mercoledì 15 novembre 2006

Neurostar


Prima d’essere mesotopia, dimensione interinale fra partenza e destinazione, l’Eurostar è un treno. Quello coi sedili tipo le poltroncine dell’aereo (ma non essendo un aereo, non vola e ha i finestrini grandi dove puoi guardare bene fuori).
Fra le genti che non si servono della RFI, l’Eurostar è considerato un mezzo di trasporto d’invidiabile figherìa, roba da uomini d’affari o almeno da rappresentanti di commercio, però questa è solo una credenza popolare: in realtà è l’unico treno che può prendere colui che ha come obiettivo d’arrivare a destinazione pettinato così com’è partito. Essendo io un barbiere, non ho altra scelta.
Sull’Eurostar imperversa l’elettronica di consumo. Quasi tutti hanno due telefonini, uno piccolo di vecchia generazione che è utile, uno grande di nuova generazione con dentro la TV colle partite di calcio, i grandi fratelli e altre flatulenze di varia natura, che invece è inusabile perché con tutte quelle gallerie l’UMTS è come il deretano della ùnzicher: si sa che esiste, ma solo per sentito dire. Da ciò traggo l’insegnamento che non tutti i mali vengono per nuocere.
La folle densità di telefonini dev’essere ben nota ai capotreni (e alle capotrene), che di quando in quando arringano la folla attraverso l’altoparlante invitando (con voce più gradevole se capotrene) ad abbassare per favore la suoneria per non arrecare disturbo agli altri viaggiatori. Giacché taluni si sentono più altri di altri, in media per ciascun vagone ci sono almeno cinque scimpanzè colla suoneria folk volumata a manetta, di cui quattro ricevono tre telefonate ogni due gallerie a causa delle quali cade la linea, e di cui uno riceve zero telefonate ma ne fa quattordici l’ora vociando in un idioma a me ignoto. Da ciò traggo l’insegnamento che gli affari sono internèscional e che ‘sto treno – prima o poi – arriverà per forza a chiamarsi globalstar, e quel giorno tutti saremo più buoni, miscelati e sereni, uomini, donne e bestie, come sulle copertine della torre di guardia.
Visto che in treno non si sa mai come ammazzare il tempo, molti abitanti dell’Eurostar, oltre ai telefonini, hanno un notebook. Qualche anno fa mi ricordo che quelli che cipollavano col notebook sull’Eurostar (sono 22 anni che prendo l’Eurostar) erano solitamente muniti d’un iBook fighissimo. Ora che sono diventati bianchi e argentati anche i PC, quelli con l’Apple sono sempre meno, e di solito hanno i capelli lunghi. Da ciò traggo l’insegnamento che questi tali non spendono per nuocere.
Anch’io ce l’ho, un notebook, e su questo treno che è mezzo vuoto e mezzo pieno e va veloce lo sto usando per vergare perle di saggezza per CLDH. La mia impressione è di essere l’unico a fare una cosa del genere, cioè a usare il tasto “m” per scrivere “m”, il tasto “g” per scrivere “g” e via digitando. Altri, beati loro, col notebook si guardano i filmetti in DVD. Due di questi spettatori sono a tre metri da me e condividono l’auricolare stereo un orecchio a cranio. A me a vedere una scena simile mi viene da pensare ai residui di cerume. Da ciò traggo l’insegnamento che a me mi non si dice (infatti, l’ho scritto).
Fra i numerosi mesoluoghi che ho avuto l’avventura di frequentare, l’Eurostar è il solo che sembra favorire il passaggio di comunicazioni da e verso l’esterno impedendo nel contempo quelle fra i suoi abitanti. Un paradosso senza pari. Lasciando da parte la maggioranza, ossia coloro che sono dediti alle telecomunicazioni e informano indifesi interlocutori di essere sul treno, di essere appena partiti o partiti da un po’, di essere in ritardo o in orario o a Firenze o a Bologna o non lo so, non si vede un cazzo fuori perché è notte, e togliendo anche le minoranze impegnate nella lettura e nel PCinema, se credi di aver individuato un umano a cui dire buongiorno o buonasera, hai il 98,567% delle probabilità che si tratti di un cenobita mp3. I cenobiti mp3 si sono diffusi sulla terra da pochissimi anni e sono fra i derivati umani più infidi, perché capaci di fissare le loro vittime con aria pseudointerlocutoria, muovendo la bocca ed emettendo flebili suoni. Ma guai a rispondere: si rischierebbe una figura di merda, perché la mimesi del cenobita mp3 si realizza attraverso l’illusione della conversazione incipiente, subito rotta dall’apparizione degli inequivocabili e candidi auricolari dell’iPod.
Da ciò traggo l’insegnamento che sull’Eurostar non si riesce a intavolare una chiacchierata, a organizzare una partita a carte, a insidiare le femmine. Niente di niente. Solo una volta, ma proprio perché ero salito di straforo e non avendo il posto prenotato facevo il viveur nella carrozza ristorante, sono riuscito a conversare di geografia astronomica con una fata aliena dai capelli nerissimi. Però poi è scesa a Firenze spezzandomi il cuore.
Da ciò traggo l’insegnamento che sull’Eurostar si è molto soli, anche se il treno è molto affollato, non c’è spazio per allungare le gambe senza fare piedino a quello di fronte e, alla faccia dell’aria condizionata, l’atmosfera gocciola d’umanità.

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4 commenti:

Anonimo ha detto...

Caro Postatore, da utente affezionata degli Eurostar confermo ogni sillaba che vergasti...Però la prossima volta che ti cacci dentro un Eurostar, invece che angosciarti per il cenobita MP3 gira il capino verso la signora bionda alla tua destra, senza notebook, col telefonino silenziato, con lo sguardo alternativamente rivolto al libro che ha in grembo oppure perso dietro a fantasticherie ipod-prive...Sono io!

Anonimo ha detto...

se invece incontri un'inbranata col telefonino scarico e l'ipod carico sono io..

Anonimo ha detto...

LOL, Zanzarina....I remember.......

Anonimo ha detto...

Se invece ti giri di 180°, rischiando una contrattura muscolare, ti cade in testa uno zaino, ti senti scalciare sullo schienale, e dietro hai una bionda che ride ascoltando i discorsi dei vicini ....sono io ;o))))