Postatore Sano non ha mai creato problemi a nessuno. Nemmeno alla nascita. Fu un parto così tranquillo che la madre gli disse: “Nasci da solo, io ti aspetto nella saletta fumatori”. I genitori poi, non se la sentirono di contraddire l’ostetrico che dichiarò: “È sano”. E così fu nominato.
La famiglia Postatore emigrò in Australia, poco dopo la nascita di Sano, a causa delle disagevoli condizioni di vita. All’età di otto anni, mentre scavava con le mani nelle miniere di opale di Coober Pedy, il bimbo si chiese, con umiltà, che razza di vita facesse la sua famiglia in Italia.
Ma Sano era coscienzioso, ragionevole e con una quantità di pazienza tale che si faceva fatica a capire come facesse ad albergare tutta in un corpicino così minuto. Aveva occhi talmente brillanti che incutevano soggezione financo a rudi e lerci minatori. Tanto lucenti che un paio di volte, nel buio dei cunicoli, prese anche delle picconate in fronte da colleghi in preda a febbre da opale. Ma Sano non protestava mai. Capiva, imparava, portava pazienza e sognava. Sapeva che il suo mondo non si trovava nella polvere del sottosuolo, tra cariche di dinamite e sciacalli. Ma ancora era troppo piccolo per elaborare il concetto di ambizione, e trovò acconcio portare un altro po’ di pazienza.
A dodici anni, dopo una serie indescrivibile di vessazioni e sfruttamenti e dopo aver goduto di 5 giorni di riposo in tutto, passati a far la guardia ai coyote, il nostro giovane ebbe l’insinuante percezione di non vivere appieno la sua infanzia di esile bambino dagli occhi di ghiaccio. Così si fece insegnare a scrivere da uno sciamano aborigeno (o da un surfista olandese, i ricordi di quel periodo sono piuttosto confusi anzichenò) e preparò un’educata, ma dignitosa lettera di dimissioni che consegnò, brevi manu, al capo miniera: un colossale cafone che considerava lo sputo l’espressione più profonda dell’interconnessione umana e che, ancora oggi, pare vaghi per il deserto australiano chiedendosi che accidenti significhi brevi manu. Il molosso troglodita, scorse la missiva e rimase attonito per lo stile elaborato e la freschezza dei concetti espressi. Trovò azzeccato l’uso dei segni di interpunzione e tremendamente efficaci le argute sineddoche utilizzate. Non lasciò quindi correre tempo e contattò un suo vecchio compagno di merende, ora Nobel per la letteratura, e segnalò le straordinarie doti di intreccio del piccolo Sano.
Il nostro, uscì quindi da un buco a down under, per ritrovarsi con una laurea in letteratura con parata (non è un refuso, la sua tesi fu talmente sfolgorante che il rettore organizzò una parata per le vie cittadine roteando la verga simbolo dell’ateneo come una cheerleader). In pochi anni pubblicò saggi di antropologia e semiotica, romanzi, raccolte di fiabe per bambini lavoratori e un manuale sugli accessori per la fotografia che vendette 12 milioni copie e fu tradotto anche in lingue parlate in paesi dove non esistono le macchine fotografiche.
Ma Sano era triste, triste e sano. Non era quello che sognava dal buco nella terra. Lui, moderno Ciaula, vedeva una luna diversa, ma ancora non capiva come raggiungerla.
Gli anni Ottanta, forieri di mode carnascialesche e acconciature improbabili, furono per il giovane Postatore una vera rivelazione. Furono poi le sopracciglia del campione del mondo Beppe Bergomi in arte zio, a spalancare le porte del nirvana assoluto. Sano desiderava fortemente fare il barbiere. Nel rincorrere il suo sogno, ci mise tutta la serietà e l’impegno che avevano sempre contraddistinto la sua esistenza: seguì corsi di specializzazione molto più impegnativi degli esami sostenuti all’istituto superiore di realismo critico di Londra. Sottoscrisse onerosi abbonamenti a lando il camionista, gin fizz, caballero e guerin sportivo. Rimosse dalla sua area di Broca, tramite deck di annientamento, qualsiasi traccia di congiuntivi, imparò tutto quello che c’è da sapere sul 4-4-2 sulla staffetta Mazzola-Rivera e Baggio-Del Piero, si fece spiegare da un esperto tassinaro tutte le strategie politiche per risanare il debito pubblico, e tutti i complotti segreti dalla messinscena del suicidio Giulio Cesare alla demolizione controllata delle Torri Gemelle. Infine inventò una mefitica mistura contro la caduta dei capelli (che tra gli effetti collaterali enumerava l’alopecia).
Avviò un elegante salone intitolato acconciature uomo, avendo già in mente sconfinamenti nel ramo sopracciglia, e aperture di succursali in franchising in tutte le più importanti province ciociare.
Ma non potè (potette, come ebbe a precisare lui più avanti) smettere di scrivere. Lo sconforto generato nei suoi lettori e nel suo mentore a causa dell’abbandono di cotale talento, lo intristì al punto di intagliare acconciature a salice piangente. Sentì di doverlo al suo capo minatore, errante in terra d’Australia, al suo amico nobelato e al rettore cheerleader e a tanti altri. Così nei ritagli tra i tagli, Sano impreziosisce fogli con la sua arte, senza un vero entusiasmo, ma sempre con risultati sbalorditivi. Sono lontani gli anni di Coober Pedy, di Oxford, delle dediche in seconda di copertina. Ora Postatore è felice, i suoi clienti sono soddisfatti del suo lavoro e dei suoi consigli, che cominciano tutti con “dia retta a un cretino, dotto’,” e il suo garzone scopacapelli sogna un giorno di diventare come lui: un uomo che si è fatto da per lui, imparato e dagli occhi di ghiaccio che mettono soggezione, riflessi nelle forbici swissor wenger da sei pollici.
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5 commenti:
Semplicemente geniale.
Leggo e rileggo e ancora non riesco a smettere di ridere.
"nei ritagli tra i tagli"... meraviglioso!
Auff, Cruman, ma questa è una provocazione...naturalmente credo ciecamente a tutto ciò che viene raccontanto sul mio idolo Postatore Malsano....ora me lo sognerò anche la notte...nei ritagli di sonno...
Difficile che Cruman menta: è più facile che un cammello passi per la cruman di un lago. Fossi in te proverei a dormire nei ritagli di sogno.
emm.. a qualcuno dovro' pur rompere le scatole (sottotitolo AIUTO)
amo l'ironia, ma purtroppo e' tutto vero.
sono intelligente (anche colla "i", talvolta) e cio' mi causa problemi, svariati problemi.
All'eta' di 15 anni dopo una misurazione il Q.I. era 127 (mi ricordo che osservando le fiat storcevo la bocca)
Ora ne sono passati altri 30.
Tra circa due mesi (e dopo 22 anni)
saro' disoccupato.
Fermiamoci qui.. va.
Se sara' il caso "i pensierini" di senso compiuto li eleborero' in seguito.
Sono al primo gradino di una scala che avevo gia' percorso.. con l'immaginazione.
Volete che scompaia per sempre da qui?.
Max
ehmmm io ho capito ma tu che cosa hai detto?? :)
scusa ma non colgo il nesso con il post che hai commentato, direi che si adatta molto di più a questo
http://celodicehillman.blogspot.com/2006/02/i-diavoli-rossi-fanno-le-pentole-ma.html
così ti capirei!
cruman
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