera ;).
eh sì, caro giorgio, purtroppo funziona così...ne avevo già parlato in questo post http://celodicehillman.blogspot.com/2006/07/la-scuola-dellorrido.html
cruman
Ineccepibile!!!
Io credo che a parte l' introduzione obbligatoria delle materie da te menzionate nell' articolo, sarebbe auspicabile anche una riqualificazione degli insegnanti, perchè da quanto ho potuto capire anche dal post che hai segnalato nel commento di risposta a Giorgio, sono passati da uno stato di professionisti qualificati (chi più chi meno), come l'avvocato o il medico, ad uno di impiegato statale. Sono pienamente d' accordo con te (o Stella) quando affermi che se la famiglia non riesce ad insegnare un minimo di educazione ai loro figli, diventa impensabile possa riuscirci un docente in un' ora a settimana, ma questo mi porta a pensare che se a casa un ragazzo viene lasciato libero di comportarsi come gli aggrada senza avere nessun tipo di buon esempio (come spesso accade) anche un' ora di educazione civica, non sortirebbe grandi risultati. Come ha detto Giorgio, oltre all' educazione ai valori e al rispetto che comunque trovo fondamentali, conta molto anche "la testa" dell' individuo, non sono invece d'accordo sull' alleviare le frustrazioni (dei docenti) con le frustate (ai deficienti), se si parla di dare il buon esempio, l' uso della forza non lo vedo come il miglior sistema per insegnare la buona educazione, molto meglio quello applicato da Bobby, se non altro a forza di flessioni e piegamenti non avranno energie sufficienti a lanciare sedie e banchi e si combatterebbe anche l' obesità :o)
PS: Non soffro di ginecopatia, ma anche nel mio caso i pitt bull della situazione erano donne (o presunte tali).
Essenza71, il mio era più che altro un modo dire (anche se a volte qualche pedata la darei volentieri ;) ).A tal proposito cito (manco a farlo apposta) la mia prof di matematica: aveva (e presumibilmente ha tuttora) un carattere allucinante: quando era il caso ti elogiava (anche se non era molto brava in questo), ma quando facevi l'imbecille aveva un modo particolarissimo ed efficace di farti sentire come l'ultimo cumuletto di polvere nell'angolo dietro il calorifero. Insignificante. E badate che usava solo le parole. Nelle sue ore non ci sono mai stati problemi di nessun tipo (a parte quelli inerenti la sua materia, ovviamente). Se fossero tutti così i prof, probabilmente i problemi di cui parliamo non esisterebbero nemmeno (o comunque sarebbero più circoscritti).
Caro Cruman: Formidabile !
E grazie! mi ha sollevato il morale in una giornata nera.
All'allora Istituto Tecnico inferiore, insegnava religione un sacerdote di cui non ricordo nitidamente le generalità ma che veniva da noi chiamato Don Pugile.
Non certo per prestazioni legate all'insegnamento religioso ma per quelle che era costretto a praticare per evitare che continuassimo in classe le lotte intestine iniziate fuori.
Oddio, non è che fosse il solo ma devo confessare che a volte facevamo di tutto per meritarcele.
Ma ciò che insegnavano lo abbiamo imparato molto bene e personalmente non me lo sono ancora dimenticato.
Alle elementari poi, abbiamo avuto una bella e robusta signora fino alla 3a, in verità manesca ma nella giusta misura, e dalla 4a alla quinta un maestro, assai zoppicante a sinistra ma dal destro micidiale.
Dimenticavo: lasciarsi sfuggire a casa di aver preso qualche sberla o pedata a scuola significava ricevere a casa il doppio della razione avuta a scuola.
A costo di essere giudicato fuori di testa, sono tuttora grato ai miei educatori:
per quello che mi hanno e come me lo hanno insegnato valeva le pena di ricevere qualche meritata sberla o pedata.
d'accordo con voi. Direi che questo accomuna tutti quelli che ora vivono la vita con un po' più di disciplina soprattutto interiore. Mi rendo conto che è difficile poi liberarsi di certi condizionamenti ma anche io sono grato ai miei genitori. Soprattutto per la costante spinta a cavarmela da solo, in tutte le situazioni.
cruman
Parla un'insegnante di scuola elementare: oggi non c'è più religione,in tutti i sensi. Tra stranieri e nostrani sempre meno seguiti dalle famiglie o scusati in tutto e per tutto,non solo non si riesce a lavorare, ma si profila una società futura davvero complessa. Entrare nella scuola oggi significa accettare un compromesso tra la mancanza di disciplina e attitudine allo sforzo degli alunni e la volontà di trasmettere contenuti e un'educazione efficace. Compromesso che, nella maggior parte delle volte è anche ostacolato dagli organi della scuola (dirigenza) e richieste delle famiglie, che vorrebbero che i loro figli fossero sempre i migliori.
Risultato:una ciofeca.
Questo non è più insegnare, ma accettare supinamente che più di tanto non si può fare, e quindi sottostare ad un'educazione a metà, mettendosi in tasca tutti gli slanci entusiastici con cui si pensava di poter trasmettere tanto, e lasciare un segno.
Idea troppo ambiziosa forse, probabilmente oggi l'insegnante deve solamente accontentarsi di quel poco che riesce a dare. Ruolo un po' stretto per chi, a mio parere, crede molto nell'insegnamento.
purtroppo devo denunciarti per plagio infatti questo è quello che penso io tutte le mattine prima di andare a scuola,comprese le cose positive.
purtroppo devo anche dare ragione a bobby e a te:l'insegnante donna è,di solito frustrata,isterica in preda a manie compulsive e confonde l'autorevolezza con l'autorità.
però nella mia breve carriera, incontro anche donne che insegnano con passione e comprensione,che sanno vedere oltre le apparenze e tirano fuori il meglio anche dal più zuccone.
ho notato che tutte queste insegnanti hanno una cosa in comune:non si prendono mai troppo sul serio e hanno una grande autoironia e i ragazzi,bravissimi a cogliere i nostri difetti,lo capiscono e lo apprezzano e questo non si impara in nessun corso,per certe insegnanti non servirebbero cento aggiornamenti:sono talmente ottuse e piene di sè che non c'è corso che tenga.
è vero anche che i consigli di classe dove c'è almeno qualche uomo sono veloci e piacevoli,quando ci sono solo donne l'atmosfera è pesante e piena di veleni(riguardati il film "la scuola" che è un capolavoro);non capirò mai il perchè,sarà una questione genetica.
scusa la lungaggine ,ma almeno è un argomento in cui sono ferrata e che mi coinvolge da vicino.ciao
riguardati la scuola????
lo conosco a memoria!
a zappare!!
bisogna considerare il background!!
ma che fa piange? bisogna essere temprati, la scuola è una guerra!!
e l'urlo del diavolo ancora mi commuove!!
cruman
e allora leggiti "una barca nel bosco" di paola mastrocola,un'insegnante di liceo,forse ti ci rivedi è amaro ma fa anche ridere.
comunque a proposito di disciplina le uniche che possono ripristinarla sono le suore:non ho mai visto tanta cattiveria e stupidità come alla scuola di suore e io ci sono stata non solo come alunna,ma anche come insegnante.
là sì che vige la legge del terrore applicata da donne che più represse non si può,solo che,se va bene per qualche figlio di papà,rovina per sempre il bambino normale che non ha bisogno di un lager,ma vie di mezzo non ce n'è
se ho anche letto quel libro mi mandi ad ascoltare una canzone? :)
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