Quella notte Stefano guardò il cielo prima di mettersi a letto. Lui, abituato a controllare la più potente energia conosciuta, si sentì poco più di un piccolo fiammiferaio, per un breve istante che gli serpeggiò lungo la schiena. L’istituto nazionale di fisica nucleare gli aveva concesso un permesso per studiare, per conto del cicap, quel bizzarro fenomeno dei cerchi di luce che, da qualche tempo, si manifestava in diverse parti del mondo. Il cicap non scherza su queste cose: sguinzaglia i suoi scientisti come fossero snauzer e li manda ad azzannare, qualsiasi velleità metafisica non autorizzata. Stefano fece il suo lavoro, pulito, veloce, come un aspirabriciole. Si addormentò pensando ai buffi complottisti, ufologi, satanisti e compagnia bella, tutti rifugiati nel mondo dell’ignoto per non sapere nulla dei riflessi di uno specchio concavo con una notevole lunghezza focale. “Proprio non vogliono riflettere”, pensò, e abbandonò la veglia, gonfio del suo calambour.
A ripescarlo dal sonno dei giusti non fu però la sua sveglia satellitare alimentata a barrette di uranio reso povero, ma un suono continuo fastidioso, molto simile a un comizio della Iervolino. Ciò che vide di fronte al suo letto non è facile da descrivere. Un tronco di cono blu lo fissava tramite occhi multipupilla disseminati su una sorta di palla da rugby appoggiata sulla base superiore del cono. Dal corpo si distendevano sei braccia piuttosto corte terminanti in altrettante manine apparentemente sottodimensionate. Di fronte a lui una sorta di jo-jo luminoso fluttuava privo di qualsiasi sostegno. Proprio da quell’oggetto sembrava provenire il fastidioso suono che svegliò lo scienziato. Stefano era sicuro di non sognare, perché avvertiva il solito dolore mattutino al piede destro, su cui anni fa fece inavvertitamente cadere uno ione positivo eccitato. Assalito da terrore e incredulità, riuscì finalmente ad articolare un messaggio:
“Vattene mostro!!”
“Ha parlato Raoul Bova” rispose il cono rovesciato con un tono più da commesso di un supermarket che da extraterrestre di una galassia lontana. E aggiunse:
“Prova tu a viaggiare per un milione di parsec su una scomodissima nave a propulsione conica senza incontrare uno straccio di autogrill e mantenere un aspetto gradevole. Ho quattro braccia indolenzite e la fubosacca gonfia come una zampogna”
“La fuboche? No non voglio saperlo. Ma che cosa vuoi da me?”
“Tu sei lo scienziato che ha spiegato come i cerchi luminosi siano frutto di una deformazione termica di 6mm su lastre di vetro generanti una lunghezza focale di oltre 40 metri?”
“Sì sono io”
Il visitatore colpì Stefano al volto, allungando all’inverosimile le braccia e generando nello scienziato l’impressione di venire schiaffeggiato da sei bambini teppisti.
“Ehi, sei impazzito?” Protestò il terrestre.
“Da noi questo è segno di rispetto intellettuale e amicizia”
“Chissà che fate quando vi odiate allora”
“Da noi non c’è odio, al limite un discreto starci sulla fubosacca”
“Insomma perché sei qui?”
“Tu sei convinto che la tua dimostrazione scientifica spieghi il fenomeno delle luci?”
“No, ma l’ho anche detto: va verificata, ricontrollati i calcoli, ho detto che forse questo spiegherebbe quei cerchi luminosi”
“Quindi è una normale ipotesi. E quegli accannati che sostengono si tratti di messaggi alieni, possono dimostrare la loro teoria?”
“No direi di no”
“Quindi perché la tua ipotesi dovrebbe valere più della loro?”
“Che diavolo c’entra? Io sono uno scienziato, applico le leggi fisiche, mica straparlo di leggende da film di quart’ordine”
Il cono colpì di nuovo lo scienziato.
“Stai esagerando con queste dimostrazioni d’affetto”
“No questo era un ceffone terrestre, mi sto inserendo culturalmente nel contesto sociale”
“Impari troppo in fretta per i miei gusti. Insomma vuoi dire che quelle luci sono opera tua?”
“Non proprio, è mia moglie che mi sta cercando”
“Tutto l’universo è paese eh?”
“Già. Vedi, voi siete una specie ancora molto involuta e anche bruttarella se mi permetti” Una cucitura della palla da rugby si aprì in una sorta di sorriso. “Avete ancora molto da imparare, non potete limitarvi a considerare le vostre scoperte come il punto più alto della ricerca scientifica. Esistono strade diverse, alcune di quelle che avete preso sono sbagliate, insomma non arrotolatevi sulla vostra presunzione”
“Ma tu come fai a dire questo? A che livello evolutivo siete arrivati?”
“Ah noi abbiamo consapevolezza di tutto ciò che è conicamente conoscibile”
“Ah ecco, appunto, come noi insomma. Se mi dai altri sei schiaffetti ti faccio in sezioni ellittiche!”
Il visitatore ritrasse i sei arti superiori e continuò.
“Il messaggio che ti porto è di guardare oltre i vostri successi. Mantenere una mente aperta e possibilista. Non arroccatevi nelle vostre posizioni, reinventatevi, prendete esempio da mike buongiorno”
“Prendete mediaset?”
“Solo col decoder”
“Bene, farò tesoro dei tuoi consigli, te lo prometto”
“Un’ultima cosa….importante. Se incontri un tronco di cono rosa di dodici metri…tu non mi hai visto, mi raccomando, io mi beccherei un numero sbalorditivo di ceffoni, ma voi rischiate di essere decomposti con un peto”
“Tranquillo, ti assicuro che rimuoverò questa esperienza dalla mia memoria”
Il visitatore si allontanò con movimenti rapidi e ondivaghi.
“Ehi” gridò Stefano. “Portati via il tuo dannato jo-jervolino”
“Ah non è tuo?” Rispose l’alieno “io l’ho trovato lì quando sono arrivato” e sparve.
Lo scienziato considerò con perizia l’oggetto levitante, elaborò ipotesi e dimostrazioni. Poi prese una mazzetta da carpentiere, lo frantumò con un colpo scientificamente preciso e tornò a dormire.
A ripescarlo dal sonno dei giusti non fu però la sua sveglia satellitare alimentata a barrette di uranio reso povero, ma un suono continuo fastidioso, molto simile a un comizio della Iervolino. Ciò che vide di fronte al suo letto non è facile da descrivere. Un tronco di cono blu lo fissava tramite occhi multipupilla disseminati su una sorta di palla da rugby appoggiata sulla base superiore del cono. Dal corpo si distendevano sei braccia piuttosto corte terminanti in altrettante manine apparentemente sottodimensionate. Di fronte a lui una sorta di jo-jo luminoso fluttuava privo di qualsiasi sostegno. Proprio da quell’oggetto sembrava provenire il fastidioso suono che svegliò lo scienziato. Stefano era sicuro di non sognare, perché avvertiva il solito dolore mattutino al piede destro, su cui anni fa fece inavvertitamente cadere uno ione positivo eccitato. Assalito da terrore e incredulità, riuscì finalmente ad articolare un messaggio:
“Vattene mostro!!”
“Ha parlato Raoul Bova” rispose il cono rovesciato con un tono più da commesso di un supermarket che da extraterrestre di una galassia lontana. E aggiunse:
“Prova tu a viaggiare per un milione di parsec su una scomodissima nave a propulsione conica senza incontrare uno straccio di autogrill e mantenere un aspetto gradevole. Ho quattro braccia indolenzite e la fubosacca gonfia come una zampogna”
“La fuboche? No non voglio saperlo. Ma che cosa vuoi da me?”
“Tu sei lo scienziato che ha spiegato come i cerchi luminosi siano frutto di una deformazione termica di 6mm su lastre di vetro generanti una lunghezza focale di oltre 40 metri?”
“Sì sono io”
Il visitatore colpì Stefano al volto, allungando all’inverosimile le braccia e generando nello scienziato l’impressione di venire schiaffeggiato da sei bambini teppisti.
“Ehi, sei impazzito?” Protestò il terrestre.
“Da noi questo è segno di rispetto intellettuale e amicizia”
“Chissà che fate quando vi odiate allora”
“Da noi non c’è odio, al limite un discreto starci sulla fubosacca”
“Insomma perché sei qui?”
“Tu sei convinto che la tua dimostrazione scientifica spieghi il fenomeno delle luci?”
“No, ma l’ho anche detto: va verificata, ricontrollati i calcoli, ho detto che forse questo spiegherebbe quei cerchi luminosi”
“Quindi è una normale ipotesi. E quegli accannati che sostengono si tratti di messaggi alieni, possono dimostrare la loro teoria?”
“No direi di no”
“Quindi perché la tua ipotesi dovrebbe valere più della loro?”
“Che diavolo c’entra? Io sono uno scienziato, applico le leggi fisiche, mica straparlo di leggende da film di quart’ordine”
Il cono colpì di nuovo lo scienziato.
“Stai esagerando con queste dimostrazioni d’affetto”
“No questo era un ceffone terrestre, mi sto inserendo culturalmente nel contesto sociale”
“Impari troppo in fretta per i miei gusti. Insomma vuoi dire che quelle luci sono opera tua?”
“Non proprio, è mia moglie che mi sta cercando”
“Tutto l’universo è paese eh?”
“Già. Vedi, voi siete una specie ancora molto involuta e anche bruttarella se mi permetti” Una cucitura della palla da rugby si aprì in una sorta di sorriso. “Avete ancora molto da imparare, non potete limitarvi a considerare le vostre scoperte come il punto più alto della ricerca scientifica. Esistono strade diverse, alcune di quelle che avete preso sono sbagliate, insomma non arrotolatevi sulla vostra presunzione”
“Ma tu come fai a dire questo? A che livello evolutivo siete arrivati?”
“Ah noi abbiamo consapevolezza di tutto ciò che è conicamente conoscibile”
“Ah ecco, appunto, come noi insomma. Se mi dai altri sei schiaffetti ti faccio in sezioni ellittiche!”
Il visitatore ritrasse i sei arti superiori e continuò.
“Il messaggio che ti porto è di guardare oltre i vostri successi. Mantenere una mente aperta e possibilista. Non arroccatevi nelle vostre posizioni, reinventatevi, prendete esempio da mike buongiorno”
“Prendete mediaset?”
“Solo col decoder”
“Bene, farò tesoro dei tuoi consigli, te lo prometto”
“Un’ultima cosa….importante. Se incontri un tronco di cono rosa di dodici metri…tu non mi hai visto, mi raccomando, io mi beccherei un numero sbalorditivo di ceffoni, ma voi rischiate di essere decomposti con un peto”
“Tranquillo, ti assicuro che rimuoverò questa esperienza dalla mia memoria”
Il visitatore si allontanò con movimenti rapidi e ondivaghi.
“Ehi” gridò Stefano. “Portati via il tuo dannato jo-jervolino”
“Ah non è tuo?” Rispose l’alieno “io l’ho trovato lì quando sono arrivato” e sparve.
Lo scienziato considerò con perizia l’oggetto levitante, elaborò ipotesi e dimostrazioni. Poi prese una mazzetta da carpentiere, lo frantumò con un colpo scientificamente preciso e tornò a dormire.
Technorati Tags: Cerchi di luce, CICAP
8 commenti:
Certo che GLI scienziati hanno sempre sottomano una mazzetta da carpentiere.
effettivamente questa è la parte più inverosimile del racconto.
e non sai che i carpentieri, all'occorrenza, tirano fuori un becco bunsen come niente fosse!
cruman
Gli scienziati devono sempre complicare le cose semplici.
La mazzetta da carpentiere è la dotazione base di chi vuol avere un buon rapporto cona la propria pace onirica e va usata senza indigio alle prime avvisaglie di disturbo.
Prima colpire il perturbatore del sonno dei giusti poi chiedere conto dei perchè.
Mi sfigge l'utilità pratica del becco di bunsen nel suddetto frangente.
Perche non sei ancora tra i miei preferiti?
Urge porre rimedio.
E' estate anche qui e le finestre sono aperte...Cosa credi che abbiano pensato i miei vicini di casa sentendomi rider e sapendo che mio marito a quest'ora è al lavoro?
Ma come fai? :-D
Perla
per zanzara:
a che cosa serve un becco bunsen in questo frangente?
non so, frangente significa che frange e se frange è roba per postatore sano, che notoriamente fa il barbiere.
Lo chiedi a me perchè non sono nei tuoi preferiti perchè c'è una procedura che ho mancato di seguire o come al solito ti stavi egoriferendo?
per perla, oppure 2(per)la:
ma perchè, quando tuo marito è in casa tu ridi?
L'ho sempre detto io che lassù c'è la civiltà. Qui i vicini si preoccuperebbero del contrario.
cruman
:-DDD
:-)))
Ha det bra (nata vota)
Perla
Naturalmente mi egoriferisco, è la mia specialità
La complessità della procedura è dovuta alla mi congenita pigrizia, almeno credo.
Non sono addentro ai frangenti dei barbieri immagino che ai barbieri non manchino i frangenti.
Però il becco di bunsen credo franga per il suo essere fragile di natura.
Altre domande esistenziali turbano le placide e neghittose serate nella bassa? :)))
Rosa... Di forma conica... Che insegue un uomo (che ovviamente fugge)... come hai fatto a scoprirmi?? ;-)
Noto solo ora i "linkini" alle storie degli autori: che tenerezza! :-)
Posta un commento