Che spettacolo! Questo slogan, che campeggia su magliette e cappellini dei fan di Valentino Rossi, di sicuro è ben impresso nella mente di chi, come me, ha trascorso il week-end appena passato al Mugello. Non tanto perché nel tempio toscano della velocità approdino solo fan del campione di Tavullia – affermazione comunque abbastanza vera – quanto perché lo splendente carrozzone del motomondiale è un vero catalizzatore di tutto ciò che, in ogni sua forma, contribuisce a creare spettacolarità.
Fughiamo prima di tutto il dubbio che può essere venuto a qualcuno: in questo post non si parla di gare. La motoGP l’ha vinta Rossi e le serie minori qualcun altro, fine della cronaca. Si parla invece di tutto ciò che è stato a contorno, ovvero di quanto rientra nella voce “indotto” parlando con il linguaggio dei professoroni di economia. E in effetti indotto a scappare lo son stato sin da quando ho visto i prezzi dei biglietti in prevendita, conscio che non sarebbe stato che l’inizio; non mi sono nemmeno lasciato scoraggiare dalle risposte alle mie telefonate alle strutture ricettive – “per il motomondiale? AHAHAHA!” – e dallo spettro del traffico che avrei incontrato al ritorno. In fondo sono tutti aspetti che si conoscono preventivamente e che in qualche modo si articolano nella testa prima del “ma si, chi se ne frega” che sancisce la decisione di andare.
La prima esperienza che vorrei condividere è la seguente: il primo week end di Giugno, checchè se ne dica, è in inverno. Fregatevene dei calendari: da quando ho coscienza di me non ricordo un solo evento (scampagnata, giro in moto o torneo al mare) in questo nefando fine settimana che non sia stato caratterizzato da piogge torrenziali.
In seconda battuta vi invito a riflettere – ma questo lo ha già fatto lo Cruman qui – sul fatto che ormai i tifosi del calcio e quelli del motomondiale differiscono davvero di poco. L’analogia è presto fatta: la serie A merita spalti pieni e occhi spalancati, le serie minori sono un male necessario – una sorta di riempitivo – per potersi gustare l’evento principale. Per conto mio snobbare le due gare che precedono la MotoGP (specialmente avendo già pagato un biglietto del taglio minimo di 90 sacchi) è furbo come tapparsi le orecchie mentre suona il gruppo di supporto a un concerto.
Punto tre: al Mugello non di dorme. Questo slogan lo sanno anche i muri: il campeggio all’interno dell’autodromo è del resto fortemente sconsigliato (al punto da non essere nemmeno pubblicizzato sul sito dell’autodromo come opzione di ospitalità) a chi non sia pronto a diventare parte attiva di un carosello di ubriacature e folleggiamenti notturni a tema motoristico. E fin qui niente di male, del resto nessuno si sogna di entrare in discoteca e pretendere di sentire la musica a basso volume. Quello che però non è scontato è il fatto che nella notte del sabato all’interno dell’autodromo si rischia la vita: non mancano infatti gli acrobati che impennano con le moto da cross tra le tende dei campeggiatori o i “simpatici burloni” che incendiano gli scooter vecchi “per fare caciara”. E la cosa più inquietante è notare che questa dilagante abitudine non è la solita “pratica tutta italiana”: è infatti stupefacente vedere che anche gli stranieri – che solitamente prendiamo come riferimento di civiltà – si omologano molto rapidamente (e con splendido spirito d’iniziativa) a questa linea di condotta. Gente che a casa propria non si permetterebbe di lanciare un mozzicone per terra qui non si fa alcun problema a frantumare bottiglie di birra nei prati che ospiteranno il giorno dopo migliaia di persone sedute a terra, o a spargere rifiuti di ogni genere con una minuziosità che solitamente si ammira solo nei contesti delle opere d’ingegno.
Last but not least, la ciliegina sulla torta che tutti si aspettano. Il colpo di genio finale. A 5 giri dalla fine della gara di MotoGP, a posizioni ben delineate, uno dei due speaker dice la prima cosa intelligente di tutto il week-end, invitando il pubblico lungo il tracciato a non creare situazioni di pericolo invadendo la pista. A 4 giri dal termine la pit lane è piena di carabinieri pronti ad arginare la folla che ormai sembra ben più che motivata a non ascoltare i consigli provenienti dall’altoparlante. I team si affrettano a chiudere le saracinesche dei box e a rimettere “i muletti” allestiti in caso di pioggia sulla corsia box al sicuro. A 2 giri dal termine il lungo nastro d’asfalto che costeggia il circuito al di là dei muretti, corsia solitamente riservata ad ambulanze, carri attrezzi, fotografi in scooter e commissari di percorso, è pieno brulicante di gente. L’ultimo giro è caratterizzato dal superlativo exploit di pochi selezionatissimi geni che pensano bene di attraversare il rettilineo (guardando prima con circospezione che nessuno sopraggiunga, come un pedone che attraversa fuori dalle strisce) per guadagnare posizioni preziose sotto il podio. La bandiera a scacchi è infine il “tana libera tutti”: Rossi passa indenne e come lui le 3-4 moto che lo seguono a poca distanza; i piloti che invece occupano le posizioni di rincalzo devono rallentare prima ancora di tagliare il traguardo dato che il tratto prima della San Donato è già gremito di tifosi. L’ultimo pilota all’arrivo, Kenny Roberts Jr, distaccato di mezzo giro dalla testa della gara, taglia incredulo il traguardo allo stesso passo con cui si fa l’otto per l’esame di guida: a passo d’uomo, facendo inversione per poter ripercorrere il rettilineo al contrario e trovare rifugio nei box di un’altra scuderia ancora non invasa. Prima ancora che i primi tre piloti rientrino al parco chiuso (ovviamente giro d’onore abolito per evitare saccheggi e placcaggi vari da parte dei tifosi) sul rettilineo c’è già di tutto: biciclette, ragazzini che impennano con lo scooter (ovviamente senza casco), supersportive che si esibiscono in coreografici burnout, petardi in stile capodanno buttati tra le gambe dei festeggianti.
Come nel migliore dei finali cinematografici, carrellata in campo largo mentre guadagno l’uscita: da un lato Valentino che ringrazia il disciplinatissimo pubblico degli invasori di pista regalando loro il suo casco (Vale, fai un piacere, la prossima volta mettilo su ebay); poco più in là un paio di ragazzini di giallo vestiti si prostrano sulla posizione occupata in griglia dal loro beniamino per una foto ricordo, rischiando un clamoroso sotomajor da parte di una supersportiva che si fa spazio tra la folla a gas spianato; sullo sfondo, la Casanova-Savelli popolata da un numero imprecisato di piloti in erba che la percorrono cercando di emulare i propri idoli in pantaloni corti e ciabatte
Alla fine di tutto ‘sto popò di carrozzone, capace di riempire per bene un weekend in uno dei posti più belli del mondo, rimane insomma l’amarezza di uno spettacolo indegno a corredo di un evento meraviglioso. E come se non bastasse mi tocca pure ricredermi: quando negli anni scorsi sentivo qualche appassionato di moto e di gran premi rinunciare al Mugello professando una sorta di obiezione di coscienza, pensavo a un’esagerazione o a un raccontare una mezza verità prendendosela in verità con i prezzi, la stagione e il chattering. Capisco solo ora che, tutto sommato, di un brutto spettacolo del genere si possa anche fare a meno: dalla poltrona di casa non si percepiranno certo gli odori, i rumori e le vibrazioni che infiammano gli animi degli appassionati veri, ma perlomeno si può continuare a seguire le corse senza smettere di voler loro bene.
Fughiamo prima di tutto il dubbio che può essere venuto a qualcuno: in questo post non si parla di gare. La motoGP l’ha vinta Rossi e le serie minori qualcun altro, fine della cronaca. Si parla invece di tutto ciò che è stato a contorno, ovvero di quanto rientra nella voce “indotto” parlando con il linguaggio dei professoroni di economia. E in effetti indotto a scappare lo son stato sin da quando ho visto i prezzi dei biglietti in prevendita, conscio che non sarebbe stato che l’inizio; non mi sono nemmeno lasciato scoraggiare dalle risposte alle mie telefonate alle strutture ricettive – “per il motomondiale? AHAHAHA!” – e dallo spettro del traffico che avrei incontrato al ritorno. In fondo sono tutti aspetti che si conoscono preventivamente e che in qualche modo si articolano nella testa prima del “ma si, chi se ne frega” che sancisce la decisione di andare.
La prima esperienza che vorrei condividere è la seguente: il primo week end di Giugno, checchè se ne dica, è in inverno. Fregatevene dei calendari: da quando ho coscienza di me non ricordo un solo evento (scampagnata, giro in moto o torneo al mare) in questo nefando fine settimana che non sia stato caratterizzato da piogge torrenziali.
In seconda battuta vi invito a riflettere – ma questo lo ha già fatto lo Cruman qui – sul fatto che ormai i tifosi del calcio e quelli del motomondiale differiscono davvero di poco. L’analogia è presto fatta: la serie A merita spalti pieni e occhi spalancati, le serie minori sono un male necessario – una sorta di riempitivo – per potersi gustare l’evento principale. Per conto mio snobbare le due gare che precedono la MotoGP (specialmente avendo già pagato un biglietto del taglio minimo di 90 sacchi) è furbo come tapparsi le orecchie mentre suona il gruppo di supporto a un concerto.
Punto tre: al Mugello non di dorme. Questo slogan lo sanno anche i muri: il campeggio all’interno dell’autodromo è del resto fortemente sconsigliato (al punto da non essere nemmeno pubblicizzato sul sito dell’autodromo come opzione di ospitalità) a chi non sia pronto a diventare parte attiva di un carosello di ubriacature e folleggiamenti notturni a tema motoristico. E fin qui niente di male, del resto nessuno si sogna di entrare in discoteca e pretendere di sentire la musica a basso volume. Quello che però non è scontato è il fatto che nella notte del sabato all’interno dell’autodromo si rischia la vita: non mancano infatti gli acrobati che impennano con le moto da cross tra le tende dei campeggiatori o i “simpatici burloni” che incendiano gli scooter vecchi “per fare caciara”. E la cosa più inquietante è notare che questa dilagante abitudine non è la solita “pratica tutta italiana”: è infatti stupefacente vedere che anche gli stranieri – che solitamente prendiamo come riferimento di civiltà – si omologano molto rapidamente (e con splendido spirito d’iniziativa) a questa linea di condotta. Gente che a casa propria non si permetterebbe di lanciare un mozzicone per terra qui non si fa alcun problema a frantumare bottiglie di birra nei prati che ospiteranno il giorno dopo migliaia di persone sedute a terra, o a spargere rifiuti di ogni genere con una minuziosità che solitamente si ammira solo nei contesti delle opere d’ingegno.
Last but not least, la ciliegina sulla torta che tutti si aspettano. Il colpo di genio finale. A 5 giri dalla fine della gara di MotoGP, a posizioni ben delineate, uno dei due speaker dice la prima cosa intelligente di tutto il week-end, invitando il pubblico lungo il tracciato a non creare situazioni di pericolo invadendo la pista. A 4 giri dal termine la pit lane è piena di carabinieri pronti ad arginare la folla che ormai sembra ben più che motivata a non ascoltare i consigli provenienti dall’altoparlante. I team si affrettano a chiudere le saracinesche dei box e a rimettere “i muletti” allestiti in caso di pioggia sulla corsia box al sicuro. A 2 giri dal termine il lungo nastro d’asfalto che costeggia il circuito al di là dei muretti, corsia solitamente riservata ad ambulanze, carri attrezzi, fotografi in scooter e commissari di percorso, è pieno brulicante di gente. L’ultimo giro è caratterizzato dal superlativo exploit di pochi selezionatissimi geni che pensano bene di attraversare il rettilineo (guardando prima con circospezione che nessuno sopraggiunga, come un pedone che attraversa fuori dalle strisce) per guadagnare posizioni preziose sotto il podio. La bandiera a scacchi è infine il “tana libera tutti”: Rossi passa indenne e come lui le 3-4 moto che lo seguono a poca distanza; i piloti che invece occupano le posizioni di rincalzo devono rallentare prima ancora di tagliare il traguardo dato che il tratto prima della San Donato è già gremito di tifosi. L’ultimo pilota all’arrivo, Kenny Roberts Jr, distaccato di mezzo giro dalla testa della gara, taglia incredulo il traguardo allo stesso passo con cui si fa l’otto per l’esame di guida: a passo d’uomo, facendo inversione per poter ripercorrere il rettilineo al contrario e trovare rifugio nei box di un’altra scuderia ancora non invasa. Prima ancora che i primi tre piloti rientrino al parco chiuso (ovviamente giro d’onore abolito per evitare saccheggi e placcaggi vari da parte dei tifosi) sul rettilineo c’è già di tutto: biciclette, ragazzini che impennano con lo scooter (ovviamente senza casco), supersportive che si esibiscono in coreografici burnout, petardi in stile capodanno buttati tra le gambe dei festeggianti.
Come nel migliore dei finali cinematografici, carrellata in campo largo mentre guadagno l’uscita: da un lato Valentino che ringrazia il disciplinatissimo pubblico degli invasori di pista regalando loro il suo casco (Vale, fai un piacere, la prossima volta mettilo su ebay); poco più in là un paio di ragazzini di giallo vestiti si prostrano sulla posizione occupata in griglia dal loro beniamino per una foto ricordo, rischiando un clamoroso sotomajor da parte di una supersportiva che si fa spazio tra la folla a gas spianato; sullo sfondo, la Casanova-Savelli popolata da un numero imprecisato di piloti in erba che la percorrono cercando di emulare i propri idoli in pantaloni corti e ciabatte
Alla fine di tutto ‘sto popò di carrozzone, capace di riempire per bene un weekend in uno dei posti più belli del mondo, rimane insomma l’amarezza di uno spettacolo indegno a corredo di un evento meraviglioso. E come se non bastasse mi tocca pure ricredermi: quando negli anni scorsi sentivo qualche appassionato di moto e di gran premi rinunciare al Mugello professando una sorta di obiezione di coscienza, pensavo a un’esagerazione o a un raccontare una mezza verità prendendosela in verità con i prezzi, la stagione e il chattering. Capisco solo ora che, tutto sommato, di un brutto spettacolo del genere si possa anche fare a meno: dalla poltrona di casa non si percepiranno certo gli odori, i rumori e le vibrazioni che infiammano gli animi degli appassionati veri, ma perlomeno si può continuare a seguire le corse senza smettere di voler loro bene.
Technorati Tags: Mugello, MotoGP
3 commenti:
Gran bell' articolo, decisamente uno dei tuoi migliori su queste pagine virtuali. Complimenti!!
"snobbare le due gare che precedono la MotoGP è furbo come tapparsi le orecchie mentre suona il gruppo di supporto a un concerto". Parlavi di ciliegina sulla torta...questo pezzo è un grappolo di ciliegie su di una signora torta ;-)
Davvero un ritorno con sgasata il tuo!
Zitto zitto, lesto lesto, ma quando parte (a scrivere) questo Spaggio imPENNA proprio a tutto gas!
Bravo! Sarà stato un brutto spettacolo ma tu l'hai reso efficace come un fumetto di Joe Bar ;)
grazie essenza, grazie bisio. E dire che l'involtino primavera non è nemmeno una delle specialità toscane più gettonate ;)
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