Tipo voi, le pagate le tasse? Io me lo sono chiesto con un certo fervore negli ultimi tempi. Dandomi, peraltro, sempre risposte evasive. Io lo Stato lo ascolto: con tutti i soldi che gli do, fammi almeno sentire che dice. Dice che è ora di mandare i Carabinieri a scuola. Io è un po' che lo dico, ma loro giustamente hanno obiettato che se avessero voluto andare a scuola adesso sarebbero ragionieri, non Carabinieri. Dice anche che sarebbe un'idea geniale rendere obbligatori per gli studenti italiani, sei mesi di erasmus. Anche questo lo sostengo da un po', ma credo che dovremmo elaborare sistemi migliori per risolvere il problema del calo delle nascite. Dice che i dirigenti statali possono anche rubacchiare, basta che non esagerino. Chessaràmmai! Dice cose davvero interessanti. Mi scappa la pipì, ma la trattengo: non vorrei perdermi una di queste dicerie mentre sono in bagno. Insomma mi sono chiesto: ma io a chi fuffolo li do tutti sti euri?
Facciamo prima un po' di chiarezza. Si usa genericamente il termine “tasse”, ma le cose non sono così semplici. Le tasse sono infatti solo uno dei tre tipi di tributi esistenti. Ci sono le imposte che si chiamano così non perché sbattono quando c'è vento, ma perché vengono imposte senza troppi complimenti e il cittadino deve corrisponderle senza alcuna prestazione in cambio (più propriamente per finanziare pubblici servizi di cui magari non ci si giova mai). Si dividono in dirette e indirette (a volte uno spazio cambia il senso di una frase). Le imposte dirette colpiscono direttamente il patrimonio. In pratica il rapporto Stato – cittadino si svolge così:
S: “Hai un certo numero di euri?”
C: (facendo il vago) “Mah, una cosa onesta”
S: “Dammene un terzo”
C: “Perché? Non ho fatto niente, non sono stato io”
S: “Io sì, sgancia”
Quelle indirette colpiscono il valore dei beni. Per esempio, l'IVA, l'ICI le imposte di bollo. Qui il rapporto funziona così:
S: “Hai una casa?”
C: “Una casa, non esageriamo, diciamo che ho un mutuo col tetto”
S: “Non interessa, paga l'ICI”
L'anno seguente:
S: “Ce l'hai ancora la casa?”
C: “Ahò che porti jella? Devo ancora comprare i lampadari”
S: “Non interessa, ridammi l'ICI”
C: “Io? Guarda che ce l'hai tu, te l'ho dato l'anno scorso”
Le imposte indirette nascondono dei perniciosi meccanismi esponenziali. Per esempio quando paghiamo la bolletta del gas, tolte le spese di spedizione, la tangente per la mafia russa (c'è proprio la voce nella bolletta TMF) e arrotondamenti che servono a quadrare (curioso paradosso geometrico), rimane un 30% del valore del bene combustibile e un 40% di imposte: le famose accise. Sul totalone a fondo pagina si applica l'IVA, altra imposta indiretta sul valore del bene. Solo che il valore del bene è per buona parte determinato da un'altra imposta (la suddetta accisa), quindi l'IVA al 20% di quel 40% è un'imposta sull'imposta. Sticazzi. Non per niente, dal punto di vista giuridico, colui che paga l'imposta è definito “soggetto passivo”.
La tassa invece si paga a fronte di un servizio erogato, come le tasse di concessione, le licenze o la tassa rifiuti che versiamo di modo che i nostri scarti possano essere caricati su un camion e portati in giro per l'Italia ad essere rifiutati da comitati antidiscarica, per poi finire a Napoli dove vengono buttati in strada in attesa di essere incendiati da operosi cittadini. Qui le cose funzionano così:
S: “Rifiuti?”
C: “No, no: accetto”
S: “No dico, hai dei rifiuti?”
C: “Sì. Qualcosina. Le buste dei 4 salti in padella e qualche cartella esattoriale”
S: “Ok dammi dei soldi che te li butto io”
C: “Ah vieni qui e me li porti giù al bidone? Gentile”
S: “No, li prendo dal bidone e li faccio sparire”
C: “Ah quindi pago per questo servizio. E se me li tengo in casa?”
S: “Devi pagare lo stesso”
C: “Un po' come il canone per la televisione spazzatura insomma”
Infine ci sono i contributi. Che a un ottuso linguista fissato con significato significante, potrebbero sembrare qualcosa di facoltativo: io decido di contribuire. No. O contribuisci alle spese o contribuisci all'affollamento della popolazione carceraria. I contributi si versano a enti pubblici per ottenere poi delle erogazioni condizionate da precisi presupposti. Tipico esempio l'INPS. Tu contribuisci allegramente tutta la vita, poi se soddisfi la condizione numero A, diventare vecchio, e la condizione numero B, vivere in un paese in cui altri liberi contributori rimpinguino le casse, lo Stato ti rende un po' alla volta ciò che hai versato. Non senza prima aver soddisfatto un esercito di baby pensionati, falsi invalidi e scippatori appostati apposta dietro le imposte delle poste.
Rassegnatevi quindi: anche se vi dedicate all'evasione, rischiando per assurdo linguistico la prigione, non passa giorno senza che si contribuisca ad alimentare l'erario anche senza trovarsi 'a tribbutaria in casa. Il problema non sarebbe nemmeno questo se tutti questi soldi venissero usati per fornire servizi decenti ai cittadini, invece di ingrassare un pachidermico sistema burocratico o per mantenere i partiti politici e una ridda di furbacchioni manigoldi. Oppure per finanziare con 667 milioni di euri l'anno, testate giornalistiche mai sentite, come la guida tv di Sky. Se poi un giorno mi voglio far del male e decido di acquistare un quotidiano, non solo non dovrebbero farmelo pagare, ma mi ci devono anche allegare un omino che mi gira le pagine. L'elenco degli usi scriteriati dei nostri soldi è infinito (qualcosa potete trovare qui). Per fortuna gli impostori (coloro che impongono) hanno istituito, lo scorso anno, una commissione per il controllo dei costi amministrativi e degli sprechi di denaro pubblico. La commissione è stata dotata di 100 mila euri e da allora l'unico atto ufficiale che ha prodotto è stata la richiesta di altri 50 mila euri.
Facciamo prima un po' di chiarezza. Si usa genericamente il termine “tasse”, ma le cose non sono così semplici. Le tasse sono infatti solo uno dei tre tipi di tributi esistenti. Ci sono le imposte che si chiamano così non perché sbattono quando c'è vento, ma perché vengono imposte senza troppi complimenti e il cittadino deve corrisponderle senza alcuna prestazione in cambio (più propriamente per finanziare pubblici servizi di cui magari non ci si giova mai). Si dividono in dirette e indirette (a volte uno spazio cambia il senso di una frase). Le imposte dirette colpiscono direttamente il patrimonio. In pratica il rapporto Stato – cittadino si svolge così:
S: “Hai un certo numero di euri?”
C: (facendo il vago) “Mah, una cosa onesta”
S: “Dammene un terzo”
C: “Perché? Non ho fatto niente, non sono stato io”
S: “Io sì, sgancia”
Quelle indirette colpiscono il valore dei beni. Per esempio, l'IVA, l'ICI le imposte di bollo. Qui il rapporto funziona così:
S: “Hai una casa?”
C: “Una casa, non esageriamo, diciamo che ho un mutuo col tetto”
S: “Non interessa, paga l'ICI”
L'anno seguente:
S: “Ce l'hai ancora la casa?”
C: “Ahò che porti jella? Devo ancora comprare i lampadari”
S: “Non interessa, ridammi l'ICI”
C: “Io? Guarda che ce l'hai tu, te l'ho dato l'anno scorso”
Le imposte indirette nascondono dei perniciosi meccanismi esponenziali. Per esempio quando paghiamo la bolletta del gas, tolte le spese di spedizione, la tangente per la mafia russa (c'è proprio la voce nella bolletta TMF) e arrotondamenti che servono a quadrare (curioso paradosso geometrico), rimane un 30% del valore del bene combustibile e un 40% di imposte: le famose accise. Sul totalone a fondo pagina si applica l'IVA, altra imposta indiretta sul valore del bene. Solo che il valore del bene è per buona parte determinato da un'altra imposta (la suddetta accisa), quindi l'IVA al 20% di quel 40% è un'imposta sull'imposta. Sticazzi. Non per niente, dal punto di vista giuridico, colui che paga l'imposta è definito “soggetto passivo”.
La tassa invece si paga a fronte di un servizio erogato, come le tasse di concessione, le licenze o la tassa rifiuti che versiamo di modo che i nostri scarti possano essere caricati su un camion e portati in giro per l'Italia ad essere rifiutati da comitati antidiscarica, per poi finire a Napoli dove vengono buttati in strada in attesa di essere incendiati da operosi cittadini. Qui le cose funzionano così:
S: “Rifiuti?”
C: “No, no: accetto”
S: “No dico, hai dei rifiuti?”
C: “Sì. Qualcosina. Le buste dei 4 salti in padella e qualche cartella esattoriale”
S: “Ok dammi dei soldi che te li butto io”
C: “Ah vieni qui e me li porti giù al bidone? Gentile”
S: “No, li prendo dal bidone e li faccio sparire”
C: “Ah quindi pago per questo servizio. E se me li tengo in casa?”
S: “Devi pagare lo stesso”
C: “Un po' come il canone per la televisione spazzatura insomma”
Infine ci sono i contributi. Che a un ottuso linguista fissato con significato significante, potrebbero sembrare qualcosa di facoltativo: io decido di contribuire. No. O contribuisci alle spese o contribuisci all'affollamento della popolazione carceraria. I contributi si versano a enti pubblici per ottenere poi delle erogazioni condizionate da precisi presupposti. Tipico esempio l'INPS. Tu contribuisci allegramente tutta la vita, poi se soddisfi la condizione numero A, diventare vecchio, e la condizione numero B, vivere in un paese in cui altri liberi contributori rimpinguino le casse, lo Stato ti rende un po' alla volta ciò che hai versato. Non senza prima aver soddisfatto un esercito di baby pensionati, falsi invalidi e scippatori appostati apposta dietro le imposte delle poste.
Rassegnatevi quindi: anche se vi dedicate all'evasione, rischiando per assurdo linguistico la prigione, non passa giorno senza che si contribuisca ad alimentare l'erario anche senza trovarsi 'a tribbutaria in casa. Il problema non sarebbe nemmeno questo se tutti questi soldi venissero usati per fornire servizi decenti ai cittadini, invece di ingrassare un pachidermico sistema burocratico o per mantenere i partiti politici e una ridda di furbacchioni manigoldi. Oppure per finanziare con 667 milioni di euri l'anno, testate giornalistiche mai sentite, come la guida tv di Sky. Se poi un giorno mi voglio far del male e decido di acquistare un quotidiano, non solo non dovrebbero farmelo pagare, ma mi ci devono anche allegare un omino che mi gira le pagine. L'elenco degli usi scriteriati dei nostri soldi è infinito (qualcosa potete trovare qui). Per fortuna gli impostori (coloro che impongono) hanno istituito, lo scorso anno, una commissione per il controllo dei costi amministrativi e degli sprechi di denaro pubblico. La commissione è stata dotata di 100 mila euri e da allora l'unico atto ufficiale che ha prodotto è stata la richiesta di altri 50 mila euri.
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9 commenti:
Apparte che hai scritto "patrimonio" facendo l'esempio del "reddito" e ciò mi addolora parecchio perchè ti so uno preciso, mi chiedo se, in certi casi, le varie "commissioni" non sarebbe più adeguato definirle con "commistioni" perchè sorge il sospetto che affidare il compito di controllare gli sprechi di denari a chi beneficia del criterio di spesa "a vanvera" sembrerebbe scelta incauta anche ai più inesperti frequentanti un asilo nido. Con immutata ed immutabile stima.
mmmm apparte che è molto probabile che abbia commesso un errore, non essendo un commercialista gran figlio di commercialista, ma un semplice tartassato che cerca di capirci qualcheccosa! In effetti intendevo che le imposte dirette possono colpire sia il reddito che il patrimonio. Spero di essermi spiegato bravo.
Grazie per la precisazione.
Siamo qui per servire a qualcosa, se e quando si possa. Lo scopo era di rendersi utili alla causa. Se ti mancasse l'aggancio con un commercialista di spessore, ti posso presentare quello che mi faceva i conti svariatissimi anni fa. Sempre che gli sia rimasto del tempo libero, giacchè spogliava me delle poche risorse che guadagno e, non contento, pure la mia ex consorte per fini meno nobili, ma altrettanto fastidiosi.Fammi sapere:-)
checcevoifa'? è un sillogismo ferreo. Le donne vanno dove ci sono i soldi, i tuoi soldi vanno al commercialista...le donne vanno dal tuo commercialista.
Fortuna che il mio commercialista è ginecofobico...mappoi chemmefrega...io sono gay ;)
Ringrazio per il ginecofobico. Ma avendo per le mani (mani?) anche qualche consorte che segue qui i soldi del marito, sto cercando di vincere le mie paure, organizzando orgie in vasche piene di modelli Unici e bollettini ICI.
Magari domani chiedo consiglio a Cruman (sarà, ma secondo me i gay sono fatti in un altro modo...)
vabbe' non è che posso sempre andare in giro con i baffoni, i pantaloni di latex neri senza culo e la tessera del YMCA! ;)
però non bisogna fare, fare un unico fascio dell'erba.Ho scritto un blog per raccontare le mie sfighe esattoriali.Scusatemi ma a pagare è sempre il pirlotto!Che sia esattore o contribuente!
www.diariodiunesattore.blogspot.com
Non ho capito! Non mi sembra di aver detto nulla contro gli esattori. Ho dette che c'è un sistema di imposte allucinante e anche ingannevole. Ma non credo che questo sia colpa degli esattori. Credo, anzi spero, che anche loro paghino le tasse.
gli esattori hanno,stanno pagando oltre le tasse,qualcoso di piu' personale,perchè chi dovrebbe rappresentare il paese,eventuali errori o per cambiare un sistema,deve colpevolizzare sempre qualcuno,e partire sempre dal basso,questo se a Roma c'è il signor Bianchi,Rossi,Verdi.
Era solo per dissipare forse un malinteso.Però un lavoro redditizio nel nostro paese è l'impostore.Saluti
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