martedì 20 febbraio 2007

Una fetta di popolo bue, tagliata vicino all'osso


Ho seguito con attenzione i fatti di Vicenza. Non pensate male, non come quelli che guardano la partenza della Formula1 perché il telecronista ripete da due giorni che la prima curva è stretta e sarà difficile passare indenni. No, io avevo i miei motivi per interessarmi alla manifestazione contro fatta da quelli a favore (o il contrario non ho ben capito): c'è un mio amico macellaio a Vicenza e mi ha chiesto di seguire le cose e spiegargliele per bene perché lui deve affettare quarti di bue e non ha tempo per fare politica, ma gli pareva brutto non saperne nulla. Poi voleva anche sapere se in televisione si vedeva l'insegna della sua norcineria. È un amico, non potevo dirgli di no, anche perché serve un filetto così morbido che si taglia con un tonno.
Indi per cui mi sono svegliato a un'ora in cui non ci si sveglia se non si è mormone o turnista. Ho acceso la televisione (no, non sono andato lì: le manifestazioni di massa mi creano problemi e manifesto una massa di effetti collaterali). Tanto c'era un minicorteo di giornalisti con molti più occhi di me. Ascoltavo. Alle sette di mattina era già arrivato qualcuno e tutto era tranquillo, ma il grosso doveva ancora giungere. Alle undici c'è già un bel mucchio di gente e nessun disordine, ma mi suggeriscono di mantenere alta la tensione perché “quelli dei centri sociali” devono ancora arrivare. Nel primo pomeriggio ci sono tutti, tanti, saranno 50 mila, il mio amico macellaio dice “sono 75 mila che faccio, lascio?”. Tutto tranquillo, i cameraman si annoiano, gli inviati controllano se magari qualche treno di malintenzionati è in ritardo, se dei facinorosi si sono fermati al punto informazioni a chiedere il rimborso del supplemento rapido, prima di dar fuoco alla stazione. Niente, è proprio tutto tranquillo. Mo che dico al mio amico macellaio? Nemmeno un piano americano (e scusate il calambour) su un abbozzo di devastazione urbana con sullo sfondo i suoi culatelli.
Una cosa interessante però la vedo. Un gruppetto, tranquillo nella sua grupposità, manifesta vicinanza letteraria (cioè tramite striscione) con le BR tratte in arresto nei giorni scorsi. La cosa mi incuriosisce e provo a capirne di più. Pare che qualcuno consideri questi arresti come un atto repressivo nei confronti di una specie di eroi che tentano di creare le condizioni per un mondo migliore per tutti. Dove tutti siano liberi e i diritti umani vengano rispettati. A costo di ammazzare qualcuno. In un certo senso potrei anche capirlo. Io a quello che parcheggia il SUV quattromilaquattro benzina metà sul marciapiede e metà in mezzo ai coglioni per andare in edicola a comprare un giornale che non leggerà, gli sgonfierei le gomme della bici se ce l'avesse. E un mondo dove uno compra un SUV 4400 appositamente per salire sul marciapiede dell'edicolante è sicuramente migliorabile. Però ancora non ho seppellito un bazooka in giardino. Forse perché sono un vigliacco o perché non ho un giardino. Quindi anche le mie condizioni abitative sono migliorabili.
C'è poi il fatto che questi brigatisti (molti di loro) erano iscritti alla Cgil e a qualcuno è sembrata una brutta cosa. Epifani però non accetta discorsetti. Dice che il sindacato non ha niente da imparare. Io lo spero proprio, spero che dalla morte di Guido Rossa qualcosa sia cambiato. Ma penso anche a tangentopoli, alla situazione negli ospedali, dell'amministrazione pubblica e via discorrendo e penso che sia strano che un'organizzazione come la triade abbia sempre fatto spallucce come chi non sa o non può.
Ma forse così sto dalla parte degli eversori. Renzo Gemmi, funzionario dei Carc di Reggio Emilia, cacciato dalla FIOM nel 2002 dice che nel sindacato alla fine ha vinto chi la lotta non la vuole e ora in prigione c'è chi “rappresenta un punto di riferimento per le masse”. Anche queste masse mi incuriosiscono. Sicuramente a qualcuno piaceranno queste BR, ma a me non ha chiesto niente nessuno. Non mi hanno chiesto se voglio cambiare questo mondo. Ok diamolo per scontato perché in effetti due cosette da dire ce l'avrei. Ma nessuno mi ha chiesto se mi va bene cambiarlo ammazzando persone. Al di là delle spiacevoli conseguenze dell'essere sparato (tipo non poter vedere l'inter che vince uno scudetto), instaurare un sistema con la forza, ma soprattutto con il terrorismo (quindi non con un sollevamento popolare) rende indistinguibile il regime sovvertito da quello sovvertente. E Woody Allen non era così visionario quando immaginava i vincitori della rivoluzione mentre applicavano leggi speciali tipo indossare le mutande sui pantaloni per controllare che siano sempre pulite. Insomma ho avuto la sensazione che Gemmi e compagni ritengano tutti quelli “inerti” (come me) o dei vigliacchi o gente che non capisce ciò che per loro invece è chiarissimo. Oppure, nel caso peggiore, dei bersagli. È questo che è fastidioso (anche gli UZI 9 millimetri, ma soprattutto questo) non tanto gli ideali o le lotte sociali. Il fatto che loro si sentano in qualche modo “unti” un po' come il loro nemico giurato (non Luca, Silvio). E sinceramente di amore e eroi si scrive e si parla troppo, considerato che tutte queste storie finiscono sempre in epitaffi e fascicoli di avvocati divorzisti. Anche perché se fosse vero che il popolo è bue è completamente inutile imporre con la forza un sistema sociale evoluto, sarebbe come obbligare la gente bassa ad essere più di un metro e ottanta (riferimenti a politici non voluti).
Se ci pensate è tutto un buffo paradosso. Le religioni, che conosciamo a stento e gestite da persone altrettanto stentate, ci dicono che cosa fare; il governo, guidato da gente che non abbiamo votato, ci dice come farlo e misteriosi terroristi cercano di smontare tutto per il nostro bene, senza che ci abbiano mai fatto nemmeno gli auguri di Natale. A ben vedere pare proprio che ognuno faccia semplicemente gli stracazzi propri (come diciamo noi a Liverpool).
Ne ho parlato con il mio amico macellaio. Anche lui, che segue pedissequamente la filosofia der Magnotta (senza sapere di essere pedissequo) ha spesso sentenziato “mi iscrivo ai terroristi” approcciando discorsi tipo mucca pazza e gallina costipata. Però nemmeno lui ha dei “kala” in giardino, lo so di certo perché lui in giardino ha tutte piante di punta di vitello.
Alla fine non sono stato molto utile al mio amico macellaio vicentino, ma per farmi perdonare vi riferisco un suo messaggio. Ci tiene a sfatare un mito: lui gatti non ne tratta.
Forse non è stagione.

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3 commenti:

Anonimo ha detto...

gran bel pezzo bravo!
stai mangiando?

mamma

Anonimo ha detto...

Tra pacifinti che spacciano il loro antiamericanismo per rispetto ambientale (che in effetti...) cattivi compagni, convinti di agire in nome di tutti gli oppressi, e governanti che se la tirano, più che protetti ci si sente controsoffitti.
Ottimo articolo!!

Anonimo ha detto...

Conosco un tale che tiene i "kala" e anche i "kaka" in gilardino....

Complimenti Cruman