venerdì 10 marzo 2006

Cinematoma o il bernoccolo del cinema


Io non vado mai al cinema. Non mi piace. Non mi piace proprio il cinema come edificio, non come arte espressiva. Mi ci trovo male. Gia sono demofobico, poi il buio, le gambe troppo lunghe, il bracciolo condiviso…. In realtà è sempre il solito problema: non so stare in mezzo alla gente. Sarò sfortunato, ma regolarmente succede che un minuto prima (spesso anche dopo) che cominci il film, mi si siedano attorno quattro personaggi probabilmente assunti dal mercato dei dvd. Uno ha gia visto la pellicola e passa tutto il tempo a ripetere all’amico “guarda adesso eh”. Un altro crede di essere l’unico in sala a notare dettagli o particolari celati nelle scene e li sottolinea ad alta voce pensando di rendere un servizio agli astanti e allo stesso tempo rimarcando la propria arguzia. Per ovviare all’increscioso fatto che il buio impedisce al pubblico di ammirarlo anche nel suo fulgore fisico, di solito all’accendersi delle luci si alza in piedi e grida al suo vicino “VISTO CHE ERA COME DICEVO IOOOOOOO???”. Un terzo personaggio, a me adeso, mastica pacchetti di qualsiasi cosa come uno sciacallo con la testa nella carcassa di un dinko. Solitamente questo essere siede con la postura di Fantozzi sul puff e ride sguaiatamente durante scene affatto divertenti, espettorando la pietanza di cui si nutre, proiettandola 5 o 6 file avanti. L’ultimo soggetto è forse l’unico che mi suscita più tenerezza che disprezzo. E’ una persona ingenua e con le capacità intuitive di un tostapane. Rimane sconvolto ed ammirato per qualsiasi avvenimento sullo schermo e queste emozioni lo spingono a commentare con stupore. Ma non un tipo di commento critico, un commento stile radiocronaca. Per esempio se passa un aereo lui chiosa con meraviglia “è passato un aereo!!!”. Il tizio ha la sinistra caratteristica di non capire un accidenti dell’intreccio ed arrivare a pochi minuti dalla fine non avendo ancora ben chiaro chi sia l’assassino, soprattutto perché nessuno è morto durante il film.
Insomma, la mia scelta di vita è dvddivano. Ma ora sto cambiando anche quella. Non arrivo alla fine di un film dal 79! Non sono certo un critico, ma una sorta di analisi mi sento di farla (fosse solo per quei 3 euri del videonoleggio). Con i film francesi non è che mi addormento, svengo direttamente durante i titoli…..d’inizio (qualcuno cloni Luis de Funet). Ho provato con i filmoni impegnati tipo “La triste fine di un cammelliere siberiano sullo sfondo sbiadito del declino territoriale delle renne lapponi”, ma dopo 47 minuti di piano sequenza mi vengono le piaghe da decubito agli occhi. Il cinema italiano….non lo so. Quando vedo Muccino mi viene da coprirmi la faccia con le mani. Moretti è impazzito, Verdone…be’ Verdone, bravo eh, però dopo un po’….
E poi devo capire una cosa: ma perché gli attori, registi, produttori italiani hanno tutti gli stessi cognomi?? E poi c’è hollywood!! Buon vecchio hollywood, sai sempre cosa aspettarti, non puoi sbagliare. Poche regole, asssurde, ma precise! Adoro il senso di sicurezza che questi schemi ti infondono. Ti fanno sentire protetto e languidamente stupido. Ad esempio:
  • I poliziotti in divisa hanno le capacità investigative di una talpa sorda. Non vedono una prova neanche sbattendoci il naso. Quando devono capire una situazione la fraintendono regolarmente, accanendosi con l’innocente e spesso sono corrotti.
  • Quelli in borghese invece, inciampano sugli indizi, hanno le capacità logico deduttive di un campione di scacchi, hanno nozioni di chimica, fisica, biologia, balistica, storia dell’arte e uncinetto. Sparano come cecchini, guidano come Senna e menano come Alessandra Mussolini. Di contro, hanno sistemeaticamente una vita privata devastata.
  • Le macchine esplodono sempre, anche urtando un marciapiede in parcheggio.
  • I camion non danno mai la precedenza e trasportano sempre cromo esavalente o uranio impoverito.
  • Quando un personaggio deve fingere o mentire, balbetta, suda, si guarda la punta dei piedi e ha degli strani tremolii alle orecchie….ma viene regolarmente creduto!
  • I cattivi, quando vogliono uccidere un buono e ce l’hanno a un metro disarmato e ferito…hanno sempre delle idee bislacche.
  • Camicione a scacchi per lui, pantaloncini e scarpe basse per lei.
  • Il potere è brutto.
  • Il povero è simpatico.
  • Il ciccione muore.
  • Quelli che si baciano hanno sempre molta saliva in bocca.

Ma la cosa che mi fa veramente impazzire dei film americani è il rapporto tra adulti e bambini! Io non ci dormo la notte, davvero. I bambini sembrano docenti universitari nani mentre gli adulti, dei poppanti ipertrofici. Un ragazzino ha sempre una proprietà di linguaggio decisamente superioire a quella dei genitori e, evidentemente, un’esperienza di vita tale da consentirgli di analizzare correttamente qualsiasi tipo di vicenda umana. Così capita spesso di assistere a conversazioni del genere:

  • bambino: cari genitori, la tracotante prepotenza dei condizionamenti psicologici ai quali mi sottoponete con la vostra conflittualità e copulando come opossum con chiunque mentre io nella culla cerco di trovare il meritato sonno ristoratore, oltre a ledere l’armonia familiare, mi procurerà traumi tali da farmi ritrovare presto con una sindrome borderline, costretto ad assumere metadiazepine per il resto della vita. E papà, togliti le dita dal naso mentre parlo.
  • Padre: awwakkawoowoobungabunga uffa cicicicpipipi caccola lalalala lei è una troia e ho fame.

Io non ci sono mai stato in America, ma suggerisco di abolire i poliziotti in divisa e di consentire la candidatura alla presidenza solo ai minori di 13 anni.

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