lunedì 26 giugno 2006

La democrazia incompleta


Io ho referendato. Scheda punti elettorale alla mano e espressione da diritto e dovere alla faccia, sono entrato nella classe di scuola elementare adibita a tabernacolo della democrazia e tra pupazzetti, disegni infantili (difficilmente distinguibili da forme d’arte post odierne esposte in vari musei alla moda) e grosse lettere che si vantano di principiare parole, ho dichiarato che era mia intenzione referendare. Dopo qualche momento di basitudine l’addetta alla democrazia ha afferrato il mio raccoglipunti ed ha rifiutato bonariamente il mio documento di identità. Pare che grazie ad una fitta rete di persone che si preoccupano delle intime faccende altrui, la signora potesse ostentare la capacità di confermare la mia identità. Il fatto che io non l’avessi mai vista prima è risultato irrilevante ai fini dell’atto democratico di voto.
Infilatomi in una cabina e svolto il cartoccetto elettorale, mi sono accorto con rammarico dell’incompletezza del quesito. Anzi della risposta. Sì o No è decisamente un spettro limitato di possibilità. E non voglio dire che avrei voluto trovare dei “direi di no” o “in buona parte sì” di fuzzyana logica. Mancavano proprio altre due opzioni (almeno).
Ci sono persone che non hanno modo di limitarsi ad una yesno question. Per esempio qualche tempo fa mi trovavo a degustare il mio panino prosciuttomozzarellasalsagamberi che in tutti i bar prende il nome del bar stesso. Vicino a me un gruppetto di giovani abitifirmati appartenente ad un’alta casta di colletti bianchi pieni di attestati di scuole molto superiori e mire dirigenziali, sfogliava il giornale locale sbirciando foto e soffermandosi su incidenti stradali e necrologi, finchè un titolo (evidentemente azzeccato) attirò a tal punto la loro attenzione che furono costretti a leggere anche la parte scritta in piccolo (ovviamente ad alta voce). Parlava di una donna sposata del luogo che, insieme al suo amante clandestino dell’est, devastò una camera d’albergo con giochi erotici del settimo grado della scala selen. I componenti del gruppetto si lasciarono andare ad osservazioni politiche sulla faccenda. La cosa che sembrava insolentirli maggiormente era il fatto che l’articolo non citasse (per stupidi motivi di rispetto) il nome della loro concittadina eroto-acrobatica. Finite le digressioni a sfondo sessuale i giovani rampanti trovarono anche noiosi dettagli tipo l’espulsione dal paese dell’amante tellurico in osservanza alla legge bossi-fini. Nel silenzio del locale una signorina cercò lumi “che è questa bossi-PINI?” (all’epoca questo fantomatico fini era solo vicepresidente del consiglio). Un suo solerte collega fu prodigo di informazioni “è la legge sugli atti osceni in luogo pubblico.”….”Ah giusto”. Del resto si è parlato poco di questa legge.
Io ho riflettuto sulle necessarie aberrazioni che un bene come la democrazia porta con sé. Ognuno di noi ama e rispetta l’equità di diritti, ma dentro di sè pensa che quel troglodita del vicino di casa non dovrebbe avere il potere nemmeno di votare per chi deve uscire dalla casa del grande fratello. Pensiero democraticamente ricambiato dal vicino.
Poi ci sono tutti quei poveracci che, attraverso mezzi limitati (giornali e tv) hanno cercato di informarsi su ‘sto benedetto quesito. Ma alla fine hanno potuto solo capire che se vince il sì c’aveva ragione il berlusca e se vince il no prodi ha proprio vinto. Come chiosa hanno anche percepito che cosa farà tizio se vince il si e che cosa farà caio se tizio farà davvero ciò che ha dichiarato (cosa peraltro altamente improbabile).
Ecco, per tutte queste persone ci voleva la casella “MAH!”.
Poi ci sono quelli che hanno avuto modo di reperire tutte le informazioni necessarie. Di studiarsele e compararle con la storia politica e amministrativa del nostro paese. Quelli che hanno considerato tutti i punti di vista e sanno perfettamente quale strada prendere.
Queste persone sanno bene la valenza sociale delle consultazioni popolari. Sanno come le classi politiche recepiranno il volere della gente. Come lavoreranno per rispondere a ciò che la maggioranza del paese domanda. Sanno che non perderanno tempo a trovare nuovi accordi, nuovi equilibri per salvaguardare le poltrone. Sanno che, sì o no che sia, questo paese divorato dalla propria macchina organizzativa, avrà una consapevolezza diversa.
Sanno che se dovesse scoppiare una guerra mondiale combattuta tra i dipendenti statali di tutte le nazioni, potremmo attaccare la siberia con 800 portaborse e tirare i dadi con tranquillità. E sanno che queste situazioni verranno comunque risolte, perché sopra a tutto, sopra agli interessi politici, le riforme, i voti, le concertazioni, le vittorie, le sconfitte, c’è un dignitoso stato di benessere dei cittadini da perseguire.
Ecco per tutti questi mancava sulla scheda l’opzione “ma piantala!”.

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1 commento:

Anonimo ha detto...

credo di riconoscermi nei "mah"... e credo di riconoscere te nei "ma piantala"...