lunedì 28 gennaio 2008

Per questa volta siate pure invadenti


Parliamoci chiaro, io sarei anche sceso in campo. Avrei creato l'ottocentosettantaquattresimo partito e avrei combattuto contro l'inconsulto proliferare di partiti. Gli avrei dato un nome sexy, evocativo, tipo Forca Italia o Patito Socialista, che avrebbe richiamato una certa sinistra sofferenza nell'essere appassionati. La fantasia non mi manca: ho pronto un nome per ogni piaga sociale. Una bella coalizione tra il Partito Demografico e Allevanza Nazionale per risolvere il calo delle nascite. L'Italia dei Malori per la sanità. Il Maestro e la Margherita per la scuola. Radicali Liberi Italiani contro le occlusioni arteriose e gli arresti facili, specie quelli di Pannella. E così via.
Avrei infestato il territorio, là dove una volta era tutta campagna elettorale, di manifesti con il mio faccione (e il cappellino) con scritto sotto qualcosa di sbalorditivo tipo “Vota per Cruman, tanto in fondo uno vale l'altro”. Avrei fatto un bel simbolo con un ulivo in fiamme vicino a una quercia scudocrociata che germoglia margherite sotto un sole che c'avrà da ride, mentre un asinello cavalcato da un longobardo con la faccia di Mariotto Segni, armato di falce e martello, prende a roncolate un garofano pensionato. In questo modo mi sarei attirato i voti degli indecisi, ma soprattutto dei miopi e l'Italia è un paese indeciso e oftalmicamente deficitario.
Indi avrei chiesto il riconteggio delle schede e dei nei di Bruno Vespa per poi usare il mio sudato 1% per ricattare un sistema politico che di ricatti ne sa sicuramente più di me. Avrei percorso tutto l'emiciclo come uno skater impazzito facendo sosta nei bagni degli uomini, delle donne e varie ed eventuali. Per sopramercato avrei chiuso la mia carriera con una condanna a 23 ergastoli più 3 anni di servizi sociali a pena scontata, per abigeato, aggiotaggio, aggeggio e gigioneria molesta. Ovviamente, con il lirismo che mi contraddistingue, mi sarei dimesso per senso di responsabilità e specchiata onestà intellettuale. Non prima di essermi assicurato un posto di primario ab aeternum in virtù della mie ricerche sulla prostatite nelle donne e del perché è così difficile curarla.
Insomma tutto questo per dire che non sto qua a pettinare i procioni. Ho una coscienza civile e politica e non mi limito a vergare vocaboli a vanvera.
Il problema è che sono allergico ai bottoni (che ridete, ognuno ha le sue fobie) e a meno di non trovare uno spezzato in neoprene, il rigido regolamento parlamentare mi impedisce di accedere alle aule del potere in tuta e infradito. Quindi la mia coscienza civile mi ha suggerito di raccogliere i miei quattro stracci, smobilizzare quei 23 milioni di euro in titoli al portatore custoditi alle Isole Caiman, nella cassaforte di un mio buon amico, sulla cui rettitudine morale non dovete farvi trarre in inganno dal marginale dettaglio di essere un narcotrafficante venezuelano, e trasferirmi all'estero, in un posto dove non potrete più trovarmi, né voi, né l'Udeur.
A fermare questo impeto xenofilo (è uno strumento musicale che mi sono testè inventato) ci ha pensato la mia razionalità, che mi ha fatto soffermare sui risvolti morali di questa scelta. Per esempio sul dramma umano che subirei, a causa della mia natura monoglotta, non riuscendo più ad ordinare un cocktail di gamberetti a meno di non emigrare a San Marino o in un cantone svizzero, dove però i gamberetti tendono a scarseggiare per via del fatto che faticano ad afferrare gli skilift. Senza contare che il mio concetto di nomadismo si può già definire estremo nella transumanza tra il divano e il frigorifero, sito da cui torno spesso desolato come un ripiano frutta vuoto.
Non riesco a cambiare la situazione del paese in cui vivo e nemmeno cambiare il paese in cui vivere. Un erotema socratico o, se volete, un gatto isterico che ti rampa su per una braga. Ma c'è sempre una soluzione. Magari scritta al contrario nell'ultima pagina ma c'è. Magari è -1 o x=y o quell'otto svenuto che indica che non ci arriverai mai in fondo, ma io non mi sono arreso e ho trovato la panacea di tutti i mali di pancia. Ho aderito, come un adesivo a questa meravigliosa iniziativa di mentecritica: invadeteci! Che l'Europa ci invada liberandoci dai cancri politici e amministrativi e faccia dell'Italia un possedimento, una colonia, un dopobarba, qualsiasi cosa. Anche solo un'enclave delimitata dal mio giardino condominiale.


ADERISCI ANCHE TU NUMEROSO:



Technorati Tags: ,

8 commenti:

Anonimo ha detto...

Forse la salvezza dell'Italia, fino alla metà dell'Ottocento, è stata proprio la continua invasione di eserciti, ma anche culture e politiche straniere. Una volta indipendenti, siamo tornati alla paralisi della cosa pubblica in molto meno tempo dei secoli necessari ai tempi dell'antica Roma.
Segno che forse è nel nostro Dna avanzare verso il disastro politico (e sociale).
Quindi voto per l'invasione straniera ! La Kamchatka esiste ancora ? ;-)

cruman ha detto...

se esiste ha sicuramente un pil superiore al nostro!

Anonimo ha detto...

Ciao gente!
Come al solito il post di Cruman mi fa ridere, divertire.. nella tragicità che illustra in modo quasi crudo. Grande Cruman!
Comunque, per dire la mia.. il partito possiamo farlo, tutti insieme.. Io non sono allergico ai bottoni (anche se date le mie dimensioni devono essere fissati a 4 fili per forza.. o prima o poi saltano diventando bolidi pericolosissimi!) quindi potrei diventare l'uomo immagine da mettere nei centri di potere.. insomma.. la faccia del partito con un gruppo di pensatori (o think tank che fa tanto liberal) ad aiutarmi a salvare la Nazione.. e poi? E poi un cavolo.. comincio ad avere il dubbio che la nazione non voglia essere salvata!
Più che un invasione io propendere per un OPA non amichevole da parte di Germania o Francia.. insomma, c'è bisogno di nuove regole, nuovi parametri di misura ma prima di tutto nuovi controllori.. sono sempre stato un nazionalista convinto, la nostra Nazione ha creato cose eccelse, in passato, che tutto il mondo ci ha copiato (prova ne è che l'ordinamento giuridico di molte Nazioni che consideriamo migliori di noi è più aderente a quello Romano del nostro..) peccato che non soli ci siamo addormentati suglia allori.. siamo proprio entrati in coma!!!

Anonimo ha detto...

qua non è questione di politica o di partiti.Secondo me siamo noi che non abbiamo il minimo senso del dovere,della colpa quando sbagliamo,del rimorso,della vergogna:niente di niente,nessun limite o pudore.
è strano che il paese cattolico per eccellenza abbia una tale mancanza di coscienza,bobby dice che sta nel nostro dna andare verso il disastro politico,ma questo è il minimo: quando non hai la cognizione del bene e del male e delle conseguenze delle tue azioni sei proprio al disastro totale,e,ovviamente,manco te ne accorgi.

cruman ha detto...

esatto lost, proprio per questo ci vogliono gli stranieri. prima o poi succederà da se, siamo negli ozii degli antichi romani e prima che arrivino i barbari è meglio che ci scegliamo noi da chi farci invadere. del resto l'italia, da dopo l'impero romano, ha sempre vissuto di invasioni, forse è un po' il suo destino.

Neottolemo ha detto...

"meglio che ci scegliamo noi da chi farci invadere" lascia perdere che nemmeno su questo ci si mette d'accordo. Poi finisce tutto a brodo di ceci :)

cruman ha detto...

be' neo, io mi sentirei molto a mio agio con il terzo battaglione femminile norvegia. poi vedi tu.

Neottolemo ha detto...

Ah no, già non ci troviamo. A me o mi date l'eserccito svedese oppure faccio i capricci. D'altronde lo dice anche la canzone di Bongusto: il mio cuore resta a Malaren, Malaren, Malaren...