lunedì 21 maggio 2007

9 Maggio: ricordatevi di fare qualcosa

Se è vero che qualcosa rimane tra le pagine chiare e le pagine scure, qualcuno si ricorderà che queste pagine scure hanno ospitato alcuni pezzi sul terrorismo in Italia (in particolare qui e qui), su quegli anni di piombo che, in qualche modo, un macabro filo riconduce sempre ai nostri giorni. Dritto come un filo a piombo. Non è mai facile scomodare assassini e vittime e la follia che per i primi è ideologia e per i secondi non è niente, è solo morte. È ancora più difficile per me scrivere di una sofferenza che pochi conoscono e nessuno capisce, specie dopo aver parlato di sogni e motorette. Ho cercato di resistere, è dal nove Maggio che ci provo, ma alla fine la coscienza l'ho trovata, era in lavatrice. Quindi mi scuso in anticipo e mi spiego in ritardo. Dopo tante iniziative prese in favore di ex o meno ex terroristi, lo Stato si accorge anche delle vittime dell'eversione e istituisce una giornata della memoria: il 9 Maggio appunto. Per quanto lodevole, ho trovato questa iniziativa una specie di beffa.
Della memoria c'è assolutamente bisogno, su questo non c'è dubbio anche se imparare dagli errori del passato non è esattamente uno sport che ci riesce bene. Che non ci sia una grande attenzione verso questi temi che tutto sono tranne che un ricordo, lo ha dimostrato un'involontaria (spero) gaffe di repubblica.it che ha inframezzato tra l'home page e l'accesso all'articolo che parlava delle vittime del terrorismo, un paginone pubblicitario che recitava “armi e pistole”. Credo si trattasse di armi giocattolo, per fare le guerre giocattolo. È successo Venerdì scorso, non posso dimostrarlo, ma io sono una brava persona, fidatevi. Poca attenzione e memoria distorta. La beffa sta nel fatto che in Italia, se chiedi in giro, l'unica cosa che è successa è l'assassinio Moro e usare l'anniversario della sua morte come data della memoria rischia di alimentare questa distorsione mnemonica. Più in generale e soprattutto tra i giovani, la cultura storica degli anni bui del nostro Paese si limita alle BR, a cui si attribuiscono tutte le malefatte di cui si è sentito parlare: dalla strage di Bologna allo scudetto della Juve.
Ma la vera madre di tutte le beffe consiste nel fatto che le stanze del potere che hanno ideato e creato questa giornata della memoria, sono abitate dai primi e fondamentali smemorati. Da quelli a cui, spero per distrazione, sono passati di mente centinaia di morti, migliaia di feriti e famiglie distrutte e abbandonate, ma a cui, curiosamente, non sono passati di mente gli autori di questi orrori che, in certi casi, ci lavorano anche in quelle stanze.
C'è anche una madre della madre delle beffe. Purtroppo è, ancora oggi, indispensabile agire prima ancora che ricordare. Ma anche qui ci sono strane dimenticanze. I rigurgiti delle nuove BR hanno aumentato l'oblio sul terrorismo nero che gode ancora di una certa libertà d'azione.
L'eversione di destra ha sempre avuto differenze sostanziali con i gruppi armati di estrema sinistra sebbene avessero il comune mezzo (spesso confuso con il fine) della distruzione violenta. Il terrorismo nero era (ed è) caratterizzato da un'imprevedibilità dovuta a quello che venne definito spontaneismo armato e da una ferocia profonda. Assassini che festeggiavano con champagne e ostriche la morte di giudici e poliziotti e che ridevano in faccia ai parenti delle vittime dalle gabbie nei tribunali. Quasi inesistenti poi gli episodi di pentimento o dissociazione. Inoltre l'eversione di destra accompagnava all'attacco frontale allo Stato, il lasciarsi sedurre da collusioni con i poteri forti, entrando in sistemi complessi di giochi di potere che a volte si sono ritorti contro gli stessi terroristi. Il fatto che si senta parlare pochissimo di certi personaggi e di certi uomini di altissimo valore morale barbaramente uccisi (se non per fare un film sulla banda della Magliana che fa molto pulp) non trova origine, purtroppo, solo in carenza di fosforo.
Fare certe indagini e parlare di certi fatti è ancora molto pericoloso. Famigliari di vittime vivono nel terrore anche solo per aver cercato di capire che cosa è successo ai loro cari, visto che sono stati completamente abbandonati. Del resto erano state abbandonate le vittime stesse. Giudici che combattevano in prima linea come Vittorio Occorsio (che indagava sui collegamenti tra Ordine Nuovo e la massoneria) e il suo successore Mario Amato, lasciati soli, senza scorta senza il sostegno delle istituzioni, seppur minacciati apertamente e uccisi con i poliziotti con cui collaboravano.
Nomi che non dicono niente a nessuno, mentre c'è chi vive nell'angoscia, chi è costantemente minacciato, chi vede ripetutamente infangata la memoria dei propri cari anche a distanza di 30 anni, come è successo recentemente alla madre di Valerio Verbano.
Italicus, Piazza della Loggia, Bologna, Piazza Fontana, la Questura di Milano, Peteano, la Freccia del Sud e altre migliaia, sottolineo migliaia, di attentati nel corso di 20 anni. Ricordare tutto è doloroso e difficile per chi vede morti ammazzati tutti i giorni nei film che si sovrappongono alla realtà. Le commemorazioni sono un segno, ma non ha senso istituire il ricordo di cose che nessuno sa perché non se ne parla. E se non se ne parla perché è pericoloso significa che i problemi prima di ricordarli bisogna risolverli e non si risolvono con l'omertà, l'insabbiamento e la distorsione della realtà. In due parole non si risolvono all'italiana.
La Comunità Europea ha proclamato il 11 Marzo giornata europea per le vittime del terrorismo internazionale (data dell'attentato di Madrid). Lo sapevate? Ve lo ricordavate?
Perché questo 9 Maggio dovrebbe fare una fine diversa? Tanto più che il terrorismo islamico lo viviamo come una minaccia concreta e presente, mentre l'eversione interna è poco più che un scusa per far lavorare Minoli e Lucarelli.
Gli Italiani hanno il dovere di capire in che tunnel di follia è transitato il nostro Paese, ma hanno il diritto di sapere se ne sono usciti e se per caso quella luce in fondo alla galleria non sia l'uscita, ma il treno.

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19 commenti:

Neottolemo ha detto...

Parlando con gli ex giovani del sessantotto (non necessariamente i terroristi, quelli del diciotto politico e delle battaglie di piazza) ho sempre potuto notare una certa nostalgia del periodo, una giustificazione della violenza come unica difesa possibile ad altra violenza. Se nemmeno chi ha provato il terrorismo, chi ha vissuto di fianco a questo, non è pronto a rinnegarlo davvero, mi vien facile pensare che chi ne conosce solo il mito ne è facilmente influenzabile. Io alla tua domanda di chiusa mi sento di rispondere "scanzati che il treno fa male".

Anonimo ha detto...

Come sai mi è difficile commentare un articolo del genere, ma constatato che se non si parla di sesso, motori o calcio la maggiorparte delle persone pare non aver tempo di leggere, il tuo coraggio, soprattutto in questo momento a proporre un tema come questo, ti fa onore. Non posso dire che sono d'accordo con te se non idealmente, perchè sono consapevole di far parte di quella larga maggioranza che tende a dimenticare o comunque a non dare il giusto valore ai fatti e alle conseguenze di queste tragedie, però posso ringraziarti, perchè nel tuo piccolo, mi hai dato modo di riflettere.

Neottolemo ha detto...

Hem... Posso condonare "scanzati"?

cruman ha detto...

neo, hai giusto le attenuanti dell'imminente impatto ferroviario. altrimenti sarebbe un buon motivo per iscriversi ai terroristi :)
grazie per il commento

cruman ha detto...

essenza,
grazie a te perchè rifletti, non è da tutti

Neottolemo ha detto...

Se lo "scanzarsi" è un motivo valido, allora Biscardi potrebbe essere causa sufficiente a generare terrorismo.
Per riportarmi in tema voglio aggiungere una considerazione.
Come giustamente dici il giorno della memoria non dovrebbe essere utilizzato come contentino per la coscienza. Potrebbe essere da sprone per riabilitare la verità, e per rendere dignità alle vititme (per quel poco che possa servire). Ma ben più utile della memoria, sarebbe bene studiare l'argomento terrorismo nella scuola dell'obbligo. Non è molto che ho lasciato le superiori e posso dire che nessuno mi ha mai parlato della storia italiana del dopo '45.
Il resto l'hai detto tutto tu, ed io ne ho già ripetuto abbastanza.
Ora mi congedo che è una certa.

cruman ha detto...

s'è fatta una certa ma una cosa voglio puntualizzarla. Non credo si possa studiare nelle scuole eventi così violenti che non hanno ancora visto la loro risoluzione.
Ultimamente è venuto fuori che il figlio di Calabresi ha scoperto il vero nome del poliziotto ucciso dal terrorista della famosa foto simbolo degli anni di piombo. Il figlio di Calabresi, non gli inquirenti. Moltissimi attentati non hanno, a distanza di 30 anni ancora un colpevole e un mandante. Per questo dico che è necessario agire prima di ricordare. Bisogna affrontare una realtà che si continua a nascondere. Il terrorismo, in altre forme (non meno violente) non è finito, ci vogliono strutture forti e in caccia della verità per fare questo. Dopo si potrà rivedere e studiare il tutto. Credo.

Neottolemo ha detto...

Ma la notte no diceva Arbore, ma invece si a quanto pare oggi dico io.
Al tuo contrario penso che contemporaneamente al lavoro giudiziario sia indispensabile un lavoro culturale.
E' proprio sulla scia di quegli anni di piombo che oggi (almeno in una città come Roma)si può subito notare come quei morti ammazzati non siano serviti a molto, non hanno insegnato nulla.
Girando in internet, un bel pò di tempo fa, capitai su un sito di presentazione di un centro sociale. In questo sito era stilata una lista dei ragazzi uccisi per mano di "squadristi". Per questi amici uccisi era forte la voglia di vendetta, così come era forte il senso di cameratismo, di appartenenza al gruppo e quindi alla ragione.
Ed è a questo che mi riferisco quando parlo del ruolo dell'insegnamento. Il ruolo che la scuola dovrebbe avere è quello di far comprendere come i terroristi siano tutti sullo stesso piano. Dovrebbe riuscire ad evitare cose come:
"Il fascismo ha fatto uno sproposito di vittime"
"Anche il comunismo, non sei migliore di me".
Che la verità sia un diritto di tutti è fondamentale, ma così come lo è insegnare il rispetto per il nemico. O forse insegnare che in questo campo non è utile a nessuno parlare di nemici.

Anonimo ha detto...

Molte volte nei post di Cruman si legge dell'importanza di abbattere l'ignoranza delle persone, spesso causa di errori, perseveranze e cazzate. Delle più tremende.
Quindi d'accordo che sia difficile - e di certo non risolutivo - studiare a scuola un movimento come quello del terrorismo ancora in fieri, in continua - purtroppo - evoluzione. Ma non sbagliato, anzi. Io credo che Neottolemo abbia assolutamente ragione nel sostenere l'importanza di un percorso culturale, accanto a quello imprescindibile giudiziario. E credo non abbia senso istituire un giorno della memoria se non conosciamo di che cosa dovremmo ricordarci...
Agire prima di ricordare, giusto. E per agire bisogna sapere che cosa fare, per sapere che cosa fare bisogna sapere che cosa si deve affrontare. Bisogna CONOSCERE il problema da risolvere. (sennò c***o ci fanno studiare tutti sti teoremi a scuola??!? :D )

Credo semmai sia davvero difficile trovare chi sappia insegnarne le giuste nozioni, del terrorismo, le cooridinate necessarie per capire che cosa è, che cosa è stato e come sta continuando a "vivere". Difficile trovare chi abbia davvero conoscenza e consapevolezza di questa realtà che, come dice Cruman, continua spesso a rimanere nascosta, lasciata nel doppiofondo del cassetto nella camera della vergogna.
Che vergogna...

cruman ha detto...

Sì forse sono stato un po' sbrigativo, ma erano anche le due di notte. E' ovvio, altrimenti mi sarei contraddetto, che per affrontare bisogna conoscere. Dico solo che un insegnamento istituzionale, come quello scolastico, che deve essere adatto ai nostri giovani e ai nostri insegnanti, deve riguardare situazioni storiche chiare e "digerite". Non credo sia la scuola il luogo preposto, ora, per affrontare una realtà ancora viva. Per parlare di drammi di cui non si conoscono ancora i colpevoli. L'insegnamento sarebbe troppo condizionato dagli orientamenti politici dei professori e la percezione sarebbe distorta da quella dei ragazzi. Bisogna parlare alla gente di quello che sta succedendo e cercare la verità. Nei limiti del possibile ciò che si insegna ai giovani deve corrispondere al vero e noi ci siamo ancora molto lontani.
Quando ci saremo più vicini ne potremo fare materia di studio. Secondo me.

Anonimo ha detto...

Un giusto insegnamento non dovrebbe essere condizionato da alcunché (e in verità uso purtoppo obbligatoriamente il condizionale) e soprattutto dovrebbe essere il più possibile contemporaneo anche negli sguardi alla storia, quella remota come quella più prossima. Se no diventa semplice nozionismo, tutta un'altra cosa.

Eppure mi pare di vedere (dalle tue foto) che non sei proprio un matusalemme, mi pare di capire che i tuoi post vengono letti non solo da matusalemme...
Mi pare di capire che quello che scrivi interessa la gente,tra cui giovani e pure insegnanti (se ho colto correttamente alcuni "dati sensibili" dei tuoi commentatori del blog e dei "collaboratori" del tuo libro).
Mi pare di riconoscere che uno dei "plus" di questo blog sia proprio il cercare di spronare le persone che leggono a riflettere, seppur operando con ironia e senza per forza condizionare o forzare, il tentare di solleticare qualche coscienza appisolata sui cuscini del chissenefrega...
Molto più semplicemente mi pare che questo blog voglia comunicare con chi ha voglia di ascoltare e mi pare di capire che di riscontri ce ne siano.

Significa dunque che le persone - alcune, non tutte, ma nemmeno così poche se guardiamo anche solo i tuoi "numeri"... - hanno voglia di provare a riflettere, capire... hanno voglia di comunicare.

Se c'è questo interesse, in te come nei tuoi lettori e nel tuo blog, allora significa che vale la pena assecondarlo. E ogni strumento che possa aiutare ad aumentare la consapevolezza nella gente credo sia semplicemente da apprezzare. A partire dai banchi di scuola.
Fino ad arrivare al tuo blog.

Grazie... :)

Neottolemo ha detto...

C'è da dire che, anche grazie agli anni di piombo, in Italia ancora non si riesce a digerire bene l'epoca della seconda guerra mondiale. Sia alunni che, purtroppo, insegnanti, sono ben lontani da dare una corretta ottica dei vari totalitarismi. Nel caso degli insegnanti, l'ideologia porta ancora ad edulcorare il nazifascismo o il comunismo a seconda del "credo".
Non credo che parlare della strage di Bologna senza che Fioravanti si offenda, sia indispensabile a descrivere ciò che spinse dei ragazzi, prima a darsele di santa ragione e poi a voler vedere il nemico morto.
Quello che a me spaventa è vedere che sia tra la vecchia generazione che tra i miei coetanei, viga l'idea che per distruggere il nemico (politico) siano validi tutti i mezzi.
Questa non è una cultura che si combatte stabilendo la verità. Ora come al tempo, la verità è ancora più pericolosa di un cattivo insegnamento. La verità è spesso vista come un affronto, come un voler schiacciare la propria compagine lasciando salvi gli avversari.
Sebbene si sia detto che il terrorismo è rimasto assopito fino all'ultima rinvenuta di orti seminati a mitragliette, sappiamo tutti che non è così.
Di morti ce ne sono stati comunque, certo in maniera minore ma dei ragazzi hanno continuato ad uccidersi.
Penso che evitare l'insegnamento di un argomento in quanto non totalmente dipanato, non sia corretto. Quest'insegnamento dovrebbe essere fondamentale per sviluppare una mentalità critica, per capir cosa abbia spinto gente ad uccidersi e soprattutto per capire a cosa questo sia servito. Io credo sia stato assolutamente deletereo sia nel politico che nel sociale. Ma questo non lo deve dire solo Telese a Fioravanti (era una puntata di Tetris), ma secondo me va principalmente insegnato nelle scuole, almeno questo.

cruman ha detto...

be' pseudo, di fronte a tanta grazia, mi arrendo... chiedo la grazia!
grazie ;)

cruman ha detto...

non so neo, io ho partecipato ai movimenti studenteschi e ho il sospetto che, in assenza di chiarezza una cosa del genere risulterebbe più pericolosa che altro.

Neottolemo ha detto...

Io dal basso dei miei ventidue anni purtroppo non ne ho vissuto il contesto. Dico putroppo non perchè io abbia voglia di menare le mani, ma in quanto forse non posso capire fino in fondo i sentimenti ed i valori che li si volevano portare avanti. Io posso parlare solo di quello che ascolto e domando a chi quegli anni gli ha vissuti, siano questi fascisti o comunisti. Quello che vedo in questi (oggigiorno) uomini, non è certo la condanna di un epoca. Certo, si condannano gli omicidi ed il terrorismo, ma non con fermezza, è una condanna sofferta. Sentono che i conti sono ancora aperti. Per un fascista (quelli dell'MSI), l'odio si riaccende quando Scalzone torna in Italia; è un gesto visto come un affronto alla propria persona. Allo stesso modo, per un comunista vedere l'intervista alla Mambro e a FIoravanti è considerato lo stesso un affronto. Così finisce che c'è chi parla di Fioravanti come "uno che non ha mai sparato nessuno alle spalle", chi dice che "una volta si spaccavano le bottiglie in testa alla gente, allora si che ti davano retta", oppure si leggono sui muri scritte quali "l'unico fascista buono è un fascista morto". Sono queste le cose che una giornata della memoria e la giustiza non riusciranno a raddrizzare da sole.

cruman ha detto...

intendiamoci, io ho 36 anni, non ho fatto il 68. Volevo dire che da studente ho partecipato ai movimenti attivisti e ti assicuro che non ho trovato del gran equilibrio. Cosa succederebbe affrontando storia di attentati di cui si è scoperta matrice e mandanti? Che gli studenti si scannerebbero (e anche i professori) per sostenere la colpevolezza dell'avversario politico. Un po' alla cieca credo.

Neottolemo ha detto...

Hai perfettamente ragione. Però secondo me ora come ora la situazione resta latente, e la gente sarebbe pronta a scannarsi non appena si cercherà di tirare le somme degli anni di piombo.
Certo sarebbe il caso di lasciare la politica alla politica e la critica alla società. Vabbè, che discorsi faccio anche io...
Ma Fioroni e Mastella passano mai di qui?

cruman ha detto...

direi che sarebbe il caso di prendere il toro per le corna, rendendo partecipe il paese e poi preoccuparsi della memoria e dello studio.
Sì, diversi ministeri passano di qui, ma di solito per cercare la soluzione alle definizioni della settimana enigmistica (e non scherzo)

Neottolemo ha detto...

Il celeberrimo fiume di Bottego...
Credo inoltre che sia ben difficile rendere partecipe il paese senza dar via al
"Tu hai fatto più morti di me, l'ha detto il giudice"
"Ma va, va a fidarti del giudice, lo sai che la magistratura è tutta corrotta. Quelli sono le toghe rosse. Ora ti spacco la testa va".