martedì 15 maggio 2007

Menare il camper l'aia


Il mondo intellettuale progressista è in subbuglio a seguito di una sconcertante notizia che non ha più senso tenere nascosta: mia madre è razzista.
Devo ammettere che non è mai stata il faro illuminante della tolleranza umana. Per esempio non può proprio vedere Fernando Alonso. Non che il pilota spagnolo ne faccia un cruccio personale, ma la situazione aveva assunto sfumature preoccupanti durante il connubio con la scuderia di Briatore, a cui mia madre preferisce di gran lunga un cadavere sull'uscio. Poi ci sono i film dove si menano. Quelli di Bud Spencer, Walker Texas Ranger, Domenica in. Anche in questo caso mia madre elabora preconcetti culturali che per brevità riassumerò con la formula “che schifo”. Ultimamente, però, la situazione è precipitata. Una piccola comunità di zingari si è insediata in un'aia ai margini del paesino di periferia in cui i miei anziani genitori risiedono. L'avvento dei nuovi ospiti ha portato la possibilità di un eccitante scambio culturale e una serie spaventosa di episodi di criminalità. Ogni notte diversi appartamenti vengono visitati (manco fossero musei) da sostenitori del nomadismo dei beni materiali. L'esasperazione degli intolleranti autoctoni ha portato alla istituzione di piccole ronde notturne armate di insonnia da panico. Quello che gli abitanti del posto faticano ad accettare è soprattutto una certa dose di cattiveria e violenza gratuita associate al fenomeno della dislocazione delle private proprietà. Gli espropriatori usano addormentare la gente che dorme con un gas che raramente ha decorso fatale. Svolta la loro attività, durante la quale l'inquilino gasato deve cercare di non svegliarsi altrimenti viene rimandato a letto a ceffoni, gli ospiti usano esprimere gratitudine defecando in salotto ed allontanandosi a 160 all'ora per le vie del paese a bordo dell'auto messa a disposizione nel sottostante garage. Durante quest'ultima operazione, qualche giorno fa, è stato asfaltato un pedone indigeno, all'oscuro degli usi e costumi degli investitori. Purtroppo lo hanno lasciato lì, si vede che avevano fretta. Eppure in bagno c'erano appena stati.
Com'è come non è, i miei anziani genitori vivono soli e nel terrore. Dormono con i lucchetti alle finestre, nonostante non abbiano più l'età per apprezzare un ambiente caldo e umido, nel tentativo di salvaguardare le loro membra e ciò per cui hanno lavorato onestamente una vita.
Quando il giornalista di Studio Aperto chiede a mia madre e ai suoi compaesani che cosa pensano degli zingari, la risposta unanime è “dovrebbero starsene a casa loro”, dimenticando che, in quanto nomadi, si trovano a casa loro un po' dappertutto. L'intellettuale progressista arriccia il naso un po' schifato. Lui non tollera gli intolleranti. Pensa che dovrebbero starsene a casa loro. Odia il giornalista perché ha rimarcato l'etnia dei “nemici” e odia mia madre perché fomenta il razzismo dimostrando scarsa comprensione delle contingenze storiche e perché fa di tutta l'erba un fascio (secondo me anche perché lui è tifoso di Alonso). Di contro lui non dimostra comprensione per la vita di mia madre, già di per sé non semplicissima (essendo la mia di madre), resa un inferno senza pace e senza sonno, ma lei certo non scrive un editoriale su questo insano disinteresse e di come l'intellettuale utilizzi tutta l'erba di cui sopra.
Da un certo punto di osservazione l'intellettuale non si può dire che sbagli. I giornalisti spesso più che dare le notizie, le fanno. Certi dettagli fanno di un evento una notizia. Come quando un pitbull sbrana un bambino. Non ci si può certo aspettare di trovare sui giornali “canide afferra ripetutamente con la bocca un cucciolo di uomo” per evitare di fare del razzismo canino. Qualche giorno fa un ragazzo è sparito dopo aver saputo di essere gravemente malato. Il “dettaglio” delle analisi errate ha reso questo fatto una notizia. Se fosse sparito per esami giusti non avrebbe attirato l'attenzione dei media, eppure sempre di un essere umano in grave difficoltà si sta parlando.
Però, almeno nel caso del paesello dei miei, mi sento di difendere i giornalisti. È vero, hanno dato risalto all'etnia delle persone in questione, ma hanno riportato fedelmente un sentimento popolare. Infatti nessuno degli intervistati ha detto “cerco di comprendere le radici socio culturali che hanno portato questa gente a cagare sul divano del mio soggiorno”. No, tutti hanno espresso prima paura poi il rifiuto di accettare, l'intolleranza. I giornali pongono la questione “xenofoba” perché la pone la gente, che sia per ignoranza, razzismo, incomprensione o solo paura.
Tutte cose da combattere. Non tutti hanno le risorse per comprendere, non tutti hanno le basi culturali per andare oltre i fatti. È giusto lavorare per superare questi limiti, ma contro la paura chi combatte? Chi si occupa di proteggere gli indifesi prima di accusarli di razzismo? Allora prima di mollare il bicchiere di Lagavulin e alzarsi dalla poltrona per sputazzare la propria superiorità umana e intellettiva, qualcuno dovrebbe preoccuparsi del perché la gente ha paura. Qualcuno dovrebbe capire e spiegare a chi non riesce a farlo, perché qualsiasi comunità viene attraversata da preoccupazioni e panico appena entra in contatto con gruppi di persone dediti a sopravvivere a danno degli altri, formati da uomini che oltre a delinquere magari sono anche veramente razzisti e detestano mia madre molto più di quanto lei detesti loro anche se non gli ha mai pisciato nel serbatoio del camper.
È vero che il passaggio che porta da singoli episodi al giudicare un intero popolo è figlio di una forma di ignoranza deprecabile, come del resto limitarsi a dare del razzista a chi, a fronte di gravi danni subiti, si permette di dire che non vorrebbe avere a che fare con certa gente, mi sembra solo un sistema per propagandare una supposta superiorità morale (che in quanto supposta...).
Io ho provato a parlare a mia madre di integrazione, ma non dorme lo stesso. Ho provato anche a dire, come fanno spesso questi intellettuali, che anche noi italiani anni fa siamo andati in giro per il mondo a fare danni. Mia madre mi ha risposto: “e quindi io devo farmi prendere a calci nel culo senza protestare per questo? Allora con la stessa logica potremmo mettere tutti i tedeschi in un enorme forno”. Mia madre certe volte ha delle espressioni colorite, ma non sapevo come ribattere e ho finto uno spasmo intestinale (“usa pure il salotto degli ospiti” mi ha detto mia madre). Probabilmente non sono abbastanza intellettuale.
Se la gente finisce per rivolgersi a Borghezio è anche colpa di questi intellettuali sempre pronti a sostenere che la loro intolleranza è lecita, mentre quella degli altri no. Perché ora fa molto controcultura difendere i colpevoli e bacchettare le lamentose vittime. La cosa curiosa poi è che spesso questa controcultura ritiene corretto usare lo stesso sistema “razzistico” per demolire ciò che lei trova sgarbato. Per esempio un prete pedofilo è motivo sufficiente per demolire la Chiesa intera, mentre, chessò, un maestro pedofilo non è un buon motivo per demolire il Ministero dell'Istruzione.
Non si può pretendere saggezza e comprensione da chi già vive nel disagio ed è costretto a subire prepotenze senza capire perché e chi possa aiutarli. Anche per comprendere ci vuole un presupposto di serenità ed equilibrio.
“Quelli sono tutti ladri”
“Voi siete tutti razzisti”
C'è così tanta differenza tra queste due affermazioni? E soprattutto a chi serve questa diatriba? Alla gente che soffre no di certo, all'evoluzione culturale nemmeno.
“Mamma non tutti gli zingari sono così”
“Ma perché non se ne stanno in Zingària?”
“Non esiste la Zingària, mamma”
“Se la saranno rubata!”

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18 commenti:

nicknamemadero ha detto...

Sarebbe ora di considerare le cose per quello che sono. I delinquenti che delinquono, al di là di ogni possibile analisi e giustificazione sociale, delinquenti rimangono. I "nomadi", per cultura e tradizione, da sempre si "arrangiano" come possono (e fin da bambini), vuoi borseggiando sugli autobus, vuoi mendicando con un bimbo di pochi mesi in grembo o simulando gravi menomazioni, vuoi entrando in casa altrui con abilità e destrezza. Io non voglio dare giudizi su popoli e culture diverse dalle mie. Quello che proprio non riesco ad accettare non sono loro, ma è l'atteggiamento passivo e remissivo di certa pseudocultura buonista, che, di fatto, vorrebbe far tollerare, al comune cittadino, l'intollerabile. I nomadi, invece, rappresentano una cultura da salvaguardare. Assurdo

cruman ha detto...

io più che il buonismo non "tollero" questi intellettuali che pretendono che tutti siano dei dalai lama o dei gandhi (mentre loro chiacchierano e basta, perchè chi si impegna davvero per l'integrazione non sono certo gli intellettuali e sono pochissimi) altrimenti sono tutti degli sporchi razzisti.

dny ha detto...

che sia lodato il politicamente corretto lui trasforma la cacca in oro(quella dgli zingari più che mai) , lui ci fa sentire tutti "speciali" e non diversi o andicappati ,sostituisce "la paura" con "forti emozioni"!Perchè lo rifuggite?Il mondo con lui è tutto una meraviglia anche nelle situazioni igiuste e truffaldine,poichè vengono chiamate semplicemente biricchinate!

nicknamemadero ha detto...

Chi difende in casa propria la sua dignità, la sua autonomia, i suoi valori, le sue povere cose, la sua cultura, si può definire razzista (affermativo). Almeno è ciò che succede. Razzisti, ahimé, ci si può diventare in una società che non sa tutelare i propri cittadini. Ecco un altro motivo per essere fermi nella difesa dei principi e nella applicazione della giustizia.

Lo PseudoSauro ha detto...

Benvenuto tra gli xenofobi... la cultura buonista e' al servizio dell'ideale, dobbiamo farcene una ragione. Le "razze" si _devono_ (non "possono") mischiare perche' e' meglio cosi'. Vagli a spiegare che anche se gli zingari non facessero nulla, nella nostra amigdala c'e' una cosa che va sotto il nome di "istinto di sopravvivenza"... ed e' la parte piu' antica del cervello che non risente minimamente dell'amore universale. Comunque, mezzi castrati li siamo gia', se no avremmo appesi i delinquenti e i loro protettori da un bel pezzo. Magari hanno ragione loro: siamo rieducabili.

cruman ha detto...

io non sono xenofobo. o meglio, essendo misantropo la xenofobia mi è un sottoinsieme. cioè stranieri o non stranieri io mi trovo male con tutti! :)

Anonimo ha detto...

Innanzi tutto complimenti (per l'ennesima volta....uff) per l' obbiettività con cui hai esposto il problema, e la forma, sempre caratterizzata da quella sottile ironia a cui ormai ci hai abituati. Personalmente non mi ritengo xenofoba se inteso come razzista, ma intollerante verso chi si rende colpevole di determinati episodi si, che siano italiani, di diversa etnia, stanziali o nomadi. La xenofobia intesa come avversione, la sto sviluppando invece verso chi si sdegna di fronte alla reazione emotiva delle vittime di certi fatti illeciti arrogandosi il diritto di valutarne e giudicarne la legittimità. Sarei curiosa di leggere una loro dichiarazione se gli capitasse di trovarsi una mattina con uno stronzo (scusa il francesismo) sul parquet e una mont blanche in meno sulla scrivania. Il problema di certi personaggi secondo me è sempre quello, le parole si lasciano dire, non costano nulla e se fuori dal coro portano visibilità.

Anonimo ha detto...

1)Concordo con essenza: vorrei vedere se i lorsignori del politically correct hanno o no le sbarre alle finestre...
2)"Tolleranza" è uno schifo di parola per dire "rispetto". Si tollera ciò che infastidisce veramente molto (cioè ciò che volgarmente rompe) solo per quieto vivere o, peggio, per paura delle reazioni del soggetto in questione. Se ho un vicino che si diletta nell'ascolto dei metallica a volume da stadio alle 3 di notte posso chiamare la polizia, suonargli educatamente il campanello ricordandogli che viviamo in un consesso civile o, nel caso egli sia un noto camorrista con bicipiti da lottatore olimpico, posso tollerarlo. Allo stesso modo la tolleranza nei confronti di nomadi dediti abitualmente a prelevare quanto loro occorre dai miei cassetti non è nè dovuta nè auspicabile, ma solo un'altra forma di arrendevolezza difronte al più forte e al più minaccioso.
3) Ma se i cittadini del paesino di tua madre si organizzassero per far trovare le roulotte dei loro ospiti pieni dei doni di cui questi ultimi hanno voluto omaggiarli?

Jacopog

cruman ha detto...

Direi che si creerebbe una bella situazione di merda! :)

Unknown ha detto...

Il problema non è tanto dei nomadi in sè, ma riguarda come loro (o meglio, alcuni di loro per non fare di tutta l'erba un fascio)si comportano.
Se quando girano con le roulotte si limitassero a fermarsi in un bel prato a farsi i fatti loro, quasi nessuno direbbe niente (e dico quasi perchè in fondo qualcuno che brontola c'è sempre), ma se oltre a guardare il tramonto dalla veranda del camper aspettano la sera per utilizzare le nostre case come bagni e supermarket allora sfido chiunque a fare un sorriso e a dire "eh va beh ma che ci vuoi fare?In fondo anche noi siamo andati in America a far del casino..."!
Anche alla mia vicina di casa anni fa hanno "ritinteggiato" casa...peccato che lei non amasse quel colore, se no sarebbe stato anche un bel risparmio!
Inoltre, se io affittassi un bel camper e andassi in Zingària, non penso che se mi mettessi a prelevare dalle loro case "oggetti di prima necessità" come mont blanc, rolex e televisioni, loro si comporterebbero diversamente da quanto facciamo noi, anzi...probabilmente tornerei a casa senza le mani...
Io non mi considero razzista però se razzista è diventato sinonimo di "non amica dei delinquenti" e di "persona che non lascia entrare in casa sua chi non è invitato per non farsi rubare anche le mutande" allora forse lo sono.
In fondo, anche un ragno che entra in casa mia senza che io gli abbia dato il permesso finisce sotto una scarpa...

Anonimo ha detto...

non posso commentare perchè sono troppo coinvolta e andrei fuori tema magari facendoti notare che il grado di intolleranza della tua mammma è sempre uguale e cioè alto,sia che sia rivolto agli zingari sia a Alonso e già questo deve far riflettere(ma solo te perchè agli altri,giustamente,non gliene frega niente).Poi la differenza tra la chiesa e la scuola è che il prete pedofilo viene difeso,nascosto e avanza pure di grado,il professore no.
Poi non dare degli anziani ai tuoi genitori che stanno meglio di te e per il resto hai ragione su tutto e anche mia mamma ce l'ha(ma non su briatore) e beato te che sai trovare le parole è una cosa che ti invidio

cruman ha detto...

liu (quanti ricordi...amour solitaire...ma sei tu? :)) sono d'accordo con te, anche se forse l'ultima frase è un po' "scomposta". Io la traslerei in una frase sentita in giro per i blog "se mio figlio ruba cerco di fargli capire che sbaglia, se uno sconosciuto mi entra in casa per derubarmi lo caccio a calci".

cruman ha detto...

cara lost,
proprio tu giudichi alta l'intolleranza di mia madre? tu che usi intercalare i tuoi punti di vista con "io ci metterei una bomba"?
Per quanto riguarda preti e mastri non era nel merito delle loro attività che volevo entrare, ma solo del metodo di analisi. Se è razzismo prendersela con "i nomadi" in generale, lo è anche prendersela con la chiesa in generale. Perchè credo che anche i nomadi nascondano i ladri. Quindi volevo solo sottolineare un certo tipo di incoerenza tendenziosa nei ragionamenti di certi intellettuali.

Anonimo ha detto...

Di pura razza ariana (le istanze ufficiali me ne hanno certificato l’appartenenza dal 1936 al 1943) mi sono trovato in un cantiere di alta montagna all'estero a dover passare un'uggiosa serata giocando a scopone scientifico con un nerissimo stagista somalo che mi ha sia pure a fatica accollato le spese necessarie per abbeverare mezza sciolta del secondo turno.
Da quel momento abbiamo fatto copia e in preda ad un forsennato razzismo, fino a che Bruno (lo chiamavo cosi) è rimasto in cantiere, non ho più voluto giocare in coppia con dei bianchi.
Proclamo solennemente che il fatto che assieme fossimo imbattibili e che chi osava sfidarci fosse costretto ad abbeverare a proprie spese una buona metà del solito 2 turno non era determinante.
Cultura
Nel caso fossi costretto ad uno scambio culturale con qualche nomade invadente, preferirei rafforzare i miei argomenti tenendo una bottiglia di Jack Daniels o di Laphrohaig a portata di mano.
Oltre a costare molto meno, mi sa che le bottiglie siano più pesanti e robuste di quella del Langavulin.
Quanto alla superiorità supposta, ecco ritengo che tenendo a portata di mano un vecchio manico di scopa e impugnandolo dalla parte giusta… anche dal punto di vista cul-
turale…
Saluti e alla prossima

cruman ha detto...

che fuffolo è la sciolta del secondo turno???

Anonimo ha detto...

Era la squadra che lavorava in galleria dalle due alle dieci.
Se in una serata si vincono 5 o 6 litri di Barbera, è naturale che, detratti i consumi di esercizio, si devolva l'esubero ai lavoratori che rientrano in mensa dopo le fatiche giornaliere.
Va aggiunto che erano tempi in cui tra gli oneri specifici relativi allo scavo veniva conteggiato un consumo dai 50 ai 70 ettolitri di vino per Km. di galleria.

cruman ha detto...

hehehe anche se erano anni difficili immagino che sia stato il tipico periodo che si ricorda con "eh i bei tempi andati"!

Anonimo ha detto...

Hai ragione Cruman !
Anche perchè avevamo una quarantina di anni di meno.