mercoledì 2 maggio 2007

Pago ma non son pago


Per motivi irrilevanti ai fini di ciò che vado a dire, mi vedo costretto a utilizzare due telefoni cellulari, proprio io che ritengo che anche uno sia troppo. È un modo come un altro per espiare i peccati della mia vita precedente*.
1 di questi 2 cellulari è un videofonino 3. Oltre a telefonare, con tal dispositivo multimediale posso svolgere una caterva di attività ricreative, fra le quali guardare la TV.
Ho deciso di lasciarmi andare completamente a quest’ultima opportunità, conscio del fatto che certi piaceri hanno un prezzo. D’altronde in questo periodo mi trovo agli arresti domiciliari e perseguo il nobile sentimento della noia, così, tanto per cominciare, ho deciso di trascorrere una giornata in compagnia del Music Channel e me la sono cavata con un euro e mezzo. Conveniente: esattamente quanto pagavo qualche tempo fa per guardare il Grande Fratello (che ora, ahimé, è finito), allorquando mi sentivo molto più avanti delle più azzardate previsioni che poté fare Eric Arthur Blair all’epoca sua.
Non pago della musica leggera, ho deciso di passare al Cartoon Network: con appena un euro ho ritrovato le esitazioni della mia infanzia, tanto che dopo un po’ ho dovuto decidere di investire un altro eurino per fare un tuffo nel canale Rai, sai, ho cliccato sull’icona “vai” e mi sono ritrovato immerso nei programmi del servizio pubblico, che sono civili assai.
Finalmente un po’ di indipendenza, mi son detto, che tuttavia non è nulla senza la forma fisica, e allora ho deciso di cimentarmi con il palinsesto (che non è un attrezzo ginnico) di 3 Sport TV. Un altro euro ha cambiato padrone e insomma, a conti fatti questa passeggiata mi è costata meno di diecimila lire, una cifra che da quando c’è l’euro non ci prendi manco il taxi fino alla stazione.
Ho sete di sapere, non ho sufficienti problemi esistenziali che mi frenino dal guardare la TV su un monitor di due pollici scarsi, sono giovane e ricco e so che la vita è fatta di gioie e dolori. Cerco la rima e trovo il Motomondiale, due euri al giorno, la posta sale.
Automaticamente pago, ma ancora non son pago. Allora accedo a Playboy TV, tre euro l’ora, settantadue volte più costoso del canale Rai, roba da signori con una certa classe. Ma non mi basta: per altri tre euri e un’altra ora di calda emozione provo anche Fuego Canal, così mi sento davvero trasgressivo al prezzo di un pacchetto di sigarette da dieci.
Mi bruciano gli occhi ma il pomeriggio è ancora giovane, ho la gola secca e in frigo c’è una bottiglina di plastica piena di cocacola light, quella senza zucchero ma con l’aspartame che è stato dimostrato essere cancerogeno. Pur tuttavia quest’ultima nozione è meglio che non si sappia in giro, altrimenti addio dolci dietetici e chewingum senza zucchero.
Mi bevo ‘sta cocalight e mi sento vincitore: sull’etichetta c’è scritto “1coke 1song” e senza una comprensibile ragione penso al motto di Jamaica: “Out of many one people”.
Esco dalle mie turbe percettive e apprendo di poter scaricare una canzone gratis dal web, come ai bei tempi dell’anarchia, basta che vada su http://www.coca-cola.it/ a fare il download del software iTunes, che serve a suonare e comprare canzoni con la carta di credito. Poi mi basterà lanciare iTunes, inserire il codice stampato dietro l’etichetta della coca all’aspartame e via, la canzone sarà mia. Semplice. Questa meravigliosa opportunità scade il 30 aprile, mi rendo conto che manca un giorno e decido di non perdere altro tempo col telefono-TV. Ora è il momento della musica.
Accedo a iTunes Store e trovo l’area cocacola ove mi si invita a inserire il codice. Eseguo, ma non sono registrato su iTunes. Mi si costringe, dunque, a creare un account, mi si chiede nome, cognome, indirizzo e numero di telefono. Eseguo con piaggeria. Alla fine della procedura scopro di aver diritto ad acquistare un brano da 0,99 euri e scelgo Tuca Tuca di Raffaella Roberta Pelloni in arte Carrà.
In altri termini ho ceduto i miei dati personali in cambio di una canzonetta, così per dimenticare questo pomeriggio di follie spengo videofonino e computer. È primavera e fuori si sta scatenando un temporale caraibico, allora mi metto ad ascoltare Stepping Razor Tosh in cuffia. Penso ai miei peccati di questa vita sentendomi abbandonato al destino di qualcun altro e così, con la panza ancora pressurizzata dall’anidride carbonica, mi appago dell’enfietà dei giusti.

* Nella mia vita precedente uscivo spesso con la figlia di un re; lei aveva poteri magici e sapeva passare attraverso i muri, perciò al castello nessuno s’è mai accorto di nulla.

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