Mi illudevo di essere munito di una dignitosa forza di volontà. Purtroppo, il fatto di non vedere la luce alla fine del tunnel dei miei vizi maledetti, mi ha fatto ricredere. Ho dato ordine al mio edicolante di spararmi a vista, ho assemblato un algoritmo che si attiva entrando nelle pagine web dei quotidiani on line distruggendo l’hard disk e, attraverso delle società off shore, trasferisce tutti i miei risparmi su un conto cifrato intestato a Aroldo Tieri. Niente da fare, continuo ad assumere prodotti del giornalismo italiano. Ho addirittura pensato di citare in giudizio l’Ordine perché sulle testate non viene specificato che la lettura degli giornali può nuocere gravemente alla salute, ma poi ho letto un articolo su repubblica on line e ho cambiato idea.
Il pezzo in questione, tratta la riapertura del caso della morte di Dirk Hamer causata dal “Principe” Vittorio Emanuele (in Italia, da Costituzione, i titoli nobiliari non hanno alcun valore) di cui ho già parlato trattando la nuova medicina. In estrema sintesi: nel 1978, a seguito di una diatriba dagli alti contenuti filosofici, in merito all’utilizzo di un tender (il canotto che si trova sulle barche, citato anche nella canzone Love me tender: amami canotto), il “principe” optò per dirimere la questione argomentando le sue teorie a fucilate. Ne fece le spese un giovane di passaggio, Dirk Hamer appunto, che, ferito, malsoccorso e malcurato, morì dopo 111 giorni di agonia. Il “principe” fu assolto da un tribunale francese, tra espressioni sconcertate e ghigni ferali (e questo è uno dei motivi per cui non faccio causa all’ordine dei giornalisti, ma riprenderò il discorso più avanti).
Nell’articolo si legge quanto segue: “La famiglia Hamer si è ridotta alla sorella Birgit: i genitori, entrambi medici, sono morti ancora prima che si arrivasse al processo, celebrato 13 anni dopo la sparatoria, la madre stroncata da un attacco cardiaco, il padre da un cancro”. Il padre di Dirk, il dottor Ryke Geer Hamer è, grazie a dio, ancora vivo, nonostante persecuzioni, attentati e gufate. Non si può nemmeno dire che abbia finora vissuto una vita ritirata. Dopo la morte del figlio, ha elaborato un rivoluzionario ed efficacissimo approccio alle malattie oncoequivalenti (con cui ha curato anche se stesso e la moglie, prima che morisse di infarto), ha scritto libri, ne sono stati scritti su di lui e sulle sue teorie, è stato perseguito e arrestato con sistemi che hanno scatenato proteste popolari, pochi mesi fa è stato rilasciato e ha scritto una sorta di memoriale-ringraziamento, che ha indirizzato a chi, in tutto il mondo, ha seguito con apprensione le sue incredibili vicende. Tra questi non c’era, immagino, la giornalista di repubblica che, ricordandosi qualcosa circa il cancro, ha deciso di farlo morire per un tumore, più di 15 anni fa. Forse perché la frase “la famiglia Hamer si è ridotta alla sorella Birgit” dava una mano di toccante drammaticità.
Io, tempo addietro, mi sono informato sulle norme vigenti che regolano il mondo dell’editoria e dell’informazione, per cercare di capire come un pinco palla come me, potesse pubblicare e diffondere la propria opera (va be’ operetta). Gli schemi del progetto di una centrale a fusione nucleare sono un tantino più semplici. I codici da seguire cambiano a seconda di come vuoi scrivere, per quanto tempo, di che argomento tratti, con che periodicità lo fai, se vuoi vendere il tuo prodotto, come e dove vuoi venderlo e soprattutto è fondamentale indicare il luogo dove reperire la persona da arrestare nel caso di virgola fuori posto o mancato rispetto di micrografica postilla apparsa su fantomatica circolare ministeriale barraqualcosa. Poi leggi il quotidiano nazionale a maggiore tiratura e ci trovi notizie scritte a caso, senza nemmeno l’attenzione di una semplicissima verifica. E i giornalisti si lamentano di non godere sempre della libertà che l’informazione merita. A me i Serventi Longhi, fanno paura!
Tornando all’idea di adire alle vie legali, mi ha molto scoraggiato una frase del Codacons in persona, citata nello stesso articolo, inerente l’assoluzione del “principe” per il caso Hamer e la successiva espressione di giubilo per aver “fregato i giudici”: “Nello specifico, se Vittorio Emanuele ha gabbato a suo tempo i giudici francesi, questo vuol dire che egli ha esercitato bene il suo diritto etico e giuridico di difendersi”. Non voglio riaprire l’annosa discussione sull’attività avvocatizia di difendere un colpevole (sacrosanto diritto) e nemmeno quella più complessa di trovare un modo di mandare impunito l’autore di un delitto. Ma a me leggere che il Codacons (coordinamento delle associazioni per la difesa del consumatore) trovi il gabbare un giudice, un esercizio etico dei propri diritti, ha fatto drizzare tutti i peli sulle piante dei piedi. Passi per esercizio giuridico, ma etico?? Messa così, la dichiarazione, fa sembrare che il processo sia andato così perché qualche bravo avvocato è riuscito a turlupinare un paio di parrucconi togati. Come se fosse una sfida tra giuristi (infatti il Codacons prosegue “probabilmente quei giudici che hanno sbagliato erano o incapaci, o incorrotti”), ma forse sfugge che gabbare un giudice significa gabbare la giustizia. E’ un tradimento dell’istituzione sociale.
Sicuramente qualche buon avvocato riuscirà a dimostrare che tutto ciò sia etico, io intanto mi pettino i peli delle piante dei piedi.
Il pezzo in questione, tratta la riapertura del caso della morte di Dirk Hamer causata dal “Principe” Vittorio Emanuele (in Italia, da Costituzione, i titoli nobiliari non hanno alcun valore) di cui ho già parlato trattando la nuova medicina. In estrema sintesi: nel 1978, a seguito di una diatriba dagli alti contenuti filosofici, in merito all’utilizzo di un tender (il canotto che si trova sulle barche, citato anche nella canzone Love me tender: amami canotto), il “principe” optò per dirimere la questione argomentando le sue teorie a fucilate. Ne fece le spese un giovane di passaggio, Dirk Hamer appunto, che, ferito, malsoccorso e malcurato, morì dopo 111 giorni di agonia. Il “principe” fu assolto da un tribunale francese, tra espressioni sconcertate e ghigni ferali (e questo è uno dei motivi per cui non faccio causa all’ordine dei giornalisti, ma riprenderò il discorso più avanti).
Nell’articolo si legge quanto segue: “La famiglia Hamer si è ridotta alla sorella Birgit: i genitori, entrambi medici, sono morti ancora prima che si arrivasse al processo, celebrato 13 anni dopo la sparatoria, la madre stroncata da un attacco cardiaco, il padre da un cancro”. Il padre di Dirk, il dottor Ryke Geer Hamer è, grazie a dio, ancora vivo, nonostante persecuzioni, attentati e gufate. Non si può nemmeno dire che abbia finora vissuto una vita ritirata. Dopo la morte del figlio, ha elaborato un rivoluzionario ed efficacissimo approccio alle malattie oncoequivalenti (con cui ha curato anche se stesso e la moglie, prima che morisse di infarto), ha scritto libri, ne sono stati scritti su di lui e sulle sue teorie, è stato perseguito e arrestato con sistemi che hanno scatenato proteste popolari, pochi mesi fa è stato rilasciato e ha scritto una sorta di memoriale-ringraziamento, che ha indirizzato a chi, in tutto il mondo, ha seguito con apprensione le sue incredibili vicende. Tra questi non c’era, immagino, la giornalista di repubblica che, ricordandosi qualcosa circa il cancro, ha deciso di farlo morire per un tumore, più di 15 anni fa. Forse perché la frase “la famiglia Hamer si è ridotta alla sorella Birgit” dava una mano di toccante drammaticità.
Io, tempo addietro, mi sono informato sulle norme vigenti che regolano il mondo dell’editoria e dell’informazione, per cercare di capire come un pinco palla come me, potesse pubblicare e diffondere la propria opera (va be’ operetta). Gli schemi del progetto di una centrale a fusione nucleare sono un tantino più semplici. I codici da seguire cambiano a seconda di come vuoi scrivere, per quanto tempo, di che argomento tratti, con che periodicità lo fai, se vuoi vendere il tuo prodotto, come e dove vuoi venderlo e soprattutto è fondamentale indicare il luogo dove reperire la persona da arrestare nel caso di virgola fuori posto o mancato rispetto di micrografica postilla apparsa su fantomatica circolare ministeriale barraqualcosa. Poi leggi il quotidiano nazionale a maggiore tiratura e ci trovi notizie scritte a caso, senza nemmeno l’attenzione di una semplicissima verifica. E i giornalisti si lamentano di non godere sempre della libertà che l’informazione merita. A me i Serventi Longhi, fanno paura!
Tornando all’idea di adire alle vie legali, mi ha molto scoraggiato una frase del Codacons in persona, citata nello stesso articolo, inerente l’assoluzione del “principe” per il caso Hamer e la successiva espressione di giubilo per aver “fregato i giudici”: “Nello specifico, se Vittorio Emanuele ha gabbato a suo tempo i giudici francesi, questo vuol dire che egli ha esercitato bene il suo diritto etico e giuridico di difendersi”. Non voglio riaprire l’annosa discussione sull’attività avvocatizia di difendere un colpevole (sacrosanto diritto) e nemmeno quella più complessa di trovare un modo di mandare impunito l’autore di un delitto. Ma a me leggere che il Codacons (coordinamento delle associazioni per la difesa del consumatore) trovi il gabbare un giudice, un esercizio etico dei propri diritti, ha fatto drizzare tutti i peli sulle piante dei piedi. Passi per esercizio giuridico, ma etico?? Messa così, la dichiarazione, fa sembrare che il processo sia andato così perché qualche bravo avvocato è riuscito a turlupinare un paio di parrucconi togati. Come se fosse una sfida tra giuristi (infatti il Codacons prosegue “probabilmente quei giudici che hanno sbagliato erano o incapaci, o incorrotti”), ma forse sfugge che gabbare un giudice significa gabbare la giustizia. E’ un tradimento dell’istituzione sociale.
Sicuramente qualche buon avvocato riuscirà a dimostrare che tutto ciò sia etico, io intanto mi pettino i peli delle piante dei piedi.
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3 commenti:
Tra giustizia e informazione difficile stabilire chi fa drizzare più peli, a meno che non cadano tutti per tricotillomania, e ce ne sarebbe motivo.
Il mondo va così, conta più un pelo di principe della vita di che principe non è.
Oggi conta di più, a livello notizia, il mozzarellone della Ferrari dell'anniversario della morte di 5mila persone, come qualcuno che la speva lunga, è la stampa bellezza..
Ma come ? Vi lamentate del giornalismo ? Ma se abbiamo fior fiore di tg (Italia1, rete4, rai2) che pullulano per informazione, obiettività, serietà ! Per non parlare poi della carta stampata. Ah, siete i soliti disfattisti !
conta di più quello che vogliamo far contare di più. io, goccia nel deserto, sono felice che il dr.Hamer da febbraio non sia più in carcere. per me questo conta. i peli del principe........ non so neache di che colore siano. e non m'importa saperlo.
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